“Un’adeguata risposta anche da parte della comunità internazionale” di fronte alle persecuzioni subite dai cristiani in Medio Oriente è stata chiesta da Papa Francesco lunedì mattina, 20 ottobre, in occasione del Concistoro ordinario dei cardinali. È stata una “riunione partecipata – ha detto il direttore della Sala stampa, padre Lombardi. – Tutti hanno manifestato grande gratitudine per i continui interventi sul tema realizzati dal Santo Padre”.
I Patriarchi hanno passato in rassegna la situazione dei Paesi dai quali provengono, in particolare Iraq, Siria, Terra Santa, Palestina, Giordania e Libano. Si è parlato in particolare dell’ascolto e dei buoni rapporti con le altre confessioni religiose e con i Patriarchi ortodossi. Si è cercato di trovare soluzioni fondate sul dialogo con l’islam, a partire dall’educazione dei giovani nelle scuole e nelle famiglie.
“Come ho avuto occasione di ribadire a più riprese – ha sottolineato il Papa -, non possiamo rassegnarci a pensare al Medio Oriente senza i cristiani, che da duemila anni vi confessano il nome di Gesù. Gli ultimi avvenimenti, soprattutto in Iraq e in Siria, sono molto preoccupanti. Assistiamo a un fenomeno di terrorismo di dimensioni prima inimmaginabili. Tanti nostri fratelli sono perseguitati, e hanno dovuto lasciare le loro case anche in maniera brutale. Sembra che si sia persa la consapevolezza del valore della vita umana; sembra che la persona non conti e si possa sacrificare ad altri interessi. E tutto ciò, purtroppo, nell’indifferenza di tanti”.
Da parte sua il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, ha offerto un’articolata considerazione sulla situazione della Chiesa nei Paesi del Medio Oriente. “Abbiamo ascoltato – ha detto – con commozione e grande preoccupazione la testimonianza delle atrocità inaudite perpetrate da più parti nella regione, ma in particolare dai fondamentalisti del gruppo denominatosi ‘Stato islamico’, un’entità che calpesta il diritto e adotta metodi terroristici per tentare di espandere il suo potere: uccisioni di massa, decapitazione di chi la pensa diversamente, vendita di donne al mercato, arruolamento di bambini nei combattimenti, distruzione dei luoghi di culto… Ciò ha costretto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalle proprie case e cercare rifugio altrove in condizioni di precarietà, sottoposte a sofferenze fisiche e morali”.
In riferimento poi alla situazione politica in quell’area del mondo (Siria, Iraq…) ha affermato: “Risulta sempre più chiaro che i conflitti che si vivono nella regione costituiscono una delle più serie minacce alla stabilità internazionale, così come i conflitti che avvengono in altri luoghi hanno anche un influsso diretto sul Medio Oriente. La pace in Medio Oriente va cercata non con scelte unilaterali imposte con la forza, ma tramite il dialogo che porti a una soluzione ‘regionale’ e comprensiva, la quale non deve trascurare gli interessi di nessuna delle parti”.
“In particolare – ha aggiunto – è stata rilevata la necessità e l’urgenza di favorire una soluzione politica, giusta e duratura, al conflitto israelo-palestinese come un contributo decisivo per la pace nella regione e per la stabilizzazione dell’area intera. Al riguardo, si erano aperte speranze di pace con il pellegrinaggio del Santo Padre in Terra santa e il successivo incontro di preghiera in Vaticano con i Presidenti israeliano e palestinese. Il recente conflitto a Gaza ricorda che la situazione è grave e difficile, ma bisogna rinnovare gli sforzi diplomatici per una soluzione giusta e duratura, che rispetti i diritti di ambedue le parti in conflitto”.
Un ruolo particolare dovrebbe spettare all’Iran: tra l’altro, il suo “coinvolgimento, la moltiplicazione e il miglioramento delle sue relazioni con la comunità internazionale contribuiranno a favorire anche una soluzione soddisfacente alla questione nucleare”.
Quanto al Libano: “Alleanze e forti interessi dei grandi Paesi mettono a rischio la reale indipendenza e sovranità del Paese dei cedri. La Santa Sede ha sempre sostenuto presso la comunità internazionale l’idea di un Libano indipendente, sovrano, integro e libero, che sia un ‘messaggio’ di convivenza dei diversi gruppi che lo compongono, come diceva san Giovanni Paolo II”.
Infine, “vorrei aggiungere solo un tema che è stato e continua a essere oggetto di un’attenzione particolare anche da parte della stampa. Mi riferisco al dibattito sull’uso della forza per fermare le aggressioni e per proteggere i cristiani e gli altri gruppi vittime della persecuzione. Al riguardo, si è ribadito che è lecito fermare l’aggressore ingiusto, sempre però nel rispetto del diritto internazionale, come ha affermato anche il Santo Padre. Tuttavia si è visto con chiarezza che non si può affidare la risoluzione del problema alla sola risposta militare. Esso va affrontato più approfonditamente a partire delle cause che ne sono all’origine e vengono sfruttate dall’ideologia fondamentalista. Per quanto riguarda il cosiddetto Stato islamico, va prestata attenzione anche alle fonti che sostengono le sue attività terroristiche attraverso un più o meno chiaro appoggio politico, nonché tramite il commercio illegale di petrolio e la fornitura di armi e di tecnologia”.
D. R.
Prossimo viaggio
La Sala stampa vaticana ha reso noti gli appuntamenti che scandiranno la visita apostolica di Papa Francesco in Turchia dal 28 al 30 novembre. Prima tappa sarà ad Ankara, dove il Papa giungerà alle 13 di venerdì 28, atteso da una visita al Mausoleo di Atatürk e da una serie di incontri istituzionali con il Presidente e le autorità del Paese. La mattina del giorno dopo, 29 novembre, il Papa decollerà alla volta di Istanbul, dove visiterà il Museo di Santa Sofia e la moschea Sultan Ahmet, per poi presiedere la messa nella cattedrale dello Spirito Santo, seguita dalla preghiera ecumenica nella chiesa patriarcale di San Giorgio e da un incontro privato con il Patriarca ecumenico ortodosso, Bartolomeo I. Domenica 30 novembre, Francesco sarà presente alla liturgia nella chiesa di San Giorgio, conclusa dalla benedizione ecumenica e dalla firma della Dichiarazione congiunta con il Patriarca Bartolomeo I. Il rientro a Roma avverrà nel tardo pomeriggio dello stesso giorno, con atterraggio previsto allo scalo di Ciampino per le 18.40. La presenza del Papa a Istanbul, il 30 novembre, coincide con la festa di Sant’Andrea, patrono della Chiesa di Costantinopoli, giorno in cui una delegazione vaticana è solita prendere parte alle celebrazioni del Patriarcato. In modo analogo, una rappresentanza ortodossa ogni anno è presente a Roma nel giorno della solennità dei santi Pietro e Paolo il 29 giugno.
Fonte: Radio Vaticana
Tutto interessante di questo articolo ma la visita del Santo Padre in Turchia, l’antica Anatolia, per certi versi, culla del prime predicazioni degli apostoli è storica per i suoi contenuti e per proseguire il dialogo tra cristiani di altre confessioni e il proseguimento del dialogo con le
altre religioni avviato ad Assisi da san Giovanni Paolo II.