Quale direzione prendere dopo la fine del percorso di studi? In che modo e attraverso quali canali i giovani entrano nel mondo del lavoro, e con quali competenze? Sono stati alcuni dei temi affrontati nel corso degli “Stati generali dei giovani” che si sono svolti a Perugia, in sala dei Notari di palazzo dei Priori, giovedì 1° dicembre. Per l’intera giornata si sono succeduti dibattiti e riflessioni su tre temi-chiave quali istruzione, formazione e lavoro, per tracciare con esperti del mondo del lavoro e rappresentanti di aziende italiane, nonché del terzo settore e i responsabili della pastorale giovanile perugina, possibili scenari, prospettive e investimenti per il futuro dei giovani.
L’iniziativa era organizzata dall’Aidp (Associazione italiana direzione personale) e promossa, tra gli altri, da Comune di Perugia, Università di Perugia, Regione dell’Umbria e Rai Umbria. “Motivo di questo evento – ha detto in apertura la presidente di Aidp Umbria, Adriana Velasquez – è la necessità di concentrarsi sulle possibilità che il mercato del lavoro offre, piuttosto che sulle difficoltà”, dando un segnale di speranza ai giovani presenti. L’intento dell’iniziativa era infatti quello di far conoscere le aziende ai giovani e i giovani alle aziende. “Il mercato del lavoro è cambiato in modo velocissimo, e questo potrebbe dare delle nuove opportunità ai giovani, provenienti soprattutto dalla Rete” è stato ribadito da più parti.
È stata inoltre ricordata l’importanza dell’alternanza scuola/lavoro, che dovrebbe offrire allo studente maggiori opportunità di fare esperienza in azienda, luogo di lavoro dove è necessario avere soprattutto “capacità di relazione, talento e competenza”. Per questo è necessario che il giovane “abbia coscienza di quello che sa fare e quello che vuole fare”. Conta in realtà poco il curriculum, mentre “è molto importante conoscere l’inglese e aver fatto esperienza all’estero, saper usare il computer e saper lavorare in gruppo, sapersi presentare e valorizzare, saper risolvere i problemi”.
Ma le aziende come scelgono i candidati da assumere? Che cosa cercano in un giovane? Lo abbiamo chiesto a Mario Amendola, referente Aipd giovani Umbria, che da più di trent’anni – spiega – si occupa di selezione di personale per le aziende.
“Quello che le aziende cercano in un candidato è soprattutto l’energia, la positività, l’approccio costruttivo e la fantasia. Ogni persona ha dentro di sé un talento nascosto: bisogna che questi ragazzi lo scoprano, facendo in primo luogo un’analisi precisa di loro stessi, di quali siano le loro passioni, i loro ideali, e sulla base di questo capire quale può essere la tipologia di lavoro che meglio si compenetra con questi”.
E le competenze?
“Sicuramente sono importanti, ma non bastano. È necessario dimostrare di essere reattivi al colloquio, di avere voglia di realizzarsi e soprattutto di avere capacità di resilienza, cioè la capacità di riprendersi dopo un evento negativo, di adattarsi alle diverse situazioni. E poi dimostrare disponibilità, fantasia unita alla ragione, capacità di relazione, di ascolto della parola altrui. I ragazzi sono abituati a parlare su se stessi, devono invece dimostrare di saper ascoltare anche le idee degli altri. E poi è importante il percorso dell’alternanza scuola/lavoro promosso dalla ‘Buona scuola’, che noi come Aidp avevamo già portato avanti prima della riforma della scuola attraverso lezioni rivolte agli ultimi due anni del percorso di studi superiore, su temi quali la differenza tra il mondo della scuola e quello del lavoro, le problematiche relative al mondo del lavoro, i mestieri che non ci saranno più e quelli che verranno. E ancora: come costruire un curriculum, come si affronta un colloquio di lavoro, come ci si prepara a un esame. E soprattutto, diciamo loro di non aver paura di esprimere i propri pensieri e di sbagliare”.
Qual è l’errore che il ragazzo deve evitare durante un colloquio?
“A volte i giovani non sono naturali. Al contrario, bisogna essere sinceri e presentarsi con un curriculum il più chiaro e semplice possibile: cosa si è studiato, cosa ti piace o non ti piace, quali sono gli hobby, gli sport, che competenze si hanno sul computer, le lingue straniere conosciute; e soprattutto non devono mai bleffare, raccontando di sé cose non vere. Accade anche questo. E poi non chiedere mai qual è l’importo dello stipendio o quante ore si dovrà lavorare, ma per esempio in che cosa consiste il lavoro che dovrà eseguire chi supererà il colloquio, qual è l’obiettivo che dovrà raggiungere chi andrà ad occupare quella mansione. È importante inoltre presentarsi preparati, cioè studiare e conoscere bene l’azienda presso la quale si va a sostenere il colloquio”. Conclude con un consiglio: “La sera prima del colloquio non sarebbe male fare una piccola presentazione di sé davanti allo specchio”.