Un ragazzo autistico che frequenta la scuola superiore nella città vicina ogni giorno fa venti chilometri con l’autobus ma, una volta arrivato a destinazione ha bisogno di essere accompagnato dall’autobus alla scuola perché da solo non ce la fa. Una volta ci pensava la bidella, poi c’era l’operatore di una cooperativa sociale ma oggi il comune non ha più soldi così fa appello al volontariato e ad aspettare quel ragazzo ogni giorno, ci va un anziano dell’Auser. In questa storia c’è, in piccolo, l’evoluzione (o involuzione) del welfare italiano colpito dalla crisi economica e messo in discussione dall’imperativo pareggio di bilancio. Una nuova situazione che fa entrare, per necessità se non per convinzione, il concetto di sussidiarietà nel linguaggio e nelle scelte politiche. Ai comuni spetta il compito di dare servizi ai cittadini, ma negli ultimi anni si sono visti tagliare anche i fondi per il sociale e i sindaci, soprattutto quelli dei piccoli centri, fanno salti mortali per mantenere servizi essenziali. Maria Pia Bruscolotti, sindaco di Massa Martana, è coordinatrice per l’Anci Umbria delle politiche per la famiglia e con i sindaci dei 92 comuni umbri sta affrontando proprio questi problemi. Due settimane fa, insieme all’assessore al sociale e vicepresidente della Regione Umbria Carla Casciari ha incontrato i rappresentanti di diverse associazioni familiari, Forum delle famiglie e Forum del Terzo settore. Obiettivo dichiarato era “attivare una sinergia sempre più forte” tra istituzioni e associazioni perché, spiegava la vicepresidente Casciari, “in questa fase caratterizzata da annullamento di risorse da parte del Governo” per fare politiche sociali occorre sviluppare “percorsi di sussidiarietà orizzontale con il volontariato e il terzo settore che meglio di altri conoscono le realtà del territorio”. Sindaco Bruscolotti, i comuni sono davvero a secco? “Nel 2010 il fondo nazionale da destinare alle politiche sociali era di circa 850 millioni di euro. In più c’erano i 400 milioni del fondo per la non autosufficienza, il Prina. Nel 2011 c’è stata una riduzione del 60% delle risorse. Tra l’altro i 400 milioni del fondo Prina sono stati completamente azzerati nel 2011 lasciando appena 100 milioni di euro destinati ad interventi socio sanitari per i malati di sclerosi laterale amiotrofica. Per il Prina la regione si è impegnata a mettere comunque la quota come tutti gli altri anni anche se non riceverà nulla dal fondo nazionale”. Cosa vuol dire in concreto avere meno fondi? “Significa che ci saranno meno risorse per i comuni che, per esempio, devono organizzare insieme alle Asl i trasporti per i disabili che vanno nelle strutture diurne, e l’assistenza domiciliare. Noi vorremmo mantenere interventi quali il finanziamento del ‘sostegno’ a scuola per il disabile, oppure l’operatore di quartiere, una persona che segue gli anziani a casa facendogli visita e accompagnandoli se necessario dal medico o a fare spesa”. Quindi sarà difficile mantenere i servizi? “I comuni, che si trovano già altri tagli nel loro bilancio, sono costretti a spostare risorse a favore dei servizi sociali. Questo è quello che ci proponiamo di fare, però in una difficoltà davvero grande. Noi siamo in questa situazione: da una parte diminuzione delle risorse trasferite dallo stato e contrazione di risorse di bilanci comunali, come l’Imu che prima era tutta per i comuni ora ne va una parte allo Stato. Dall’altra parte, in questo momento di crisi economica c’è un aumento dei bisogni della popolazione”. I comuni stanno facendo i loro bilanci. Aumenteranno le tariffe? “In questo tempo di crisi non è che i comuni si orientano sulle tariffe più alte, anche se non sempre sarà possibile scegliere la tariffa minima proprio a causa della diminuzione delle entrate. Per noi comuni è un momento difficile da comporre”. Oggi si parla di ‘spending review’ e il comune di Assisi ha già applicato questo metodo di revisione della spesa …“Già dallo scorso anno abbiamo ridotto notevolmente le risorse destinate a eventi culturali e anche i contributi alle associazioni di volontariato. Nelle pieghe del bilancio andiamo a cercare risorse per destinarle al sociale. Per esempio riducendo i consumi energetici”. Come valuta l’incontro che avete avuto con le associazioni e il terzo settore? “È stato importante, non solo perché con la regione vogliamo fare sempre più una programmazione indirizzata a ciò che veramente serve, ma anche perché è indispensabile che ci sia questa sussidiarietà”. Dove vede questa sussidiarietà possibile? “Per esempio in alcune situazioni che si possono integrare con associazioni di volontariato permettendoci di liberare risorse per personale specializzato dove veramente serve. Oppure, stiamo rivedendo la possibilità di risparmiare ulteriormente sui trasporti per ragazzi disabili cercando di mantenere il livello di contributi per il fondo affitti, per le borse di studio per i ragazzi, per il trasporto pubblico”. Come pensate di mantenere tutti questi interventi? “Cercando, non solo di razionalizzare le spese ma anche di integrarci con le realtà di volontariato che se anche necessitano di rimborsi ci costano meno di un servizio esterno potendo comunque garantirci un elevata qualità delle prestazioni”. Operativamente nella struttura comunale a chi spetta fare questo lavoro di rete? “In ogni comune c’è l’ufficio di cittadinanza finanziato per lo più con fondi di bilancio propri dei comuni e personale assunto dal comune. Anche l’ufficio di cittadinanza ormai ragiona in termini di sussidiarietà anche perché è una linea politica che vogliamo portare avanti”.
Comuni e famiglie contro la crisi
SOCIETÀ. Intervista a Maria Pia Bruscolotti, coordinatrice per l’Anci Umbria delle politiche per la famiglia
AUTORE:
Maria Rita Valli