È essere liberi non significa fare tutto ciò che si vuole ma, prima di tutto, avere capacità di scelta. Cioè saper scegliere in piena autonomia, assumendosi le responsabilità delle proprie decisioni di fronte agli altri. Allo stesso tempo la libertà si accorda sempre con la speranza, che per un cristiano è Gesù”. Con queste parole, e citando Papa Francesco, il card. Gualtiero Bassetti (clicca qui per scaricare il pdf con il testo integrale) ha aperto il convegno “Il destino della libertà. Quale società dopo la crisi economica”, svoltosi in sala dei Notari a Perugia il 6 maggio. L’iniziativa era promossa dalla Ceu, in collaborazione con il progetto culturale della Cei e, tra gli altri, degli atenei perugini. Alla tavola rotonda, oltre al card. Bassetti, hanno partecipato Zygmunt Bauman, sociologo polacco che ha descritto la contemporaneità attraverso la metafora di “società liquida”; Chiara Giaccardi e Mauro Magatti, autori del libro Generativi di tutto il mondo, unitevi! Manifesto per la società dei liberi – che ha ispirato l’incontro – e, in qualità di moderatore, Roberto Righetto, caporedattore delle pagine culturali di Avvenire. Dopo l’intervento del Cardinale, Bauman (clicca qui per scaricare il pdf) ha iniziato la sua relazione presentando due possibili visioni della libertà: “Potrebbe essere intesa come un rapporto sociale nel quale affermare se stessi e i propri desideri, a danno degli altri e creando divisione, o come il diritto di scegliere, con responsabilità: una libertà incentrata più sul dare che sul prendere” . L’ospite, prendendo spunto dall’ultima pubblicazione di Jeremy Rifkin, ha poi confrontato le differenze del modello economico attuale con quello dei “beni comuni collaborativi”, che, “secondo questo studioso, sono fondati su interessi collaborativi e incentivati da un profondo desiderio di connettersi con gli altri e di condividere”. Sempre partendo da Rifkin, Bauman ha proposto di valutare con cautela le nuove tecnologie e internet, che “può anche servire a perpetuare e rafforzare conflitti e antagonismi”, se non addirittura portare ad accentuare la differenza tra ricchi e poveri, piuttosto che rappresentare un “grande passo avanti nella storia della democrazia”. Chiara Giaccardi ha quindi introdotto il concetto di generatività, e ricordato che “troppo spesso abbiamo la preoccupazione della libertà che ci tolgono gli altri, mentre dovremmo riscoprire il senso di responsabilità e della gratitudine verso coloro che hanno dato anche la vita per la nostra libertà”. Mauro Magatti, infine, ha spiegato cosa si intenda per generatività: l’atteggiamento di uscire da una dinamica egocentrica, per aprirsi al prossimo, dando vita a qualcosa di positivo. L’esperto ha poi concluso presentando “piste da seguire per ripensare al fondamento del nostro vivere insieme”, basandosi sul modello generativo e dedicando particolare attenzione alla scuola, a internet, all’impresa e alla libertà religiosa; elementi, questi, che andrebbero tutti ripensati.
Nel 2013 il convegno al Lyrick
L’incontro che si è svolto alla Sala dei Notari il 6 maggio scorso è nato per dare continuità al convegno internazionale che si è tenuto al Teatro Lyrick di Santa Maria degli Angeli il 29 e 30 novembre 2013. Promosso sempre dalla Ceu, dal progetto culturale della Conferenza episcopale italiana, dall’Università degli studi e dall’Università per gli stranieri di Perugia sul tema “Custodire l’umanità. Verso le periferie esistenziali”?, muoveva le sue premesse dal rapporto stringente tra la crisi di senso dell’uomo moderno e la crisi economica della società occidentale. In particolare è stata un’occasione di discussione e riflessione, rivolta a credenti e non credenti, su due tematiche oggi di grande attualità: la “secolarizzazione” e il “nuovo umanesimo”. A parlare del tema sono intervenuti intellettuali del mondo culturale laico e cattolico, di calibro nazionale e internazionale.