Con Antonella Ruggiero la Sagra ha aperto una finestra sulla musica sacra delle grandi tradizioni religiose reinterpretata in chiave moderna. Applauditissimo il concerto di sabato sera al teatro Morlacchi dove la cantante si è esibita accompagnata dall’Arkè String Project e da Ivan Ciccarelli alle percussioni.
La cantante ha proposto i brani presenti nel suo album ‘Sacrarmonia’ ed altri brani tra cui un canto ebraico tratto dal suo repertorio presentato di recente a Berlino nella più antica sinagoga della città. La ‘voce’ dei Matia Bazar è uscita con il suo primo album da solista nel 1996, dopo sette anni di assenza dalla scena musicale.
Nel 2000 porta in tour musiche sacre, un lavoro che sarà fissato nel novembre del 2001 nell’album ‘Luna crescente (Sacrarmonia)’, e con il suo repertorio si esibisce davanti al Papa e anche nell’evento Italyani della Gmg di Toronto.
Anche il suo repertorio pop viene in qualche modo coinvolto da questa ricerca di spiritualità e di sacro nelle diverse tradizioni musicali.
Antonella, quando è nata questo interesse per la musica sacra?
‘Ha avuto inizio in tempi lontani. Nella mia mente c’era da tantissimo tempo l’idea di realizzare una ricerca, e poi di realizzare un lavoro insieme ad altri musicisti nella musica sacra di tutti i continenti, perché secondo me ogni religione, ogni angolo della terra ha visto uomini che si sono avvicinati al sacro attraverso la musica, attraverso i suoni e attraverso le parole’.
Poi nel 2001 è uscito ‘Sacrarmonia’…
‘Da quattro anni a questa parte ho finalmente realizzato questo lavoro, che è Sacrarmonia, che mi ha visto in giro per il mondo portando sia la mia cultura, la musica ispirata al cristianesimo, che culture differenti. È stato interessante vedere come la nostra musica, la nostra cultura sia stata apprezzata nei Paesi musulmani e in Paesi dove hanno altre culture, come l’India. Questi scambi per me sono fondamentali perché riesco a dare un senso sempre più profondo a ciò che faccio, e probabilmente anche a chi ascolta’.
Porterai Sacrarmonia anche a Tunisi al ‘Festival della Medina’?
‘Sì, infatti. Torno in Paesi musulmani. Mi piace andare a cantare musiche di religioni diverse. Dieci giorni fa ero a Berlino in una sinagoga, una delle più vecchie e una delle pochissime rimaste, e trovarmi in quel luogo a cantare musiche ebraiche così piene di pathos, di storie è veramente un privilegio, qualcosa di meraviglioso. Ho lavorato tanti anni solo con la musica pop, poi mi sono fermata sette anni e ho ripreso con questi intenti. Veder realizzati quelli che erano i miei progetti, le mie immaginazioni, i miei viaggi mentali, è stupendo’.
Tu sei un’artista della voce. Che importanza hanno le parole rispetto alla musica quando canti un testo di musica sacra?
‘Le parole hanno un significato profondo nella musica sacra. Ci sono dei santi, come san Francesco per dirne uno, che hanno lasciato delle tracce che è importante per me cantarle e farle conoscere ai giovani che si avvicinano e sono incuriositi. Poi magari qualcuno di loro se ne va pensando a qualcosa di diverso rispetto a ciò che la cultura consumistica e giovanile offre loro. È un lavoro che si collega al profondo, alle emozioni, alla storia’.
Non hai abbandonato la musica pop. Continuerai in questa ricerca musicale ispirata al sacro?
‘Al più presto entrerò in studio per ‘Sacrarmonia n. 2′ perché i repertori da scoprire ancora sono tantissimi, musiche e testi antichi ma anche moderni perché ancor oggi ci sono persone che sono trasportate da questa ispirazione. Anche nella musica pop, comunque, sempre più do spazio a brani con testi significativi’.