Nei suoi 50 anni di vita (1953-2003), La Voce non ha mai avuto una così prestigiosa platea e riscosso un corale plauso come giovedì 11 dicembre nella storica Sala dei Notari del capoluogo umbro. Erano presenti otto vescovi delle diocesi umbre con il loro presidente mons. Sergio Goretti, la presidente della Giunta regionale Maria Rita Lorenzetti, il prefetto Gianlorenzo Fiore, il Presidente della Provincia, il sindaco di Perugia Renato Locchi, autorità militari e civili, rappresentanti del mondo imprenditoriale, i corrispondenti diocesani del settimanale e tanti cittadini. Il vescovo Goretti ha ringraziato i redattori dei primi tempi ancora viventi e quelli della svolta di 20 anni fa consegnando loro una pergamena e una simbolica penna d’oro. In questa occasione, anche per il clima di festa si è avuta la netta impressione che il periodo del deserto, cui spesso la voce è stata avvicinata, fosse finito per dare luogo ad un tempo di piena immersione nel contesto vivo dell’intera società. Nella stupenda e austera sala sono risuonate espressioni di riconoscimento del ruolo svolto nei cinque decenni trascorsi da un giornale pensato, voluto e realizzato come frutto collegiale di tanti operatori dell’ Umbria che hanno creduto nelle sue potenzialità di regione piccola ma radicata in un glorioso passato ancorché bisognosa di proiettarsi con energie nuove nel futuro. M.Rita Valli ha scandito i tempi decisivi dei passaggi dalla iniziale stagione fondativa alle successive fasi di sviluppo, con le inevitabili battute di arresto, sempre superate da slanci di generosità e di sfida. Il cinquantennio passato, infatti, ha posto ostacoli e svolte epocali che tutti conoscono e che hanno fatto anche vittime illustri. La Voce ha saputo affrontare e superare le strettoie della cronaca riuscendo a farsi documento della storia di un popolo, quello dei credenti nella fede di Benedetto da Norcia e Francesco di Assisi, come ha ricordato l’arcivescovo di Perugia mons. Giuseppe Chiaretti, e quello di chi ha creduto nei valori della vita, della deomocrazia e della pace, come hanno sottolineato Maria Rita Lorenzetti e Giulio Cozzari. E tuttavia non è stata una celebrazione trionfalistica, quanto la presa di coscienza che anche oggi, nella società regionale, vi è la necessità di ritrovarsi insieme per costruire uno sviluppo fondato su valori condivisi e sul riconoscimento delle molteplici realtà positive in campo, accettando e vivendo il pluralismo culturale come opportunità di crescita collettiva. La Voce, settimanale regionale ma con il respiro universale che gli deriva dalla sua ispirazione cristiana realizza il sogno di un regione che vuol essere segno di civiltà per i popoli, scelta a tale scopo da Giovanni Paolo II per gli incontri religiosi per la pace, e non accetta pertanto di essere smembrata o di fare da semplice supporto scenografico estetico per esotici protagonisti, né rifugio di riposo per pensionati stanchi. Per questo sarà una ‘Voce più chiara e più forte’ e mons. Vincenzo Paglia ha aggiunto anche più provocatoria, supponendo che qualcuno dorma o sia distratto rispetto ai gravi problemi dell’Umbria, e dell’umanità in genere. Finora la nostra provocazione è consistita nella continuità, assiduità, pazienza e tenacia nel costruire settimana dopo settimana un discorso calato nelle pieghe della realtà quotidiana e intessuto della trama delle esperienze gioiose e tristi delle persone, delle famiglie e delle categorie sociali, con un orecchio teso a cogliere i lamenti e le grida di chi soffre e chiede di avere, di essere e contare di più nella pubblica scena e nella spartizione delle risorse. Ciò non toglie che anche La Voce debba essere di più e per questo ha chiesto di avere di più sul piano del consenso, delle risorse e della diffusione. Intanto si è presentata al pubblico e ai suoi lettori con una veste nuova ed ha annunciato degli incontri in tutto il territorio regionale sostando nelle sedi delle singole diocesi, per approfondire il suo radicamento nel territorio. L’Umbria, anche dal punto di vista ecclesiale, non è un’idea astratta, ma è costituita da Otto Chiese sorelle (Otto Chiese una Voce è il nostro slogan), con i suoi otto vescovi, che l’Apocalisse chiama ‘angeli’, i suoi mille preti e diaconi con i rispettivi campanili, scuole di catechesi, centri di ascolto, gruppi di volontariato, movimenti e associazioni. Siamo consapevoli che tutta questa ricchezza, insieme alle realtà istituzionali culturali politiche e sociali può stare stretta nella pagine del settimanale, ma siamo anche convinti che nel fluire del tempo come in un ruscello ogni realtà può trovare il suo momento e dire la sua parola in un confronto sincero e in dialogo non preconcetto con tutte le altre. La nota conclusiva della serata è stata rivolta ai lettori. Sono stati ringraziati perché sono loro che hanno permesso al giornale di nascere, di vivere, di sopravvivere nei momenti difficili e lo sostengono con il loro assiduo legame che in questi decenni si è rinnovato e si sta rinnovando passando da una generazione ad un’altra. Siamo quindi a celebrare un giornale che si rinnova nella fedeltà alla sua ispirazione.