C’è spazzatura e spazzatura

La lite televisiva con Pippo Baudo che, in merito alla gestione del Dopofestival di Sanremo, ha innescato Vittorio Sgarbi, ripropone in tutta la sua ampiezza il problema della Tv/spazzatura. In tutta la sua ampiezza: della Tv/spazzatura si tende infatti a dare una lettura minimale, riducendola alle parolacce gratuite o al teatrino dei piccoli sentimenti amorali nel quale gorgheggiano la mezzosoprano Alda D’Eusanio e il baritono Maria De Filippi. Mio Dio, che desolazione! Com’è stagnante, melmosa, putrida l’acqua nella quale le due signore suddette chiamano a nuotare i pesci che hanno attirato con l’irresistibile fascino del Nulla Assoluto! Ma non è tutta qui la Tv/spazzatura. E’ Tv/spazzatura anche quella che ci ripete per decine di volte che Sgarbi voleva portare a commentare Sanremo un transessuale e l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga; bisognava non abboccare alla provocazione del guitto; farlo sapere una volta sola bastava e avanzava; come quando il cane che portavi a passeggio ha fatto i suoi bisogni sul marciapiede: rapido e furtivo, paletta alla mano, tu cancelli il misfatto e getti la busta di plastica nel pubblico contenitore, ma non lo fai sapere in giro.E’ Tv spazzatura anche quella del Processo del Lunedì, nella misura in cui Carota Biscardi e i suoi confermano molta gente semplice nella convinzione che il vero problema della vita comune è il calcio: talmente sottili nel ragionamento, agguerriti nella polemica, politi nell’eloquio sono gli omoni del lunedì di La7. Certo, per chi dalla vita ha avuto l’opportunità di darsi un minimo di difese culturali è un autentico spettacolo vedere questi dottori del calcio che in apertura di trasmissione circondano paciosi Carota Biscardi, con la solennità dei filosofi disposti a corona intorno a Platone e Aristotele nella scuola d’Atene, ma subito dopo prendono ad azzuffarsi e a gridare tutti insieme. Ce n’è uno che parla come fosse il Generale dei Domenicani davanti al Capitolo generale, ma nemmeno lui fa riferimento alla vera legge del calcio: chi vince ha sempre ragione. chi perde ha sempre torto. Ridiamoci un po’ su. Ma anni fa, al tempo di Falcao e di Bruno Conti, nella mia città è morto una persona semplice e buona, ancora giovane, e l’ultima cosa che ha detto: Guarda un po’ quando mi tocca morire! Proprio l’anno in cui la mia Roma vince lo scudetto! Me l’hanno raccontata come un “simpatica battuta”. Ma io non sono riuscito a riderci su.