Altavalnerina Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/category/territorio/altavalnerina/ Settimanale di informazione regionale Fri, 28 Apr 2023 14:54:04 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Altavalnerina Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/category/territorio/altavalnerina/ 32 32 Cosa si sta facendo in vista della ricostruzione https://www.lavoce.it/cosa-si-sta-facendo-in-vista-della-ricostruzione/ Fri, 10 Mar 2017 08:00:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=48767 Sono ancora in corso le operazioni di messa in sicurezza degli edifici ecclesiastici e storico-artistici nei centri della Valnerina colpiti dal terremoto. Basilica-San-Benedetto-terremoto-CmykA poco più di sei mesi dalla prima scossa di terremoto siamo ancora in uno stato di emergenza, abbiamo fatto circa il 70-80 per cento degli interventi” dice Marica Mercalli, direttore della Soprintendenza all’Archeologia, belle arti e paesaggio dell’Umbria.“Di solito – prosegue – uno stato di emergenza che segue a un terremoto dura tre mesi, mentre in questa occasione, con le scosse che continuano, perdura tuttora. Ogni nuova scossa superiore al 4° grado richiede nuove verifiche sui danni agli edifici e sulla loro agibilità. L’ultima verifica è stata fatta appena un mese fa su richiesta della Soprintendenza speciale di coordinamento tra le quattro Soprintendenze regionali del Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo, struttura creata per gestire l’emergenza nelle aree del cratere. Una struttura già operante che si occuperà della ricostruzione ed entrerà in azione soprattutto per l’affidamento dei lavori”.

Come sta procedendo la messa in sicurezza dei beni storico-artistici ed ecclesiastici?

“Al momento abbiamo messo in sicurezza dieci edifici, i più importanti dei quali sono quelli nel centro storico di Norcia come la chiesa di San Benedetto, la torre civica, la chiesa di Santa Maria Argentea, di San Francesco, di San Salvatore, e Porta romana. Seguiranno le chiese di Sant’Agostino e Sant’Antonio, la chiesa cimiteriale di Santa Scolastica e quella di Sant’Andrea a Campi, a cui se ne aggiungeranno altre quindici che abbiamo individuato come emergenze e che interesseranno anche i centri di Preci, Ancarano e Todiano. Tutte operazioni che gli operatori del Ministero eseguono con la collaborazione dei Vigili del fuoco. Ancora prima, dopo la scossa del 24 agosto, avevamo messo in sicurezza il campanile di Castelluccio e la chiesa di Frascaro, una frazione di Norcia. Azioni che purtroppo sono state completamente azzerate con le successive forti scosse di ottobre. Questa situazione ha dimostrato che purtroppo la violenza delle ultime scosse è stata tale da non consentire a edifici, su cui pure eravamo già intervenuti, di rimanere in piedi”.

Il riferimento è alle polemiche che si sono scatenate a seguito del crollo di molte chiese del territorio, tra cui la basilica di San Benedetto.

“Sì, polemiche a cui rispondiamo dicendo che dopo il 24 agosto la situazione si era rivelata sicuramente da tenere sotto controllo, ma non gravissima. Dopo un altro sopralluogo alla basilica effettuato il 28 ottobre ci siamo resi conto che la situazione si era di molto aggravata, così che avevamo deciso che saremmo intervenuti con urgentissime misure di sicurezza… ma non abbiamo fatto in tempo, perché il 30 ottobre un’altra scossa, inaspettata e di tale entità, ha abbattuto quasi totalmente il corpo della basilica”.

Come stanno procedendo i lavori alla basilica di San Benedetto?

“Al momento abbiamo messo in sicurezza la facciata con una struttura di contenimento che la avvolge sia nella parte anteriore che nella controfacciata, e il campanile. Stiamo ancora lavorando alla selezione delle macerie che saranno poi riutilizzate nella fase di ricostruzione. Tra poco partiremo con la messa in sicurezza della zona absidale, da cui siamo riusciti a trarre in salvo due candelabri lignei del ’500, e del transetto”.

Il Commissario europeo, venuto recentemente in visita a Norcia, ha assicurato che l’Ue sosterrà la ricostruzione della basilica.

“Sì, abbiamo avuto conferma. Come e quando avverrà ancora non lo sappiamo, ma quello che sappiamo è che la basilica si potrà ricostruire in termini di esattezza ‘filologica’ perché non solo stiamo recuperando le pietre, ma abbiamo per fortuna in piedi alcune parti rilevanti dell’edificio. Tutta la basilica nel corso dei secoli ha avuto varie ricostruzioni, a seguito dei numerosi terremoti; ciò che riusciremo a ricostruire, lo faremo sulla base di una ricerca di documenti originari, di rilievi fatti dall’alto con droni, ma anche attraverso ricostruzioni virtuali”.

Quando e come si comincerà a pensare alla ricostruzione?

“I criteri e le linee guide che verranno adottate per la ricostruzione degli edifici danneggiati – non solo in Umbria, ma in tutte le regioni del cratere – sono all’esame di una Commissione ministeriale che è stata costituita presso la Direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio. C’è anche una analoga Commissione facente capo al commissario per la ricostruzione Errani, che si avvarrà di commissioni territoriali che faranno capo ai presidenti di Regione. Da queste commissioni avremo le indicazioni per la successiva ricostruzione. Sui tempi, ancora non saprei dare indicazioni”.

Alcuni si sono chiesti se sarà possibile e conveniente ricostruire tutto com’era e dov’era, considerata la storia sismica della zona.

“Stiamo riflettendo anche su questo fronte. Presso la Direzione generale archeologia, beni culturali e paesaggio c’è una Commissione che sta lavorando per capire come dal ’97 a oggi abbiano resistito le strutture. I borghi della Valnerina non sono stati danneggiati in modo grave, malgrado i numerosi crolli. A Norcia direi che potremmo intervenire su tutti gli edifici, tentando una ricostruzione di quello che c’era. Lì ricostruire com’era e dov’era potrebbe essere la linea d’indirizzo. Sul come ricostruire se ne sta occupando la Commissione permanente di cui parlavo prima, alla cui direzione c’è il commissario Errani e di cui fa parte anche un soprintendente speciale per la ricostruzione, in rappresentanza del Ministero, che è l’ing. Paolo Iannelli”.

 

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Sisma Centro Italia, crolli e sfollati nella zona di Norcia. I video e le immagini https://www.lavoce.it/sisma-centro-italia-crolli-e-sfollati-nella-zona-di-norcia-i-video-e-le-immagini/ Mon, 31 Oct 2016 17:43:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=47816 castelluccio-di-norcia-2

Non si placa l’attività sismica nel Centro Italia. Alle 07,40 di domenica mattina la terra ha tremato a una profondità di 10 chilometri con un terremoto di magnitudo 6.5, il più forte in Italia dopo quello dell’Irpinia nel 1980. L’Umbria è stata fortemente colpita, in particolare il comune di Norcia, epicentro del sisma.

Si sono registrati danni, gravissimi ed estesi, agli edifici e al patrimonio storico e artistico e alle abitazioni. A Norcia è crollata la Basilica di San Benedetto a Norcia, di cui resta solo la facciata, la cattedrale di Santa Maria Argentea, la chiesa di San Francesco, quella di Santa Rita e Sant’Agostino.  Danni anche ad Amatrice e Arquata del Tronto, già pesantemente colpiti dal sisma del 24 agosto.

Non c’è stata nessuna vittima ma molti feriti. Secondo le stime, sono almeno 15.000 gli sfollati. Con il trascorrere dei giorni e le verifiche sulla stabilità degli edifici, il numero potrebbe anche scendere. Ma al momento ci sono da assistere 10.000 persone nelle Marche, tra le 3.000 in Umbria, di cui 1.000 solo a Norcia, almeno 2000 nel Lazio e poco meno di 1000 in Abruzzo.

Il Centro Italia colpito dal sisma del 26 e 30 ottobre

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Norcia dopo il sisma – Riprese aereo, la Basilica di San Pietro e il Palazzo Comunale

https://www.youtube.com/watch?v=tIvV9JeR_dQ

Castelluccio di Norcia dopo il sisma

Amatrice dopo il sisma

https://www.youtube.com/watch?v=aYYUpNYkZtU

 

Fonte immagini e video: Vigili del Fuoco (www.vigilidelfuoco.tv)

