Come cambiano le case popolari

REGIONE. Esce il rapporto “Abitare in Umbria”

case-popolari-perugiaLa “casa è un diritto di tutti” e la Regione Umbria, nonostante “la drammatica carenza di risorse”, negli ultimi 10 anni è riuscita a trovare 150 milioni di euro per la costruzione di 2.547 nuovi appartamenti di edilizia residenziale pubblica. Altri 600 alloggi sono stati resi disponibili recuperando edifici disabitati o abbandonati nell’ambito di piani di riqualificazione urbana e per rivitalizzare i centri storici. Come accaduto a Perugia, con i 12 appartamenti ricavati nel complesso della torre degli Sciri.

“Per la politica abitativa, in una ipotetica classifica tra le Regioni l’Umbria sta lottando per la Champion” ha commentato, in termini calcistici, l’assessore regionale Stefano Vinti alla presentazione del rapporto Abitare in Umbria, redatto dalla Direzione regionale programmazione, innovazione e competitività. Una pubblicazione che riporta e analizza tutti gli interventi regionali per garantire un tetto a famiglie in difficoltà, dalla realizzazione di nuovi alloggi al sostegno economico per l’affitto o l’acquisto di una casa.

Morosi incolpevoli

Con la crisi economica, la perdita del posto di lavoro e la messa in cassa integrazione, è aumentato il numero delle famiglie che non hanno più soldi per pagare l’affitto o la rata del mutuo. Mediamente – ha detto Vinti – il 30 per cento degli inquilini è in ritardo di 7 mesi nel pagamento dell’affitto. Per “morosità incolpevole, non perché buttano via i soldi al casinò!” ha precisato.

Così aumentano anche le richieste di sfratto. Nel 2001 in tutta l’Umbria i provvedimenti emessi dal giudice erano stati 521 ma nel 2013 sono più che raddoppiati: 1.102. Sono diventati circa 1.200 nel 2014, il 90 per cento dei quali – ha spiegato Vinti – proprio per “morosità incolpevole” di famiglie le cui entrate si sono ridotte. Nel solo Comune di Perugia c’è una lista di 1.800 persone che chiedono una casa perché sono in gravi difficoltà economiche.

“La nostra Regione – ha proseguito l’assessore – nonostante le grandi ristrettezze economiche in cui sì è trovata a operare, ha testardamente fatto la propria parte con interventi diretti per l’acquisto della prima casa, una convenzione con gli istituti di credito per facilitare l’accesso ai mutui, sostegno all’affitto per categorie sociali deboli, valorizzando l’affitto a canone concordato e potenziando la disponibilità di appartamenti a canone sociale dei Comuni e dell’Ater”.

I problemi dell’Ater

Quest’ultimo ente pubblico possiede 9.500 appartamenti ed è quindi il maggiore proprietario immobiliare dell’Umbria. Trecento di questi sono però vuoti perché inagibili; mentre altri 600, seppure abitati, avrebbero bisogno di manutenzione, per cui servirebbero 17 milioni di euro che però l’Ater non ha.

“Siamo proprio all’assurdo – ha commentato Vinti -, in un buffo Paese! Perché, per questi 9.500 alloggi, l’Ater deve pagare ogni anno due milioni e mezzo di Imu sulla seconda casa. Soldi che invece potevano servire per recuperare questi appartamenti inabitabili”.

Così come è assurda la vicenda del canone concordato, istituto che va rivisto perché di fatto “sta penalizzando gli inquilini che invece doveva aiutare”. Lo scopo era ottenere uno sconto sul prezzo dell’affitto concedendo agevolazioni fiscali ai proprietari degli immobili. Solo che, con il crollo del prezzo degli affitti, i contratti del libero mercato sono diventati più convenienti di quelli con canone concordato, che invece per legge resta fisso.

Nuovi stili di vita

La politica abitativa della Regione ha tenuto conto anche delle trasformazioni sociali, con l’aumento di famiglie senza figli e formate da un solo membro. Il trend di molte persone che vivono da sole – è detto nel rapporto – è il risultato di rapidi cambiamenti nello stile di vita: donne che vivono più a lungo dei loro compagni; tasso crescente di divorzi e separazioni; persone che vivono da sole per scelta, graduale spostamento di popolazione verso i centri urbani e aumento delle coabitazioni.

“Questi dati – ha concluso Vinti -, compreso ovviamente quello derivante dalle difficoltà economiche, hanno portato a privilegiare la costruzione di alloggi più piccoli, ma di qualità superiore alla media nazionale, e a calibrare diversamente le varie priorità di aiuto. Non a caso la Regione nel 2014 ha emanato ben 10 bandi a seguito dell’analisi del contesto regionale umbro e anche dell’ascolto dei vari soggetti pubblici e privati che compongono questo variegato settore”.

Con interventi di aiuto specifici per famiglie numerose, per separati e divorziati, famiglie con anziani, giovani coppie, nuclei monoparentali, e per categorie di cittadini socialmente disagiati, per le quali non erano previste forme di sostegno per la casa.

 

Il “caso” dell’Umbria

L’UMBRIA È SEMPRE UN PO’ MENO VERDE

In dieci anni, in Italia, il numero di edifici è aumentato del 13,1%. In Umbria di quasi il doppio: 21,4%. Nuove costruzioni che – come rileva il rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale sul consumo del suolo in Italia – anche “a causa di uno sviluppo non adeguatamente pianificato” hanno finito per “eliminare la differenza tra città e campagna”. Dunque una dispersione sul territorio che ha rovinato le campagne, con costi più alti per assicurare servizi pubblici quali trasporti, raccolta dei rifiuti, ecc.

SI È COSTRUITO TANTO MA MOLTE CASE RESTANO VUOTE

In Umbria un’abitazione su 6 non è occupata stabilmente o è addirittura disabitata. Una situazione anomala perché, mentre in Italia dal 2001 al 2011 queste abitazioni non occupate sono diminuite del 11%, in Umbria invece è accaduto il contrario: sono aumentate del 7,8%. “E allora siamo sempre più convinti – ha detto l’assessore Stefano Vinti – che sia inutile e dannosa un’ulteriore espansione e consumo del territorio; e che sia invece necessario aumentare l’offerta abitativa in affitto”. Risolvendo inoltre il grave problema delle barriere architettoniche, che “imprigionano in casa” non solo i disabili ma anche tanti anziani.

AUTORE: Enzo Ferrini