È stato mons. Giovanni Cappelli, vicario generale di Città di Castello, a presiedere la celebrazione solenne della festa dei santi patroni Florido ed Amanzio. Se mons. Riccardo Fontana era stato obbligato a declinare l’invito per le restrizioni imposte dalla zona arancione, mons. Domenico Cancian ha dovuto ritirarsi in casa propria perché costretto all’isolamento preventivo dopo aver fatto visita ed assistenza a domicilio ad una persona in seguito risultata malata di Covid. (Il tampone a cui è stato sottoposto ha dato esito negativo).
La visita alla tomba del Patrono
Prima della messa delle ore 18 il sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta e il vicario della diocesi don Giovanni Cappelli hanno visitato la tomba dei patroni nel Duomo inferiore. “Davanti ad un simbolo della nostra comunità, che parla a tutti i tifernati, ci siamo ritrovati, in un momento difficile per tutti e, come durante il lock down davanti all’immagine della Madonna delle Grazie, nella criticità generale dobbiamo rimanere uniti e stringerci in un abbraccio collettivo, combattento questo virus insidioso attraverso il rispetto delle regole a tutela del contagio” ha detto il sindaco Luciano Bacchetta, sottolineando “la collaborazione che con la diocesi il Comune ha sempre avuto sul fronte della prevenzione e della lotta a
questa seconda terribile ondata della pandemia”.
L’omelia
Nel corso della messa solenne è stata letta l’omelia preparata dal vescovo mons. Domenico Cancian
“In questo tempo particolarmente drammatico a motivo del dilagare del Covid, la festa di San
Florido, molto sentita dai tifernati, arriva provvidenziale.
Ci dispiace che pochi abbiano potuto essere qui nella nostra stupenda cattedrale che
recentemente è stata abbellita con significativi restauri, proprio nella parte absidale dove
campeggiano i nostri patroni impegnati nella ricostruzione della città distrutta dai Goti.
Da pochi giorni la nostra regione è “arancione” con le conseguenti restrizioni che conosciamo
e soprattutto con la drammatica sofferenza, ancor più grave, in atto in tante altre parti del
nostro Paese e del mondo.
Di qui gli interrogativi angoscianti: come e quando ne usciremo? Verso dove andremo e vogliamo andare?
I nostri Patroni, che hanno saputo affrontare positivamente la situazione molto critica del loro
tempo fino a far “rifiorire” (Florido questosignifica) una nuova città dalle macerie della
distruzione dei Goti, ci offrono preziose indicazioni.
Tenendo conto della Parola illuminante appena ascoltata, mi permetto come fratello Vescovo
di presentarne tre che possono aiutarci a vivere questa festa in modo incoraggiante.
La prima riguarda la fede. Questa Parola offre sicura speranza a chi vuole credere che la storia non è solamente nelle mani degli uomini e delle forze della natura. È sempre presente un Dio Padre che in Gesù si è rivelato come il buon Pastore venuto in mezzo a noi. I nostri Patroni hanno tratto la loro forza proprio da questa certezza di fede. (…)
creato di cui dovremmo avere molta più cura. La pandemia ci ricorda che navighiamo tutti sulla stessa barca. Siamo chiamati a prendere le giuste misure tra distanza e vicinanza per evitare il contagio e soprattutto per creare relazioni vere di amicizia, trasmettere efficaci anticorpi e prenderci cura gli uni degli altri. (…)