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Nuovo servizio di consultazione all’Archivio storico di Norcia https://www.lavoce.it/nuovo-servizio-di-consultazione-allarchivio-storico-di-norcia/ Fri, 12 Jul 2002 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2554 Chiunque vorrà accedere all’Archivio storico comunale di Norcia da oggi in poi avrà a disposizione una consulenza qualificata in grado di indirizzarlo nella ricerca di tutti i documenti in esso conservati. Mercoledì scorso (10 luglio), presso la Sala Ottobeuren del complesso monumentale di San Francesco di Norcia, si è tenuta una tavola rotonda per la presentazione del nuovo servizio di consultazione, che sarà attivo tutti i giorni dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.30 alle 11.30, salvo ulteriori richieste. La tavola rotonda, aperta dal sindaco di Norcia Alberto Naticchioni, è stata presieduta da monsignor Giampiero Ceccarelli, direttore dell’Ufficio regionale dei beni culturali e ha visto gli interventi dell’assessore regionale alla Cultura, Gianfranco Maddoli, del soprintendente ai Beni archivistici per l’Umbria, Massimiliano Squadroni, dell’assessore alla Cultura del Comune di Norcia, Pierluigi Valesini, del presidente della Spoleto credito e servizi Leodino Galli, del ricercatore Romano Cordella, del presidente della Corale “Gildo Antonioni” di Norcia, Franco Fraschetti e della responsabile del servizio di consultazione dell’Archivio di Norcia, Caterina Comino. La predisposizione di una consulenza ad hoc per l’archivio storico comunale si è resa necessaria all’indomani della pressoché totale inventariazione del patrimonio archivistico esistente, uno dei più significativi della regione. L’operazione, prevista dal progetto Sistema archivistico dell’Umbria (Sav), avviato nel 1996, finanziato e gestito dalla Regione Umbria in collaborazione con il Comune di Norcia, la Comunità montana Valnerina e la Soprintendenza archivistica per l’Umbria, ha richiesto anni di lavoro ma ha già portato i suoi frutti, considerate le numerose richieste di consultazione da parte di universitari ed esperti del settore. Domande che non stupiscono più di tanto, vista la ricchezza, l’antichità e la varietà delle documentazioni inventariate. Nell’archivio storico comunale di Norcia sono infatti conservate preziose testimonianze della città di San Benedetto e del territorio circostante sin dal XIII secolo. Con i fondi ad esso aggregati, l’Archivio è composto da oltre 12.000 pezzi datati tra questo periodo e gli anni ’60 del XX secolo. Nella sezione preunitaria dell’Archivio comunale si evidenzia l’archivio segreto del Comune, in cui sono attestati i rapporti esistenti tra Norcia e l’autorità centrale pontificia, le comunità e le città vicine. Nella sezione postunitaria sono invece collocate le documentazioni prodotte dal 1860 e 1960. Nel deposito comunale sono poi conservati i fondi archivistici statali come l’archivio notarile mandamentale. Negli ultimi tempi, una serie di iniziative hanno permesso di avviare la fase di valorizzazione di questo giacimento storico, attraverso la realizzazione di mostre documentarie, pubblicazioni specifiche e lo svolgimento di attività didattiche per le scuole del territorio e gli studenti universitari.

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Il futuro delle politiche sociali territoriali https://www.lavoce.it/il-futuro-delle-politiche-sociali-territoriali/ Fri, 05 Jul 2002 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2537 Sui risultati dell’attuazione del piano sociale regionale e sui futuri sviluppi delle politiche sociali dell’ambito territoriale n. 6 della Valnerina si è discusso nel corso di una conferenza istituzionale di ambito, riunitasi a Norcia lo scorso lunedì, presso la sala consiliare del palazzo comunale. All’apertura dei lavori da parte del sindaco di Norcia Alberto Naticchioni ha fatto seguito la presentazione dell’Atto di indirizzo ai Comuni per la programmazione sociale di territorio condivisa (approvato con Dgr 248 del 6 marzo scorso) da parte dell’assessore Grossi. “Nei vari ambiti dell’Umbria – ha affermato – molte strutture previste dal Piano sociale sono condivise mentre non è ancora a regime l’ufficio di cittadinanza, che a breve dovrà essere un servizio sociale locale di primo livello, pubblico, orientato alle famiglie e non ad una tipologia di utenza, in grado di produrre risposte per soddisfare domande di orientamento, di mediazione, sostegno, affettività e comunicazione intergenerazionale. Per l’Umbria l’ufficio di cittadinanza sarà un punto di svolta poiché in Italia saremo i primi a costruirlo. A tal fine abbiamo pensato alla realizzazione di un corso di formazione per gli operatori che avvieranno la sperimentazione di tale struttura nei vari ambiti territoriali”. “L’ufficio di cittadinanza – ha annunciato il Sindaco di Norcia – sarà attivato entro l’estate e dovrà essere una struttura qualificata. Quanto agli altri servizi, credo che il nostro ambito possa vantare già ottimi risultati, grazie all’impegno dei sindaci, del promotore sociale Cinzia Calef e del terzo settore. Un salto di qualità è stato fatto con l’istituzione dello sportello dell’immigrazione, che è diventato un punto di riferimento fondamentale per i circa 500 immigrati residenti nel territorio. Il servizio di accompagnamento al lavoro dovrà essere integrato al progetto dello sportello del lavoro già avviato dalla Regione mentre sono già attivi i nuovi servizi di welfare leggero, quali i servizi di assistenza domiciliare per anziani e i servizi innovativi per l’infanzia e l’adolescenza. I Comuni dell’ambito, inoltre, grazie all’esperienza acquisita, stanno valutando l’opportunità di concretizzare quanto auspicato nel Piano di zona, ossia la gestione diretta dei servizi socio-assistenziali delegati finora alla Asl 3, a partire dal gennaio 2003”. Quello compiuto dai comuni dell’ambito n. 6 nella riorganizzazione e gestione dei servizi sociali è stato pertanto uno sforzo enorme. “Chiediamo alla Regione Umbria – ha concluso il Sindaco – di continuare a sostenere, anche nei prossimi anni, l’impegno assunto dal nostro ambito e tutti i progetti in cantiere”.

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Si sono distinte in iniziative a servizio degli ultimi https://www.lavoce.it/si-sono-distinte-in-iniziative-a-servizio-degli-ultimi/ Thu, 09 May 2002 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2411 MARÈA TERESASEGURA DE FERNSE’ nata a Madrid nel 1927, vedova. Il marito, José Luis, è deceduto quattro anni fa. Ha due figli, una religiosa, attualmente superiora del convento di Talavera, ed un maschio di 32 anni. E’ fondatrice dell’associazione Adevida in difesa della vita. Per portare avanti con coraggio e coerenza la sua testimonianza ha sofferto molto; ha subito addirittura minacce di morte per lei e la sua famiglia; ma ha saputo rispondere sempre con il linguaggio dell’amore e del perdono. Per la sua testimonianza di vita ha ricevuto dal Papa la Croce por Ecclesia et Pontìfice. Motivazione del premio: Ha difeso coraggiosamente i diritti delle donne e della vita e ha testimoniato i valori della pace e della riconciliazione. SPERANZA PANFOLINasce a Deruta (Pg) il 14/09/1929, dove ha vissuto la sua infanzia per poi trasferirsi a Tavernelle, dove incontrerà suo marito e dove attualmente risiede. Speranza sin dall’infanzia ha condotto una vita all’insegna della semplicità, dei sani principi e degli insegnamenti avuti dalla sua famiglia. Speranza e Doroteo, suo sposo, dopo alcuni anni di felice unione, spinti dalla profonda convinzione che dedicare parte del proprio tempo al prossimo fosse una delle ragioni della loro esistenza, decisero di aprire la loro casa a persone bisognose di aiuto. Da quel momento nella casa di Teo e Speranza hanno alloggiato persone di ogni razza e religione, anche tra mille difficoltà, che tuttavia non hanno mai scoraggiato i coniugi Panfoli. Al centro di tutto c’è stato sempre l’uomo, la persona che come tale ha diritto di amore, di attenzioni, di rispetto e di fiducia. Speranza, ora vedova, è membro della Caritas parrocchiale e diocesana, organizza corsi di catechesi e si dedica ad aiutare i bambini, fondando un comitato affiliato all’associazione “Forum per i diritti dei bambini di Chernobyl”. Grazie a questo comitato, ogni anno a Tavernelle arrivano dalla Bielorussia diverse centinaia di bambini, che così possono usufruire di una vacanza terapeutica. CHIARA LUBICHLa storia per date. 1920 – Chiara nasce a Trento. Durante il fascismo vive anni di estrema povertà: il padre perde il lavoro a causa delle sue idee. Per mantenersi agli studi, sin da giovanissima dà lezioni private. 7 dicembre 1943 – Sola, risponde alla chiamata di Dio a donare a Lui tutta la sua vita per sempre. 1948 – Chiara incontra Igino Giordani, deputato, scrittore, giornalista, pioniere dell’ecumenismo, padre di 4 figli. Sarà cofondatore con Chiara per il contributo da lui dato all’incarnazione nel sociale della spiritualità dell’unità, che poi si svilupperà in particolare nei movimenti Famiglie nuove e Umanità nuova. 1949 – In quell’anno avviene il primo incontro tra Chiara e Pasquale Foresi, un giovane formatosi in ambienti cattolici, travagliato da una profonda ricerca interiore, con una viva esigenza di coniugare Vangelo e vita nella Chiesa. Sarà il primo focolarino sacerdote, ordinato nel 1954. Sempre accanto alla fondatrice, ha contribuito tra l’altro a far nascere gli studi teologici nel Movimento, ad avviare la casa editrice Città Nuova e a realizzare la cittadella di Loppiano. Durante lo sviluppo del Movimento ha dato un apporto notevole a concretizzarne le espressioni ecclesiastiche e laiche. 1967 – In risposta alla crescente crisi della famiglia e alle sue profonde esigenze, fonda il movimento Famiglie nuove. 1977 – Chiara riceve a Londra il premio Templeton per il progresso della religione. La presenza alla cerimonia di molti rappresentanti di diverse religioni, darà il via allo sviluppo del dialogo interreligioso.1991 – Dopo il crollo dei muri, durante un viaggio in Brasile, in risposta al dramma delle popolazioni che vivono in condizioni subumane alla periferia di quelle metropoli Chiara lancia un nuovo progetto: l’ “economia di comunione nella libertà”, che si sviluppa in vari Paesi coinvolgendo centinaia di aziende, prospettando una nuova teoria e prassi economica. 1966 – A Parigi l’Unesco le conferisce il premio per l’Educazione alla pace ’96. In un’epoca in cui le differenze etniche e religiose conducono troppo spesso a conflitti violenti, questo movimento getta ponti tra le persone, le generazioni, le categorie sociali e i popoli. Nel settembre 1998 a Strasburgo per la sua opera “in difesa dei diritti individuali e sociali” le è stato assegnato il premio Diritti Umani ’98 del consiglio d’Europa. Il 21 maggio ci sarà la conferenza stampa con la presenza delle premiate e nella celebrazione del 22 sarà loro consegnato il Riconoscimento internazionale Santa Rita.

