di Daris Giancarlini
Ha sentito arrivare l’infarto, ma ha cercato con tutte le sue forze di resistere fino all’estremo per evitare conseguenze negative ai bambini dello scuolabus che stava guidando. L’uomo, poco più che sessantenne, è riuscito a parcheggiare il mezzo prima di accasciarsi e morire. È successo nei giorni scorsi in provincia di Brindisi. Troppe volte, nelle cronache giornalistiche, si usa la parola “eroe” per descrivere atti che nulla hanno a che fare con l’eroismo, quello vero, disinteressato e spontaneo delle tante persone che ogni giorno, nella quotidianità, sacrificano il proprio egoismo per regalare un soffio d’altruismo, uno squarcio di positività ai più deboli e indifesi. Un importante quotidiano italiano dedica uno dei suoi inserti settimanali alle “buone notizie”: iniziativa meritoria, ma la buona notizia, quella che contrasta il buio dei nostri tempi, non deve essere separata dal resto del racconto della nostra quotidianità. Si deve invece mescolare, alternare, per dare come risultato finale quella cosa spesso insondabile che si chiama vita. Nel corso della quale, ognuno di noi, ricordando il motto della scuola di don Lorenzo Milani, può avere mille e una occasione per dire I care , “me ne curo, me ne interesso, mi ci impegno”. Come ha pensato, guardando i suoi piccoli passeggeri, l’eroico – lui sì – autista dello scuolabus di Brindisi.