Sinodo sulla Famiglia Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/category/sinodo-famiglia/ Settimanale di informazione regionale Fri, 20 Jul 2018 14:45:34 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Sinodo sulla Famiglia Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/category/sinodo-famiglia/ 32 32 Amoris Laetitia. La famiglia secondo Papa Francesco https://www.lavoce.it/amoris-laetitia-la-famiglia-secondo-papa-francesco/ Fri, 08 Apr 2016 16:47:15 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45926 Amorislaetitia1RIDTre verbi – “accompagnare, discernere e integrare” – e un imperativo: “Integrare tutti”, cioè “aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia immeritata, incondizionata e gratuita”. È Amoris laetitia, l’esortazione apostolica di Papa Francesco firmata il 19 marzo, ma pubblicata l’8 aprile e indirizzata “ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate, agli sposi cristiani e a tutti i fedeli laici sull’amore nella famiglia”. “Non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero”, esordisce Francesco nel documento – 260 pagine, 325 paragrafi articolati in nove capitoli – in cui definisce “un prezioso poliedro” il contributo offerto dai padri sinodali nei due anni di cammino del Sinodo sulla famiglia, il primo del suo pontificato.

E proprio le due “Relatio Synodi” del 2014 e del 2015, insieme alle 28 catechesi del mercoledì nel periodo intersinodale (menzionate 50 volte), sono i testi maggiormente citati da Francesco, insieme agli interventi dei suoi predecessori – san Giovanni Paolo VI, Paolo VI e Benedetto XVI – in testi basilari per la pastorale familiare come la Familiaris consortio e l’Humanae vitae.

Guardare alle famiglie così come sono

Parlare delle famiglie “così come sono”, la consegna del Papa improntata a un sano realismo cristiano e alla tradizione gesuitica dell’educazione alla responsabilità personale: di qui la necessità di “una salutare autocritica” sul modo in cui abbiamo parlato del matrimonio, facendone a volte “un ideale troppo astratto”. No, allora, alla distinzione tra famiglie “regolari” e “irregolari”: “Non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta ‘irregolare’ vivono in stato di peccato mortale”. Sì, invece, nell’Anno del Giubileo, allo “sguardo positivo” sulla famiglia, improntando a quella stessa misericordia che Gesù ha usato con la samaritana. “Se si tiene conto dell’innumerevole varietà di situazioni concrete – l’affermazione di sintesi del Papa sull’impostazione di fondo del documento – è comprensibile che non ci si dovesse aspettare dal Sinodo o da questa Esortazione una nuova normativa generale di tipo canonico applicabile a tutti i casi”.

La legge della gradualità

Per le situazioni difficili, complesse e “irregolari” delle famiglie la legge da seguire è quella della “gradualità”, già sancita da san Giovanni Paolo II 35 anni fa, nella Familiaris consortio. “I divorziati che vivono una nuova unione possono trovarsi in situazioni molto diverse”, scrive il Papa esortando i vescovi e i pastori a coniugare “discernimento personale” e “discernimento pastorale”. I divorziati risposati, in particolare, “devono essere più integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitando ogni occasione di scandalo”.

È la “logica dell’integrazione”: “Sono battezzati, sono fratelli e sorelle”, “non devono sentirsi scomunicati”, e la loro partecipazione “può esprimersi in diversi servizi ecclesiali”, attraverso la capacità di “discernere quali delle diverse forme di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale possano essere superate”. “Credendo che tutto sia bianco e nero, a volte chiudiamo la via della grazia e della crescita e scoraggiamo percorsi di santificazione che danno gloria a Dio”. Nella Amoris laetitia, non si nomina mai esplicitamente il tema dell’accesso alla comunione per i divorziati risposati ma – in una nota dell’ottavo capitolo -, a proposito dell’“aiuto della Chiesa”, si fa presente che “in certi casi, potrebbe essere anche l’aiuto dei sacramenti”. L’invito ai pastori è al “discernimento pratico” caso per caso: “Un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà”.

Impegno pastorale per prevenire

“Oggi, più importante di una pastorale dei fallimenti è lo sforzo pastorale per consolidare i matrimoni e così prevenire le rotture”. Ne è convinto il Papa, che nell’ultima sezione dell’ottavo capitolo del testo spiega in questi termini la “logica della misericordia pastorale”.

Tiene i “piedi per terra” il Papa, nel secondo capitolo, dedicato all’analisi della situazione delle famiglie. L’abuso sessuale sui bambini è “ancora più scandaloso nelle istituzioni cristiane”, tuona Francesco, che stigmatizza l’ideologia del “gender”, la pratica dell’“utero in affitto”, la violenza sulle donne e in fatto di migrazioni esorta a distinguere tra “mobilità umana” e “migrazioni forzate”. Nel sesto capitolo, ampio spazio alla preparazione remota e prossima al matrimonio. Tra le proposte, istituire nelle parrocchie “un servizio d’informazione, di consiglio e di mediazione, legato alla pastorale familiare”. Una trattazione a parte meriterebbero il quarto e il quinto capitolo, definiti “centrali” dallo stesso Francesco: un tributo all’“amore” umano in tutti i suoi aspetti, comprese la fecondità e la generatività.

“Il divorzio è un male, ed è molto preoccupante la crescita del numero dei divorzi”. A ribadirlo è il Papa, che nel capitolo sesto dell’Amoris laetitia, tra le “situazioni complesse”, cita i matrimoni tra cattolici e altri battezzati, i matrimoni misti e quelli con disparità di culto.

Educare

Imparare a educare i figli senza l’“ossessione del controllo”. È uno dei consigli del Papa ai genitori, contenuto nel capitolo settimo, dedicato a questo tema. “Sì all’educazione sessuale”, il titolo di un paragrafo, in cui il Papa propone un esame di coscienza: “Dovremmo domandarci se le nostre istituzioni educative hanno assunto questa sfida”.

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Amoris laetitia. Don Saulo Scarabattoli (parroco al Sinodo): “Tutte le porte sono aperte” https://www.lavoce.it/amoris-laetitia-don-saulo-scarabattoli-parroco-al-sinodo-tutte-le-porte-sono-aperte/ Fri, 08 Apr 2016 16:35:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45922 saulo-scarabattoliIl cinquantesimo di sacerdozio, celebrato qualche giorno fa a Roma, è stata per don Saulo Scarabattoli non soltanto l’occasione per rivedere i vecchi compagni di corso. Dopo la messa a Santa Marta, infatti, il parroco di Perugia che ha partecipato al Sinodo sulla famiglia è stato ricevuto da Francesco per un saluto: “Sono tornato a casa con una bellissima sensazione di speranza e di apertura. Ho ringraziato il Papa, perché noi parroci possiamo contare sulla sua benedizione e la sua esortazione a uscire. Se mi avesse detto: devi portare l’armatura di ferro della dottrina e farla indossare alle persone, sarei stato angosciato perché non avrei trovato nessuno a cui l’armatura sarebbe stata adeguata. Ma Francesco ci invita a curare le persone, allora posso andare con fiducia. Porto un vestito adatto a ciascuno, cucito su misura per coprire la nudità della desolazione, dell’amarezza, della solitudine. È un vestito di festa”.

 

Dall’Esortazione apostolica si apprende che la “logica dell’integrazione” è la “chiave” dell’accompagnamento pastorale delle situazioni dette “irregolari”.

“Discernimento e integrazione sono i termini forti per quel che riguarda l’accoglienza delle situazioni difficili. L’Esortazione è la fioritura dei semi gettati durante il Sinodo, anche tra qualche erbaccia. Tutte le porte sono aperte. Questo non significa che il Papa percorra ogni sentiero, ma che lascia a noi parroci la libertà di andare incontro alle persone in carne e ossa. Se ci fossero state porte chiuse, la dottrina sarebbe stata un’armatura di ferro conservata in un castello e noi parroci saremmo diventati i custodi del museo. Nell’accompagnamento dei giovani al matrimonio, Francesco suggerisce “un maggiore coinvolgimento dell’intera comunità privilegiando la testimonianza delle stesse famiglie”. Dobbiamo comunicare alle coppie di fidanzati la bellezza di quello che il Signore gli promette e che è possibile vivere il “per sempre”. I giovani non devono temere di impegnarsi: spesso si domandano “Cosa succederà?” e non “Cosa posso fare perché accada il bene?”. La preparazione è fondamentale, perché se butto nei campi il loglio non posso attendermi fiori sgargianti. Le famiglie e i genitori dei fidanzati sono la prima scuola esistenziale per convincersi che valga la pena. Nelle parrocchie dobbiamo accogliere le speranze, soprattutto quando l’esempio che i ragazzi hanno davanti non è sano”.

“La Chiesa non manca di valorizzare gli elementi costruttivi in quelle situazioni che non corrispondono ancora o non più al suo insegnamento sul matrimonio”. Perché molti giovani non hanno fiducia nel matrimonio e scelgono la convivenza?

“Non credo che la convivenza sia un dramma per quanti non sono arrivati alla maturità della scelta matrimoniale. Piuttosto che un matrimonio avventato, è meglio una onesta convivenza in cui iniziare a sperimentare valori umani positivi. Considero la convivenza come una fase iniziale per chi non si sente ancora pronto. E poi parliamo apertamente: se i messalizzanti bene che vada sono il 25 per cento degli italiani, anche i matrimoni cattolici dovrebbero essere di analoga percentuale. Io invito le persone a celebrare il matrimonio, ma le aiuto a scegliere partendo dalle loro condizioni di vita”.

“Adeguato discernimento personale e pastorale” è richiesto anche nei confronti dei divorziati che vivono una nuova unione.

“Da quando sono andato al Sinodo, ho incontrato soltanto due situazioni irregolari che sto seguendo. Li accompagno fino ai piedi dell’altare. Tendere le mani per prendere l’Eucarestia dipende dalla singola persona, non è il prete che può decidere se darla o meno. Io mi limito a chiedere di interrogare la coscienza davanti al Signore, perché nessuno è escluso. Come prete darò sempre l’Eucarestia. Se vedo mani aperte, penso che anche il cuore lo sia. E allora chi sono io per decidere chi non può prendere l’Eucarestia?”.

Lei è anche cappellano della sezione sezione femminile del Carcere di Perugia. Si può parlare di famiglia anche dietro le sbarre?

“La famiglia in carcere è inesistente. Non c’è la possibilità di avere contatti quotidiani, quando va bene si parla di una telefonata a settimana. È possibile conservare dei legami, ma è faticoso. Gran parte delle persone in carcere, poi, non sono sposate. Una buona parte delle donne ha compagni e non mariti, sono convivenze di fatto virtuali. Molte di loro non hanno esperienza di famiglia, né in quella di origine né in quella che hanno provato a costruire”.

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Accolti dal Padre misericordioso https://www.lavoce.it/accolti-dal-padre-misericordioso/ Sat, 21 Nov 2015 16:58:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=44466 Sinodo-cmykSi può “vivere” – pienamente – senza un Padre? Si può vivere senza sapere che il nostro Dio si fa chiamare Abbà, “papà”?

Ricordo, alcuni anni fa: arriva in carcere una donna che aveva ucciso la mamma. Disperata, in stato confusionale, possiamo immaginarlo. Gli agenti mi consigliavano di stare lontano dalla cella, poteva essere pericoloso. Invece mi avvicinai, le domandai se conosceva questo racconto del Vangelo. “No”, mi rispose.

