Cristiani in Umbria con la gioia del Vangelo è il titolo del “Documento pastorale dei Vescovi umbri dopo l’Assemblea ecclesiale di Foligno del 18-19 ottobre 2019” (qui articoli e servizi sull’Assemblea).
Il testo, un fascicolo di 32 pagine che porta la data del 31 maggio, solennità di Pentecoste, è stato reso pubblico e diffuso nelle diocesi proprio in questi giorni (scarica qui il pdf). Un’introduzione colloca il documento nella “dura prova del momento attuale”.
Ne parliamo con il presidente della Conferenza episcopale umbra, mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia.
Qual è il messaggio centrale di questo documento?
“Il documento riprende quell’esperienza ecclesiale che è stata l’Assemblea. Direi che il documento non dice nulla di nuovo rispetto a quello che l’Assemblea è stata, ma raccoglie e sistematizza quello che l’Assemblea ha permesso di vivere alle nostre diverse Chiese, sia nel percorso di preparazione precedente, sia nella celebrazione stessa”.
A chi è destinato?
“Si rivolge alle comunità diocesane. Penso ai Consigli pastorali diocesani e parrocchiali e poi ai movimenti, le associazioni, le diverse organizzazioni… Quello che le diocesi hanno riflettuto, esaminato, valutato, proposto, e che l’Assemblea ha messo in circolo, i Vescovi lo hanno accolto e adesso lo restituiscono con questo documento. Mi piace pensare a questo movimento circolare che Papa Francesco direbbe ‘sinodalità dal basso’”.
Il documento porta la data del 31 maggio, festa di Pentecoste.
“Il testo di fatto era già pronto da alcune settimane, ma poi, con la questione del coronavirus, abbiamo dovuto rivederlo un po’. Le prime due pagine e mezza sono su fondo giallo proprio per evidenziare un’introduzione al testo che ci aiuta a collocare anche temporalmente questo documento. Porta la data della Pentecoste proprio perché noi riconosciamo nell’Assemblea l’opera dello Spirito: ‘Ci siamo raccolti – si legge nel testo – per ascoltare quello che lo Spirito dice alle Chiese’. Vediamo anche in questo documento un’accoglienza di quei suggerimenti, di quelle intuizioni che lo Spirito santo suscita nel popolo cristiano”.
Ci sarà un momento ufficiale di presentazione?
“Pensiamo a un momento in cui i delegati delle diocesi che erano convenuti a Foligno in ottobre si possano ritrovare, ma purtroppo oggi non lo possiamo prevedere, date le condizioni nelle quali ancora ci troviamo. L’idea è di avere un momento in cui ci ritroviamo tutti i delegati, e facciamo questa consegna ufficiale, questa presentazione. Troveremo la formula. In ogni caso, un momento di rinnovata sinodalità, nella quale ci ritroviamo e ci scambiamo i doni, è certamente da mettere in calendario”.
È previsto un modo per accompagnare le diverse diocesi nel cammino indicato nel documento?
“Tra le indicazioni del documento, si dice che riteniamo necessario per la vita delle nostre Chiese che un’Assemblea regionale sia convocata con regolarità. C’è però un’altra indicazione molto concreta, quella di costituire un Consiglio pastorale regionale con una segreteria che operi in stretto e costante collegamento con la Conferenza episcopale umbra. A questo Consiglio pastorale e alla sua segreteria viene demandato un compito che potremmo descrivere con una bella immagine, quella del gallo che canta quando Pietro per la terza volta tradisce Gesù. Il Vangelo ci dice che in quel momento Pietro si ricorda quello che gli aveva detto Gesù. Mi piace pensare che questa segreteria, insieme al Consiglio pastorale, possa essere il ‘gallo che canta’ per ricordare alle diocesi il cammino che bisogna percorrere. Non si tratta di fare i controllori, evidentemente. Ogni diocesi ha la sua creatività, ha i suoi organismi, le sue forze, le sue debolezze, però c’è un progetto comune che dobbiamo portare avanti”.
Possiamo dire che si vuole evitare che tutto rimanga su carta…
“Assolutamente. La preoccupazione è che questa bella esperienza che abbiamo vissuto non rimanga a livello ideale, ma ci rimetta in moto. Allora bisogna che qualcuno, come il gallo, ‘canti’periodicamente per ricordare, ma ricordare in maniera operativa. Nel documento c’è un bel passaggio in cui si dice che ‘si tratta ora di far fruttificare questo grande dono con audace coraggio, vivace fantasia e forte determinazione, non temendo il cambiamento’. Qual è la sfida attuale? Far fruttificare quello che abbiamo vissuto con coraggio, con fantasia e con determinazione, senza mezze misure. Questo vorrà dire anche inventare qualcosa di nuovo, ma Papa Francesco continua a ripeterci: ‘Preferisco una Chiesa acciaccata, ferita perché ha tentato di fare qualcosa di nuovo e poi si è rotta le ossa, piuttosto che una Chiesa mummificata che per paura di cambiare rimane immobile e poco a poco si copre di muffa’. Credo che questo è il rischio che tutti dobbiamo evitare”.
Francesco Mariucci – Maria Rita Valli