Il documento dei vescovi “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia” vuol essere come una “bussola” per la vita ecclesiale del prossimo decennio. Lo spirito che anima i vescovi delle diocesi italiane è quello di dare indirizzi e mete comuni per realizzare e manifestare una comunione di fede e di vita pratica. È anche un modo per rendere più efficace l’impegno pastorale focalizzando temi di riflessione teologica, di catechesi, di preghiera e di impegno pratico su un particolare aspetto della vita cristiana.
Per fare un esempio, nel precedente decennio era stato incentrato il maggiore sforzo di attività delle parrocchie e delle diocesi sulla carità. Anche se è difficile fare un bilancio e contare i risultati, si può dire che un obiettivo è stato colto, quello di costituire in ogni parrocchia un gruppo Caritas. È un risultato concreto che durerà nel tempo e arricchisce la Chiesa che è in Italia di una prospettiva di impegno sul versante del servizio ai poveri. Il prossimo decennio, senza dimenticare o trascurare l’orizzonte ampio della vita cristiana e senza tornare indietro nelle acquisizione anche concrete raggiunte, sarà, per indicazione dei vescovi, incentrato sul “comunicare il vangelo”.
Si tratta quindi della comunicazione, dell’annuncio, della evangelizzazione, della incarnazione della fede nella cultura contemporanea e quindi di un “progetto culturale cristianamente ispirato”. Versioni espressive diverse di un compito che attiene all’ambito della fede nella considerazione che molte sono le religioni e le ideologie che oggi occupano l’attenzione pubblica, al sopra di tutte l’indifferentismo e il relativismo. I vescovi hanno pensato che all’inizio del millennio sia necessario ri-annunciare in tutta la sua forza e novità, nella sua autenticità e integrità il messaggio evangelico. E, sulla scia dell’insegnamento di Giovanni Paolo II, hanno indicato che la comunicazione non è solo fatta di parole ma di immagini, di simboli, di esperienze.
È il volto del Cristo che deve essere mostrato al mondo attuale perché ne subisca il fascino e ne resti catturato. Il documento dei vescovi è appena stato pubblicato e meriterà una riflessione attenta, che potrà avvenire nei tempi e nei modi opportuni, ma dalle prime avvisaglie sembra che non abbia suscitato grandi entusiasmi, se non persino delle critiche alquanto spocchiose di qualche commentatore cattolico, uno di quelli in particolare che pensa di dover solo lui scrivere e pontificare.
Ma, a parte le polemiche, sembra giusto dire che forse un approfondimento del testo dei vescovi vada fatto proprio a partire dal termine “comunicare”. Si ha l’impressione che il documento sia carente in questa parte e che vada approfondito, perché sia acquisita nella Chiesa, pastori e fedeli, la convinzione che il mondo della comunicazione oggi rappresenta un’importanza e un ruolo che non possono essere sottovalutati. Il documento parla dell’oggetto della comunicazione, dei soggetti, del fine, ma non adeguatamente del cosa significa comunicare, del come si debba e possa fare, dei vecchi e nuovi strumenti della comunicazione.
Questi aspetti dovranno essere affrontati perché il progetto decennale susciti una crescita nella fede. Certo, questa è affidata alla grazia di Dio e alla efficacia della Parola illuminata dallo Spirito santo, ma tutto ciò non avviene senza la cooperazione umana. Sarebbe forse troppo sperare che alla fine del decennio in ogni parrocchia si costituisca un gruppo preparato e specializzato per la comunicazione del vangelo con tutti i mezzi che oggi sono a disposizione, sull’esempio dei gruppi Caritas già esistenti?