Glielo raccontai, le parlai di un Padre che non rifiuta mai l’abbraccio ai figli… Mi sembrò che si rasserenasse un po’. La trasferirono subito dopo, e non la rividi più… Ho la speranza che quel piccolo racconto le abbia aperto uno spiraglio di cielo.

La Chiesa, al Sinodo, si è come fermata, ha provato a sostare e guardare ancora una volta al cuore di questo Padre, per imparare ancora una volta la misericordia.

E se questo Padre ha un abbraccio per un figlio che ha commesso un omicidio, lo rifiuterà a un figlio che si trova in una situazione matrimoniale “irregolare”?

Sappiamo bene la differenza tra un “atto” e una “situazione”; eppure anche per chi si trovasse in una situazione che non è più possibile cambiare, non ci sarà un sentiero per l’incontro con il Padre? E se non si potrà muovere il figlio, non si muoverà il Padre per andare, lui, a cercarlo?

Uno dei Padri sinodali, in un’intervista, aveva sostenuto che è vero che il Padre abbraccia il figlio e lo perdona, ma solo perché è tornato a casa – come a dire, il Padre aspetta, immobile.

Ma è così? Un Padre fermo che non va incontro al figlio? Il racconto del Vangelo dice il contrario: questo Padre, quando vede il figlio, “gli corse incontro”.

Ma supponiamo che questo figlio, che se n’è andato di casa, pur desiderando tornare, non possa più farlo: ha ripensato al suo gesto, si è pentito, ha deciso di tornare (“Mi alzerò e tornerò da mio padre”), ma ci sono delle circostanze che glielo impediscono (per rimanere nella parabola: la strada è interrotta, lui è malato…).

Che farà il Padre?

Quando ero al Sinodo, ho fatto questa domanda (tramite WA, un sistema di comunicazione di gruppo) a varie persone della parrocchia. Tutti mi hanno risposto che il Padre andrà, lui, alla ricerca del figlio rimasto intrappolato lontano.

Questo padre che, “vistolo, gli corse incontro”, se non lo vede, continuerà la sua corsa… E porterà con sé la veste e i sandali e l’anello (forse non il “vitello grasso”!), e sarà lui a muoversi per abbracciare il figlio che vorrebbe, ma non può più tornare.

Alcuni vescovi, soprattutto sudamericani, descrivevano la situazione di una donna, per esempio, sposata ma poi abbandonata dal marito che magari le ha lasciato anche vari figli (accade spesso, purtroppo). Se poi incontra e accetta di stare con un uomo che accoglie e sostiene lei e i figli, sarà rifiutata per sempre da Dio Padre? Se, per amore dei figli, pur desiderando un matrimonio “regolare”, accetta questa convivenza, potrà essere condannata ed esclusa per sempre dalla Chiesa?

Questa domanda, dolorosa, è risuonata nel Sinodo.

Nel documento conclusivo non c’è una riposta definitiva; ma il “cuore” della Chiesa si è fatto sensibile a questa situazione.

Il Papa nell’esortazione post-sinodale (già annunciata) ci indicherà i sentieri da percorrere.

Là dove il figlio, pur desideroso di tornare, non “potrà” farlo, sentirà – una volta o l’altra – bussare alla sua porta. E andando ad aprire, lo sorprenderà il sorriso e l’abbraccio del “papà” (Abbà).

 

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Un arcobaleno che va da Papa Giovanni a Papa Francesco https://www.lavoce.it/un-arcobaleno-che-va-da-papa-giovanni-a-papa-francesco/ Fri, 13 Nov 2015 13:43:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=44421 Don Saulo Scarabattoli
Don Saulo Scarabattoli

Sabato 17 ottobre, nel bel mezzo delle riunioni del Sinodo, abbiamo avuto un bellissimo momento di festa: nostalgia e speranza. Si celebravano i 50 anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II (una grazia stupenda dello Spirito santo alla Chiesa: nostalgia), e dalla costituzione del Sinodo dei vescovi (speranza). Erano previsti alcuni interventi di vescovi dei cinque Continenti, e alla fine un discorso del Papa. Penso che abbiate potuto leggere le varie riflessioni. Intensa e solare sopratutto quella del vescovo di Vienna, il card. Schoenborn: un invito a imparare dal cosiddetto “Concilio di Gerusalemme”, raccontato negli Atti degli apostoli al cap. 15. Alla fine ha preso la parola il Papa. Una Chiesa tutta “sinodale”, ha detto: cioè in atteggiamento di comunione profonda (camminare insieme) tra tutti i credenti, per riflettere e decidere nella piena fraternità. E il Papa? In questa comunità, che a volte poteva essere rappresentata come una piramide, normalmente il Papa era pensato sulla cima, in alto. E invece – lui ha detto – la piramide va pensata rovesciata, cioè con la “cima” in basso, e il Papa allora nel punto più profondo – come il “servo” di tutti (secondo l’antica formula servus servorum Dei, che spesso era rimasta solo un detto retorico, senza nessuna conseguenza pratica). A questo punto, ho come chiuso gli occhi, e mi è sembrato di vedere spuntare uno stupendo arcobaleno, che congiungeva i due eventi distanti 50 anni: il Concilio, iniziato nel 1962 e concluso nel 1965, e il Sinodo in questo ottobre 2015. E i due Papi, Giovanni XXIII e Francesco. I due eventi: il Concilio Vaticano II, che aveva finalmente fatto crollare tutti i muri di separazione che erano tra la Chiesa e il mondo (“Le gioie e le speranze… degli uomini sono anche le gioie e le speranze della Chiesa” suonava il primo “squillo” del documento sulla “Chiesa nel mondo contemporaneo”); e il Sinodo, che dopo tanto tempo invitava questo “treno” (ormai questa immagine è entrata nel nostro racconto) a fermarsi, e invitava a scendere e camminare per le strade degli uomini, ed entrare nelle loro case, nelle loro storie, per sostenere e soccorrere e curare… E i due pontefici: Papa Giovanni, “fratello chiamato a essere padre”. Il Papa che esortava a non ascoltare i “profeti di sventura”, ma a guardare con la stessa fiducia e lo stesso amore di Gesù al mondo e agli uomini. Il Papa che desiderava parlare una lingua che potessero intendere anche tutti gli uomini di buona volontà. Il Papa che voleva usare la medicina della misericordia piuttosto che il rigore della disciplina… E Papa Francesco, che ha salutato il mondo con quel “buona sera” che l’ha fatto sentire subito a casa di tutti. Il Papa che abita in una “casa del clero” in un mini-appartamento di 50 metri quadrati. Il Papa che al concerto in Vaticano ha desiderato che i primi posti fossero riservati ai poveri. Che ha fatto aprire i bagni (e una barbieria, il lunedì) per tutti i barboni di Roma. Il Papa che quando visita una città, va a pranzo nella mensa dei poveri (a Santa Maria degli angeli, o in questi giorni a Firenze). Il Papa che ha donato alla Chiesa un Giubileo della Misericordia. Un arcobaleno, allora. Con un “colore” particolare che unisce Giovanni e Francesco – di che colore è la misericordia? Che accoglie anche tutti gli altri colori (i Papi successivi: ognuno con una luce particolare). Che, al Sinodo, accoglie anche i colori di tutti i vescovi venuti dal mondo; e sappiamo che tutti i colori si raccolgono nel colore “bianco” – la veste del Papa, una “luce bianca”… Papa Giovanni è passato alla storia anche con il dolcissimo “discorso della luna” (chi non l’avesse mai sentito, provi ad ascoltarlo!); Papa Francesco passerà alla storia anche con il “discorso del sole”: splendeva il sole, a Roma, quando ha concluso il Sinodo con parole piene di luce. E questa luce è entrata anche nella cattedrale di Firenze, martedì, a illuminare il Convegno della Chiesa italiana. Grazie, Papa Francesco!

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Sulla nave… lassù c’è il Papa https://www.lavoce.it/sulla-nave-lassu-ce-il-papa/ Fri, 06 Nov 2015 07:30:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=44277 scarabattoli cmyk
Don Saulo Scarabattoli con Papa Francesco nell’Aula del Sinodo

Come “raccontare” il Sinodo? Dopo l’immagine del treno, l’immagine di oggi ci viene, anche se non proprio direttamente, dal Vangelo.

Ricordate quando Gesù, quella volta che la folla era così tanta sulla spiaggia del “mare di Galilea”, chiede di salire nella barca di Pietro, il pescatore di Betsaida?

E quando, un’altra volta, i discepoli stanno facendo la traversata del lago, scoppia una grande tempesta tale che quasi la loro piccola barca affondava. Gesù dormiva (che vorrà dire questo “sonno”, impossibile in mezzo a un uragano?).

La Chiesa, questa barca a volte nella tempesta, ma sicura della presenza del Signore, anche se a volte così silenziosa (“Signore, non ti importa che moriamo?”).

Il Sinodo: la Chiesa come questa nave (aggiorniamo le dimensioni!) che attraversa gli oceani. Il Papa, come nocchiero, ha chiamato 268 vescovi da tutto il mondo (più noi due parroci: 270 Padri sinodali), per essere aiutato a scrutare l’orizzonte.

Intanto, nella nave, “passeggeri” – famiglie – con tutte le situazioni della vita: gente “normale” che vive e lavora “sopra coperta”, e anche gente malata o in difficoltà, fino a persone costrette a vivere (o appena a sopravvivere) sotto, nella stiva della nave.

Si può far finta di niente? Si può continuare la navigazione senza pensare a loro? Per chi è fatta la nave, se non per condurre “al porto” proprio queste persone?

Ecco allora che il Papa ha chiesto ai vescovi del mondo di aiutarlo. Ognuno che è venuto ha portato la storia della sua gente. Ognuno che è venuto, sicuramente sta riflettendo profondamente. Ognuno ha le sue convinzioni e il suo angolo di visuale, e lo racconta con sincerità. Ecco perché, alcune volte, le proposte degli uni sono diverse da quelle degli altri.

Come decidere allora? Quale orientamento assumere? Quale direzione prendere?

Il Papa ascolta (nel profondo: vederlo, durante il Sinodo, attento a non perdere nessuna nostra parola, con l’auricolare per la traduzione simultanea…).

Alla fine, accetta addirittura la votazione che viene fuori (placet / non placet). Dei 94 articoli che costituiscono la Relazione finale, ben 91 sono stati approvati a grande maggioranza. Gli altri 3, invece, quelli più delicati (il titolo giornalistico è “la comunione ai divorziati risposati”, ma il tema è molto più profondo e complesso, lo intuite), sono stati accettati ma per pochissimi voti! Uno in particolare è stato accolto da 178 Padri (il quorum era 177), mentre 80 hanno detto di no.

E lo avranno detto sinceramente, penso!

Che fare? In questa nave, sul punto più alto di osservazione (pensiamo, nei velieri antichi, a quella specie di struttura per la vedetta, in altro sopra le vele), c’è il Papa. Il Papa che vede più lontano di tutti, oltre ogni orizzonte, che vede quello che non si può percepire dalla tolda della nave dove viaggiano i vescovi convocati a Roma.

“Tu conferma i tuoi fratelli” dice Gesù a Pietro. Lo sta dicendo a Papa Francesco. E allora guardiamo a lui e ci fidiamo di lui.

La nave continua la traversata. Il Sinodo si è concluso, i vescovi (e noi parroci) siamo tornati tra la nostra gente. Ma il nocchiero non abbandona il suo posto, in alto… illuminato dallo Spirito santo.

