Che vento tira in politica?

Anche se in Umbria il 'ribaltone' a destra è parziale, il voto europeo fa emergere tensioni sociali non facili da appianare

Il vento dell’Europa non si è abbattuto sull’Umbria come una tramontana, ma non è stato neppure un venticello simile al ponentino. È stato un vento di notevole intensità: per la prima volta in Umbria, sia nella provincia di Terni sia in quella di Perugia, il partito di maggioranza relativa non è più un partito di sinistra bensì un partito della destra o centrodestra. I risultati parlano chiaro: il Pdl ottiene il 35,78% dei consensi con 22.000 voti in più rispetto a quanto ottennero nella passata tornata elettorale Forza Italia e Alleanza nazionale insieme, mentre il Pd prende il 33,91% di voti, con un deficit di 12.000 voti rispetto a Ds e Margherita insieme delle precedenti elezioni europee. Se i voti si comparano con le ultime politiche, il confronto risulta ancora peggiore: i democratici infatti avevano ottenuto il 44% dei consensi, quindi perdono oggi 11 punti, mentre il Pdl si era attestato su 34,5%, guadagna perciò 1,23%.Quello europeo è un voto che, a mio avviso, riflette meglio di quello amministrativo e di quello politico nazionale gli orientamenti culturali dei votanti. In quello amministrativo giocano di più fattori locali: conoscenze, amicizie, parentele’ In quello politico si fanno sentire di più i richiami degli interessi anche economici a cui si è collegati. Quello europeo oggi viene sentito meno implicante nel raggio ristretto del proprio vissuto e quindi forse più veritiero. So che non mancano coloro che invece propendono per dare meno credibilità a questo voto perché sarebbe dato con più superficialità, ma non condivido. Comunque, tutti concordano con il dire che il voto europeo mette in risalto la crisi in cui versano le ricette socialiste, sia quelle più radicali sia quelle più riformiste o socialdemocratiche, nell’affrontare l’attuale passaggio epocale dell’Europa, e più in generale della globalizzazione dell’economia e della politica. Questo, penso, è quanto sta vivendo gran parte dell’elettorato anche in Umbria. Le sinistre vogliono accreditarsi come coloro che difendono le istanze della giustizia, di cui si ha bisogno oggi come ieri, perché siamo in un tempo che vede almeno una parte di popolo sempre meno sicura di fronte ai problemi della vita; ma non sanno o non vogliono fare i conti con i costi che impongono a tutta la collettività con le loro ricette. Oggi sono prevalentemente per le sinistre i pubblici dipendenti, tutti coloro che vivono all’ombra del partito egemone, perché da questo hanno protezione, continuità di lavoro, carriere assicurate. In una parola, tutti coloro che con questo sistema si garantiscono una vita tranquilla, gli anticlericali, gli intellettuali con il cuore a sinistra e con il portafoglio a destra’ ma il sistema che è stato messo in piedi e ci governa, quanto costa a tutti? Mi sembra che a questo interrogativo venga preferito il calcolo dei guadagni che il sistema assicura da una parte alla casta politica e dall’altra ai clientes di questa in un do ut des reciproco. Ma intanto diventa un sistema sempre meno legato ai veri bisogni del territorio, e la Lega che si fa portatrice di queste istanze territoriali si accasa anche in Umbria. Tutti coloro che vivono al di fuori dell’ala protettiva del sistema, e che la vita se la devono conquistare da soli, avvertono che i costi del sistema sono molto più numerosi dei benefici, anche perché quando per qualche motivo devono incrociare le maglie del sistema sperimentano più gli intralci e le lungaggini che i vantaggi. E allora si finisce per chiedere più libertà, più riconoscimento del merito, più rispetto per l’autonomia della società civile, meno intoppi per chi non è allineato con le attese della politica. Franceschini ha detto che i risultati elettorali non mettono in crisi il progetto del Pd. Ma quale è questo progetto, che saprà coniugare solidarietà (giustizia) e libertà? Riproporre un’alleanza con le sinistre radicali? Ma tra di loro non c’è accordo neppure nella scelta del sindaco. A Terni la lista delle sinistre ha superato il 51% dei voti, il candidato sindaco si è fermato al di sotto del 50% e deve affrontare il ballottaggio. Lo stesso è avvenuto in Provincia dove Polli, pur vincitore, riporta meno consensi di quanti ne riporti la coalizione. Ma il problema più serio è quello delle proposte programmatiche. Come farà il Pd a mettere in piedi un programma dove le istanze della giustizia incontrino quelle della libertà? Per le sinistre radicali gli imprenditori sono per definizione nemici da cui difendersi, e non piuttosto dei partner con cui trattare per migliorare gli equilibri tra capitale e lavoro, ambedue indispensabili in una società che voglia prosperare. Non mi sembra che le sinistre radicali abbiano cambiato impianto ideologico dopo aver fatto fallire il governo Prodi. Di sinistre bisogna parlare, piuttosto che di sinistra; ma una più, una meno, si trovano in mezzo al guado nella moderna società. E la destra? Se oggi coalizza il voto di protesta ed esprime il bisogno di libertà, e per questo cresce, non può però andare lontano se non coniuga modi nuovi di alleanza tra giustizia e libertà, per la qual cosa non mi sembra attualmente culturalmente attrezzata.

AUTORE: Gianni Colasanti