Una mutazione genetica di grande portata è avvenuta sotto gli occhi di tutti senza che nessuno se ne accorgesse: le Usl sono diventate Asl tra l’indifferenza generale. Le Usl sono diventate Asl. Vedo già il sorrisetto compassionevole affiorare sul volto del linguista di turno: ‘Parli di mutazione di grande portata: ma allora ti sei dimenticato quello che un giorno insegnavi al liceo! Nel loro incessante logorio – dicevi con la dovuta prosopopea – le parole tendono a mantenere il più possibile intatte le consonanti, e con estrema facilità abbandonano le vocali al loro precario destino. Da Usl a Asl, la mutazione è dunque del tutto insignificante!’ Già, quanto sarebbe bello un mondo guidato dai linguisti! Invece che dai commercialisti. Usl vuol dire Unità Sanitaria Locale. Asl vuol dire Azienda Sanitaria Locale. Dalla metafisica alla partita doppia. Unum, verum, bonum: haec tria sunt stigmata Entis: unità (in sé), verità (in ordine all’intelligenza) e bontà (in ordine alla volontà) sono i tre segni caratteristici dell’Essere. Caspitina. Perbacco. Azienda invece è un’organizzazione produttiva che introita soldi, che so io? ingurgitando maiali, in quantità minore rispetto a quelli che genera, che so io? producendo salsicce. Allora la differenza fra Usl e Asl c’è, e si vede, a occhio nudo. E di nuovo caspitina. E di nuovo perbacco. La differenza l’avvertono soprattutto le fasce deboli, il cui esile diritto ad essere sostenute si scontra con il diritto fortissimo di industriali e professionisti che dallo Stato in apnea esigono il legittimo compenso (più Iva) per le proprie prestazioni. E così i tagli alla spesa sociale sono ovunque all’ordine del giorno. E così i 308 milioni di euro destinati alle Ong che hanno in atto progetti di sviluppo nei paesi poveri sono stati dirottati in Iraq senza preavviso. Mettere in conflitto gli appetiti robusti dei padroni del vapore con i flebili diritti degli emarginati non è concorrenza, è solo la manifestazione moderna dell’antichissimo privilegio rivendicato dai più forti.