Grazie, Papa Francesco!

 

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A fianco della famiglia https://www.lavoce.it/a-fianco-della-famiglia/ Fri, 30 Oct 2015 16:47:37 +0000 https://www.lavoce.it/?p=44168 La celebrazione conclusiva del Sinodo. A sinistra l’icona della Santa Famiglia
La celebrazione conclusiva del Sinodo. A sinistra l’icona della Santa Famiglia

Dopo due anni di intenso lavoro, che ha coinvolto la Chiesa a tutti i livelli, il Sinodo sulla famiglia è terminato all’insegna della capacità di discernimento. Ne valutiamo gli esiti insieme a don Saulo Scarabattoli di Perugia, che era tra i Padri sinodali, e una coppia umbra impegnata nella pastorale familiare che ha seguito per noi i lavori.

Sullo stesso argomento:

Un Sinodo che segna un nuovo inizio

Un respiro nuovo

 

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Un Sinodo che segna un nuovo inizio https://www.lavoce.it/un-sinodo-che-segna-un-nuovo-inizio/ https://www.lavoce.it/un-sinodo-che-segna-un-nuovo-inizio/#comments Fri, 30 Oct 2015 15:38:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=44160 I sinodali raccolti in assemblea con papa Francesco
I sinodali raccolti in assemblea con papa Francesco

“Un testo di ampio respiro e segnato dalla makrothymía, ossia dalla capacità di guardare e sentire in grande”. Non usa giri di parole mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano e membro della Commissione per l’elaborazione della “Relazione finale”, per definire il documento conclusivo del Sinodo, approvato in tutti i suoi 94 paragrafi da una maggioranza qualificata. “Seguendo la suggestione dell’intervento di un vescovo letto in aula – aggiunge Semeraro -, paragonerei il Sinodo appena terminato alle nozze di Cana dove il vino, che è motivo di gioia, è sembrato, talvolta, mancare e ciò ha destato dell’ansia. Però, la docilità dei servi alla parola di Gesù, di riempire nonostante tutto le anfore con acqua, ha reso possibile il mutamento”.

Eccellenza, quali sono i passaggi principali della Relazione finale?

“Più che ‘passaggi’, indicherei alcuni atteggiamenti, che se pure tornano specialmente nella terza parte della Relatio, tuttavia la segnano profondamente per tutto il suo svolgersi. Sono quelli descritti con i termini di discernimento, accompagnamento e integrazione. Queste tre parole attraversano l’intero documento e si richiamano l’una l’altra”.

Il testo approvato è solo frutto di un buon compromesso oppure è indicatore di quel “camminare insieme” tanto auspicato dal Papa?

“In origine il termine ‘compromesso’ indicava un impegno condiviso. Sotto questo profilo la Relatio mi pare un testo nel quale almeno una maggioranza qualificata si è ritrovata”.

Sui numeri 84-85-86, che trattano del “discernimento e integrazione” dei divorziati risposati, il numero dei non placet, però, è cresciuto…

“A me pare che la ragione sia nel fatto che essi implicano un passaggio molto importante: dalla morale dei comandamenti alla morale delle virtù. In breve, nella prima il soggetto sembra essere valutato come un produttore di atti secondo la legge e la coscienza pare considerata prevalentemente come facoltà di notifica e di applicazione della legge. La morale delle virtù, per sua parte, intende fare propria la pedagogia evangelica che mira all’‘albero’ prima che ai frutti, nella convinzione che se l’albero (ossia la persona e la sua libertà) è buono, anche i frutti (le azioni) lo saranno (cf. Mt 7). Nella Relatio si legge pertanto: ‘Il Vangelo della famiglia nutre pure quei semi che ancora attendono di maturare, e deve curare quegli alberi che si sono inariditi e necessitano di non essere trascurati’ (n. 50)”.

Pare di capire che lo “sguardo” più che al dettaglio sia stato indirizzato verso l’ampiezza del tema della famiglia…

“Considererei il testo da tre prospettive. Per la prima userei la parola fragilità. La sua etimologia ci riporta a qualcosa che può rompersi o essere rovinato, ma pure a ciò che è prezioso e perciò merita di essere custodito e curato. Ora, nella prima parte la Relatio si accosta alla famiglia proprio in questa prospettiva: è ‘grembo di gioie e di prove’, attraversata dalla crisi ma pure oggetto di speranza e di speranze. Indico l’altra prospettiva con la parola sguardo. Anche questo è un termine ricorrente nella Relatio. Ancora nell’omelia della messa di chiusura Francesco ha detto: ‘Abbiamo condiviso con lo sguardo rivolto al Signore e ai fratelli, nella ricerca dei sentieri che il Vangelo indica al nostro tempo per annunciare il mistero di amore della famiglia. Proseguiamo il cammino che il Signore desidera. Chiediamo a Lui uno sguardo guarito e salvato, che sa diffondere luce, perché ricorda lo splendore che lo ha illuminato’. Uno sguardo sulla fragilità, infine, esige connaturalmente la scelta di parole fragili. Un proverbio africano recita che la ferita provocata da una parola non guarisce! Era, dunque, necessario, per quella realtà così preziosa e fragile che è la famiglia scegliere parole buone, parole di cura, che aiutano a cambiare la vita. Lo spot televisivo di un famoso registratore degli anni Ottanta faceva vedere l’immagine di una notissima cantante jazz che con la potenza della sua voce frantumava un bicchiere di cristallo. I padri sinodali, però, non erano stati convocati per produzioni di questo tipo. Invece di essere quei ‘cooperatori del disastro’, di cui parla il profeta (cf. Zac 1,15), hanno preferito, come dice Paolo, essere ‘cooperatori della gioia’ (cf 2Cor 1,24)”.

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Un respiro nuovo https://www.lavoce.it/un-respiro-nuovo/ Fri, 30 Oct 2015 15:27:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=44151 I vescovi durante i lavori dell’assemblea sinodale
I vescovi durante i lavori dell’assemblea sinodale

Con un respiro nuovo, le famiglie cristiane di tutto il mondo riprendono il proprio cammino e le proprie fatiche quotidiane, certe, oggi più che mai, che i loro Pastori si sono interrogati, si sono confrontati, si sono battuti con passione portandole nel cuore e cercando in ogni modo la via migliore per aiutarle a crescere nella santità, nonostante e soprattutto i pesi e i drammi con cui convivono. Il vescovo salesiano belga Van Looy ha efficacemente sintetizzato questo concetto: “Non vogliamo giudicare ma ascoltare. Vogliamo far nascere la Chiesa della tenerezza, che non divide il mondo in buoni e cattivi, ma accompagna”. Solo i cuori chiusi – ha commentato il Papa – sono rigidi e giudicano con superficialità, difendono le idee e le formule prima di capire le persone e di ricordare la gratuità dell’amore di Dio.

Le soluzioni trovate alla fine dei lavori sembrano trarre ispirazione dalla filosofia di san Tommaso d’Aquino, ossia un’applicazione dei princìpi con intelligenza e saggezza, calate all’interno delle singole situazioni, spesso molto complesse.

Camminare uniti

Il Sinodo si è concluso, ma, se significa “camminare insieme”, si tratta ora di muoversi tutti uniti, clero e popolo, in una sintonia di intenti e di finalità: la salvezza e la vera comunione. Riconoscere la valenza della sinodalità è lavorare alla realizzazione di un dialogo fraterno.

L’uomo è il mistero di Dio, è il Suo miracolo sempre in divenire. E l’uomo è a sua volta “capace di Dio”, come insegna la Tradizione: non c’è figlio che non sia chiamato alla santità, attraverso strade e prove diverse e, a volte, inimmaginabili.

Poco prima di concludere i lavori, celebrando la consueta messa in Santa Marta, Papa Francesco ha affermato che “i tempi fanno quello che devono: cambiano. I cristiani devono fare quello che vuole Cristo: valutare i tempi e cambiare con loro, restando saldi nella verità del Vangelo. Il tranquillo conformismo è, di fatto, immobilismo”. E ancora: “Il nostro lavoro è guardare cosa succede dentro di noi, discernere i nostri pensieri e sentimenti; poi guardare cosa accade fuori di noi e discernere i segni dei tempi”. Sembra di sentire Gesù: “Quando si fa sera, voi dite: bel tempo, perché il cielo rosseggia; e al mattino: oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpretare l’aspetto del cielo e non siete capaci di interpretare i segni dei tempi?” (Mt 16,2-3).

Valori perenni e novità

Un altro momento emozionante è stata la giornata della memoria liturgica di san Giovanni Paolo II – il Papa della famiglia – che ricorreva durante le ultime battute del Sinodo, il 22 ottobre. A lui, in preghiera, il Pontefice ha chiesto l’intercessione affinché si rinnovi l’innegabile valore del matrimonio indissolubile e della famiglia sana, una famiglia che professi e testimoni l’amore reciproco, la forza derivante dalla grazia divina e il senso di responsabilità.

Intanto quella famiglia che è la Chiesa stessa ha vissuto un cambiamento a dir poco epocale: ai Vescovi è stata affidata l’ultima parola in caso di giudizio sull’eventuale nullità dei matrimoni.

Questo non cambia, in realtà, lo status delle persone che vivono il naufragio della propria unione – benché possa sembrare il contrario – dal momento che la nullità non sopravviene ma è pregressa e riconducibile al momento del suggello del vincolo: come tale, deve solo essere indagata e riconosciuta. Ma questa ricerca spinge tutti ad auto-responsabilizzarsi nei confronti del valore della personale fedeltà al Vangelo e della sua reale conoscenza.

Inviti, non anatemi

La relazione finale – il documento tanto atteso – è stata anticipata nelle parole dei cardinali Erdo, Baldisseri e Turkson, i quali ne hanno spiegato la complessità: 1.355 gli emendamenti presi in esame, comprendenti i vari punti di vista provenienti dalla realtà di cinque Continenti. In essa, l’attenta analisi delle criticità antropologiche contemporanee non ha tono di anatema ma contiene l’invito a tutti, credenti, laici e politici a costruire il bene comune. Accogliere e integrare senza discriminare e senza dimenticare di discernere, tenendo occhi bene aperti e mente libera secondo la verità del Vangelo, è il volto nuovo della Chiesa che esce dall’impegno di queste giornate.

I temi caldi

La famiglia come “soggetto pastorale” e la sua spiritualità, nonché la rilevanza della formazione individuale per una sana vita affettiva, sono solo alcuni dei paragrafi più interessanti del documento, insieme ad argomenti quali i rapporti con culture e istituzioni, solitudine e precarietà, fragilità e immaturità, economia ed equità, i single, le persone con bisogni speciali, la vedovanza, la terza età, tecnica e procreazione, i bambini, la famiglia nella storia della salvezza e nel magistero ecclesiale, la missione della famiglia, e tanto altro ancora che sarà opportuno e illuminante leggere ed approfondire.

Infine, come già anticipato dal card. Maradiaga, è confermata l’istituzione di un nuovo Dicastero vaticano, che avrà competenza su laici, famiglia e vita; esso sostituirà gli attuali Pontifici consigli per i laici e per la famiglia, e sarà direttamente connesso alla Pontificia accademia per la vita.

