di Daris Giancarlini
Fai due passi in corso Vannucci, salotto buono di Perugia, e appena scambi due parole con l’amico che vende abbigliamento, o con quello che gestisce un ristorante o un’oreficeria. E il ritornello è, da qualche anno, sempre quello: “Il centro storico ormai è un deserto, qui non viene più nessuno, siamo in difficoltà”. In pratica, gli esercizi commerciali del centro perugino godono di un qualche beneficio soltanto in corrispondenza dei periodi festivi e dei cosiddetti ‘grandi eventi’ che interessano l’area storica del capoluogo regionale.
Poi si tira la cinghia. E la teoria delle saracinesche chiuse si incrementa quasi ogni giorno. Alcuni operatori del centro, come anche diversi residenti che non si sentono sicuri in questa parte di città, vanno a bussare alla porta del Sindaco.
Ma il buon Andrea Romizi, che per alcuni peccherebbe di incisività nella sua azione amministrativa, a essere obiettivi non può veder caricata soltanto sulle sue spalle la responsabilità di scelte che, nei decenni scorsi, altri prima di lui hanno compiuto. A partire, per esempio, dalla decisione di realizzare il minimetrò nella zona ovest di Perugia, quando gli afflussi quotidiani del traffico verso la città avvengono per la gran parte dalla periferia est. La realtà vera è che i centri storici di qualunque città ‘muoiono’ quando vengono depauperati della loro vera linfa vitale: i residenti. Perché sono loro, e soltanto loro, molto più che i turisti o i visitatori occasionali, a provocare un circuito virtuoso di attività e servizi, di rapporti umani e situazioni, rendendo così vive e vitali le parti storicamente e artisticamente nobili delle città. Ma per ripopolare i centri storici, a partire da quello di Perugia, serve un progetto complessivo, in cui ogni soggetto interessato possa dire la sua.
Già solo mettere a disposizione un Tavolo per discutere di questo tema fornirebbe al sindaco Romizi la possibilità di rivendicare una diversità positiva rispetto alle Amministrazioni che lo hanno preceduto a palazzo dei Priori. Ci pensi, Sindaco. E magari ci faccia sapere.