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Celebrazioni ritiane: gemellaggio di fede con Madrid https://www.lavoce.it/celebrazioni-ritiane-gemellaggio-di-fede-con-madrid/ Thu, 02 May 2002 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2389 Maggio, il bellissimo mese dei fiori, dei profumi soffusi nell’aria e del garrulo rincorrersi delle rondini, è dedicato nella tradizione della Chiesa alla Madonna, la prima donna della nuova Creazione, ed anche ad una sua dolcissima devota, Rita. La Santa di Cascia è come un fiore sbocciato tra le aspre montagne della Valnerina, un fiore raro per semplicità e profumo, che si può trovare solo laddove le rocce si fanno più aride e bisogna affondare con le radici in profondità per sopravvivere alla siccità, dove è lo stesso ambiente naturale che ti tempra dentro e dove lo spirito si affina grazie al silenzio, alla meditazione e al continuo raffronto con Dio.

Il mese che abbiamo appena iniziato ci si presenta, quindi, ricco di devozioni, di ‘fioretti’, fatti e offerti, di emozioni. Universale è l’affetto che il popolo cristiano riserva nei confronti di Maria, ma è anche grande il fascino che Rita suscita su tanti semplici devoti, che in questo periodo raggiungono “il colle della speranza”per trovare conforto da questa donna, che sembra aver orecchi attenti per tutti. Quello che colpisce di più in questa storia è come tanta gente affronti sacrifici non piccoli pur di incontrarsi con la ‘cara santa’ almeno una volta l’anno e che ancora oggi processioni spontanee, con canti e ‘grida’ di supplica, si snodino fin dalle prime ore del mattino verso il Santuario a testimonianza di un grande affetto. Questa è Rita, un ‘miracolo’ di semplicità e di attrazione, di santità ‘povera’ e di familiarità.

E Rita conduce immancabilmente a Cristo.A Cascia si viene per confessarsi e per fare la comunione. Girando in questi giorni per Assisi ho constatato un grandissimo afflusso di persone nelle varie basiliche, ma ovunque si andava di corsa. Si è costretti da voci anonime, diffuse da altoparlanti, a snodare il più in fretta possibile, perché c’è calca di gente. Tutti sfiorano con gli occhi gli affreschi, i monumenti, le tombe di Francesco e Chiara. Non ho assistito a celebrazioni eucaristiche né a momenti di preghiera comune. I devoti che vengono a trovare Rita si fermano, pregano e si ricaricano spiritualmente. Lo sforzo che compiono (e devono continuare a farlo) le comunità agostiniane (femminile e maschile) di Cascia è quello di migliorare questo servizio anche concedendo a gruppi organizzati con il proprio sacerdote di poter celebrare l’Eucarestia, almeno nella cripta, aldifuori degli orari canonici, evitando una fastidiosa burocratizzazione anche nelle cose di culto.

Occorre non lasciarsi prendere la mano dall’abitudine o dai numeri; ci deve essere sempre un’attenzione particolare, discreta nei confronti di ognuno. Questo Rita ci conceda. Le celebrazioniGià domenica 28 aprile si è avuto il primo atto delle celebrazioni ritiane. La delegazione casciana, mista di autorità civili e religiose, ha “siglato” il gemellaggio di fede con Madrid. Nella capitale spagnola c’è stato prima l’incontro con le rispettive Autorità civili nella sede comunale, con discorsi e scambi di doni, e successivamente si è passati alla concelebrazione eucaristica nella chiesa di S. Rita, presieduta dal nostro arcivescovo mons. Riccardo Fontana e dal cardinal Antonio Maria Ruoco Varela, arcivescovo di Madrid, a cui è seguita la benedizione della fiaccola ritiana.

Le fasi successive delle celebrazioni sono quelle riportate, come di seguito, nel calendario delle manifestazioni per la festa di S.Rita 2002. 12 maggio

– Solenne novena in onore di S.Rita da Cascia in basilica. Anche quest’anno le famiglie e le comunità ecclesiali della nostra zona si recheranno a Cascia in preparazione alla festa. Ogni pomeriggio della novena comprende: la liturgia penitenziale con le confessioni, l’Eucarestia alle ore 18, la preghiera vicino all’urna della Santa, il santo rosario alle ore 21,00. 21 maggio

– Vigilia della festa. Ore 10,30 presso l’auditorium di S.Chiara Riconoscimento internazionale S.Rita da Cascia. Ore 17,00 Concelebrazione eucaristica, presieduta dal padre Robert Prevost, priore generale degli Agostiniani. Ore 20,30 Tradizionale luminaria con l’accensione di migliaia di fiaccole su Cascia e colline circostanti. Ore 20,45 Sagrato della Basilica, arrivo delle Autorità di Madrid e dei sindaci della Valnerina con i relativi gonfaloni. La fiaccola sarà portata da una staffetta di atleti spagnoli. Accensione del tripode votivo da parte del sindaco di Madrid. Ore 21,30 Solenne concelebrazione del transito di S.Rita, presieduta da mons. Riccardo Fontana, arcivescovo di Spoleto-Norcia.

– 22 maggio, Giorno della festa. Ore 5,00 Suono festoso di tutte le campane e inizio delle messe; ore 8 messa presieduta da mons. Riccardo Fontana; ore 9 messa presieduta da padre Roberte Prevost; ore 10 Basilica di S.Rita – Arrivo da Roccaporena del Corteo storico nei tradizionali costumi quattrocenteschi raffigurante la vita di S.Rita, benedizione delle migliaia di rose alzate verso il cielo da parte dei tantissimi devoti che affollano il viale della basilica; ore 11 Solenne concelebrazione eucaristica, presieduta dal card. Antonio Maria Ruoco Varela, arcivescovo di Madrid. Dopo l’omelia consegna del Riconoscimento internazionale S.Rita. I canti saranno eseguiti dal coro Rinnovamento nello Spirito, diretto dal M’Fernando Sulpizi. Ore 17,00 Celebrazione eucaristica e supplica a S.Rita per tutti i devoti e benefattori. Ore 17,30 Solenne benedizione a tutti i motociclisti e alle loro moto. Ore 18 Celebrazione della Famiglia. Per tutti coloro che hanno una ricorrenza significativa ( 25′- 50’di matrimonio ) ci sarà la consegna di una pergamena e di una rosa.

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Norcia entra nell’élite dei “Borghi più belli d’Italia” https://www.lavoce.it/norcia-entra-nellelite-dei-borghi-piu-belli-ditalia/ Fri, 19 Apr 2002 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2356 Sono oltre 300 in tutto il territorio nazionale, più di venti in Umbria, i borghi più belli d’Italia. Tra questi anche Norcia, che nel prestigioso circuito italiano entrerà a far parte con il suo ricchissimo patrimonio storico, culturale e ambientale. Il club dei “Borghi più belli d’Italia” nasce da un’iniziativa promossa dall’Anci (Associazione nazionale comuni d’Italia) e prevede di fatto la creazione di una rete nazionale delle più belle località italiane, le più suggestive dal punto di vista storico, paesaggistico e turistico. Candidati ad entrare nel neonato club sono tutti quei centri che, come Norcia, rispondono alle linee guida e ai parametri di eleggibilità contenuti nella “Carta di qualità”, anche questa approntata dall’Anci lo scorso gennaio. Tra le caratteristiche richieste per ottenere il qualificante riconoscimento, quelle di avere una popolazione inferiore, nel centro storico, ai duemila abitanti; un patrimonio architettonico e naturale certificato dal Comune o dalla Soprintendenza delle Belle Arti, nonché la volontà di valorizzare, sviluppare, promuovere e animare il borgo. “L’iniziativa è importante e vantaggiosa – afferma il sindaco di Norcia e vicepresidente dell’Anci Umbria Alberto Naticchioni – perché permette di rendere ancor più competitiva l’offerta turistica della nostra città, favorendo anche uno scambio con altre esperienze europee, con la Germania o la Francia, ad esempio, che per prime hanno intuito quanto sia strategicamente importante dar voce a quei piccoli centri situati al di fuori dei flussi turistici di massa ma considerati una peculiarità e una concreta opportunità di sviluppo economico del sistema sociale e culturale nazionale”. Così, la proposta di aderire al club “I borghi più belli d’Italia” sarà portata in discussione nelle prossime sedute del Consiglio comunale di Norcia. L’eventuale adesione al club della città, che comporterà innumerevoli vantaggi promozionali, sarà sancita dal marchio “I borghi più belli d’Italia”, il cui emblema figurativo potrà essere utilizzato anche sui documenti ufficiali del Comune, manifesti, sito internet, cartellonistica e segnaletica stradale fino a 50 km dall’ubicazione del borgo.