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SINODO FAMIGLIA. Soluzioni a misura di persone https://www.lavoce.it/sinodo-famiglia-soluzioni-a-misura-di-persone/ Fri, 23 Oct 2015 13:50:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43974 Vescovi da tutto il mondo al Sinodo sulla famiglia
Vescovi da tutto il mondo al Sinodo sulla famiglia

A un matrimonio, a Cana, Gesù fece praticamente il suo primo miracolo. Il Sinodo compie 50 anni, quelle che chiameremmo “nozze d’oro”, proprio durante la sua convocazione per riflettere sulla vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo.

Tutte le famiglie del mondo, quelle di buona volontà che credono nella serietà del proprio impegno, e quelle cristiane in particolare, possono essere orgogliose di tanta attenzione affinché i loro bisogni spirituali e pratici siano ascoltati, condivisi, vagliati e avviati verso una possibile risoluzione.

Sabato 17 ottobre c’è stata appunto la commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi; nell’aula dedicata a Paolo VI, Papa Francesco nel suo discorso ha definito il Sinodo “una delle eredità più preziose dell’ultima assise conciliare” e ha ricordato come fosse nelle intenzioni di quel suo predecessore che esso dovesse riflettere l’immagine appunto del Concilio ecumenico, il suo spirito e i suoi metodi. “Il mondo in cui viviamo – ha proseguito ancora – e che siamo chiamati ad amare e servire anche nelle sue contraddizioni, esige dalla Chiesa il potenziamento delle sinergie in tutti gli ambiti della sua missione”. Sono queste parole la chiave di lettura di tutte le fatiche che i Padri sinodali stanno affrontando e di tutte le energie che si stanno mettendo in campo.

Discenti… ma attivi

Per quanto riguarda il complesso delle istanze delle famiglie d’oggi, il Papa ha aggiunto di non voler tenere separate la Ecclesia docens dalla Ecclesia discens poiché “anche il gregge possiede un proprio fiuto per discernere le nuove strade che il Signore dischiude alla Chiesa”. Il popolo fedele non è solamente recettivo delle azioni di altri che decidono per lui, ma anche soggetto attivo di evangelizzazione in virtù del battesimo ricevuto. La Chiesa “sinodale” che Papa Francesco si augura di far nascere lascia ai vari episcopati locali il compito di discernere le problematiche relative ai territori di competenza.

La canonizzazione, domenica 18 ottobre, di una coppia di sposi – Ludovico Martin e Maria Azelia Guerin, i genitori di santa Teresina del Bambin Gesù – ha ulteriormente suggellato il clima di festa dedicato in questo periodo alla famiglia.

Con il fiato sospeso

I lavori della settimana sono proseguiti a ritmo serrato, aprendo lunedì 19 ottobre il dibattito tanto atteso sulla terza parte dell’Instrumentum laboris. Il rumore mediatico è stato alto: inutile negare che l’omosessualità, le convivenze, la paternità responsabile e l’ammissione al sacramento dell’eucarestia dei divorziati risposati sono gli argomenti la cui discussione è più seguita, con appassionata partecipazione e fiato sospeso. Ci si interroga in fondo sulla sessualità e sul suo ruolo nella vita umana, questione aperta dall’enciclica Humanae vitae – mai recepita in toto e nella giusta visione – come ha ricordato mons. Hoser, vescovo di Varsavia.

Ha fatto il giro del mondo e ha commosso molto la storia del bimbo che ha spezzato la propria particola e l’ha condivisa con i suoi genitori divorziati. Intanto il vescovo di Parma, mons. Solmi, ha raccontato a sua volta di una madre di famiglia, conosciuta un tempo, che incontrava volentieri e offriva amicizia e sostegno ad altre donne divorziate e risposate, a cui diceva: “Il prete non ti può dare la Comunione, ma io voglio essere in comunione con te”.

Flessibilità

Ci sono molti modi di fare comunione con il Signore, e sicuramente il più alto è ricevere l’eucaristia, ma il suo Corpo è presente in tante altre forme, e si può realizzare e rendere visibile anche amando semplicemente i suoi figli più feriti e disorientati. Sull’argomento il Patriarca latino di Gerusalemme, Twal, ritiene che non si possa generalizzare in un campo tanto delicato; quindi la flessibilità della valutazione caso per caso, ventilata e auspicata da più parti, pur non sconfessando la dottrina, potrebbe essere una via percorribile. Anche mons. Coleridge di Brisbane ha sottolineato che ogni coppia ha una storia diversa, e la Chiesa non può rigidamente escludere le persone.

Interessante la riflessione del card. Souraphiel, arcieparca di Addis Abeba, il quale ha detto che “per la Chiesa universale avere una soluzione universale può essere difficile. Le dottrine rimangono le stesse per tutti, ma gli approcci pastorali possono essere diversi”.

Il Sinodo è “camminare insieme e non schierarsi contro”, ha sostenuto pure mons. Solmi; e termini quali misericordia e peccato hanno bisogno di essere spiegati con un linguaggio attuale e chiaro per tutti.

Paese che vai…

Un nuovo linguaggio e una nuova prospettiva di ascolto, un nuovo sguardo e un nuovo stile – non una nuova dottrina! – è ciò che auspicano insieme Coleridge, Twal e il vescovo Brambilla di Novara. Anche perché i temi scottanti non sono percepiti con lo stesso peso in tutte le parti del mondo: c’è dove la piaga è il divorzio e dove abbonda la poligamia, dove le convivenze prendono piede e dove non esiste matrimonio civile ma solo religioso, dove c’è denatalità e dove c’è sovrappopolazione con i problemi che ne conseguono, infine i matrimoni misti pongono prima di tutto problemi di tipo culturale e poi religioso.

Ed è in quest’ottica che il Papa stesso è giunto a parlare di decentralizzazione nelle Chiese particolari per un discernimento ad hoc. Attendiamo la relazione finale dei lavori.

 

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Profughi: cosa fa la Caritas umbra https://www.lavoce.it/profughi-cosa-fa-la-caritas-umbra/ Fri, 16 Oct 2015 16:11:50 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43954 PROFUGHI-macedoniaL’invito del Papa ad aprire “cuori e case” ai profughi non si è fatto attendere da decine di parrocchie, conventi, monasteri e famiglie umbre. Ciascuna delle otto diocesi della regione ha dato disponibilità ad accogliere.

A sintetizzare questo comune spirito di ospitalità è il vescovo delegato Ceu per il servizio alla carità, mons. Benedetto Tuzia, nel rivolgersi ai parroci della Diocesi di Orvieto-Todi. Il presule ricorda l’appello del Papa “volto a spronare la coscienza di tutti i cristiani d’Europa a cogliere nei segni delle tragedie umane in corso, un appello di Dio alla nostra carità operante”. Come è stato già sottolineato, l’accoglienza nelle strutture religiose avviene di concerto con le autorità civili. Di seguito una sintesi delle disponibilità ad ospitare i profughi in ciascuna Diocesi umbra, cinque delle quali già accolgono diverse persone.

Ad Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino dieci madri con uno o due bambini, cinque famiglie con genitori e tre figli e 25 persone singole possono trovare ospitalità, riferisce suor Elisa Carta, direttore della Caritas, in alcune famiglie a Gualdo e a Petrignano e in strutture e case religiose tra le quali “La Madonnina”, “La Cordata”, la Pro Civitate Christiana, il Sacro Convento, le Suore di San Francesco, il Centro di prima accoglienza Caritas e il Convento dei Frati Minori in Gualdo Tadino. A Città di Castello fino a due mesi fa la Caritas, ricorda il vice direttore Pierluigi Bruschi, ha ospitato 10 profughi somali giunti nel 2011 ed ora possono essere accolte 20 persone con il coinvolgimento di 4-5 parrocchie, così da non limitarsi alla “semplice accoglienza” ma, sensibilizzando le famiglie del territorio, sostenere l’integrazione di queste persone.

A Foligno, dal 2011, la Caritas non ha mai smesso di accogliere profughi. A tutt’oggi, sottolinea il diacono Mauro Masciotti, direttore della Caritas, sono ospitati 43 persone e, attraverso un nuovo organismo caritativo, l’“Arca del Mediterraneo”, che si occupa della mondialità, 7 famiglie sono disponibili ad accogliere minori non accompagnati. La Caritas folignate è attiva nell’accogliere 15 profughi ad Atene, a seguito dei “gemellaggi solidali” voluti da papa Benedetto XVI e realizzati dalla Caritas italiana, denominati “Neos Kosmos” (nuovo mondo). A Gubbio la Caritas, evidenzia Luca Uccellani, vice direttore, sta raccogliendo disponibilità all’accoglienza da parte di parrocchie e famiglie e collabora con il Cidis-Integrazione migranti Onlus di Perugia, che ospita 25 profughi nella sede eugubina. A Orvieto-Todi sono ospitati 110 profughi, di cui 70 dalla Caritas e più di 40 presso strutture dell’Unità pastorale di San Venanzo. Significativo nelle nostre comunità, dice il direttore della Caritas Marcello Rinaldi, è la sensibilità ad accogliere persone in gravi difficoltà.

A Perugia-Città della Pieve la Caritas ospita 23 giovani pakistani nella canonica di San Giovanni del Prugneto. Nell’attesa del disbrigo delle pratiche per il permesso di soggiorno, gli ospiti, racconta Stella Cerasa, responsabile dell’accoglienza migranti, frequentano un corso di lingua italiana organizzato anche da alcuni volontari del posto. L’accoglienza di migranti è quotidiana nelle strutture Caritas e non è limitata all’“emergenza”, per la quale sono già una ventina tra parrocchie, comunità religiose e famiglie disponibili ad ospitare. A Spoleto-Norcia la Caritas, in “forma indiretta”, spiega il direttore Giorgio Pallucco, accoglie 8 profughi in un immobile di sua proprietà ed ha già raccolto la disponibilità ad ospitare famiglie in parrocchie e in comunità religiose quali le Agostiniane di Cascia e le Benedettine di Norcia. Anche alcune scuole per l’infanzia sono disponibili ad accogliere gratuitamente i bambini e un imprenditore ha offerto un posto di lavoro ad un capofamiglia per contribuire a dare un “contenuto” al progetto di accoglienza. A Terni-Narni-Amelia sono 122 i migranti accolti in diocesi, in strutture Caritas – Associazione di volontariato San Martino, parrocchiali, Suore Maestre Pie Venerini e privati, di cui 119 uomini e una famiglia di 3 persone. Sono ospitati a Terni, Capitone di Narni, Amelia e Lugnano in Teverina. Inoltre, l’Associazione San Martino, riferisce il presidente Francesco Venturini, gestisce in collaborazione con l’Arci Terni anche 5 progetti “Sprar” rivolti a 190 persone soggiornanti a Terni e Narni, di cui 20 minori e 5 con disagio psichico.

 

Come funziona l’accoglienza

Dopo la prima accoglienza in struttura, dove si rifocillano e curano la propria igiene, gli immigrati inviati dal Ministero dell’Interno vengono accompagnati dai mediatori culturali Caritas in Questura per il foto segnalamento e la presa delle impronte e contestualmente viene contattato il responsabile del Servizio Isp dell’Azienda Usl per organizzare una prima visita medica. Fatto questo nei primi giorni dal loro arrivo si attivano tutti i servizi previsti dalla convenzione sottoscritta con  la Prefettura. La fase dell’accoglienza termina, di norma, con l’esito del procedimento avviato davanti alla commissione territoriale per il riconoscimento dello status di rifugiato: se l’esito è positivo con il riconoscimento di asilo e l’inserimento nei programmi “Sprar”, oppure con un riconoscimento di tipo umanitario; se l’esito è negativo gli immigrati possono presentare ricorso. Può anche accadere, e sono in molti a farlo, che l’immigrato ospite della struttura decida di proseguire il suo viaggio per raggiungere familiari o comunità presenti in altre città italiane o in altri Paesi europei.

