“Salesiani per il lavoro”. Più che uno slogan, è la sintesi dell’opera dei Centri di formazione professionale (Cfp) salesiani, i cui primi bagliori risalgono a quando don Bosco, nel recarsi nei luoghi di lavoro di Torino e dintorni, vedeva all’opera tanti ragazzi, spesso nella miseria più estrema. Appartenevano a famiglie poverissime, in buona parte disadattati, orfani… Lavoravano in condizioni disumane, senza protezioni e senza orari, analfabeti che parlavano solo il dialetto d’origine, sbandati che spesso finivano in carcere. Quello che accade anche oggi a giovani con gravi disagi.
L’avvio dei primi laboratori dei Salesiani
Da quei contesti di degrado sociale, don Bosco trovò l’ispirazione per redigere il primo contratto (1852) con datori di lavoro illuminati, stabilendo una paga più equa alla prestazione, l’orario, il giorno di riposo, ecc., ma anche creando opportunità di apprendistato. I Salesiani avviarono i primi laboratori per approfondire un mestiere in comunità in stile di famiglia. Uno stile che ancora oggi è alla base degli odierni Cfp presenti nella gran parte dei 136 Paesi dei cinque Continenti dove i Salesiani operano con proprie missioni, dalle scuole agli oratori, ai Cfp.
Centri di formazione professionale salesiani in Umbria
In Umbria i Cfp hanno tre sedi: Perugia, Foligno e Marsciano, per complessivi 350 allievi. Ai ragazzi ora i Salesiani propongono un pellegrinaggio a Torino dal 25 al 27 ottobre, nei luoghi in cui visse don Bosco e dove sorsero i primi Cfp.
Ma cosa sono i Centri di formazione professionale salesiani?
Lo chiediamo al direttore dell’istituto “Don Bosco” di Perugia, don Claudio Tuveri, delegato Cnos-Fap Umbria per i rapporti istituzionali, e al direttore generale del Cnos-Fap Umbria, ente gestore dei Cfp, Federico Massinelli.
“Innanzitutto – precisa don Claudio Tuveri – i nostri Cfp concretizzano i valori del binomio integrazione/inclusione. Un ampio progetto che è alla base del pensiero di don Bosco, oltre a creare per tanti giovani concrete opportunità di lavoro dignitoso e specializzato grazie a corsi altamente professionali. I ragazzi vengono educati a crescere per essere cittadini di domani. Chi completa i Cfp ricorda il momento del ‘buongiorno’, una riflessione quotidiana sulla vita, sui valori umani e cristiani del mondo del lavoro attraverso le testimonianze di docenti e formatori. Un progetto che ci dà la possibilità di interagire con le famiglie degli allievi. I Centri sono un esempio di integrazione/ inclusione, perché tanti allievi sono italiani di seconda generazione, di culture e religioni diverse. Ogni anno, a maggio, si preparano alla giornata interreligiosa a cui partecipa l’arcivescovo. Il prossimo anno li coinvolgeremo per la festa di Maria Ausiliatrice”.
I Cfp preparano i giovani in quali settori produttivi, e quante possibilità hanno poi di trovare lavoro?
“Purtroppo è l’offerta che supera la domanda – commenta il direttore Federico Massinelli –, cioè le richieste di manodopera da parte delle aziende sono molto superiori al numero dei qualificati che escono dai nostri Cfp. Questo è in linea con il dato nazionale, rilevato in ciascuno dei sei settori professionali che attualmente siamo in grado di offrire nelle nostre sedi in Umbria con corsi di formazione in meccanica industriale, meccanica d’auto, elettrico, termo-idraulica, ristorazione, benessereacconciature. I corsi sono di durata quadriennale, con qualifica al terzo anno, mentre al quarto conseguono il diploma professionale. Chi vuole ha la possibilità di conseguire la maturità frequentando l’ultimo anno delle scuole superiori che riconoscono il percorso svolto, perché i quadriennali rientrano nel Sistema di istruzione”.
Sta parlando della Iefp, Istruzione e formazione professionale?
“Esattamente – risponde Massinelli –, perché, oltre a qualificare professionalmente un ragazzo o una ragazza immediatamente spendibile nel mercato del lavoro, permette agli allievi di assolvere all’obbligo scolastico in attuazione della legge 30/2020, con l’allineamento all’Istruzione e formazione professionale, la Iefp. Questo ha determinato negli ultimi anni la richiesta di un gran numero di famiglie di inserire i propri figli nei nostri Cfp, ma purtroppo per gli stessi corsi e gli spazi dedicati abbiamo dovuto quest’anno non ammettere una cinquantina di domande (al primo anno) ma solo 112. La selezione è limitata alla data di presentazione della domanda; i non ammessi hanno dovuto intraprendere altre strade”.
Quindi i Cfp vivono anche delle criticità…
“Siamo alle prese con la burocrazia – commenta don Tuveri – che, a volte, ostacola la crescita delle nostre proposte formative. Criticità si registrano nella tempistica, troppo lunga, con cui ci vengono erogati i finanziamenti pubblici. Il Cnos-Fap punta sul personale docente e formativo stabile per poter offrire una formazione di qualità nell’aderire al contratto nazionale della formazione professionale”.
E la Chiesa particolare fa sentire la sua vicinanza a quest’opera formativa?
“La comunità diocesana – sottolinea don Tuveri – è da sempre attenta, interessata alla nostra opera, educativa prima ancora che formativa. Non sono mancate negli anni le occasioni per valorizzarla e tutelarla anche come Chiesa locale. Il nostro presente e futuro sta particolarmente a cuore all’arcivescovo Ivan Maffeis, e prima di lui già al cardinale Gualtiero Bassetti. Questo è per noi un sostegno, unincoraggiamento importante per il prosieguo dell’opera educativa e formativa fondata sugli insegnamenti di don Giovanni Bosco”.