Il clima di sinodalità che ha caratterizzato i cinque giorni del Convegno ecclesiale di Firenze è stato condiviso fin dall’apertura, quando i 2.200 partecipanti ai lavori sono giunti alla “fortezza da basso”, con quattro processioni partite da altrettante basiliche della città. Un cammino sinodale che ha fatto sperimentare la bellezza e la forza di essere parte viva del popolo di Dio, di una Chiesa italiana orientata a “un impegno di conversione per individuare le parole più efficaci e i gesti più autentici con cui portare il Vangelo agli uomini di oggi” secondo il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei. Tante le sollecitazioni emerse dall’incontro con Papa Francesco, che ha dato una bellissima interpretazione di un umanesimo completo, in cui i cristiani sono chiamati a essere il fermento della società e a rimboccarsi fino in fondo le maniche. Un Convegno caratterizzato dai gruppi di lavoro nei quali tutti i delegati sono stati impegnati, dai vescovi, ai sacerdoti, ai laici, sulle cinque vie dell’uscire, annunciare, abitare, educare, trasfiguare. Le “vie” sono state introdotte dalle relazioni di Mauro Magatti, ordinario di Sociologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e Giuseppe Lorizio, ordinario di Teologia fondamentale presso la pontificia università Lateranense. “L’umanesimo della concretezza suggerisce di cercare le soluzioni nella tessitura di nuove alleanze” rimettendo insieme “l’educazione con il lavoro, la famiglia con l’ospitalità, l’efficienza con il senso”, ha detto Mauro Magatti.
La Chiesa italiana “ha, nei confronti dell’Italia, una grande responsabilità: essere custode audace e creativa di una storia e di una terra che hanno molto da dire al tempo che l’umanità sta vivendo. La società italiana ha bisogno di una Chiesa viva e ricca di misericordia”. Di “nuova alleanza” da costituire ha parlato Giuseppe Lorizio, anzitutto allenza tra uomo e natura, leitmotiv dell’enciclica Laudato si’, che chiama alla cura del creato e, al tempo stesso, a “ritrovare le radici umanistiche del progresso tecnico e tecnologico”, ma anche tra uomo e donna, tra generazioni, fra popoli, tra religioni, quest’ultima anche come antidoto ai fondamentalismi, ma anche alleanza cittadino-istituzioni, spesso infranta a causa di “sospetti e diffidenze”, una perdita di fiducia che talvolta investe “anche l’istituzione ecclesiale” e chiede “la conversione di quelle ‘strutture di peccato’”. Vivace e articolato il lavoro nei gruppi in cui si è vissuto un clima di confronto aperto e costruttivo. Ripercorrendo le cinque vie attorno a cui si sono articolati i lavori, il card. Bagnasco a conclusione del Convegno ha ricordato che “non basta essere accoglienti ma dobbiamo per primi muoverci verso l’altro, perché il prossimo da amare non è colui che ci chiede aiuto, ma colui del quale ci siamo fatti prossimi”. Si è tenuto anche un incontro ecumenico sul tema dell’umanesimo nelle religioni con Joseph Levi, rabbino capo della comunità ebraica di Firenze, Izzedin Elzir, imam di Firenze e presidente dell’Unione comunità islamiche d’Italia (Ucoii), padre Georgij Blatinskij, arciprete della Chiesa ortodossa russa di Firenze, e Letizia Tomassone, pastora della Chiesa valdese fiorentina. Spazio anche alla cultura per conoscere il volto della città di Firenze con la sua storia, il suo patrimonio culturale, artistico e caritativo, le molteplici esperienze di umanesimo “realizzato” che l’hanno contraddistinta nei secoli, e incontrare quelle esperienze che continuano a caratterizzarne il tessuto ecclesiale e civile. Trenta esperienze di “vita buona” suddivise in tre grandi ambiti: “Firenze e la sua Chiesa: storia e testimoni”, “Vita pastorale della Chiesa fiorentina oggi” e “Realtà ed esperienze sociali e culturali a Firenze”.