In continuità con il Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni di quest’anno, il tema indicato da Papa Francesco per il 2016, “Comunicazione e misericordia: un incontro fecondo”, fa intuire un interesse rivolto prima alla comunicazione che alle comunicazioni.
Il testo sarà consegnato alla Chiesa e al mondo il 24 gennaio prossimo, festa di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Non è però difficile immaginare che la riflessione del Papa richiamerà l’attenzione sulla qualità della relazione tra le persone, prima ancora che sulle caratteristiche della comunicazione mediatica.
Come è accaduto per la tematica comunicazione-famiglia, anche in questo caso il Messaggio si rivolge alla comunicazione come realtà che riguarda ogni dimensione della vita quotidiana, la multiforme attività umana e l’incontro tra le persone. Ciò che si trasmette non sono solo, o soprattutto, dati e informazioni, ma sentimenti positivi o negativi, atteggiamenti di apertura o di chiusura. “C’è modo e modo di dire le cose”, sostiene a ragione la saggezza popolare.
Quando la comunicazione è animata da accoglienza, disponibilità, comprensione dell’altro, crescono sempre la qualità delle relazioni e si rafforzano i legami interpersonali e sociali. Per questo l’incontro tra misericordia e comunicazione è fecondo: quando ciò accade, i processi comunicativi costruiscono e consolidano i rapporti.
Quando invece prevalgono gli interessi egoistici, i pregiudizi e la condanna dei limiti e degli errori dell’altro, la comunicazione produce conflitti. Anche sul piano mediatico questa riflessione riveste grande attualità. Dietro la bandiera della “libertà di informazione”, infatti, si nasconde spesso la mancanza di misericordia: la sistematica esagerazione della realtà presente in certi titoli o articoli di cronaca, lo sbandieramento di notizie magari nemmeno troppo certe a carico di questo o quell’indagato, la frettolosa condanna del “mostro” di turno, la sottolineatura di ciò che contrappone persone o istituzioni… Fare scalpore per vendere qualche copia interessa più che ricercare con pazienza la verità.
Viene spontaneo domandarsi quanta parte abbia una comunicazione mediatica priva di misericordia nell’elevata conflittualità che affligge la nostra società: genitori contro insegnanti, pazienti contro medici, cittadini contro politici, fedeli contro parroci, italiani contro stranieri… in un clima di sfiducia e di “tutti contro tutti” che condiziona pesantemente molti campi dell’attività umana. L’altro diventa uno da cui tutelarsi, anche per paura di “finire sui giornali”, in pasto a una stampa incline a creare “casi” anche dove un po’ di buon senso e di misericordia indurrebbero, se non altro, a raccontare le cose in modo più pacato.
Abbiamo bisogno di una comunicazione più misericordiosa, consapevole delle proprie responsabilità in ordine alla coesione sociale, alla dignità di ogni persona, alla credibilità delle istituzioni. Una comunicazione desiderosa di narrare e sottolineare il tanto bene che esiste.
A La Voce e a Umbria Radio crediamo che una comunicazione “positiva” non sia noiosa o priva di mordente, ma possa invece incoraggiare ed entusiasmare una società che ne ha estremamente bisogno. La Giornata mondiale delle comunicazioni sociali – l’unica stabilita dal Concilio Vaticano II (con il decreto Inter mirifica) – verrà celebrata domenica 8 maggio 2016.