Come la Chiesa illumina il mondo

L’editoriale

Ancora alquanto assonnato, mercoledì scorso di buon mattino, sento squillare il cellulare. Una voce gentile mi avverte che sul muro della facciata della chiesa adiacente al complesso universitario centrale di Perugia è comparsa una scritta sacrilega. La gente che passa legge e tace. Qualcuno lamenta che ci sono sempre scritte che imbrattano palazzi e monumenti e fanno dei muri delle città una galleria d’arte demenziale all’aperto e una esposizione permanente di opere maniacali di artisti dello sgorbio. La scritta si può attribuire ad un soggetto anarchico, per la comparazione con un testo simile dello stesso stile apparso poco distante sul muro di un palazzo di fronte che porta la firma del movimento anarchico. La frase contro la Chiesa suona minacciosa: “L’unica Chiesa che illumina è quella che brucia”. È da riflettere sul chi e il perché della minaccia. Sono giovani? Cosa hanno da rimproverare alla chiesa? Sono di fuori visto che in questi giorni la città è piena di migliaia di persone, soprattutto giovani, venute per il Festival internazionale del giornalismo? La frase sembra costruita in modo non casuale, che esprime un desiderio e una voglia di agire contro, di distruggere e bruciare, mettere a tacere, ridurre la Chiesa ad un pugno di cenere, al silenzio. Ad un livello diverso sentimenti simili sono comparsi nella storia a più riprese. Ad esempio nel 1871, centoquarant’anni fa, quando Roma divenne capitale d’Italia, guardando dall’alto del Gianicolo la sottostante basilica di San Pietro e il Vaticano, un patriota piemontese sembra che abbia preconizzato non un incendio come quello provocato da Nerone (64 d.C), ma un degrado inarrestabile che avrebbe determinato la morte del cattolicesimo e la riduzione di tutte quelle belle costruzioni a complesso archeologico simile a quello lasciato dagli antichi romani quali il Colosseo, il Foro romano e le colonne dei tempi pagani. Non era espressione di una volontà ma semplice previsione di chi riteneva la fede cattolica destinata a finire con la fine dello Stato pontificio e la perdita di potere temporale del Papa. Sarebbe facile la risposta, considerando quanto tutto ciò sia falsificato dai fatti della storia contemporanea. Anche se di tanto in tanto non fa male richiamare alla realtà alcuni distratti e sconsiderati filosofi e sociologi che fanno di mestiere la denigrazione sistematica delle religioni e la previsione della loro fine. Questa frase, tuttavia, sembra anche in qualche modo profetica e ammonitrice, nel senso che la Chiesa illumina le persone che la frequentano e il mondo intero quanto più “brucia” di amore per Dio e per il prossimo ed è piena di sacro fervore nelle opere della evangelizzazione e della carità. Illumina anche quando è bruciata fisicamente e soffre per la persecuzione, attraverso la fedeltà dei suoi testimoni che chiamiamo e onoriamo come martiri, che risaltano anche nel nero inchiostro tracciato da mano ignota.

AUTORE: Elio Bromuri