L’Umbria al tempo dell’imperatore Costantino è il tema della mostra archeologica che verrà inaugurata il 28 luglio a Spello. “Aurea Umbria. Una regione dell’Impero nell’èra di Costantino” è il titolo dell’esposizione che viene organizzata a circa 1700 anni dal regno di Costantino il Grande (306 – 337). Sul personaggio già nell’aprile 2011 si era svolto all’Università di Perugia un convegno internazionale al quale parteciparono studiosi da tutto il mondo. Ora, in occasione dell’evento di Spello sarà anche possibile percorrere un itinerario storico tra musei, monumenti e siti archeologici in altri 30 Comuni della regione. “La mostra – spiega Giorgio Bonamente, del comitato scientifico, e preside della facoltà di Lettere dell’ateneo perugino – si pone come obiettivo quello di raccontare un periodo storico che va dal III al VI secolo d. C., poco conosciuto, del quale si stanno occupando da anni studiosi di tutto il mondo e al centro del quale si colloca l’età costantiniana. In questo modo anche l’Umbria ha voluto partecipare agli studi, con un gruppo di docenti universitari che hanno poi promosso questa esposizione. Essa raccoglie una serie di materiali archeologici, e non solo, che consentiranno di far vedere come, grazie alla riorganizzazione istituzionale, economica e sociale promossa dall’imperatore romano, l’Umbria, così come tutto l’Impero, espresse una grande vitalità. La ricerca storica e archeologica di questo periodo ha infatti permesso di configurare un’età tardo-antica ‘aurea’ e non di decadenza, come invece la storiografia moderna ha a lungo proposto. Un’epoca di notevole vitalità, testimoniata da ville, ricchi mosaici, teste marmoree, vari oggetti di lusso delle aristocrazie locali, esposte in occasione della mostra… ma soprattutto un periodo in cui si diffuse in maniera forte il cristianesimo, il cui riconoscimento e la cui legalizzazione si devono proprio a Costantino. Una società in cui l’élite, ma anche il ceto subalterno, aderisce sempre più al cristianesimo”.
Perché Spello?
“A Spello c’è un monumento, il cosiddetto Rescritto di Costantino (una tavola marmorea su cui è incisa una lunga iscrizione) con il quale l’imperatore consentì alla città di Spello – siamo intorno al 335, verso la fine della sua vita – di fregiarsi del nome della famiglia imperiale, cioè Flavia Costans, sostituendolo a quello di Hispellum. Alla città venne concesso di essere il luogo d’incontro della delegazione imperiale, diventando in un certo senso il capoluogo diplomatico rappresentativo di tutta l’Umbria, dove celebrare i ludi annuali senza doversi recare a Volsinii (l’attuale Bolsena). Il Rescritto è un documento del quale non ci si voleva quasi occupare, ma in realtà ci dà informazioni importanti. In particolare, dimostra che nella prima fase della diffusione del cristianesimo come religione ufficiale – da Costantino in poi – non c’è stata quella contrapposizione tra cristiani e pagani che si troverà invece nei secoli successivi. Inoltre si dice: ‘Ma come? Costantino, imperatore cristiano, consente che a Spello esista ancora il culto imperiale?’. Certo, era un imperatore, e come tale doveva comportarsi, seguendo le tradizioni che richiedevano la dimostrazione del rispetto e della fedeltà, senza vedere in questo una contraddizione, perché comunque Costantino si professava filo-cristiano”.
Da questa mostra sperate di ottenere ulteriori informazioni sulla cristianizzazione dell’Umbria?
“Studi su questo periodo sono già stati fatti, e la realizzazione di questa mostra non ci potrà dire di più di quello che già sappiamo, perché i documenti sono molto sparuti. I testi di Patristica osservano poco la situazione umbra. Se avessimo avuto un grande vescovo umbro che avesse lasciato dei testi su questo argomento, forse ne avremmo saputo di più. Conosciamo meglio realtà come l’Africa o quella di altre regioni dell’Impero, ma poco dell’Umbria”.
70 reperti archeologici che non erano mai stati esposti insieme prima d’ora
La mostra di Spello è curata da Valerio Massimo Manfredi, archeologo, scrittore, nonché conduttore di varie trasmissioni televisive. Nel palazzo comunale verranno ospitati i materiali provenienti da vari musei dell’Umbria, e non solo, in rappresentanza dello spazio geografico dell’Umbria augustea (ossia la Regio VI). Materiali, in tutto 70 reperti riuniti per la prima volta, che racconteranno di una società in cui pagani e cristiani provarono in vario modo a dialogare.
Tre le sezioni espositive: “Segni e forme della presenza imperiale”, “Società e individui. Rappresentazioni di élite e ceti subalterni”, “Confini fluidi e conflitti di interpretazione dell’immaginario tardoantico. Cultura visuale e pratiche sociali in Umbria tra pagani e cristiani”.
Della prima sezione fanno parte iscrizioni onorarie di età imperiale, steli sepolcrali, urne, e un sarcofago con imago clipeata, cioè il ritratto di un defunto entro uno scudo. In una sala apposita sarà possibile vedere il famoso Rescritto di Spello, insieme a due ritratti in marmo bianco rappresentanti una figura maschile della fine dell’età repubblicana ed una femminile di età giulio-claudia.
La seconda sezione è dedicata all’auto-rappresentazione delle élite e della loro vita sociale. Ad esempio, ritratti di notabili o membri dell’aristocrazia, come il ritratto feminile proveniente da Fossombrone, basi di statue con dediche delle città umbre a correctores, curatores e patroni.
La terza sezione ospita materiali legati ai culti cristiani e pagani, per mostrare l’ampio panorama delle credenze e delle mentalità, che si riflette in lucerne, iscrizioni, rilievi, sarcofagi e suppellettili. Tra questi occupano un posto significativo il rilievo “mitraico” di Terni e le opere del Tesoro di Canoscio provenienti dal Museo diocesano di Città di Castello. Si tratta di oggetti liturgici donati da una coppia di sposi dell’Umbria settentrionale nel VI secolo d. C. alla comunità ecclesiastica, poi occultati e rinvenuti a Canoscio nel 1935.
Con lo stesso biglietto per l’accesso alla mostra sarà possibile visitare a Spello anche i mosaici della villa romana in località Sant’Anna, la cappella Baglioni in Santa Maria Maggiore, la Pinacoteca civica e il palazzo comunale antico.