Come viene rappresentata la Chiesa nel dibattito pubblico? La stampa in particolare, come sceglie di raccontare la religione e in quali circostanze?
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Perugia, in collaborazione con l’Associazione Webmaster cattolici italiani (WeCa), l’Ufficio per le Comunicazioni sociali Cei, Seed edizioni informatiche e h24,it, ha preso in esame 75 testate nazionali e locali per capire quando e in che termini i mezzi d’informazione parlano di Chiesa. I primi risultati parziali della ricerca coordinata da Rita Marchetti, docente di sociologia dei media digitali all’Università di Perugia, sono stati presentati presso l’Ateneo perugino nell’ambito degli appuntamenti de “I mercoledì di Scienze politiche” lo scorso 6 marzo.
I temi più ripresi dai giornali
“La copertura della Chiesa cattolica sui media dipende dalla controversialità dei temi trattati – ha affermato Marchetti, presentando i dati e le conclusioni della ricerca – . Immigrazione, poveri ed ultimi ed eutanasia sono i temi relativi alla Chiesa che compaiono più di frequente sulle testate esaminate”.
“Questo – ha commentato Marchetti dipende dal fatto che i media ritengono legittimo il parere della Chiesa quando interviene su quei temi per i quali si è costruita una certa reputazione nel tempo. Penso ad esempio ai Rapporti Caritas sui migranti o sul-la povertà. La Chiesa in tal senso ha contribuito a produrre cultura, perciò viene ritenuta autorevole”.
Temi su cui la Chiesa si esprime ma che i media non riprendo
Ci sono invece argomenti su cui la Chiesa si esprime ma che i media non riprendono. Ne è un esempio il tema del lavoro. “Nel 2017 la Chiesa italiana ha organizzato un importante convegno nazionale a Cagliari: la Settimana sociale dedicata al lavoro. A questo convegno ha preso parte anche l’allora presidente del Consiglio dei Ministri Gentiloni. Ebbene, sui giornali non se ne è parlato. Quel poco che emerge sul tema del lavoro è grazie alle dichiarazioni del Papa su casi al centro del dibattito pubblico (sull’Ilva ad esempio)”. I dati della ricerca evidenziano anche una differenza di criteri di “notiziabilità” tra carta stampata e online. “Le piattaforme online ha detto la ricercatrice – hanno delle logiche diverse rispetto alla carta stampata per quanto riguarda la scelta di ciò che fa notizia. Per le testate online è importante che l’articolo venga condiviso, per cui c’è una maggiore attenzione verso quegli argomenti che polarizzano l’attenzione come i dibattiti di bioetica, e verso i temi che creano indignazione, come la pedofilia”.
Sacerdoti “social”
Ultimo, ma non meno importante dato: l’immagine della Chiesa nei media non passa più solo per i canali ufficiali. “È un fenomeno che riguarda tutte le organizzazioni complesse” ha avvertito Marchetti. “I giornalisti non parlano più solo del Papa, ma c’è un’importante presenza dei sacerdoti tra le pagine dei quotidiani. Perchè? Molto dipende dai social media. I preti sono sempre più presenti e attivi sui social e questo li rende nuovi attori della comunicazione e nuove fonti per i giornali”.
I dati presentati sono al momento solo parziali in quanto riguardano solo sei mesi dell’intero anno in cui la ricerca è stata portata avanti, dal settembre 2017 al febbraio 2018. Inoltre questi primi dati fanno riferimento solo ad una parte delle testate prese in esame, nello specifico 5 quotidiani e rispettivi siti (Corriere della Sera, Repubblica, Il fatto quotidiano, La Stampa, Il Giornale) e 5 testate pubblicate esclusivamente online (Il post, Fanpage, Huffington Post, Linkiesta, Giornalettismo).
Valentina Russo