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Un parroco al Sinodo https://www.lavoce.it/un-parroco-al-sinodo/ https://www.lavoce.it/un-parroco-al-sinodo/#comments Fri, 16 Oct 2015 16:05:12 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43951 IMG_6083
Mons. Saulo Scarabattoli con il cardinale Gualtiero Bassetti nell’Aula del Sinodo

È la prima volta! Ma Papa Francesco ci ha abituato alle “prime volte” – a cominciare dal nome, e dal “buona sera” di quella sera, che ha avvolto il mondo in un abbraccio di semplice fraternità.

Che cosa posso raccontare?

Vorrei farvi “vedere” una fotografia, e dopo una “radiografia”.

La fotografia: avete tutti presente l’aula del Sinodo (tutte le televisioni la riprendono, evidentemente!). Sono delle file di poltroncine, disposte ad anfiteatro, dall’alto verso il basso (un po’ come in un’aula universitaria). Entrano i “padri”… Sono 270, e vengono da tutte le parti del mondo; sono di vario colore, hanno anche vesti diverse (gli orientali, con copricapo per noi insoliti e pittoreschi…). Si salutano in varie lingue, forse non capiscono tutte le parole, ma si sorridono: e quel sorriso è una lingua che tutti conoscono, è la lingua più dolce del mondo… Si stringono le mani… Si mettono seduti, e da quel momento gli sguardi di tutti vanno verso un puntino (!) di “luce bianca”: è arrivato il Papa.

Semplice, come uno di noi… Nemmeno un applauso! Del resto, quando mai in una famiglia si applaude quando si vede il “padre”? Non è forse “di casa”? Poi si prega insieme, e si comincia a dialogare: chi vuole (e si è prenotato) può donare agli altri le sue riflessioni – sintetizzate in 3 minuti!

Uno dopo l’altro, facendo in qualche modo il giro del mondo (sul grande schermo appare il nome del vescovo che parla, e la carta geografica del suo Paese: da ogni lato della Terra!). Si finisce pregando ancora: Chi è il protagonista misterioso del Sinodo?

Ma oltre la fotografia, vorrei accompagnarvi un po’ dentro il cuore dei vescovi – per così dire, una specie di “radiografia” dello spirito: noi vediamo i volti, il colore della pelle, le varie fogge delle vesti… Ma dentro il cuore, che cosa possiamo intuire? Volti e volti di uomini, donne, bambini… Alcuni sorridenti, altri tristi, forse qualcuno arrabbiato! E dato che si parla della famiglia, ecco subito le case dove vivono: alcune ricche (troppo!), altre povere (troppo!); la più parte, grazie a Dio, normale, diciamo così.

E la riflessione, in certo qual modo, teorica sulla famiglia diventa subito racconto di storie concrete di famiglie. E nelle parole che dicono i Padri, è come se sentissi le voci della “loro” gente che vive e nasce e muore. E fra tanti messaggi, le parole che più sembra di sentire, sono quelle che gridano e chiedono al cielo la speranza. Un vocìo indistinto, confuso… noi non riusciamo più a distinguere i volti e le voci. Ma Dio ascolta e conosce le voci una per una. E i volti uno per uno. E Colui che chiama le stelle per nome, conosce anche i nomi di tutti i Suoi figli.

Un parroco al Sinodo: essere dentro questa folla del mondo. E raccogliere tutto nella preghiera. Volete aiutare anche voi? Grazie.

* Parroco di Santo Spirito, Perugia – cappellano del carcere femminile di Capanne – partecipante al Sinodo sulla famiglia

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SINODO. Un quadro della situazione nel momento in cui si è a metà percorso https://www.lavoce.it/sinodo-un-quadro-della-situazione-nel-momento-in-cui-si-e-a-meta-percorso/ Fri, 16 Oct 2015 15:58:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43948 Vaticano-6-ottobre-i-lavori-del-Sinodo-sulla-famiglia-1Il Sinodo sulla famiglia promette di essere ben più di ‘un’ raduno ecclesiale all’interno di ‘un’ pontificato. L’evento – secondo la Bbc – “potrebbe diventare uno dei momenti qualificanti dell’intero pontificato di Francesco”, per poi aggiungere con un pizzico di humour britannico: “La complessa situazione diplomatica che il Papa ha attraversato nel suo viaggio a Cuba e negli Stati Uniti appare relativamente semplice in confronto al percorso” del Sinodo.

Si spinge ancora più in là l’editoriale apparso su uno dei più autorevoli settimanali cattolici del mondo, il National Catholic Reporter: “Come il Concilio Vaticano II, mezzo secolo fa, fu un riconoscimento che a determinate certezze stava cominciando a venire meno il terreno sottostante, il Sinodo biennale dei vescovi sulla famiglia è il riconoscimento che, in tale istituzione fondamentale, sono cambiate talmente tante cose che è ora di parlarne”. A dimostrare l’importanza dell’assise vaticana, giunta a metà percorso (4-25 ottobre), è l’attenzione che le stanno dedicando i mass media, seppure ‘inesorabilmente’ con deformazioni e anche falsità, come è stato ribadito più volte durante i briefing dei Padri sinodali con i rappresentanti della stampa.

In Occidente l’attenzione è monopolizzata da questioni come l’omosessualità e i divorziati risposati, ma non andrebbe dimenticato che il Sinodo è un evento mondiale, che vede confrontarsi le Chiese di aree diversissime per cultura e problematiche, dalla poligamia ai rapporti interreligiosi alla povertà. Non stupisce quindi che l’Instrumentum laboris (il documento alla base della discussione in aula) possa suscitare perplessità a volte di segno opposto nel mondo ecclesiale: osa troppo poco, osa troppo?… Potrà sembrare strano a noi europei autoreferenziali, ma uno dei nodi fondamentali nelle decisioni sarà rappresentato dall’Africa, dove l’immagine di famiglia è con forza quella tradizionale.

“L’Africa non sta bloccando nulla e nessuno” si è sentito in dovere di puntualizzare un vescovo del Ghana, mons. Palmer-Buckle. Il Continente – ha proseguito – “vuole condividere i nostri valori, i valori della Chiesa universale, e proporre ciò che sentiamo sulla famiglia, e per il bene della Chiesa”. Del resto, in Africa la difesa della famiglia va di pari passo non tanto con la lotta contro i gay ma contro la povertà, contro la presenza di autentiche situazioni di schiavitù e il diffondersi di nuovi movimenti religiosi.  Dall’altra parte del mondo, in Asia, i cristiani non sono minacciati solo dall’avanzare del fondamentalismo islamico; anche in India gli estremisti hindu rendono difficile l’esistenza quotidiana.

Eppure al Sinodo si è sentita una voce in controtendenza, quella di Penelope Bajai – presente come uditrice – che ha raccontato: “Malgrado la nostra coppia fosse interreligiosa, mio marito hindu e io cattolica, siamo riusciti a vivere in grande armonia”. E i figli? Sono stati lasciati liberi di scegliere: li si faceva partecipare alla messa domenicale ma senza battezzarli, e alla fine hanno abbracciato entrambi la fede in Cristo, e anzi si è convertito anche il marito di Penelope.

Di donne si è parlato più volte al Sinodo, non solo in rapporto alla vita matrimoniale ma anche al loro ruolo nella Chiesa. È tornata l’ipotesi di ripristinare il diaconato femminile (che esisteva all’epoca di san Paolo), anche se – ha ammesso l’abate Jeremias Scroeder in sala stampa – l’idea “non ha avuto grande eco in aula”. In generale è ancora troppo presto per anticipare ‘che cosa verrà fuori’. Molti interventi – come ha riportato uno dei sinodali, padre Javier Alvarez-Ossorio – chiedono soluzioni di accompagnamento delle famiglie “in situazioni fortemente condizionate dalla cultura locale”, dei quali “si potrebbe cominciare a discutere a livello di [singola] Conferenza episcopale o addirittura di diocesi”.

Per il momento – come sottolinato dal direttore della Sala stampa vaticana, padre Lombardi – “una totale chiarezza su come avverrà la conclusione del processo sinodale non ce l’abbiamo ancora. Stiamo a vedere, strada facendo, se il Papa darà indicazioni più precise”. Già, perché come evidenzia ancora il National Catholic Reporter, il dato “più interessante e più imprevedibile è la persona di Papa Francesco”.

 

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SINODO. Tra i temi più trattati la questione dei divorziati risposati https://www.lavoce.it/sinodo-tra-i-temi-piu-trattati-la-questione-dei-divorziati-risposati/ Thu, 15 Oct 2015 14:45:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43939 famiglia-crisiSono stati 93 gli interventi all’ottava e alla nona Congregazione generale del Sinodo dei vescovi, nel pomeriggio del 14 ottobre e nella mattina del 15, dedicate al dibattito sulla terza e ultima parte dell’Instrumentum laboris, ha spiegato padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, aprendo il briefing di giovedì 15 ottobre. Come prevedibile, tra i temi più trattati la questione dell’accesso dei divorziati alla comunione, hanno riferito i quattro collaboratori del portavoce vaticano per i diversi gruppi linguistici.

Molti, ha raccontato p. Bernard Hagenkord, gli interventi in lingua tedesca sull’importanza della “difesa della dottrina cattolica su matrimonio e famiglia. La Chiesa, è stato detto da qualcuno, non ha né il potere né l’autorità di cambiare la Parola di Dio”; al tempo stesso, diversi padri hanno sottolineato: “Non siamo ufficiali incaricati di controllare la purezza dei cristiani”. Per molti la domanda è: “Cosa fa la Chiesa per chi vive in questa situazioni?”. Da alcuni padri è stata proposta una valutazione delle situazioni caso per caso.

La sottolineatura del legame tra dottrina e misericordia è stata molto presente negli interventi sinodali in lingua inglese, ha detto p. Thomas Rosica. Diversi padri auspicano un linguaggio in grado d’insegnare le verità della Chiesa, “comprensibile” e “mirato anche alle esigenze dei più giovani. Un insegnamento solido della dottrina, fortemente alimentato dalla Parola di Dio”.
Per molti padri servono inoltre “sistemi, anzi ‘medicine’ per curare le ferite di chi si trova in situazioni difficili” e occorre una solida formazione dei sacerdoti. Importante anche “il sorriso”. Al centro di diversi interventi le “questioni sociali che le famiglie affrontano: immigrazione, tratta delle donne, bambini profughi senza famiglia”, e l’impatto sulle famiglie del terrore seminato dall’Isis.

Per Romilda Ferrauto (lingua francese), il tema dei divorziati risposati, “tornato a valanga negli interventi”, mostra la diversità di approcci tra “chi sottolinea che il ruolo della Chiesa è restare fedele al Signore e chi pensa che è necessario accompagnare le persone nel loro fallimento senza per questo diluire la dottrina”. Molti, ha riferito, “sottolineano che l’obiettivo non è garantire l’accesso indiscriminato all’Eucaristia, ma proporre un approccio personalizzato”. Per alcuni “privare dell’Eucaristia è un fatto grave”, per altri “è peccato che si resti aggrappati troppo ai sacramenti come fossero gli unici strumenti della grazia”.
All’attenzione dei padri anche il problema dei matrimoni misti, soprattutto con i musulmani, e la necessità di “misure per proteggere la parte cattolica”, la questione delle donne costrette alla poligamia, l’accompagnamento delle coppie senza figli, le adozioni nelle coppie omosessuali, l’aborto. “Un vescovo africano ha puntato il dito contro le nuove colonizzazioni ideologiche”.