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Norcia ha festeggiato un gemellaggio ventennale https://www.lavoce.it/norcia-ha-festeggiato-un-gemellaggio-ventennale/ Fri, 29 Mar 2002 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2325 Norcia e Ottobeuren hanno festeggiato il loro ventesimo anniversario del gemellaggio. Venti anni di scambi culturali, di esperienze personali, incontri didattici e ricreativi, speranze. Non a caso il gemellaggio tra la città bavarese e quella di San Benedetto è considerato da tutti come la più straordinaria occasione di contatto tra i popoli d’Europa che l’Umbria sia riuscita ad attivare negli anni. “Il momento celebrativo dei vent’anni di amicizia tra Norcia e Ottobeuren – ha affermato il sindaco di Norcia Alberto Naticchioni, durante la cerimonia tenutasi sabato 23 marzo presso il palazzo comunale – porta inevitabilmente a riscoprire il significato più profondo di questo rapporto. Norcia ha arricchito il proprio modo di essere, ampliando gli orizzonti culturali e umani.Sentimenti di stima, affetto e condivisione con la cittadina bavarese, forti e promettenti, hanno permesso di dare senso compiuto agli insegnamenti benedettini sull’unità e l’interazione dei popoli, che sono i veri pilastri del gemellaggio. Abbiamo imparato che è possibile contare sulla complementarietà di una città amica, disponibile, sempre accogliente. Il calore umano che sprigiona dalla partecipazione, l’interesse e il coinvolgimento di tutti i cittadini è la vera anima di questa amicizia”. La cerimonia, che ha portato anche ad una riflessione sulla qualità dell’unione europea, verso la quale, sulla strada tracciata dal Patrono d’Europa Benedetto, si è riversato tutto intero lo spirito pionieristico del gemellaggio, ha visto la partecipazione del sindaco di Ottobeuren Bernd Schafer, dell’abate tedesco Vitalis Altthaler, del priore della comunità benedettina di Norcia Cassian Folsom e, tra gli altri, dell’assessore provinciale Luca Conti. “I rapporti dei nostri due comuni – ha sottolineato il sindaco di Ottobeuren Schafer – sono costruiti su radici storiche che hanno portato alla crescita di una vera famiglia europea. Dall’influenza dello spirito benedettino e dall’esempio della città di Norcia, il cui coinvolgimento si colloca al di fuori dell’ordinario, Ottobeuren ha fortificato la sua struttura morale e spirituale”. Una grande festa, quindi, quella che a Norcia ha fatto seguito alle solenni celebrazioni in onore di San Benedetto degli scorsi giorni. Il programma delle due giornate è stato fitto di appuntamenti, a cominciare dall’esibizione delle bande musicali delle rispettive cittadine e della corale Gildo Antonioni, il giorno 22 marzo, quando l’Amministrazione comunale di Norcia, in segno di amicizia, ha dedicato una sala del complesso monumentale di San Francesco proprio alla città di Ottobeuren. Ieri, dopo la celebrazione eucaristica in Basilica, presieduta dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia Riccardo Fontana, la festa si è spostata al palazzo comunale, per il saluto delle autorità e la consegna delle cartelle ricordo del gemellaggio, curate dagli artisti dell’associazione culturale di Fermo “La Luna”. La giornata di ieri, conclusa dal concerto per pianoforte con il maestro Stelvio Cipriani, presso l’Auditorium di San Francesco, ha visto ancora l’esibizione delle bande musicali di Norcia e Ottobeuren presso il Teatro Civico.

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San Benedetto: a New York simbolo di pace universale https://www.lavoce.it/san-benedetto-a-new-york-simbolo-di-pace-universale/ Fri, 15 Mar 2002 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2292 “Faccio voti perché una così suggestiva iniziativa susciti in tutti un forte impegno di solidarietà e di pace”. Con queste parole Papa Giovanni Paolo II ha accolto mercoledì scorso alla sala Nervi del Vaticano la Fiaccola benedettina rientrata in Italia dopo la sua “missione” negli Stati Uniti d’America. Il Santo Padre ha parlato di speranza riferendosi proprio alla Fiaccola di San Benedetto da Norcia. Ne ha ricordato l’impegnativo cammino di quest’anno, sottolineando i momenti salienti della sua permanenza negli States, prima nello Stato dell’Indiana, poi a New York. “La luce di San Benedetto è stata accesa dal cardinale Egan, arcivescovo di New York – ha aggiunto il Pontefice – come segno di cristiana solidarietà e con lo spirito di portare serenità e speranza ai popoli di tutto il mondo”. E mercoledì alla sala Nervi, la Fiaccola benedettina ha incontrato davvero tutte le nazioni e i continenti. All’udienza generale hanno preso parte, infatti, delegazioni statunitensi che hanno seguito la fiammella di San Benedetto, ma anche rappresentanti di Germania, Austria, Ucraina, Portogallo, Messico, Francia e di tanti altri Paesi. “Come simbolico segno di pace, oggi la Fiaccola benedettina Pro Pace sosterà anche presso le tombe dei santi apostoli” ha concluso il Papa invitando tutti i presenti a una preghiera per San Benedetto. Alla conclusione dell’udienza, il Santo Padre ha benedetto la Fiaccola con una formula in latino. Subito dopo l’udienza in Vaticano, la fiammella portata dai tedofori Roberto Mancini e Federico Cecchini e la delegazione che l’ha accompagnata anche in America (l’arcivescovo di Spoleto-Norcia Riccardo Fontana, il sindaco di Norcia terra natale di San Benedetto Alberto Naticchioni, il presidente della Provincia di Perugia Giulio Cozzari, il sindaco di Arquata del Tronto Aleandro Petrucci, i monaci benedettini di Norcia, si è recata nella chiesa dei santi Benedetto e Scolastica a Largo Argentina dove sarà custodita fino al prossimo 20 marzo. Quel giorno, la Fiaccola sarà ripresa dai tedofori e partirà alla volta di Norcia, passando per Arquata del Tronto, per le solenni celebrazioni benedettine del 21 marzo. Nella giornata dedicata proprio a San Benedetto, a Norcia sua terra natale giungeranno anche il ministro per le politiche comunitarie Rocco Buttiglione e il presidente della Camera dei Deputati Pier Ferdinando Casini e il vescovo di Augsburg (Baviera) Victor Joseph Dammertz, già abate primate dell’ordine benedettino. La Fiaccola nella chiesa di Saint PatrickA sei mesi dal tragico 11 settembre 2001, l’11 marzo, nella cattedrale newyorkese di Saint Patrick migliaia di italo-americani hanno partecipato alla solenne funzione religiosa durante la quale l’arcivescovo di New York, il cardinale Edward Michael Egan, ha benedetto la Fiaccola benedettina. Alla cerimonia ha preso parte anche il console italiano generale aggiunto a New York. La fiaccola ha sostato per qualche minuto al “Ground Zero” e in religioso silenzio ha ricordato le migliaia di vittime innocenti del terrorismo. L’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Riccardo Fontana, insieme a padre Cassian Folsom priore della Comunità benedettina di Maria Sedes Sapientiae in Norcia e ad Alberto Naticchioni, sindaco di Norcia e alle altre autorità che compongono la delegazione italiana, ha recitato la preghiera benedettina per la pace universale. Sabato 9 la Fiaccola ha fatto tappa all’Onu dove è stata accolta da mons. Renato Raffaele Martino, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite. “San Benedetto da Norcia, patrono d’Europa, è una delle identità forti del cristianesimo che meglio esprimono i valori di pace e fratellanza universale. La fiammella che ne ricorda e ne diffonde l’insegnamento possa illuminare tutti quei paesi che ancora oggi sono dilaniati dalle guerre e dalle violenze tra i popoli. Mai come in questo delicato momento storico – ha aggiunto Martino – si sente forte il bisogno di diffondere i valori cristiani di concordia e fratellanza tra quelle popolazioni dove invece continua a prevalere l’odio e la prevaricazione dei più forti sui più deboli”. Nel ringraziare monsignor Martino mons. Fontana, ha sottolineato che il “messaggio di San Benedetto è patrimonio del mondo intero” e che è per questo motivo che la Fiaccola benedettina ogni anno raggiunge paesi diversi. La Fiaccola ha visitato anche il consolato italiano di New York dove ha fatto gli onori di casa il console generale italiano a NY, Giorgio Radicati. All’incontro hanno preso parte anche i rappresentanti di tutte le comunità italiane presenti nella Grande Mela. “E’ per me una grande emozione essere qui oggi – ha detto Alberto Naticchioni, sindaco di Norcia – la Fiaccola benedettina ha affrontato questo lungo viaggio con lo scopo di riaccendere la speranza e di ricordare che, nonostante i tragici fatti dell’11 settembre nel nome di San Benedetto è possibile raggiungere una vera cultura di pace”.

