Il brano del Vangelo di questa domenica è denso di significati: proviamo a vederne insieme alcuni. Si tratta del noto brano in cui Gesù afferma di non essere venuto per abolire la Legge che aveva consegnato a Mosè, quella dell’Antico Testamento; è venuto invece per compierla. Cosa significa? Gesù non si nasconde dietro i precetti come facevano certi scribi e farisei che non aderivano alla Legge con il cuore: Gesù vive la Legge, la mette in pratica perché la sua giustizia supera i limiti posti dalle regole, dalla legge.
Gesù ama i suoi fratelli, e quell’amore compie la legge. L’amore permette alla giustizia di andare oltre i limiti posti dai regolamenti, dalle leggi. È questo quello che Gesù chiede a noi: andare oltre, possedere una giustizia “eccessiva” (sarebbe questa l’esatta traduzione del testo greco). Questo Vangelo ha una strutturazione particolare. Continuamente Gesù afferma: “Avete inteso che fu detto… ma io vi dico…”. Vi dico una cosa nuova, vi dico di andare oltre le leggi che non coinvolgono il cuore. Per dirla con san Paolo, le leggi che non coinvolgono il cuore sono di per se stesse una gabbia che imprigiona l’uomo, e che anziché salvarlo dall’errore lo sprona a sbagliare (“la forza del peccato è la legge”). Il giusto – dicevamo commentando il brano del Vangelo della scorsa settimana – non è soltanto colui che compie la volontà di Dio, ma in primo luogo è colui che ama la volontà di Dio.
Se pensiamo alla vita familiare, quando i nostri figli sono nei primissimi anni di vita dobbiamo aiutarli a non farsi del male dandogli una piccola serie di regole alle quali pretendiamo che obbediscano perché è giusto che lo facciano e che imparino a obbedire (come diremmo noi, a “dar retta”). Ma crescendo non è più possibile adottare lo stesso metodo perché si ottiene l’effetto contrario: più regole si impongono, più si pretende che vengano rispettate, più viene fatto di tutto per disattenderle, quasi fosse una sfida. C’è bisogno di un cibo diverso. Il giovane che cresce ha bisogno di amare.
Se noi insegniamo ad amare gli altri, di lì verrà anche l’esigenza e la possibilità di essere giusti. Quegli scribi e farisei che non amavano la legge, la mettevano in pratica in modo legalistico e senza misericordia: rispettarla era un peso, e pertanto chi ci riusciva, pur inaridendo il suo cuore, andava rispettato e onorato; chi sbagliava andava punito con pene severe, anche fino alla morte. Gesù viene a testimoniare un modo nuovo di rispettare la legge.
La legge è fare la volontà del Padre, che consiste nell’amare i fratelli e nell’amare dunque anche quell’insieme di regole che ci permettono di fare dell’amore non una cosa astratta ma un agire concreto. Quante volte in famiglia ci diciamo: “Ti voglio bene”. È molto bello e importante ma, crescendo, quelle parole vanno tradotte in azioni concrete, in un rispetto, in un ascolto delle esigenze dell’altro, nell’evitare i litigi, le parole sopra le righe, le prevaricazioni e i soprusi.
Va applicata una giustizia “eccessiva”, che va oltre le regole: non solo ti rispetto ma mi sacrifico per te, rinuncio a qualcosa che mi piacerebbe per permetterti di fare qualcosa che piacerebbe a te. Sembra banale, ma questi piccoli esercizi di amore domestico sono alla base della creazione di una società più giusta domani. Come mai il nostro tessuto sociale è spesso attraversato da tanti episodi di violenza che sono sotto gli occhi di tutti? Senza voler indicare quelli più eclatanti, che sono dei momenti estremi sempre possibili purtroppo, occorre dire che il livello medio dei rapporti è sintonizzato su un grado elevato di conflitto e aggressività. La famiglia e gli altri momenti e spazi di aggregazione si devono fare portatori della giustizia di Gesù, del suo “ma io vi dico”.
Dobbiamo aiutarci a improntare i rapporti reciproci a un elevato grado di amore, che è perdono, è comprensione, sono piccole rinunce personali per permettere anche ad altri di realizzare qualche desiderio. Se nessuno lascia mai qualcosa agli altri, il conflitto è alle porte. Diamoci una misura che sia buona per noi e lasci spazio al vicino; e vedremo che, grazie a una nostra rinuncia, un caro amico si è realizzato.
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