Se il matrimonio è il legame tra due persone che decidono di vivere insieme e procreare, che cosa aggiunge il rito celebrato in chiesa a questa intenzione già esistente?
Se prendiamo il Catechismo della Chiesa cattolica vediamo che, dopo aver parlato dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, apre la sezione dei sacramenti “al servizio della comunione”.
Questi sono due: l’Ordine, di cui abbiamo parlato nei numeri scorsi, e il matrimonio. Dopo essere stati iniziati alla fede cristiana attraverso il battesimo, la confermazione e l’eucarestia – in cui si esprime la comune “vocazione” di ogni cristiano alla santità e all’evangelizzazione – , i fedeli possono rispondere a un’altra “vocazione” che si esprime attraverso il sacramento del matrimonio.
Iniziamo quindi una riflessione sulla realtà del matrimonio cristiano attraverso il rito della celebrazione. I brani biblici suggeriti dal Rituale evidenziano il modo in cui in tutta la sacra Scrittura si parla dell’unione sponsale tra uomo e donna.
Attraverso alcune vicende in cui sono protagonisti degli sposi – Adamo ed Eva, Abramo e Sara, Tobia e Sara, e così via – , ma anche attraverso altri scritti che ci parlano di questa unione, emerge cosa sia il matrimonio nel disegno di Dio.
Per questo, non solo è buona cosa, nei corsi di preparazione al matrimonio o nella preparazione prossima alla liturgia, meditare insieme ai fidanzati i brani suggeriti dal Rituale, ma può essere altrettanto buona cosa per i fidanzati, così come per gli sposi, meditare personalmente sul senso del matrimonio cristiano attraverso la Scrittura, perché sempre la Parola di Dio illumina la vita degli sposi.
Tra tutti i testi biblici leggiamo, per ora, un brano dall’Antico Testamento: la creazione dell’uomo e della donna.
Dalle due brevi pagine bibliche possiamo già vedere come dal cuore di Dio prenda vita una creatura “in relazione”; e nel secondo passo ci viene dichiarato quale sia la realtà dell’amore sponsale. Guardando questi due racconti della creazione (Gen 1,26-31 e 2,4-25) si percepisce da subito come l’essere umano, uomo e donna, sia stato pensato come creatura in relazione.
Anzi, possiamo dire che il suo statuto originario sia proprio la relazione, e dunque l’uomo rispetta la sua stessa natura se è in relazione all’“altro”, una relazione pensata fin dalle origini in maniera particolare tra uomo e donna.
A questo punto il matrimonio risulta essere la “forma elevata di comunione tra le persone umane e una delle migliori analogie della vita trinitaria.
Quando un uomo e una donna uniscono il loro corpo e il loro spirito in un atteggiamento di totale apertura e donazione di sé, formano una nuova immagine di Dio. La loro unione in una sola carne non risponde semplicemente a una necessità biologica, ma all’intenzione del Creatore” (Comunione e servizio, n. 39).
Don Francesco Verzini