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Norcia si prepara alle celebrazioni benedettine https://www.lavoce.it/norcia-si-prepara-alle-celebrazioni-benedettine/ Fri, 08 Mar 2002 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2270 Marzo ci si presenta sotto il segno di grandi avvenimenti a partire dall’ 8, Festa della donna; il 21 con l’inizio della primavera ci viene riproposta l’importante festa in onore di S.Benedetto a Norcia; le grandi celebrazioni pasquali, che culmineranno nella Veglia e con la Pasqua, chiuderanno il mese. Oltre tutto ciò ci attendiamo durante questo periodo abbondanza di pioggia per una terra particolarmente assetata. La primavera è ormai nell’aria, non più rigida e frizzantina ma mite e dolce, e già al risveglio risuona ovunque il verso melodioso del merlo e i cardellini si affrettano a comporre i loro nidi.Mentre il nostro giornale esce, ricorre la Festa della donna. Ovunque, anche in Valnerina, si organizzano cene e feste. Gli uomini si preparano a regalare mazzetti di mimosa al gentil sesso. Norcia continua nell’abbinamento tradizionale tra primavera e festa di San Benedetto, che liturgicamente ricorre l’11 luglio. Ma è bene che sia così, perché Benedetto e Scolastica hanno veramente fatto primavera sul mondo. Dalla caduta dell’Impero romano le invasioni barbariche di Visigoti, Ostrogoti, Franchi, Alemanni, Longobardi, Angli e Sassoni, le scorrerie predatrici dei Saraceni avevano portato ovunque distruzione, morte, desolazione e ancora e sempre carestie e fame. La regola di San Benedetto si fondava sullo spirito comunitario, sull’obbedienza, su una rigida struttura gerarchica ma anche sulla moderazione, sull’equilibrio, sulla ragionevolezza. Invece di mortificare il corpo, il benedettino doveva dedicarsi alla coltivazione della terra per trarne raccolti abbondanti e offrire a Dio una prova tangibile della sua devozione, allo studio perché senza conoscenze non si progredisce, alla preghiera. La principale missione dei monaci, sentita con particolare intensità in quel periodo di angoscia e di terrore, di dissolutezza e di violenza, era pregare per l’umanità. Dovevano lodarLo dal sorgere al tramonto del sole e anche durante la notte con il canto dell’Ufficio divino. La piccola comunità di monaci benedettini, che ora risiedono a Norcia, continua e rende visibile a tutti lo stile di vita del grande Padre dell’Europa e la città è grata di questa presenza. La Pasqua con i suoi riti e con le sue rievocazioni è particolarmente sentita nella nostra terra, tanto è vero che in quel periodo le strutture alberghiere tornano a fare il pieno. Ma la Pasqua è soprattutto un avvenimento di vitale importanza per il credente. Nel mistero celebrato di Cristo morto e risorto è innestata tutta la nostra vita e la nostra speranza. La Fiaccola domani a New YorkLa Fiaccola benedettina è volata negli Stati Uniti d’America. Per la prima volta nella sua storia, la luce di pace e speranza rappresentata dalla torcia di San Benedetto, Patrono principale d’Europa, ha oltrepassato i confini europei per volare dall’altra parte dell’Oceano. La Fiaccola benedettina è stata accesa mercoledì 6 marzo nell’abbazia di St. Meinrad (Indiana – Usa), una delle più grandi abbazie benedettine esistenti al mondo (131 monaci), e dopo un lungo percorso dagli Stati Uniti all’Italia sarà ricevuta a Roma dal Santo Padre Papa Giovanni Paolo II il 13 marzo nella basilica di San Pietro in Roma. Quest’anno, in seguito agli eventi dell’11 settembre e alla conseguente crisi internazionale, la scelta del priore del monastero benedettino di Norcia, padre Cassian Folsom, dell’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Riccardo Fontana, e del sindaco del Comune di Norcia, Alberto Naticchioni, è ricaduta sugli Stati Uniti d’America dove nutrita è la rappresentanza dell’ordine di San Benedetto (42 monasteri in 32 stati, per oltre 1500 monaci). Una staffetta di luce e speranza, quindi, per portare conforto al popolo americano ancora sconvolto dai tragici fatti dell’11 settembre e allo stesso tempo per diffondere un messaggio di concordia tra le genti di tutto il mondo secondo l’insegnamento di San Benedetto. Con l’accensione della Fiaccola negli Usa si dà il via alle solenni celebrazioni benedettine. Dopo la sua accensione nell’abbazia di St. Meinrad alla presenza delle massime autorità italo-statunitensi, la Fiaccola si è spostata a Indianapolis (7 marzo) e domani, sabato 9 marzo alla sede Onu di New York dove sarà accolta da mons. Renato Raffaele Martino osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu. La Fiaccola sarà poi benedetta dal cardinale Edward Michael Egan arcivescovo di New York il 10 marzo. Il 13 marzo la Fiaccola farà rientro in Italia e sarà accolta dal Pontefice nella basilica di San Pietro. Subito dopo farà rientro nel territorio del Comune di Norcia dove il 20 e il 21 marzo si svolgeranno le solenni celebrazioni di San Benedetto alla presenza del ministro alle Politiche comunitarie Rocco Buttiglione, del presidente della Camera dei deputati Pier Ferdinando Casini e degli ambasciatori dei paesi accreditati in Italia.

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Diminuiscono le parrocchie per mancanza di sacerdoti https://www.lavoce.it/diminuiscono-le-parrocchie-per-mancanza-di-sacerdoti/ Fri, 08 Feb 2002 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2208 La significativa riduzione delle parrocchie nella diocesi Spoleto-Norcia, discussa e approvata nell’ultima riunione della Commissione sinodale del 27 gennaio scorso a Roccaporena, è un fatto ecclesiale e come tale va accettata e condivisa. Alla base di queste scelte, certamente non indolori, ci sono diverse ragioni. L’età media del clero, ormai al limite (se non oltre) del pensionabile, le frazioni di molti comuni che seguono la stessa sorte dei sacerdoti, il contesto sociale in gran parte mutato hanno imposto una riflessione seria e ponderata da parte dei sinodali su questo scottante tema. Con la scarsità di sacerdoti in cui versa la Diocesi non è più pensabile un servizio minuzioso e radicato sul territorio come nel passato. Fino a ieri quasi ogni paese aveva il suo sacerdote, più di una chiesa, una serie infinita di feste e di tradizioni religiose, che scandivano tutto l’anno liturgico e solare. Ora le frazioni languono, ridotte in lunghi periodi dell’anno, per numero di abitanti, a raggruppamenti di casolari. Non è più immaginabile che si possa continuare con lo stesso servizio pastorale a queste piccole comunità come una volta, sebbene esse siano tutt’oggi profondamente ancorate alla tradizione, e perché no ?, alla fede. Al pastore d’anime oggi viene chiesto lo stile missionario, cioè di rendersi presente con un costante giro pastorale settimanale o quindicinale e secondo necessità per non abbandonare quella fiammella, che è vacillante ma non ancora spenta. Non si possono lasciare in balìa di se stesse queste straordinarie realtà, che hanno dato e danno ancora tanto in testimonianza cristiana. Nello stesso tempo i fedeli dovranno fare un coraggioso sforzo per andare a cercare le risposte alle proprie esigenze spirituali laddove la Chiesa porrà i nuovi punti comunitari di riferimento. Le ‘nuove’ parrocchie saranno punto di incontro di due attese diverse (servizio dei sacerdoti e comunità parrocchiale di zona), unificate da una Persona, che è Cristo. Pur comprendendo e accettando tutte le ragioni di questa ‘necessaria’ rivoluzione, non ci si può nascondere l’amarezza che c’è dentro. Chi è chiamato a vivere questo trapasso ricorda con nostalgia il ruolo centrale, nei piccoli paesi di montagna, della figura del prete, delle chiese frequentate dai fedeli sinceramente più che nei grandi centri, delle tante, tantissime feste con processioni, messe cantate e benedizioni varie, accompagnate sempre da pranzi e rinfreschi. La festa era il momento di aggregazione di tutto il paese, la festa era desiderata e il culmine dello sforzo organizzativo di santesi o delle varie confraternite. Belle, veramente belle le feste in onore della Madonna o dei Santi, che erano la vita del paese! Ora il mondo, anche quello cristiano, viaggia diversamente e bisogna prenderne atto e occorre adeguarsi alle nuove situazioni, che piaccia o no. L’importante è che “con l’acqua sporca non si butti via anche il bambino”, che, in parole fuori metafora, non vada perso il contenuto della nostra fede, la sequela del Cristo. A margine di questa nuova impostazione, c’è un problema serio da risolvere: come conservare il ricco patrimonio artistico che si concentra nelle chiese? Chi se ne farà carico? Un sacerdote, da solo, potrà accudire o seguire i tanti edifici sacri che pullulano in tutta la Montagna? Non dimentichiamo che i fedeli del posto, anche se pochi, tengono ancora molto alle proprie chiese e al proprio campanile, che, comunque, restano ancora oggi punto indiscutibile di riferimento. Ad essi, ai fedeli, verrà chiesto di farsi carico e custodi di una testimonianza storica di grandissimo valore culturale e religioso.

