Comunità energetiche in Umbria, secondo un’indagine numeri ancora piccoli

“In Umbria le comunità energetiche rinnovabili sono sostanzialmente in una fase di avvio. Alcune sono già state costituite, altre progettate, altre ideate, altre in fase più avanzata, qualcuna è già partita in maniera concreta”. A fare sintesi sull’attuale situazione delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer) in Umbria è Ugo Carlone, della segreteria generale dell’Assemblea legislativa della Regione Umbria e docente universitario. Era tra i relatori del convegno su “Comunità energetiche ed Enti locali: transizione ecologica e dinamiche della partecipazione” che si è svolto il 4 luglio scorso alla sala Brugnoli di palazzo Cesaroni a Perugia. Convegno promosso dall’Assemblea legislativa della Regione Umbria, Consiglio delle Autonomie locali e Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Perugia.

Convegno sulle Comunità energetiche rinnovabili (Cer) per conoscere potenzialità e problemi applicativi

Un importante momento informativo e di approfondimento per i vari rappresentanti dei comuni presenti, anche qualche sindaco, e i tanti attori pubblici e privati presenti. Un’occasione per far conoscere potenzialità, profili regolatori, ricadute pratiche e problemi applicativi, consentendo di ascoltare anche esperienze già in atto nelle regioni vicine.

L’indagine condotta da Ugo Carlone

Carlone ha riportato i risultati di una indagine sociale da lui effettuata tramite interviste e condotta tra coloro che hanno già avviato delle Cer o impegnati nel settore. Tema della rilevazione “Le Cer in Umbria tra pragmatismo sostenibile e sostenibilità pragmatica”

Numeri ancora piccoli

Tutte le persone intervistate hanno sottolineato “l’utilità dello strumento. Siamo comunque in una fase embrionale ed i numeri sono ancora piccoli, sia in termini di Cer attivate, di soggetti costituiti, che di cittadini e imprese allacciate. Ma questo stato dell’arte variegato ci fa capire la potenzialità delle Cer e ci fa prevedere uno sviluppo abbastanza cospicuo”.

Al momento le interviste sono state una decina: cooperative sociali, un sindaco, ci sono imprese e associazioni del territorio. Obiettivo è proseguire nell’indagine per fare una mappatura. In particolare – ha spiegato – “l’indagine si è concentrata sull’avvio delle Cer, su chi l’ha fatta nascere e le condizioni a partire dalle quali c’è interesse a far partire una comunità energetica: tra queste la presenza di un soggetto aggregatore, di cittadini, aziende e di un territorio sensibili verso tematiche ambientali e energetiche, la crisi energetica che fa prospettare la possibilità di un risparmio o di un guadagno da parte delle imprese”.

Il ritardo nel recepimento delle normative europee

Un aspetto venuto fuori è stato quello del ritardo nel recepimento delle normative europee, un fatto che ha rallentato la velocità del percorso di attivazione delle Cer in Umbria. Spegnendo gli entusiasmi di chi era intenzionato ad attivarle, soprattutto a ridosso della forte crisi energetica di qualche tempo fa. Anche gli aspetti burocratici sono molto complessi: a sottolinearlo sono stati i sindaci e soprattutto le imprese.

L’impatto delle Cer sul piano sociale e ambientale

Altro tema d’indagine l’impatto delle Cer sul piano sociale e ambientale. “Su quello sociale sono uno strumento utile per combattere la cosiddetta ‘povertà energetica’ (soprattutto per alcune famiglie) anche se non è ancora chiaro come procedere in tal senso – ha riferito Carlone – Sono inoltre utili per aiutare lo sviluppo del ‘capitale sociale’ e quindi la capacità di fare rete e comunità in un territorio, stimolando la stipula di contratti energetici favorevoli.

Dal lato ambientale, invece, si aumenta l’utilizzo delle energie rinnovabili e si crea maggiore consenso sui temi legati alla transizione ecologica: si favorisce la consapevolezza della crisi energetica e climatica e si sensibilizza di più il territorio su queste tematiche. Fare comunità non è semplice, ma lavorandoci bene queste realtà possono vedere la luce”.

L’importanza del coinvolgimento dei Comuni

Carlone ha poi ricordato che le Cer possono nascere da cittadini singoli, da cooperative, associazioni, da imprese private. E anche dai Comuni, i più vicini ai cittadini, perché assumono il ruolo di garante delle istanze che provengono dalla popolazione, dal territorio.

È dunque importantissimo che i Comuni entrino nelle comunità energetiche, sia come promotori che garanti e sviluppatori. Una delle domande è stata anche quella sul ruolo delle Regioni “in questo ambito non è secondario anche se la regolamentazione delle Cer è prevista ampiamente a livello statale ed europeo”.
Le Regioni, tuttavia, possono organizzare bandi, prevedere incentivi, agevolazioni in genere e supportare la gestione delle Cer a livello locale.

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