Dopo la riapertura della chiesa San Pietro Apostolo in Chiugiana di Corciano, un’altra chiesa “leonina” dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, la chiesa parrocchiale San Giovanni Battista di Pila, sarà riaperta al culto oggi, sabato 6 aprile, alle 17, con una celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, dopo essere stata chiusa a seguito del terremoto del 30 ottobre 2016.
E’ un evento significativo non solo per la Chiesa diocesana, ma anche per l’intera comunità civile e a testimoniarlo sarà la presenza del sindaco di Perugia Andrea Romizi alla celebrazione inaugurale. Questa chiesa ha la sua importanza storica e artistica essendo una delle cinquanta chiese “leonine” fatte edificare o ricostruire dal cardinale Gioacchino Pecci, poi papa Leone XIII, fin da quando era vescovo di Perugia, e lo fu per ben 32 anni, dal 1846 al 1878, anno in cui fu eletto Papa.
La chiesa risale alla fine del 1800
La chiesa San Giovanni Battista è stata edificata alla fine dell’800 inglobando i resti di una più antica. Una parte dell’attuale transetto risale al XVI secolo, come anche lo splendido e prezioso Crocifisso di legno di fico che sovrasta l’altare. La chiesa si trova al centro dell’abitato di Pila, frazione del capoluogo umbro costituente l’Unità pastorale “U.p.9” insieme alle parrocchie di Castel del Piano, Pilonico Materno, Badiola e Bagnaia.
Il parroco moderatore è don Francesco Buono, che offre il suo servizio pastorale, insieme ai confratelli don Simone Pascarosa, don Cesare Piazzoli e don Robert Solka, ad oltre 11mila anime (gli abitanti residenti dell’intera U.p.9). A don Francesco Buono, ai suoi confratelli e alla generosità di numerosi parrocchiani si deve la riapertura di una chiesa molto a cuore a generazioni di fedeli, il monumento simbolo della storia religiosa e sociale della comunità locale e di molte famiglie, giunte anche da fuori, che vivono e lavorano a Pila e dintorni.
Le opere di consolidamento strutturale e di restauro che questa chiesa necessitava a seguito del terremoto dell’ottobre 2016, hanno caratterizzato un «cammino», lo definisce don Francesco Buono, che «non è stato solo di ricostruzione esteriore ma anche di comunione, perché – commenta il parroco – il Santissimo Crocifisso è da sempre punto di riferimento sia per credenti che per non credenti».
Quest’antico crocifisso non è prezioso solo per essere un’opera d’arte del Rinascimento umbro, è tale, soprattutto, per la devozione che richiama da secoli. Anche per questo la chiesa che lo custodisce non poteva restare chiusa per troppo tempo. Tant’è vero che, grazie al contributo della Ceu post-terremoto 2016 (elargito con l’obiettivo di permettere ai fedeli di ritornare in chiesa nel più breve tempo possibile) e a tanti privati devoti benefattori, sono stati realizzati i lavori di consolidamento strutturale e di restauro dell’edificio di culto, costati complessivamente 250 mila euro di cui 100 mila concessi dalla Cei e i restanti 150 mila frutto della generosità di numerosi fedeli e persone di buona volontà.
Le opere realizzate hanno riguardato, spiega l’ingegner Francesco Vescarelli, direttore dei lavori, «tre pratiche edilizie:
- la cerchiatura interna dell’abside con l’inserimento di barre di acciaio;
- il consolidamento della parte destra del transetto con micropali;
- il rifacimento dell’intero pavimento e la completa tinteggiatura delle pareti interne».