Concretezza nella pastorale sulla famiglia è la richiesta emersa da molti interventi in lingua spagnola, ha riferito p. Manuel Dorantes. Diversi padri hanno ringraziato il Papa per il Motu proprio sulle cause di riconoscimento dei casi di nullità matrimoniale. Per p. Dorantes “sono diversi i punti di vista e si sta cercando di trovare un equilibrio tra misericordia e obbedienza al magistero della Chiesa”.
In alcuni Paesi, è stato detto, “i divorziati risposati ricevono con difficoltà anche una benedizione”, alcuni padri hanno affermato che “la comunione spirituale non è sufficiente”. Il religioso ha citato l’intervento “commovente” di un vescovo che ha raccontato di aver celebrato una messa di prima comunione nella quale il figlio di una coppia di divorziati risposati ha dato ai genitori due pezzetti della propria ostia.

Ricordando che la Chiesa polacca ha sempre escluso la possibilità della comunione ai divorziati risposati, monsignor Stanisław Gadecki, presidente della Conferenza episcopale polacca, ha ribadito che non sono scomunicati e a volte chi è escluso dalla comunione ne ha un desiderio più forte di chi vi ha il diritto.
Monsignor Carlos Aguiar Retes, arcivescovo di Tlalnepantla (Messico), ha parlato del percorso penitenziale richiamato da alcuni padri, precisando che esso richiede il riconoscimento dei propri errori e il pentimento e ha chiarito che il Sinodo “non pretende di prendere decisioni”, che spettano al Papa, ma di offrirgli “riflessioni e punti di vista”. “Non c’è disaccordo – ha assicurato mons. Gadecki – sul fatto che alcuna autorità al mondo possa sciogliere un vincolo matrimoniale valido”.

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SINODO. La indissolubilità del matrimonio non è un peso https://www.lavoce.it/sinodo-la-indissolubilita-del-matrimonio-non-e-un-peso/ Wed, 14 Oct 2015 13:26:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43935 Vaticano-6-ottobre-il-più-piccolo-partecipante-al-SinodoL’indissolubilità del matrimonio cristiano “non è un peso”, e deve essere trattata “in modo più positivo”. È una delle richieste ricorrenti nelle sintesi dei 13 Circoli Minori, presentati mercoledì 14, nel corso dell’ottava Congregazione generale del Sinodo.

Il lavoro dei Circoli Minori, in questa seconda settimana, si è concentrato sulla seconda parte dell’Instrumentum laboris, dedicata alla vocazione e alla missione della famiglia. “Un approccio più unificato tra la teologia e la pastorale, tra la pienezza e la ferita, tra la verità e la misericordia”, è la richiesta emersa dal Circolo Minore di lingua francese moderato da monsignor Maurice Piat. Più “unità” è stata invocata anche dal Circolo francofono moderato dal cardinale Gerald Cyprien Lacroix, mentre il Circolo francese moderato dal cardinale Robert Sarah ha chiesto una riflessione supplementare su “come condurre le persone, e soprattutto i più giovani, a scoprire il senso e l’importanza del matrimonio cristiano”.

“Poiché l’istituto del Sinodo difficilmente potrebbe rispondere all’esigenza di ordinare in un documento esaustivo la complessa e diversificata dottrina sul matrimonio e sulla famiglia, emerge la necessità, da una parte di domandare un documento magisteriale che possa rispondere a questa esigenza, dall’altra l’impegno a verificare i risvolti pastorali attinenti alla tematica”. È la richiesta pervenuta dal Circolo di lingua italiana moderato dal cardinale Edoardo Menichelli. “La seconda parte è il cuore pulsante della vocazione e della missione della famiglia”, hanno fatto notare i padri nel Circolo Minore italiano moderato dal cardinale Angelo Bagnasco: il Sinodo, allora, “deve far circolare la linfa vitale del Vangelo dentro il corpo della Chiesa e della famiglia, per irradiarne l’energia e la vitalità anche nella vita civile e sociale”.

Sinodo “bloccato” a metà percorso? “Non credo che si possa parlare di blocco, ma di volontà di andare avanti su questioni complesse”. Così il cardinale Vincent Gerard Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, ha risposto alle domande dei giornalisti, durante il briefing del 14 ottobre in Sala stampa vaticana, al quale hanno partecipato anche il cardinale Ruben Salazar Gomez, arcivescovo di Bogotà e presidente del Celam, e il cardinale Philippe Ouedraogo, arcivescovo di Ouagadougou. “C’è divergenza di opinioni, come è normale nelle famiglie, ma non dobbiamo farci prendere dall’ermeneutica del conflitto”, ha proseguito Nichols.

“Per capire la natura stessa del Sinodo – ha spiegato Salazar – non si tratta di contrapporre teologie o ideologie: bisogna cercare di capire la ricchezza della misericordia di Dio, ognuno partendo dalla propria situazione”. “Non vedo questo blocco tra conservatori e progressisti”, ha detto Ouedraogo: “Come diceva Giovanni XXIII, possiamo comprendere meglio il Vangelo se scambiamo le nostre opinioni. ‘Chiese semper reformanda’, la Chiesa è sempre in aggiornamento”. “Siamo solo alla metà del Sinodo”, ha ricordato padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede.

A metà percorso, fioccano le domande di giornalisti su “come finirà il Sinodo”. “Spetterà al Papa decidere se si concluderà con un documento magisteriale o un’esortazione”, ha fatto notare Nichols: “L’impressione è che il Papa ci abbia chiesto di parlare in modo libero perché ha molto chiaro il suo ruolo. Solo una persona può portare a compimento questo processo: il Papa”. Al Sinodo c’è “molta creatività”, hanno assicurato i tre protagonisti del briefing tracciando una sorta di bilancio provvisorio.

“Bisogna tenere presente che la Chiesa è universale, ma è anche costituita da persone che hanno diverse culture”, ha detto Gomez: il documento finale dovrà avere “un linguaggio universale che dovrà essere capito in tutte le culture”, anche se si tratta di “una sfida difficile”. Ouedraogo ha citato un proverbio africano: “È insieme che riusciamo a sollevare il tetto per poterlo mettere sulla casa”. Quanto alla “colonizzazione ideologica”, per Nichols non è stato un tema emerso in maniera “così forte come nel Sinodo straordinario precedente”. Il cardinale Ouedraogo ha rivelato ai giornalisti di aver fatto lui stesso un intervento sulla “colonizzazione ideologica”: “I poveri sono molto deboli”, ha commentato a proposito della necessità in cui i loro governi si trovano “ad ottemperare a certe richieste dei Paesi occidentali, per poter accedere ai fondi destinati ai Paesi in via di sviluppo”.

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SINODO. La voce – e il contributo – delle donne sulla famiglia https://www.lavoce.it/sinodo-la-voce-e-il-contributo-delle-donne-sulla-famiglia/ Tue, 13 Oct 2015 16:58:11 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43860 Vaticano-5-ottobre--prima-Congregazione-generale-del-Sinodo-dei-vescovi“Un atto di disturbo” dal quale non bisogna farsi condizionare. Aprendo il 13 ottobre, il briefing quotidiano sul Sinodo, padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, è tornato sulla pubblicazione, su un sito Internet, della lettera di tredici cardinali padri sinodali a Papa Francesco, lo scorso 5 ottobre. Il portavoce vaticano ha ribadito che le difficoltà contenute nella lettera, che doveva rimanere riservata e che quattro cardinali hanno smentito di avere firmato, erano state evocate lunedì sera (5 ottobre) in Aula, e ad esse il segretario generale e il Papa “avevano risposto con chiarezza la mattina seguente”, martedì. “Chi ha compiuto questo atto di divulgazione – ha avvertito – ha compiuto un atto di disturbo, occorre perciò non farsene condizionare”. Per p. Lombardi, si possono fare osservazioni sulla metodologia del Sinodo, “ma una volta stabilita ci si impegna ad attuarla”.

Un briefing “al femminile”, quello di martedì 13 ottobre al quale sono intervenute due uditrici al Sinodo: Thérèse Nyirabukeye, consulente e formatrice per la Federazione africana dell’azione familiare – Faaf (Rwanda), e Moira McQueen, direttrice dell’Istituto canadese cattolico di bioetica (Canada). Accanto a loro padre Jeremias Schröder, arciabate presidente della Congregazione benedettina di Sant’Ottilia, uno dei dieci religiosi eletti.

Parlando del rapporto tra famiglia e vocazioni, Thérèse Nyirabukeye, ha osservato che “sostenere la vocazione e la missione della famiglia nel mondo genera vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata”. Sulla base sociale delle vocazioni, profondamente cambiata, si è invece soffermato p. Jeremias Schröder: “In molti monasteri tedeschi i giovani monaci arrivano da famiglie non cattoliche”. Per Moira McQueen, stiamo assistendo “a un rifiorire di vocazioni, è necessario promuoverle per il bene dell’intera società”. Famiglia come potente fattore di riconciliazione: è la testimonianza di Nyirabukeye che ha evocato il genocidio subito dal suo Paese vent’anni fa. “Stiamo in una fase di progressiva ricostruzione – ha detto – e in questa contiamo molto sulle famiglie, sulla loro testimonianza che è possibile l’amore e la riconciliazione, che è possibile un cammino di fraternità”.

Rispondendo ad una domanda sulla proposta di diaconato femminile (da parte dell’arcivescovo canadese Paul-André Durocher, ndr), p. Schröder ha riferito di essere rimasto “impressionato”. “Mi è sembrata audace e anche convincente – le sue parole -, potrei immaginare un cammino in questo senso ma il tema non ha avuto grande eco in Aula”. Il religioso ha quindi spiegato che su alcuni temi specifici “si è parlato dell’ipotesi di affrontare le questioni in base al contesto culturale” e d’immaginare “soluzioni pastorali originali in sintonia con i contesti”. In Germania, secondo Schröder, il tema dei divorziati risposati è più avvertito che in altri Paesi. Un invito alla saggezza e a considerare questi temi anche in prospettiva “locale”, ma guardando sempre alla Chiesa universale”, è stato rivolto da McQueen.

Parlando della propria esperienza trentennale d’insegnante di metodi naturali, Nyirabukeye ha raccontato che tra le donne nei villaggi il fatto di conoscere il funzionamento biologico del proprio corpo è “motivo di fierezza”. Alcune sue ex allieve intendono impegnarsi come “missionarie della vita”. Nyirabukeye si è inoltre detta felice di partecipare al Sinodo e poter offrire il proprio contributo nei Circoli minori, nei quali gli uditori possono prendere la parola.
“Vedendo le sintesi del giorno ci accorgiamo che veniamo ascoltate”, ha aggiunto McQueen. La bioeticista canadese ha espresso soddisfazione per il fatto che sempre più donne, “che hanno un ruolo fondamentale nella trasmissione della fede e dei valori, vengano inserite nel cammino sinodale, è una testimonianza che la Chiesa tiene conto del progresso della società” e la prova dell’esistenza di un “femminismo costruttivo”. Nei Circoli minori il clima “è sereno”, ha assicurato Schröder.