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La città si prepara ad accogliere i visitatori del profumato tartufo https://www.lavoce.it/la-citta-si-prepara-ad-accogliere-i-visitatori-del-profumato-tartufo/ Fri, 01 Feb 2002 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2191 Febbraio, appena entrato, si propone in Valnerina come il mese polarizzato dalla Mostra-Mercato del Tartufo nero e dei Prodotti tipici, che si terrà a Norcia da venerdi 22 fino a domenica 24. Siamo giunti alla trentanovesima edizione. La manifestazione è cresciuta molto dagli anni della sua fondazione finendo per imporsi non più e solo a livello locale, ma assumendo ormai una dimensione europea e internazionale. Sono aumentati gli espositori con stand che occupano gran parte del centro storico ed anche fuori le mura verso Porta Ascolana, sono cresciuti i visitatori tanto che nel giorno di chiusura si stenta a raggiungere la città di S.Benedetto. Insomma per alcuni giorni Norcia è sotto i riflettori di tanti, tantissimi occhi di intenditori, di curiosi ed esperti. Oltre alla straordinaria e sorprendente presentazione di bontà culinarie locali, la Mostra-Mercato è l’occasione per fare il punto, almeno in due mezze giornate, sui problemi della Valnerina attraverso incontri e studi, portati avanti dall’Amministrazione comunale, dalla Comunità Montana e dall’ente Parco. Le date scelte per la manifestazione segnano indubbiamente il tempo in cui il prodotto ‘principe’ e caratterizzante, il tartufo, raggiunge la sua migliore qualità e per profumo e per bontà (purtroppo, quest’anno sembra essere davvero una rarità a causa di una stagione non eccellente, perché troppo fredda e con scarsissime piogge), ma segnano anche il lasciarsi alle spalle definitivamente l’inverno con il suo freddo, le lunghe ore notturne e con la forzata inattività commerciale e turistica. Infatti, ai primi di marzo quasi tutte le attività alberghiere della zona riapriranno e inizierà progressivamente la ‘conquista’ da parte di visitatori e devoti del ‘prodotto’ Valnerina. Sul tavolo ci sono tanti problemi da affrontare e risolvere: la viabilità, l’Ato (il nuovo Consorzio per le acque potabili), il Sistema Turistico Locale, l’emergenza acqua in molte frazioni, il mondo dell’agricoltura e dell’allevamento, lo ‘smantellamento’ lento, ma continuo, della popolazione residente nei piccoli paesi, i rapporti di collaborazione all’interno del Comprensorio. Ecco perché la Mostra-Mercato del Tartufo nero e dei Prodotti tipici non può marcatamente rappresentare solo la città più in vista e capoluogo del territorio, ma è e deve essere espressione di tutta la Valnerina e vetrina delle tante voci che vengono a comporre quell’unico e originalissimo coro, che è il nostro territorio. La Mostra-Mercato è l’occasione per ‘vendere’ un Comprensorio dalle mille sfaccetature e dalle mille risorse, risorse naturali e di uomini, che con fatica stanno facendo emergere dall’oscurità una terra, aspra e difficile, che sì deve molto ai suoi Santi, ma dove non mancano inventiva, voglia di fare e unità di intenti per proporre un turismo diversificato.

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La comunità nursina è tornata a Santa Maria Argentea https://www.lavoce.it/la-comunita-nursina-e-tornata-a-santa-maria-argentea/ Fri, 11 Jan 2002 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2164 La comunità cristiana nursina è tornata alla concattedrale di Santa Maria Argentea. L’inaugurazione della riapertura della chiesa parrocchiale, dopo due anni di restauro, si è tenuta domenica 23 dicembre. “Il più bel regalo di Natale” è stato definito dall’Amministrazione comunale della città di San Benedetto che, per bocca dello stesso sindaco Naticchioni ha ringraziato pubblicamente l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Riccardo Fontana.”Dopo il recente restauro della basilica di San Benedetto, in cui è tornata ad abitare ed operare una giovane e preziosa comunità di monaci benedettini – ha affermato il primo cittadino – un nuovo ed importante tassello di cultura e di arte è stato restituito ai fedeli e alla città. Non possiamo non esserne riconoscenti e non darne merito al nostro Arcivescovo che, ancora una volta, ha dimostrato di tenere molto alla nostra comunità”. Santa Maria Argentea, monumento leggermente più defilato rispetto a quelli che si affacciano sulla piazza principale ma non meno importante quanto ad arte ed architettura, riapre così le porte ai fedeli, più splendida che mai. “La chiesa, cattedrale dal 1821 e concattedrale dal 1988, anno della costituzione dell’arcidiocesi di Spoleto Norcia, è stata chiusa per restauro circa due anni fa – racconta il parroco don Antonio Diotallevi – allo scopo di rinnovare completamente la pavimentazione; ma a questo lavoro se ne sono aggiunti degli altri a catena che hanno cambiato e abbellito ancor più gli interni”. Tutte le modifiche e i cambiamenti apportati sono stati illustrati dal progettista e direttore dei lavori, l’ingegnere Fabio Iambrenghi. “L’intervento maggiore – ha detto – è stato quello della sostituzione della degradata pavimentazione degli anni ’60 e della successiva collocazione di marmi policromi. Altro lavoro impegnativo ha interessato il soffitto. Fino al ’58, prima del crollo, presentava decorazioni a stucco poi fu sostituito da un soffitto piano privo di decorazioni che appiattiva la prospettiva della chiesa. L’occasione del restauro del pavimento ci ha permesso così anche di creare un controsoffitto in cartongesso sul quale sono state riproposte delle architetture illusionistiche a trompe-l’oeil per conferire maggiore ampiezza e profondità alla navata”. Altri lavori che hanno richiesto tempo ma che ripagano pienamente l’impegno delle maestranze sono stati quelli della tinteggiatura delle navate, realizzata in due colori per evidenziare le costolature, la ripulitura di tutti gli arredi lignei, dai portali esterni alle bussole, dal coro all’antica sagrestia, il miglioramento dell’illuminazione di sala, grazie all’applicazione di fari al di sopra delle cornici e di sei lampadari di Murano tra gli archi della navata. Resta solo da riposizionare il restaurato organo Fedeli, del quale è stata rimontata solo la mostra di canne. Ad inaugurare la riapertura della Concattedrale è stata una cerimonia solenne presieduta dall’Arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Riccardo Fontana, alla presenza di illustri personalità, oltre che religiose, politiche, civili e militari, tra queste il presidente della Giunta regionale Maria Rita Lorenzetti, il Prefetto della provincia di Perugia Gianlorenzo Fiore e il comandante regionale dei carabinieri, generale Lotti.

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Prima mostra – mercato dello Zafferano di Cascia https://www.lavoce.it/prima-mostra-mercato-dello-zafferano-di-cascia/ Fri, 21 Dec 2001 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2143 Abbiamo più volte riferito sulla ripresa della coltura dello zafferano nel territorio di Cascia a seguito di una serie di studi fatti sulle sue caratteristiche e sull’ampia utilizzazione e commercializzazione che ne sono state fatte nel passato. A tanto impegno è corrisposto il riconoscimento ufficiale, avvenuto l’8 maggio scorso, dello ‘zafferano di Cascia’ come prodotto agroalimentare tradizionale dell’Umbria. A seguito di questo apprezzamento è nata la prima mostra mercato dello ‘zafferano di Cascia’, prevista per il 22-23 dicembre con lo scopo di farne conoscere le qualità culinarie e il ruolo avuto nei secoli passati. Il Cedrav, oltre aver avviato una approfondita ricerca, ha promosso azioni di sostegno a favore dei produttori di zafferano, seminari e convegni per approfondirne gli studi e promuoverne l’utilizzazione. Le autorità casciane intendono promuovere una manifestazione specializzata, durante la quale richiamare un pubblico qualificato di intenditori e nello stesso tempo trattare il prezzo di mercato. Sono in programma degustazioni a base di prodotti tipici, ‘conditi’ con questa preziosa spezia. Cascia intende riconoscersi non solo come terra di S. Rita, ma caratterizzarsi come luogo che continua e rinnova la tradizione della coltura e dell’uso dello zafferano.

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I tradizionali “faoni” illuminano le fredde notti della Valnerina https://www.lavoce.it/i-tradizionali-faoni-illuminano-le-fredde-notti-della-valnerina/ Fri, 14 Dec 2001 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2130 Fra le tradizioni popolari che meglio tengono al tempo in Valnerina c’è sicuramente la notte dei fuochi, il 9 dicembre. A Norcia, dove si fa una gara tra le guaite a chi costruisce il faone più voluminoso e ricco, a Cascia, a Roccaporena, a Monteleone e in altri centri si è ripetuto lo stesso rituale: il giorno 8 squadre di volontari si son date da fare per riportare legna, “frasche” e fasci di ginestre; si è poi costruito pazientemente e con arte intorno ad un palo centrale il faone e il 9 sera, a partire dalle 21, c’è stata l’accensione.Il fuoco rappresenta prima di tutto un fatto di aggregazione. L’inverno è lungo e freddo in Valnerina e il suono serale dell’Ave Maria segna spesso il momento del rinchiudersi in casa. Per “stanare” le persone dal caldo delle proprie case ci vuole un qualcosa di forte e coinvolgente e questo è rappresentato dal fuoco della venuta. Questo radicamento ha radici molto remote e si perde nella notte dei tempi. Certamente il fuoco ha rappresentato per l’umanità un’ “invenzione” fondamentale e gli uomini lungo i secoli hanno “onorato” il fuoco di una particolare venerazione. Successivamente la Chiesa ha ‘ribattezzato’ un culto pagano, rivestendolo di un abito nuovo, quello della tradizione cristiana. Ecco così i fuochi della venuta, che rincuorano gratuitamente il povero senza protezioni e senza casa e che si fanno luce per eccezionali “viandanti”, gli angeli, che stanno trasportando la sacra “casa” di Nazaret a Loreto. Questo legame con la Madonna risulta molto profondo e radicato nel popolo valnerinese. Accanto ai fuochi si accendono lumini sulle finestre, si lasciano bottiglie d’acqua all’esterno per ricevere la benedizione della Vergine, ma soprattutto si fa festa insieme. Il fuoco diventa l’occasione per degustare panini con salsicce, con prosciutto, bruschette e dolci di ogni specie, accompagnati dal vino novello. Unico inconveniente è l’eccessivo uso di spari, che molestano coloro che vogliono gustare in tutta tranquillità le bontà che la serata offre. A mezzanotte le campane di tutte le chiese si distendono in suoni armoniosi per annunciare il passaggio degli angeli con la preziosa “reliquia”. Anche quest’anno ho avuto il piacere di partecipare ad un fuoco di campagna. Tutte le famiglie dei casolari vicini si sono date appuntamento dai Carletti. Frotte di bambini, allegri e scoppiettanti, hanno fatto corona alla catasta di legna, avvolta immediatamente dalle fiamme e risplendente di migliaia e migliaia di scintille che si innalzavano verso il cielo. Per noi adulti è stato un momento bello per degustare dell’ottimo prosciutto stagionato, delle ottime salsicce cotte sulla brace e degli ottimi dolcetti preparati dalle solerti donne. Un’occasione davvero unica per stare in allegria, in pace e soprattutto per sviluppare un proficuo dialogo tra le persone. E di questi tempi non è davvero poco!

