Per tutto il Medioevo, e ancora alle soglie dell’Età moderna, gli studiosi inseguivano il sogno di liberare l’umanità dalle leggi della natura: spostarsi in volo da un paese all’altro, sbarcare sulla Luna, parlarsi e vedersi alla distanza di centinaia di chilometri.
Cercavano le soluzioni nella magia, come il don Ferrante del Manzoni: contrastare le leggi della natura con forze superiori. Finché un contemporaneo di don Ferrante, l’inglese Francesco Bacone (non un personaggio da romanzo, ma un grande protagonista nella storia del pensiero) svelò la verità: natura non nisi parendo dominatur, “se vuoi imporre la tua volontà alla natura, devi obbedire alle sue leggi”.
Per volare devi capire come funziona la legge di gravità e sfruttarla. La scienza invece della magia. Nel mio piccolissimo, penso che lo stesso discorso valga per l’economia. Sono d’accordo con chi dice che non dobbiamo essere schiavi dell’economia e che i valori della giustizia e della solidarietà devono prevalere. Ma per dominare l’economia bisogna conoscere le sue leggi.
Quali sono queste leggi? Cominciamo da quelle elementari. Devi guadagnare più di quanto spendi; produrre più di quanto consumi; non fare debiti se non hai calcolato bene come e quando ripagarli; puoi indebitarti per fare un investimento, non per pagare le spese correnti. Queste sono le leggi dell’economia, e se le rispetti avrai il benessere.
Poi si è liberi di scegliere se applicarle a livello dell’individuo (ognuno fa per sé) o a livello della comunità (costi e guadagni si mettono in comune); e in tal caso, a quale comunità riferirsi: la famiglia, il villaggio, la nazione, il mondo intero. Da queste scelte dipende se il benessere sarà solo per alcuni individui o per tutta la comunità, e quanto ampia sarà questa comunità.
Ma non puoi condividere il benessere fra tutti i membri della comunità, se prima non hai costruito un sistema che produce benessere, e soprattutto, lo produce in modo costante e duraturo nel tempo. Oeconomia non nisi parendo dominatur.