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SINODO. Si è parlato anche di comunione ai divorziati risposati https://www.lavoce.it/sinodo-si-e-parlato-anche-di-comunione-ai-divorziati-risposati/ Mon, 12 Oct 2015 14:21:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43824 Vaticano-6-ottobre-i-lavori-del-Sinodo-sulla-famiglia-1“Le differenze di religione non sono mai state un deterrente per noi”. Ad assicurarlo è stata Penelope Bajai, uditrice al Sinodo con suo marito Ishwarlai, intervenuta nel corso della Congregazione generale pomeridiana di sabato scorso con suo marito Ishwarlai. “Malgrado la nostra coppia sia interreligiosa, mio marito è indù e io sono cattolica – hanno detto oggi, 12 ottobre, nel briefing in Sala stampa vaticana – siamo riusciti ad avere una grande armonia nella nostra relazione, durante le diverse prove e sofferenze che abbiamo sperimentato”. Sposati da quasi 39 anni, Penelope e Ishwarlai hanno lasciato liberi i loro due figli di “scegliere la loro religione”, non battezzandoli e tuttavia portandolo con loro alla messa domenicale. Così è accaduto che, piano piano Ishwarlai, frequentando la messa e seguendo un corso di teologia organizzato e condotto da sua moglie Penelope, ha “assimilato” l’insegnamento di Gesù ed è arrivato “ad una profonda comprensione e amore delle Scritture”, come ha raccontato lui stesso ai padri sinodali.
Alla fine, nel giorno del loro 25° anniversario di nozze, Ishwarlai ha deciso di battezzarsi: una scelta questa, che ha condotto anche i due figli della coppia ad abbracciare la fede cattolica.

Protagonisti del briefing odierno anche due sposi provenienti dal Brasile, Ketty e Jussieu De Rezende, entrambi docenti nell’Università di Campinas ed impegnati nella pastorale familiare: “È importante la preparazione prima del matrimonio, ma ancora più importante è una preparazione continua, che tenga conto delle differenti fasi della vita di coppia”, hanno testimoniato proprio a partire dalla loro esperienza sul campo. Altra sfida per le coppie cristiane: “Educare i bambini alla fede”, magari con più corsi nelle parrocchie dedicati a questo tema.

Al Sinodo ci sono stati “alcuni nutriti interventi” sulla comunione ai divorziati risposati, ha riferito padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede. “Alcuni, pochi e precisi – ha specificato – erano su una posizione negativa riguardo alla comunione ai divorziati risposati”. La “rigidità” su questa posizione, ha precisato però il portavoce vaticano, è inserita “nel contesto dell’attenzione per tutte le persone che si trovano in situazioni difficili, per le quali bisogna trovare modi per far sentire l’integrazione e la vicinanza della Chiesa”.
Sabato ci sono stati – ha riferito p. Lombardi – 43 interventi tra la fine della mattinata e tutto il pomeriggio, già dedicati alla terza parte dell’Instrumentum laboris. Questa mattina, lunedì,  è cominciato il lavoro dei Circoli Minori sulla seconda parte dell’Instrumentum laboris, che proseguirà mercoledì mattina – con le sintesi degli interventi della seconda settimana – mentre il dibattito sulla terza parte continuerà giovedì. “Nutriti interventi” anche sulla “non assoluta fissità degli insegnamenti della Chiesa e della teologia a proposito della questione del matrimonio e dei saramenti riguardo al matrimonio”, a partire da una “certa coscienza storica dei cambiamenti che ci sono stati nel corso dei secoli, di carattere disciplinare o dottrinale”. “Qualche accenno”, infine, alla riforma del processo per il riconoscimento della nullità del matrimonio: ma per questo tema è solo l’inizio, “sarà interessante vedere come procederà”.

“Come coniugare verità e misericordia”, per i divorziati risposati, il tema di alcuni interventi di lingua tedesca, ha riferito padre Bernard Hagenkord, sintetizzando questa parte del dibattito con l’espressione “disciplina flessibile”. Qualcuno dei padri, a proposito dell’esercizio della misericordia, ha fatto notare che “la differenza tra peccato e peccatore, tra privato e pubblico non funziona più”, auspicando di cercare sul piano pastorale soluzioni che evitino “gli estremi del non fare niente o fare tutto”.

La preoccupazione dell’evitare il “tutto o niente”, facendo ricorso alla “creatività”, è stata al centro anche dei gruppi linguistici anglofoni, ha riferito padre Thomas Rosica, mentre nei Circoli Minori di lingua francese, ha detto Romilda Ferrauto, si è proposto per le “situazioni irregolari” di “chiedere ai vescovi diocesani un accompagnamento personalizzato, partendo dall’indissolubilità del matrimonio”. “Non è possibile separare la dottrina dalla pastorale”, l’orientamento dei padri di lingua spagnola, ha sintetizzato padre Manuel Dorantes.

 

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SINODO. Il matrimonio non è inferiore al sacerdozio o alla vita religiosa https://www.lavoce.it/sinodo-il-matrimonio-non-e-inferiore-al-sacerdozio-o-alla-vita-religiosa/ Mon, 12 Oct 2015 14:00:58 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43822 Vaticano-6-ottobre-il-più-piccolo-partecipante-al-SinodoMissionarietà della famiglia e suo contributo alla pastorale familiare, accoglienza delle famiglie ferite, indissolubilità del matrimonio, matrimoni misti, invito a non opporre misericordia e verità. Questi i principali temi affrontati nei 75 interventi che i Padri sinodali hanno pronunciato tra il pomeriggio del 9 ottobre, nel corso della quinta Congregazione generale della XIV Assemblea generale ordinaria del Sinodo sulla famiglia, e la mattina successiva, nel corso della sesta Congregazione generale.
Nel briefing del, 10 ottobre, che ha fatto il punto della situazione, padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, ha spiegato che questi interventi sono stati per la maggior parte di europei, una quindicina africani, una quindicina del Medio Oriente e poco meno dell’America latina.

Dagli interventi è emerso che la vocazione al matrimonio e alla vita familiare “va vista come risposta alla chiamata di Dio, non inferiore rispetto a quella al sacerdozio o alla vita religiosa”, e che l’indissolubilità del matrimonio deve essere presentata in modo positivo e non “come un giogo”. Al centro degli interventi anche la spiritualità familiare. “Molto sviluppato il tema della misericordia, che si manifesta nella vicinanza e tenerezza in rapporto anche alle situazioni difficili di coppie e famiglie, e il legame misericordia-verità, misericordia-giustizia, e misericordia-accoglienza: un vero invito a non opporre misericordia a verità”.

“Mi chiedo sempre in che modo può sopravvivere la famiglia. Mi rendo conto che riusciamo a sopravvivere non perché siamo solo un’entità sociale ma perché la famiglia è una forza spirituale che tiene giorno dopo giorno, che fa squadra”, ha detto il cardinale Baselios Cleemis Thottunkal, arcivescovo maggiore di Trivandrum dei siro-malankaresi e presidente della Conferenza episcopale dell’India, che ha definito il Sinodo “un modo di ascoltare, condividere e portare a casa qualcosa di positivo”. “Nella nostra Chiesa – ha concluso – la famiglia produce frutti che devono essere condivisi con la Chiesa universale. L’India si nutre della famiglia: da noi bambini e anziani non vengono considerati un peso, ma il seme e il frutto della famiglia”.

Per padre Javier Alvarez-Ossorio, superiore generale della Congregazione dei Sacri cuori, molti interventi chiedono soluzioni concrete di accompagnamento “in situazioni fortemente condizionate dalla cultura locale”. Per questo, “si potrebbe iniziare a discutere a livello di Conferenza episcopale o addirittura di diocesi”. “Sarebbe bene – ha aggiunto – che frutto del Sinodo non sia solo il documento finale, ma la messa in moto di una dinamica di Chiesa con la possibilità di assumere decisioni a livello locale”. Tra le proposte arrivate dai Padri sinodali c’è anche quella di prepararsi ai lavori dei prossimi sinodi universali con dei sinodi continentali, ma padre Lombardi ha precisato che questo punto “è venuto fuori da un singolo intervento e non è stato discusso come una proposta per i prossimi Sinodi”. Rispondendo ad una domanda sul metodo delle votazioni, ha spiegato che i Circoli minori approvano a maggioranza assoluta i modi per modificare o arricchire l’Instrumentum laboris; i modi, se approvati, vengono poi sottoposti al lavoro della Commissione. La maggioranza dei due terzi “si pone solo sui documenti finali, quindi sulla relazione finale”.

“Ci stiamo avvicinando alla fine della prima delle tre settimane” ma “una totale chiarezza su come avverrà la conclusione del processo sinodale non ce l’abbiamo ancora, stiamo a vedere strada facendo se il Papa darà indicazioni più precise”, ha detto ancora il portavoce vaticano a conclusione del briefing, rendendo noto che è già iniziato anche il confronto sulla terza parte dell’Instrumentum Laboris, “la più lunga e articolata, quella che affronta temi molto attesi”.

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Sinodo. “Riflettiamo su quello che in questi due anni ci è arrivato dal popolo” https://www.lavoce.it/riflettiamo-su-quello-che-in-questi-due-anni-ci-e-arrivato-dal-popolo/ Fri, 09 Oct 2015 12:48:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43806 Vaticano-5-ottobre--prima-Congregazione-generale-del-Sinodo-dei-vescoviL’Africa e il Medio Oriente, in particolare Siria e Iraq, sono stati oggi, 8 ottobre, i “protagonisti” del quarto briefing del Sinodo sulla famiglia che si tiene ogni giorno in Sala stampa vaticana. Dal pomeriggio del 6 ottobre e fino a questa sera i lavori si svolgono nei tredici Circoli minori suddivisi per gruppi linguistici.

“L’Africa non sta bloccando nulla e nessuno”, ha puntualizzato monsignor Gabriel Charles Palmer-Buckle, arcivescovo di Accra (Ghana), rispondendo ad una domanda sul “freno” che il continente metterebbe ai lavori. L’Africa, ha proseguito, “vuole condividere i nostri valori, i valori della Chiesa universale”, e “proporre quello che sentiamo sulla famiglia e per il bene della Chiesa”.

Si è parlato anche di migrazioni forzate verso l’Europa: quelle dei giovani africani dal Maghreb e quelle delle comunità in fuga da Iraq e Siria. Per le prime mons. Palmer ha sottolineato le “consultazioni e iniziative” delle Chiese dell’Africa, mentre Sua Beatitudine Ignace Youssif III Younan, patriarca di Antiochia dei siri, ha ricordato che centinaia di persone sono ostaggi dell’Isis e ha parlato di “famiglie strappate e separate”. È un vero appello quello del patriarca: “Il dramma che vivono i cristiani in Medio Oriente è indescrivibile; noi facciamo del nostro meglio per far sentire in Occidente la loro voce”, ma “siamo stati dimenticati se non traditi dai paesi occidentali, che sembrano seguire la politica dell’opportunismo economico”. Dal cardinale Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona Osimo e moderatore di uno dei Circoli minori di lingua italiana, l’esortazione a non limitarsi all’accoglienza ma a chiedersi le ragioni del fenomeno: “Non abbiamo la soluzione ma possiamo suggerire e orientare”.

