In Italia c’è ancora chi ha fame. C’è gente – molta gente -, che non riesce a mangiare continuativamente e correttamente. Si tratta spesso di intere famiglie.
Stando alle analisi effettuate in base ad uno degli ultimi rapporti Istat, la quantità di persone (in Italia) che ha fame arriva ormai ad “oltre 3 milioni”, dicono i coltivatori diretti che hanno acceso una luce speciale su questa parte del Paese.
Italiani poveri
Si tratta in particolare di “italiani che hanno incontrato problemi nell’affrontare le spese alimentari durante la seconda ondata” del contagio da Covid-19, ma che “sono la punta dell’iceberg della situazione di disagio in cui si trova una parte importante della popolazione”. Il numero reale di chi ha fame, in altri termini, potrebbe anche essere più elevato.
Sempre secondo Coldiretti, il 6,3% della popolazione nazionale adulta ha difficoltà a garantirsi il pasto. Ma la percentuale varia dal 3,2% al centro Italia, al 5,6% del nord, per salire al 9% nel Mezzogiorno.
Cresce il numero di persone costrette a far ricorso alle mense dei poveri e molto più frequentemente ai pacchi di aiuto alimentare, anche per le limitazioni rese necessarie dalla pandemia.
Si tratta di quelli che la sociologia chiama “nuovi poveri”: coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie che sono state fermate dalla limitazioni rese necessarie dalla diffusione dei contagi per Covid.
Crescono le iniziative di solidarietà
Da qui le numerosissime iniziative di solidarietà che hanno visto scattare l’azione di molti. Stando ad una ricerca, pare che quasi un italiano su tre abbia fatto qualcosa.
Nel 2020, per esempio, sono stati oltre 5 milioni i chili di prodotti tipici italiani, a chilometro zero distribuiti dagli agricoltori della Coldiretti e “Campagna Amica” per garantire un pasto di qualità ai più bisognosi.
E per Pasqua sono state circa ventimila le famiglie povere piegate dall’emergenza Covid che hanno potuto mettere in tavola i migliori prodotti agroalimentari grazie all’importante operazione di solidarietà del sistema agroalimentare italiano promossa dalla Coldiretti insieme a “Filiera Italia” e “Campagna Amica” che ha coinvolto le più importanti realtà dell’agroalimentare nazionale.
Tutto senza dire dell’enorme lavoro svolto dalle parrocchie, dalla Caritas, dai mille gruppi di soccorso presenti lungo lo Stivale.
… ma ancor più serve lavoro
Ma prima o poi la solidarietà nell’emergenza finisce e occorre dare spazio ad interventi più organici e strutturati. Soprattutto, a prospettive che siano di ripresa delle attività, di ritorno del lavoro. Orizzonti nei quali anche l’agricoltura e l’agroalimentare possono fare la loro parte (magari anche offrendo prospettive di lavoro nuove e diverse da quelle precedenti).
La rinnovata attenzione alla produzione agricola, riscoperta anche per il suo valore strategico oltre che economico e occupazionale, può anzi sicuramente aiutare a tenere conto del ruolo dei campi per produrre cibo ma anche occasioni di vita nuova.
È un cammino lungo e tortuoso, tutto in salita, quello che occorre intraprendere. Ma è anche l’unico possibile.
Andrea Zaghi