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Quei centri minori abbandonati con la costruzione della “Forca di Cerro” https://www.lavoce.it/quei-centri-minori-abbandonati-con-la-costruzione-della-forca-di-cerro/ Fri, 30 Nov 2001 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2099 Piedipaterno (parte inferiore), m 332, segna uno sviluppo crescente grazie alla sua favorevole posizione lungo il fondovalle. Vi sono gli uffici del Comune. Chiesa di S.Sebastiano, sul luogo dove sorgeva la chiesa di S.Costanzo. Cappella della Madonna delle Grazie, fuori del paese aldilà del Nera. Vallo di Nera ( Vallum, insediamento fortificato), un prezioso gioiello incastonato lungo la valle del Nera. L’impianto urbano è compatto e costituisce uno dei più limpidi esempi di castello edificato sulla sommità di un’altura (sec. XII). E’ in ottimo stato di conservazione. Di Vallo si ha con precisione la data della sua fondazione: il 23 settembre 1217 il podestà di Spoleto concedeva agli abitanti di edificare sul Poggio Flezano, occupato da una rocca, un nuovo castello, sotto la protezione e la dipendenza di Spoleto. Ancor oggi sono ben visibili la cinta muraria con alcune torri, il cassero, Portella con lo sportello della dogana e la porta principale d’accesso, dove un tempo c’era il ponte levatoio. Fuori le mura e nettamente distinto dal centro residenziale, il borgo cinquecentesco, dove erano le botteghe artigianali e le stalle per il ricovero degli animali. Vicino al fontanile pubblico troviamo S. Rocco, tipico oratorio fuori porta. La chiesa di S. Maria, già di S. Francesco, con annesso convento e chiostro, sorta su base benedettina verso la fine del XIII sec., ripete il tipico edificio sacro francescano ad una navata. Anticamente era racchiusa nella cinta muraria, di recente abbattuta per un minimo di accesso al paese, per il resto non fruibile da mezzi. Tutta la chiesa risulta affrescata. Nel presbiterio e nell’abside hanno lavorato i giotteschi Cola di Pietro da Camerino e Francesco di Antonio (1381), riproducendo storie della vita della Madonna e di S.Francesco e figure varie di Santi ( in particolare Sant’Antonio abate e S.Cristoforo ). Del XIV-XV sec.sono le “devozioni familiari” alla Madonna e ai santi, riprodotte sulle pareti laterali. Di particolare importanza storica il lungo affresco della Confraternita dei Bianchi, datata 1401, di Cola di Pietro: un’eccezionale “fotografia” di un incontro pellegrinare svoltosi a Vallo di Nera. Per l’occasione ci fu una solenne riconciliazione tra famiglie in lotta. Chiesa di S.Giovanni Battista, eretta tra il XIII e XIV sec.. La data 1575, incisa all’angolo della facciata, si riferisce al portale e al rosone. Facciata atipica con il campanile a vela inserito al culmine della stessa. L’abside è stato affrescato da Jacopo Siculo (1536) con la “morte” e l’incoronazione della Vergine, ispirate al celebre affresco del Duomo di Spoleto. Chiesa di S. Caterina (XIV-XV sec.). Il fabbricato monastico che ospitava le monache agostiniane fino al 1615 è quasi interamente distrutto. Da poco sono stati terminati i lavori di ristrutturazione della chiesa, che conserva affreschi del XV sec. e tele del XVII, e di alcuni locali. Edicola della Madonna delle Forche, nei pressi del paese, a pianta quadrata e volta a botte, con affreschi votivi del sec. XV. Parroco di tutto il comune è don Giulio Marra. Iniziative culturali. Sono da ricordare oltre al premio letterario Vallo di Nera, giunto alla sua quarta edizione, l’avviata “Terra dei racconti” ed una interssante raccolta etnografica con strumenti della civiltà contadina, in particolare quelli riguardanti il ciclo della lavorazione della canapa, assai fiorente nel periodo mediovale e rinascimentale. Piccola curiosità: i vallani vengono ancora oggi identificati in alcune storie, dette “vallanate”, racconti tra l’epico e l’ilare, ovvero aneddoti popolari.

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Una torre secondo le fonti si ergeva anche nel territorio di Mucciafora https://www.lavoce.it/una-torre-secondo-le-fonti-si-ergeva-anche-nel-territorio-di-mucciafora/ Fri, 23 Nov 2001 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2085 Tra le testimonianze storico-culturali che abbelliscono la Valnerina sono da considerare senza dubbio le torri di segnalazione. Se ne possono osservare molte seguendo la strada che da Terni risale, costeggiando per lungo tratto il fiume Nera, fino a raggiungere Cascia. Proprio nel territorio del comune di Cascia sono presenti alcuni esemplari di questi presìdi difensivi; alcuni possono essere ammirati quasi nella loro interezza, come quelli nelle frazioni di Collegiacone e di S. Giorgio; di altri è rimasto abbastanza per suscitare il rimpianto di quanto è andato perduto, come a Poggioprimocaso; la torre di Roccatervi è ridotta ad un cumulo di pietre; di quella di Ocosce è rimasto solo il toponimo. Si sa per certo che ne fu costruita una anche nella frazione di Mucciafora, nel comune di Poggiodomo (che fino a due secoli fa apparteneva al contado di Cascia): nel 1503 i “massari” e gli uomini del castello di Mucciafora convocarono alcuni mastri muratori, o lombardi, tutti di Caglio, nella provincia di Como, tranne uno, di Cascia, ai quali dettero l’incarico di fabbricare una rocca o torre attorno alla vecchia torre del castrum. Furono precisate e accettate, davanti al notaio, le condizioni riguardanti il tempo, le misure, le paghe. I mucciaforini si impegnarono a fornire la calcina, le pietre, la rena, l’acqua, i conci lavorati, le funi, le catene, il ferro e il necessario per le impalcature. I mastri potevano disporre anche delle pietre che si trovavano ad una certa distanza e che appartenevano a casaleni diruti. Secondo studi recenti nel 1515 il castello di Mucciafora fu distrutto per rappresaglia dagli spoletini, contro i quali alcuni suoi abitanti combatterono per prestare aiuto agli assediati della Rocca di Cascia, ribelli all’autorità del Papa. Trascorsi molti anni, nel 1592, non rassegnati a quella perdita, i mucciaforini si riunirono nella casa della chiesa di S. Giuliana, sede abituale per i pubblici consigli, dopo esserne stato dato avviso per mezzo di un pubblico baiulo (banditore), per discutere della necessità di rifare le mura e la rocca. Si pensò di incaricare due uomini o “sindici” che provvedessero a ciò anche vendendo alcuni beni della comunità e riscuotendo le somme dovute da ogni persona; si rese necessario anche eleggere un soprastante con compiti specifici. La decisione venne messa ai voti con le fave: i favorevoli furono diciotto, e quattro i contrari. L’ultimo atto fu il solenne giuramento dei sindici e dei massari sulle sacre scritture. Di questi grandi lavori non sopravvive nemmeno una traccia; ma i documenti sono ugualmente interessanti perché ci informano dei poteri e delle competenze che avevano le “università” (oggi denominate comunanze): il consiglio, al quale aveva diritto di partecipare un rappresentante di ogni “fuoco”, o nucleo familiare, poteva imporre ad ogni famiglia, e talvolta ad ogni persona, il versamento di un contributo per la realizzazione di un’opera che riguardava l’intera comunità, stabilire delle sanzioni per chi non rispondeva; avevano quindi una grande importanza. Inoltre l’atto notarile del 1503 ci rende noto che per il pagamento delle opere dei muratori, a costoro venne corrisposto lo stesso compenso che ebbero per portare a termine la Rocca di Cascia e quella di Civita: dunque, oltre al nome degli architetti della fortezza di Cascia, si conoscono anche quelli dei mastri muratori che eseguirono il progetto e lo portarono a termine circa venti anni prima.

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Anche un cardinale se ne procurò un “pezzetto” https://www.lavoce.it/anche-un-cardinale-se-ne-procuro-un-pezzetto/ Fri, 16 Nov 2001 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2068 Roccaporena è il piccolo villaggio che ha dato i natali a santa Rita. Vi si possono ancora ammirare alcune piccole fabbriche che risalgono ai suoi tempi, come la casa maritale, trasformata in chiesetta dal card. Fausto Poli, la chiesa di S. Montano, il lazzaretto, nonché l’orto del miracolo della rosa.