Sullo svolgimento dei lavori, Menichelli ha parlato di “discussione molto aperta e fraterna” e di “visioni diverse”, ma ha escluso personalismi. Questo, ha precisato, è un “Sinodo di popolo: ciò su cui riflettiamo non lo abbiamo inventato, è quello che in questi due anni ci è arrivato dal popolo di Dio”. Ad una domanda se la relazione del relatore generale, cardinale Peter Erdö, sia “stata messa un po’ in soffitta”, ha risposto: “I contenuti sono il risultato di una lettura complessiva dell’Instrumentum laboris. Ne evidenzia i punti fondamentali”, ma il dibattito nei Circoli minori si fonda sull’Instrumentum laboris “che non contrasta con la relazione”. Per mons. Palmer, il card. Erdö ne ha fatto “un bellissimo riassunto” e il Sinodo non ha messo “in disparte la sua relazione”. Per il patriarca Younan, il Sinodo “privilegia soprattutto i Circoli minori nei quali possiamo discutere liberamente di tutti i temi” e non è vero che questi siano “soprattutto occidentali”: a dipingere questo quadro, dice, sono i media. Per il card. Menichelli, le sfide e i problemi della famiglia “sono evidenti in occidente ma lo sono anche in sud America e in Africa, pur con sfumature diverse”. “Se qualcosa preoccupa la Chiesa in Europa, questo deve preoccupare anche la Chiesa africana, e viceversa”, ha puntualizzato Palmer.

Ad una domanda sulle persone omosessuali, in particolare dopo l’affermazione del Papa “chi sono io per giudicare?”, mons. Palmer ha detto che “la Chiesa africana afferma la dignità e i diritti di ogni persona, e quindi anche delle persone gay”, ma ha definito inaccettabile la proposta di aiuti finanziari da parte del governo britannico in caso di approvazione del matrimonio gay. “Per noi cristiani – ha affermato Younan – c’è, e ci deve essere, differenza tra il matrimonio come sacramento e le altre unioni tra persone”. Il card. Menichelli ha detto che si è accennato anche al tema del diaconato femminile, ma i circoli “non sono il luogo delle decisioni”; occorre inoltre approfondirne le “prospettive sul lato teologico e sacramentale”.

E a proposito di “ermeneutica cospirativa”, il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha ribadito che non esistono complotti e che il processo sinodale si svolge “in piena lealtà e sincerità”. Domani mattina si terrà la quarta Congregazione generale. Il relatore di ciascun Circolo presenterà in aula una breve relazione sul lavoro svolto.

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Sinodo. Non è una rete che fa prigionieri ma che libera https://www.lavoce.it/non-e-una-rete-che-fa-prigionieri-ma-che-libera/ Fri, 09 Oct 2015 12:44:32 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43802 Vaticano-5-ottobre-Sinodo-sulla-famiglia-uscita-vescoviIl Sinodo sulla famiglia è cominciato da pochi giorni, e il Papa ha chiesto ai 30mila fedeli riuniti oggi in piazza San Pietro di accompagnarlo con la preghiera, annunciando che in questo periodo le catechesi del mercoledì saranno dedicate al “rapporto indissolubile” tra la Chiesa e la famiglia, “con l’orizzonte aperto al bene dell’intera comunità umana”. C’è bisogno di una “robusta iniezione di spirito familiare”, in una società “disidratata” che “abbandona alla solitudine e allo scarto sempre più persone”. La famiglia è una delle “reti” più importanti per la missione della Chiesa: la famiglia non è una “rete che fa prigionieri”, ma è una rete che libera “dalle cattive acque dell’abbandono e dell’indifferenza”. Ci vuole un “nuovo tipo di reti”: il Sinodo è chiamato ad abbandonare quelle vecchie per rimettersi a pescare, l’invito del Papa mentre il Sinodo, poco più in là della piazza, cominciava il suo lavoro nei 13 Circoli Minori suddivisi per gruppi linguistici.

Il lavoro dei Circoli Minori – ha ricordato padre Lombardi nel terzo briefing del Sinodo, a cui hanno partecipato monsignor Charles Joseph Chaput, arcivescovo di Philadelphia e relatore di uno dei Circoli anglofoni, monsignor Laurent Ulrich, vescovo di Lille e relatore di un Circolo francofono, e monsignor Salvador Pineiro Garcia-Calderon, presidente della Conferenza episcopale del Perù, che partecipa ad uno dei Circoli Minori ispanofoni – è cominciato ieri pomeriggio, quando i 270 padri sinodali hanno eletto i moderatori e i relatori dei 13 Circoli Minori, divisi per gruppi linguistici. Questa mattina i Circoli Minori hanno cominciato il dibattito, che proseguirà nel pomeriggio all’interno della terza sessione e si protrarrà domani con altre due sessioni, alla mattina e al pomeriggio.

L’importanza cruciale della questione del “linguaggio” con cui annunciare alle famiglie di oggi la “buona notizia” del Vangelo è stato uno dei temi maggiormente dibattuti nei 13 Circoli Minori. “Abbiamo il dovere di lavorare insieme su un soggetto comune, delicato e complesso”, ha detto mons. Ulrich: “Non dobbiamo metterci forzatamente d’accordo su tutto, ma parlare delle nostre differenze in situazioni differenti”. “L’ambiente fraterno del Sinodo ci aiuta”, ha testimoniato mons. Pineiro: di fronte ad “attacchi seri all’istituto familiare”, come divorzi civili e aborto, “noi dobbiamo portare il Vangelo di Gesù, accompagnati dal Papa”. Quanto alla necessità di trovare un nuovo linguaggio per esprimere la dottrina della Chiesa, mons. Chaput ha fatto notare che “è un processo”: l’Instrumentum laboris esprime “l’esperienza della Chiesa universale, e ci sprona a dare il nostro meglio al sogno della famiglia della Chiesa per il futuro”. No, dunque, alla tentazione della “ermeneutica cospirativa”, perché “quello che dicono i media è un’altra cosa, ma noi lavoriamo a un progetto comune”, ha puntualizzato mons. Ulrich; sì invece a quello che mons. Chaput ha definito “un servizio all’unità della fede”, che le diverse Conferenze episcopali devono svolgere coniugandolo con la concreta “attenzione alle persone”. “Dobbiamo annunciare il Vangelo della famiglia a tutti”, ha aggiunto mons. Pineiro. Si è parlato anche di Africa, nei Circoli Minori del Sinodo: al di là del lavoro in piccoli gruppi, “c’è una questione generale che è la presentazione della vita familiare in Africa”, trattata al numero nove dell’Instrumentum laboris. Tra le questioni da affrontare per questo continente, “la diminuzione dei matrimoni, le difficoltà incontrate nello sviluppo e l’impatto dei nuovi movimenti religiosi, che rischiano di perturbare l’annuncio della Buona Novella nella società africana”, oltre alla “preoccupazione per l’estrema povertà” e alla questione della schiavitù, “una pagina molto difficile della storia che in qualche modo dobbiamo riparare”.

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Sinodo. “La dottrina cattolica sul matrimonio non è stata toccata” https://www.lavoce.it/la-dottrina-cattolica-sul-matrimonio-non-e-stata-toccata/ Fri, 09 Oct 2015 12:39:47 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43797 Vaticano,-6-ottobre--i-lavori-del-Sinodo-sulla-famiglia“La dottrina cattolica sul matrimonio non è stata toccata, messa in questione nell’assemblea precedente del Sinodo”, nei confronti del quale il Sinodo attuale si pone in continuità. È uno dei “due punti” toccati da Papa Francesco nel suo “breve intervento” alla terza Congregazione generale di questa mattina (6 ottobre). Lo ha riferito ai giornalisti il direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, nel briefing odierno, aggiungendo che il Papa ha detto che “non dobbiamo lasciarci condizionare e ridurre il nostro orizzonte di lavoro al Sinodo come se l’unico problema fosse quello della comunione ai divorziati risposati o no”. L’invito di Papa Francesco, ha proseguito il portavoce vaticano, è quindi a “tener presente l’interezza delle questioni di cui l’Instrumentum laboris dà un’ampia prospettiva”. Dopo l’intervento del segretario generale del Sinodo, cardinale Lorenzo Baldisseri, che ha “rispiegato e messo a punto alcuni aspetti della metodologia del Sinodo”, soprattutto per i padri che partecipano all’assise per la prima volta, Papa Francesco ha fatto notare che “il Sinodo è da vivere in continuità con quello straordinario dell’anno scorso, e che i documenti da ritenere ufficiali sono i due discorsi del Papa, all’inizio e alla fine, e la Relatio Synodi, studiata dal Consiglio del Sinodo e alla quale sono stati aggiunti i contributi giunti tra le due assemblee: così si è ottenuto l’Instrumentum laboris, approvato come documento dei lavori del Sinodo che si celebra ora”. Il Papa ha inoltre detto che “ora si continua con l’apporto dei Circoli Minori, che contribuiscono a far procedere i lavori verso la Relazione finale”. E chissà che non dobbiamo aspettarci qualche altra sorpresa dal Papa, che “normalmente non partecipa ai Circoli Minori, ma è libero: oggi pomeriggio vedremo”, ha detto Lombardi a proposito del lavoro per gruppi linguistici che comincia questo pomeriggio.

Nelle due Congregazioni generali di ieri (5 ottobre) hanno preso la parola 72 padri: 10 dall’America Latina, 7 dall’America del Nord, 26 dall’Europa (Italia compresa), 12 dall’Africa, 8 dall’Asia e Oceania, 6 dal Medio Oriente. Tra i temi affrontati, “la rivoluzione culturale epocale che stiamo vivendo; la riflessione su quale sia il linguaggio appropriato, da parte della Chiesa, per descrivere le situazioni ed evitare l’impressione di un giudizio negativo nei confronti di situazioni e persone” e su “come la Chiesa può essere comunità accogliente che sostiene le famiglie in difficoltà”, le “problematiche connesse alle migrazioni”, soprattutto da parte dei padri e patriarchi orientali, la violenza nelle famiglie e nella società, in particolare sulle donne, il lavoro minorile, le situazioni di difficoltà legate a grande povertà o conflitti, il “matrimonio a tappe” e la poligamia in Africa.

Sulla questione dei divorziati risposati, come su tutto il resto, quello del Sinodo è un “panorama totalmente aperto”, ha detto monsignor Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali e della Commissione per l’informazione del Sinodo, intervenuto al briefing di oggi (6 ottobre) insieme a monsignor Paul André Durocher, già presidente della Conferenza episcopale del Canada. Il discorso sui divorziati risposati “è molto aperto” e l’atteggiamento della Chiesa è “profondamente pastorale”, ha precisato Celli. Il Papa, però, “ha detto in maniera molto esplicita” che questo è solo “uno dei punti” del Sinodo, la cui “visione rimane aperta pastoralmente”, ma “rimane ferma l’affermazione del Papa su quella che è la dottrina cattolica sul matrimonio”. “L’insegnamento della Chiesa è un dono per il mondo, non per pochi eletti”, ha fatto notare Durocher, riferendo che al Sinodo “c’è grande unanimità sulla constatazione della crescente distanza tra la visione culturale della vita di famiglia e ciò che la Chiesa propone”. Rispetto a questo, “sono possibili differenti reazioni: la prima è enfatizzare l’insegnamento della Chiesa, l’altra è enfatizzare il dialogo con il mondo”. In realtà, ha ricordato Durocher, la Chiesa ha da sempre tenuto insieme questi due aspetti. “Il Sinodo è tutto meno che un ghetto”, ha concluso Celli: “Non siamo ghetto, si respira una Chiesa che è guidata dallo Spirito”.

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