CE NE CORRE !

Non tutti sono d’accordo coi miei dubbi sul carattere solidaristico della partita di calcio tra Cantanti e Piloti. Suvvia, non facciamo gli schizzinosi! Il convento passa tanto poco! E poi già la presenza di gente del calibro di don Mazzi e don Bensi, autentiche colonne della cristiana carità applicata al secol nostro, era una garanzia per tutti. Per carità! Ci mancherebbe altro! Se mai è esistito un tempo nel quale rilanciare la vita vuol dire esaltarne i frammenti anche infinitesimali, questo è il nostro tempo. Ben venga ogni gesto che, anche solo per 90 minuti più recupero, vada incontro al bisogno dei meno fortunati fra di noi. Ma ce ne corre, da qui all’additare i 22 intrepidi mutandati 22 come degli autentici campioni della solidarietà !. Se loro sono i campioni, quali saranno mai le schiappe della solidarietà? La solidarietà è la ferma e perseverante determinazione a perseguire il bene comune, incarnata in una serie di comportamenti omogenei, che nel loro insieme qualificano tutta la vita di chi la pratica; e dietro di essi s’intuisce in radice la coscienza di essere tutti responsabili di tutto e di tutti, e, ancora più a fondo, un vitale senso di appartenenza alla grande famiglia umana, sentita come il solidum che dà senso e pienezza alla vita individuale. Questa definizione l’ho tirata fuori dai nn.38-40 della Sollicitudo rei socialis. M’è parsa splendida. E m’è parsa splendida la radicalizzazione, che in termini di fede, ne fa il Papa: perché siamo tutti uguali come immagine di Dio, riscattati dal sangue di Cristo, destinatari dell’azione perenne dello Spirito. La percezione dell'”Altro” come istanza assolutamente primaria per la realizzazione dell’Io. L’Altro, con l’iniziale maiuscola: non il concetto di altro” (i concetti non meritano mai l’iniziale maiuscola); non l’idea dell’alterità che illumina i tuoi momenti di alta contemplazione; no: ma il piccolo essere, sgangherato più di te, che accanto a te arranca e borbotta, e si soffia il naso a mo’ di romba del giudizio universale. L’Altro, con l’articolo determinativo:quell’ Unicum silenzioso e personale che ci si ripropone in miliardi di soggetti, uguali e distinti. Se è così, mettiamoci pure tutti in mutande. Compresi i sessantenni le cui gambe ogni giorno che passa assomigliano sempre più a dei grissini che sostengono un otre slabbrato.