Da questa settimana il commento alla Parola della domenica è affidato ai coniugi Tomassi, che qui presentiamo. Ringraziamo ancora la famiglia Carloni che ci ha accompagnato nelle puntate precedenti.
Paola, 35 anni, nata a Baschi (Tr), ha ottenuto il baccalaureato in Teologia ad Assisi; insegna Religione da 11 anni alla scuola primaria di Ammeto, nella diocesi di Orvieto-Todi. Gianluca, 41 anni, nato a Todi, ha studiato Teologia per 4 anni, riflettendo sulla sua vocazione presso il Seminario regionale di Assisi. Dopo aver scelto la strada di formare una famiglia, completa gli studi di Scienze politiche e si laurea a Perugia; oggi è presidente di una cooperativa. Nel 2004 si sposano, vivono a Todi e hanno due bambine, Celeste e Carolina, di 8 e 5 anni.
Paola e Gianluca sono cresciuti nella fede all’interno dell’Azione cattolica. Grazie all’Ac hanno fatto esperienza di Cristo, ricevendo una formazione di servizio alla Chiesa secondo lo spirito che l’associazione incarna dai tempi del beato Pier Giorgio Frassati e nelle modalità che presero il via con il rinnovamento voluto da Vittorio Bachelet. Qui i Tomassi hanno imparato a far spazio al Signore dedicandosi per molti anni alle attività pastorali, come educatori dei gruppi di ragazzi e poi di giovanissimi e di giovani.
Oggi entrambi dedicano le loro energie al settore Adulti di Azione cattolica, condividendo l’idea che rivesta una grande importanza creare opportunità per le famiglie, e più in generale per gli adulti, di stare insieme e condividere le difficoltà, le incertezze, la fatica ma anche la gioia e la bellezza di un cammino di fede nel mondo di oggi.
Pur nelle grandi difficoltà che si incontrano, nel disgregato tessuto sociale italiano e anche umbro, Paola e Gianluca, nonostante i limiti personali e le inevitabili fatiche, continuano a pensare che non si debba perdere occasione per annunciare la Buona Notizia, riservata a ogni uomo e costituita dal messaggio di Gesù. Per questo continuano ad impegnarsi, trovando un po’ di tempo fuori dal lavoro, per progettare percorsi per adulti, per famiglie, per giovani e adulti, convinti che non si possa essere “cristiani da soli” ma che il cristiano sia costituzionalmente e “geneticamente” chiamato a condividere la propria fede, e quindi le proprie speranze, i propri sogni, il proprio “disperato bisogno” di Cristo, che è sostanzialmente bisogno di Infinito.
“Purtroppo, o forse inevitabilmente – concludono -, ogni famiglia sembra soprattutto ripiegata sui propri problemi; è un rischio che tutti corriamo sempre. Ma ci si può svegliare a vicenda. Si può essere un pungolo gli uni per gli altri: quando uno abbassa lo sguardo, il compagno di viaggio può rifilare una sana gomitata e invitare a volgere lo sguardo verso un orizzonte più grande e illimitato, dove alberga la speranza che è Cristo. Costruire compagnie di questo genere è il compito che, ‘nostro malgrado’, ci siamo dati”.