“Una certa risonanza ha avuto nelle settimane scorse, ma assai di più ne avrebbe meritato, l’annuncio choccante che sette nostri fratelli cristiani sono stati orribilmente uccisi nel Sudan meridionale in una macabra parodia della crocifissione”. È stato questo il primo argomento affrontato dal presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, nella prolusione ai lavori della 60a assemblea generale dei vescovi (Assisi, 9-12 novembre). Parlando dell’Africa e facendo riferimento al Sinodo che si è svolto recentemente in Vaticano, ha sottolineato “il suo profondo senso di Dio”, definendolo con le parole del Papa un “tesoro inestimabile per il mondo intero”. Ha quindi notato che “il fenomeno della fame non dipende tanto dalla scarsità materiale delle risorse quanto da fattori sociali e istituzionali, ai quali occorre volersi applicare senza esitazioni”. Cultura irreale della morte. “Anche quando la maschera della morte scende sul volto dei propri cari, anche allora non di rado si tende a rimuovere l’evento, a scantonarlo, a scongiurare ogni coinvolgimento”: così il card. Bagnasco ha quindi introdotto l’argomento della nuova edizione italiana del Rito delle esequie. “Il fenomeno – ha aggiunto – determina la pratica sparizione dell’esperienza della morte e di ogni suo simulacro dalla scena della vita. Va da sé che la comunità cristiana non possa avallare una tale cultura così irreale: nascondere la morte e dimenticare l’anima non rende più allegra la vita, in genere la rende solo più superficiale”. Crocifisso: sentenza surreale. Una “sentenza alquanto surreale emessa dalla Corte di Strasburgo, a proposito della presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche italiane, nei confronti della quale bene ha fatto il Governo ad annunciare ricorso”: così l’ha definita il presidente della Cei. “Lungi infatti dal minacciare le responsabilità educative della famiglia e quelle laiche di ogni Stato moderno, il crocifisso nella molteplicità dei suoi significati può suggerire solo valori positivi di inclusione, di comprensione reciproca, in ultima istanza di amore vicendevole”, ha poi affermato. Ru486, scuola libera. “Principi non negoziabili”, pillola Ru486, obiezione di coscienza di operatori sanitari, farmacisti e farmacisti ospedalieri sono stati oggetto dei successivi passaggi della prolusione. Sulla Ru486, in particolare, ha affermato che “l’intera operazione volta a rendere fruibile la controversa pillola non ci ha convinto né come cittadini né come pastori”. Circa l’obiezione di coscienza ha invece sottolineato che “in queste nostre osservazioni non c’è alcuna sottovalutazione del dramma in cui può trovarsi la donna, in particolare quando il pensiero di interrompere la gravidanza dovesse presentarsi per motivi legati alla condizione economica”. Sull’ora di religione islamica ha affermato che “non è in discussione la libertà religiosa di chicchessia”. E sulla “scuola libera” ha ribadito l’auspico che “le cifre inizialmente previste con decurtazioni consistenti possano essere prontamente reintegrate, in modo da consentire agli enti erogatori dei servizi di mantenere gli impegni già assunti”. Far crescere il Paese. “Svelenire il clima generale” in politica, puntare alla crescita del Paese, come “condizione fondamentale per una giustizia sociale che migliori le condizioni del nostro Meridione”, sono stati gli ultimi temi affrontati dal Presidente della Cei. “Il nostro popolo – ha affermato – gradirebbe davvero uno scatto in avanti nel segno della risolutezza e del superamento delle campagne denigratorie come delle polemiche strumentali. Ciascuno è chiamato in causa in quest’opera d’amore verso l’Italia”.