Molti si domandano, angosciati, cosa mangiare, quali sono i cibi genuini, chi può stare al sicuro dal contrarre malattie. E sono venute varie risposte, spesso contraddittorie. Ognuno se la prende con qualcuno: i politici, gli allevatori, gli scienziati, i commercianti, i consumatori sprovveduti. Un opinionista del Corriere della Sera ha detto che la colpa è della popolazione, che è troppo numerosa e quindi ha bisogno di alti consumi e perciò non viene più garantita la qualità, ma si cerca soltanto di rispondere alla quantità della domanda di alimenti sempre più numerosa. Siamo troppi e bisogna prendere quello che passa il convento. Una soluzione facile, troppo sbrigativa, cinica, ed anche utopistica. Come si fa a frenare lo sviluppo e controllare le nascite secondo criteri puramente demografici? Già da molti anni un documento della Chiesa affermava che non si doveva limitare il numero dei commensali, ma allargare il tavolo perché tutti possano mangiare. Si tratta però di non abbassare la quantità del cibo per soddisfare la fame di ogni vivente. E la società moderna, con le sue ricerche scientifiche e gli strumenti tecnici a disposizione può operare perché questo avvenga. L’uomo ha il potere di dominare e controllare l’opera delle sue mani. Si dà il caso però che il fine dell’azione umana non sia proprio quello di soddisfare le giuste esigenze della popolazione, quanto il profitto, la massimizzazione del profitto, il guadagno sempre più alto, rischiando di mettere in gioco anche la salute della gente. Non si può demonizzare il desiderio di guadagnare da parte di chi lavora e produce. Senza questa spinta nessuno farebbe niente. Ma questo giusto desiderio deve essere correlato co il senso di responsabilità. Una responsabilità che deve essere doppia in coloro che hanno il compito di controllare e di decidere. Il semplice allevatore o il singolo commerciante spesso non ha strumenti per capire e si serve, ad esempio, di mangimi di grandi aziende o di sistemi di allevamento che sono usati da tutti e si trova quindi inserito in un sistema dal quale difficilmente può tirarsi fuori. Alcune di queste strutture commerciali o finanziarie possono rientrare in quelle che il Papa ha chiamato strutture di peccato. Su queste dovrebbero agire scienziati, intellettuali e politici che abbiano il coraggio di dire la verità anche a costo di perdere in popolarità e consenso. Ci sono alcuni che oggi in campo alimentare si tirano fuori dai sistemi di produzione industriale e fanno alimenti “biologici”. E’ un nobile tentativo da incoraggiare, ma sarà sempre di portata minima rispetto al fabbisogno. Il futuro dell’umanità deve, per necessità storica, passare attraverso l’utilizzazione di tutte le risorse della scienza e della tecnica per produrre quanto è necessario e nello stesso tempo favorire la salute della gente. Se questo non avviene e in tempi rapidi vuol dire, che non è pazza solo la mucca o altro, è questa nostra società che ha perduto il bene della ragione.
Chi è veramente pazzo?
AUTORE:
Elio Bromuri