Dopo il suo ingresso nel monastero agostiniano di S. Maria Maddalena di Cascia, di tutto quanto le era appartenuto non esiste traccia. Solo una preziosa reliquia è rimasta a Roccaporena, ed è un suo mantello. Nel 1962, per meglio proteggerla è stata realizzata una nuova custodia d’argento, in occasione della Festa della rosa, e ne è stata fatta una ricognizione ufficiale dal vescovo di Norcia, mons. Alberto Scola: una garanzia ai devoti di trovarsi di fronte ad un oggetto miracolosamente conservato attraverso i secoli. Ma già trecento anni fa, proprio all’inizio del Settecento, fu eseguita una operazione del genere: il rev. Alessandro Franceschini, Protonotario apostolico e Vicario foraneo di Cascia, procedette alla autenticazione della “tunica o billicula” della Beata Rita che si trovava nella sua chiesa di Roccaporena: era necessario provarne la identità e per questo don Alessandro Franceschini ebbe l’incarico di giudice delegato dal vescovo di Spoleto, card. Carlo Giacinto Lascaris, dell’Ordine dei Predicatori.

Perciò il Vicario foraneo convocò alcuni testimoni. Per primo fu ascoltato il sacerdote Lazzaro Bonaccorsi per una deposizione giurata. Costui disse di essere di Roccaporena e che gli antenati lo avevano informato sullo Scoglio, dove la Beata faceva orazione, sulla casa ridotta in chiesa e sull’orto. Disse anche che il corpo si trovava a Cascia nel monastero di S. Maria Maddalena; ma nella chiesa di Roccaporena “vi è una tonicella o pelliccia che portava detta B. Rita sopra il suo corpo, di color gialliccio, la quale si è tenuta e si tiene in somma veneratione”.

Richiesto di come l’avesse saputo, rispose che “da tutti li vecchi ed antenati tanto donne che uomini è stato così detto e veduto et l’havevano udito dire dalli loro vecchi et antenati per traditione ab immemorabili”, ed era conservata dentro un tabernacolo come una reliquia. Il sacerdote attesta anche: “Ho sentito dire se ne sia progurata da personaggi qualche pezzo et parte di essa”.

Poi furono ascoltate le dichiarazioni di Pietro Paolo Bonaccorsi, Paolo di Benedetto, e Antonio di Pier Matteo, tutti di Roccaporena. Le testimonianze, sollecitate dalle stesse domande per ognuno, vengono registrate quasi con le stesse parole; e in riferimento alla venerazione tributata dai fedeli alla preziosa reliquia, tutte concordano anche nel dire della “miracolosa elevazione che pubblicamente fa dalla cassa dove riposa fino alla sommità e grata della medema”.

Un curioso particolare: il card. Lascaris termina la lettera con la quale autorizzava il riconoscimento dicendo: ” Mi farà gran piacere di mandarmi un pezzetto doppo che ne averà fatta la ricognitione”, confermando e continuando la lista dei “personaggi” che se ne vollero procurare un frammento. Si può ragionevolmente pensare che il desiderio del Cardinale sia stato soddisfatto e che il “pezzetto” sia stato sempre conservato con cura.

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La più antica campana è quella della chiesa di S. Francesco a Cascia https://www.lavoce.it/la-piu-antica-campana-e-quella-della-chiesa-di-s-francesco-a-cascia/ Fri, 09 Nov 2001 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2052 Il patrimonio artistico creato attraverso i secoli sia nella città sia nelle piccole ville e castelli sparsi per tutto il territorio del contado, quando se ne parla, riguarda una grande varietà di argomenti: le strutture architettoniche, le opere d/arte figurativa, i documenti scritti, le tradizioni, e altro ancora. Quasi mai ci si sofferma a considerare quanto siano preziose le campane, creazioni dell/ingegno e della maestria di bravi artigiani. Questi meravigliosi strumenti, che invitano i fedeli ad assistere ai sacri riti, e per questo denominati #$voce di Dio#$, non destano la stessa ammirazione suscitata da altre espressioni del genio umano. La loro assidua presenza, che, oltre al compito istituzionale, ha scandito per moltissimo tempo i ritmi delle giornate, ha indotto una certa abitudine. Eppure anche esse, oltre alla loro perfezione, hanno delle storie interessanti che evocano l/intensa applicazione dei mastri campanari, tutti dediti alla delicata impresa della fusione, le discussioni e le delibere delle #$università#$ (le antiche comunanze), che si accollavano l/onere di erigere la chiesa parrocchiale e il campanile e di issarvi i bronzi squillanti. Nel comune di Cascia il primato della longevità spetta ad una campana della chiesa di S. Francesco, che risale al sec. XIII, opera di Giovanni Pisano: solo di recente la #$Pisana#$, dopo quasi mezzo secolo di silenzio, è tornata a farsi sentire, destando gioia in molti casciani. Di altre si conoscono i nomi dei committenti, quelli dei mastri campanari e naturalmente l/anno del contratto, perché, come tanti altri atti importanti, anche questi venivano stipulati davanti ad un notaio. Chissà se tutte quelle di cui ci riferiscono i documenti hanno superato indenni i secoli e sono tuttora attive nel loro ufficio. Gli atti notarili ci fanno sapere che fu mastro Pietro da Urbino nel 1471 a #$recolare#$ una campana di mille libbre su commissione della università di Poggiodomo. Anche a Cascia, nel 1482, era attivo un mastro campanaro locale, Pietro Nucci, di cui però si conoscono poche opere. Per la chiesa di S. Francesco di Cascia, dopo che ne fu perfezionata la struttura agli inizi del Quattrocento, i frati dovettero impegnarsi per erigere il campanile; per aumentare il numero delle campane, verso la fine del secolo, ricorsero alla vendita di terreni, e alcuni devoti, fra i quali Pietro di Giacomo da Paterno e Gentilesca Cesi da Cascia, offrirono dei contributi sostanziosi. Nel 1575 ci fu un intervento per un difetto nei legamenti della campana grande del comune di Cascia, probabilmente quella che vi fu collocata quando il governatore Girolamo Alteri, da Roma, decise di erigere il campanile nel 1547. Dopo la demolizione (1547) della chiesa di S. Pancrazio, in posizione centrale rispetto a tutto l/abitato di Cascia, la sua campana venne collocata sul campanile di S. Maria della Pieve. Dai documenti notarili si sa quando altre campane furono colate: per la chiesa di S. Maria di Ocosce, nel 1623, e per la chiesa parrocchiale di Colforcella nel 1696; inoltre nel 1698 la campana della chiesa di S. Giuseppe di Roccatervi, ormai non più agibile, fu consegnata al superiore del convento di S. Maria di Costantinopoli di Cerreto. Nel 1733 per una campana per la chiesa parrocchiale di S. Sisto di Onelli fu dato incarico a Giovan Battista Donati della città dell/Aquila. Sarebbe interessante rintracciare qualche indizio o elementi definitivi che consentano di riscontrare le attestazioni dei notai.

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Brillante e appassionato predicatore viaggiò in tutto il centro Italia https://www.lavoce.it/brillante-e-appassionato-predicatore-viaggio-in-tutto-il-centro-italia/ Fri, 02 Nov 2001 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2037 Il beato Simone Fidati è uno dei più illustri personaggi di Cascia. Ammesso nell’ordine agostiniano, divenne sacerdote, pur senza conseguire titoli accademici per sua deliberata scelta. Esercitò le sue doti di brillante e appassionato predicatore percorrendo le città dell’Italia centrale. La sua fama è legata ai suoi scritti, di grande importanza nella storia della letteratura italiana, al miracolo eucaristico di cui fu protagonista, e alla santità di vita.Morì nel 1348, ma le sue spoglie dal 1361 sono state sempre a Cascia, in diversi posti. La sede che più a lungo le ha ospitate è stata la chiesa di S. Agostino, nella quale, dentro un armadio di legno, giacevano custodite in una cassetta. Nel mese di ottobre del 1679 i padri del convento di S. Agostino pensarono di destinargli una collocazione più dignitosa; perciò ne chiesero licenza alla Sacra congregazione dei Riti, la quale inviò un memoriale al vescovo di Spoleto, card. Cesare Facchinetti; egli dette l’incarico della traslazione al padre maestro Nicola Simonetti, agostiniano, che avrebbe dovuto eseguire l’operazione con l’assistenza del rev. Raffaele Cittadoni, arciprete della Collegiata di S. Maria, e del rev. Dionisio Panfili, vicario foraneo di Cascia, in segreto e a porte chiuse, secondo le disposizioni canoniche, con il rogito di due notai.Radunati, di sera, capitolarmente i frati del convento, il padre Simonetti, presa con la dovuta riverenza la cassetta dove era il corpo del beato Simone, chiusa a chiave, la aprì e vi trovò la testa e tutte le ossa integre.Le ossa e la polvere furono estratte e riposte in un’altra cassetta di legno appositamente predisposta e costruita a forma di cappelletta, ricoperta all’interno di velluto verde, indorata, con l’immagine del Beato sostenuta da due angioletti; deposto il corpo dentro la nuova cassetta e sigillata con il sigillo del convento di S. Agostino di Cascia, questa fu richiusa a chiave. Il corpo del beato Simone venne traslato e sistemato sotto l’altare maggiore della chiesa, dedicato a S. Giovanni Battista; lì accanto fu collocata un’altra piccola custodia di legno con alcuni frammenti della veste del Beato, trovati nella vecchia cassetta, insieme ad un calice d’argento indorato, con la sua patena, e ad un ‘occhiale’ adatto per la lettura delle lettere piccole, perché era tradizione che fossero appartenuti al Beato. La mattina seguente la popolazione fu ammessa a esprimere la propria venerazione per il beato Simone. Poi nel 1703 ci fu il disastroso terremoto; in seguito a questo, probabilmente, ai frati fu possibile rinvenire ed estrarre dalle macerie solo una parte dei resti mortali del Beato, quelli che attualmente sono esposti nella Basilica inferiore di S. Rita, nella Cappella del miracolo eucaristico.

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