La diocesi eugubina è tornata a mobilitarsi in favore dei più poveri e diseredati, una testimonianza di solidarietà e di condivisione nei confronti dei fratelli meno fortunati realizzata grazie ad una sensibilizzazione che ha trovato e sta trovando terreno fertile. Dalle parole ai fatti. Una catena umana, garantita da giovani di ambo i sessi, ha lavorato per un giorno intero per trasferire dallo scantinato di un edificio, trasformato in magazzino, ad un container parcheggiato ai margini della strada ben 250 quintali di generi alimentari a lunga conservazione destinati alle zone più povere del Perù. Olio, pasta, riso ed altri prodotti di varia natura, confezionato in precedenza in scatoloni che passavano di mano in mano, in un clima di coinvolgente allegria tipico dei progetti nobili. Materiale messo a disposizione dalla generosità di oltre duecento famiglie eugubine, avvicinate con un semplice passa parola fertile, che hanno deciso di aderire e sostenere uno specifico progetto varato dall’organizzazione ‘Mato Grosso’, attiva da anni nel territorio ed in costante collegamento con religiosi e laici eugubini che lavorano da anni nelle missioni cattoliche in terra peruviana. Accettando di operare qualche ‘economia’ nella spesa quotidiana o ritenendo più semplicemente di aggiungere ogni tanto quanto servirebbe per un ‘posto a tavola’ in più rispetto al consueto, mettono a disposizione degli altri, nel volgere di qualche mese, una riserva che tornerà certo utile per risolvere, almeno temporaneamente, situazioni di profonda povertà, dove è in forse la stessa sopravvivenza giornaliera. Una testimonianza concreta di condivisione e di fraternità che ricalca e ripete esperienze gratificanti già sperimentate in passato. È infatti il secondo container che si appresta a partire in questo anno. ‘Il container verrà scaricato a Lima – spiega Luca Tittarelli dell’Omg – dove è atteso, tra gli altri, da padre Giorgio Barbetta, Tiziana Cordelli e Lucia Allegrucci che operano da anni in terra di missione; il contenuto sarà poi dirottato nelle zone più povere delle Ande peruviane’. La spedizione rappresenta la conclusione di un percorso che richiede lavoro, entusiasmo e sacrifici. L’organizzazione si fa carico infatti anche del trasporto, quattromila euro, garantiti destinando allo scopo quanto si ricava con attività manuali di più puro volontariato (raccolta di materiale ferroso e lavori manuali di varia natura).
Catena umana per la catena andina
Raccolti dalla diocesi 250 quintali di beni alimentari per una delle aree più povere del Perù
AUTORE:
Giampiero Bedini