Ci sarà anche una delegazione di Assisi, capitanata dal Sindaco, alla “Cop24”, la 24a Conferenza mondiale sul clima, organizzata dall’Onu, che si terrà in Polonia dal 3 al 14 dicembre. La città serafica porterà davanti al mondo la propria esperienza in fatto di ambiente. Intanto però la situazione climatica mondiale resta grave.
“Ripenso ai molti commenti sulla catastrofe meteorologica che in questo novembre ha messo in ginocchio vaste aree del Trentino e del Veneto. Non è un maltempo ‘eccezionale’. Purtroppo è un’intensa avvisaglia di quello che potrebbe essere uno scenario ad alta frequenza per i prossimi anni” dice Simone Morandini, fisico e teologo, membro del gruppo “Responsabilità per il creato” della Cei, docente all’istituto San Bernardino di Venezia e membro della Fondazione Lanza.
L’occasione per parlarne è stata a Milano al convegno che l’Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo ha promosso sulla custodia del creato. Per tre giorni esperti ortodossi, protestanti e cattolici si sono confrontati sulle grandi sfide ecologiche che stanno ferendo il pianeta e sulle prospettive di impegno e di azione. Morandini è di casa in questi contesti.
E non nasconde che lo stato di salute della nostra Terra è grave, anzi gravissimo. “Per non parlare poi dei ritmi stagionali sbilanciati che stiamo sperimentando anche in varie aree del nostro Paese”.
Come è cambiata la percezione di questo tema nel nostro Paese? Che tipo di trend ha potuto verificare?
“Ambivalente, nel senso che da un lato la percezione della gravità della crisi ambientale e anche della necessità di farvi fronte è progressivamente cresciuta. È entrata in ambienti culturali che, fino a qualche anno fa, nemmeno si accorgevano di questo problema. Non siamo però arrivati fino in fondo a una trasformazione dei comportamenti.
Forse anche per certi ritardi e inadeguatezza della politica, e a causa anche di un mondo produttivo che fa ancora fatica a cogliere la necessità di un’innovazione environmentfriendly, orientata alla sostenibilità. Ma anche per una certa inerzia nei nostri stili di vita, per cui continuiamo a consumare senza curarci delle conseguenze; continuiamo a usare per i nostri spostamenti la macchina individuale, senza curarci del contributo che così diamo al cambiamento climatico. In alcuni casi poi ci sono clamorosi episodi di incuria sia locali sia anche globali”.
Cosa la preoccupa di più?
“Certamente la situazione italiana ha alcuni luoghi di particolare criticità, ma il problema che mi pare più preoccupante è quello del cambiamento climatico. Anche l’ultimo rapporto dell’Ipcc invitava a mantenere la crescita della temperatura media globale planetaria entro il grado e mezzo, per i forti impatti che possono essere pesanti anche per il nostro Paese (continua a leggere sull’edizione digitale de La Voce).