di Daris Giancarlini
Dice: “La Germania, che è la Germania, ci ha messo 6 mesi per fare un Governo…”. Vero, come è vero però che quei 6 mesi sono serviti a scrivere un programma di governo così puntiglioso e particolareggiato da prevedere perfino il numero di lupi che nei prossimi cinque anni devono essere abbattuti per evitare che la specie diventi dannosa per gli allevamenti zootecnici. I partiti tedeschi non hanno trascorso quel tempo a dire “no, tu no!”
all’eventuale partner di maggioranza, e tanto meno hanno prospettato e proposto programmi buoni per tutte le alleanze, quindi per nessuna. E neanche hanno mai pensato per un attimo che da una legge quasi del tutto proporzionale potessero scaturire maggioranze automatiche, evitando il vero confronto politico. Ma soprattutto, il giorno dopo il voto hanno smesso di fare campagna elettorale. E cominciato a parlare di politica, di numeri, di dati reali, cercando di tradurre in realtà i programmi elettorali. Già, ma loro sono tedeschi: con un debito pubblico sotto controllo, una preminenza economica e politica rilevante in Europa e un senso dello Stato prevalente rispetto agli interessi personali e partitici. Che c’entra, la Germania, con l’Italia di oggi? Poco o nulla.
Ma non abbattiamoci. Per arrivare al loro livello ci basterebbe superare il rancore, vincere l’individualismo, trovare una prospettiva comune e puntare sul tanto di buono che il nostro Paese possiede. Semplice, no?!