SCUOLA Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/category/scuola-2/ Settimanale di informazione regionale Fri, 26 Apr 2024 14:22:39 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg SCUOLA Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/category/scuola-2/ 32 32 Perugia. Incontro tra bambini e vicesindaco: un’esperienza di educazione civica https://www.lavoce.it/perugia-incontro-tra-bambini-e-vicesindaco-unesperienza-di-educazione-civica/ https://www.lavoce.it/perugia-incontro-tra-bambini-e-vicesindaco-unesperienza-di-educazione-civica/#respond Fri, 26 Apr 2024 14:22:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75864

Il 24 aprile scorso, la Sala dei Notari ha ospitato un incontro speciale, un momento di dialogo e apprendimento che ha coinvolto un gruppo di bambini provenienti dalle scuole dell'infanzia dell'Istituto comprensivo Perugia 1 e il vicesindaco Gianluca Tuteri. Questo incontro segna il culmine di un progetto di educazione civica incentrato sulla Costituzione e le leggi italiane. I bambini provenienti dalle scuole Sorelle Agazzi (Elce), Alfabetagamma (Ponte d'Oddi), Scoiattolo Rosso (Cenerente), e Mario Petri (Colle Umberto), sotto la guida della dirigente Francesca Volpi, hanno avuto l'opportunità di incontrare il vicesindaco per discutere temi di cittadinanza e partecipazione civica. Durante tutto l'anno scolastico, questi giovani cittadini hanno letto in classe il libro La Costituzione è come un albero di Lorenza Farina, un testo che ha introdotto in modo accessibile i principi fondamentali della Costituzione italiana. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="75865,75866,75867,75868,75869,75870,75871"] Una parte significativa del progetto è stata la realizzazione di un grande albero dipinto su un cartellone. Ogni classe ha contribuito realizzando una parte dell'albero: radici, foglie, fiori e frutti. Ad ogni parte dell'albero sono state associate varie leggi, spiegate dagli insegnanti o proposte direttamente dai bambini stessi. Questo approccio creativo ha permesso ai bambini di avvicinarsi alle leggi e alla Costituzione in modo tangibile e coinvolgente. L'incontro con il vicesindaco ha rappresentato un'opportunità unica per i bambini di confrontarsi direttamente con un rappresentante delle istituzioni locali, porre domande e condividere le proprie riflessioni. "Non bisogna rubare la merenda", "non si graffiano i compagni", "non si dicono bugie", queste e tante altre le leggi proposte dai bambini e riportate al vicensindaco Tuteri. In un periodo in cui la partecipazione civica e il rispetto delle regole sono più importanti che mai, iniziative come questa assumono un significato particolare, offrendo ai bambini gli strumenti necessari per diventare cittadini attivi e impegnati nel costruire un futuro migliore per tutti.   [video width="848" height="480" mp4="https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2024/04/whatsapp-video-2024-04-24-at-104859_9WZtqqmV.mp4"][/video]]]>

Il 24 aprile scorso, la Sala dei Notari ha ospitato un incontro speciale, un momento di dialogo e apprendimento che ha coinvolto un gruppo di bambini provenienti dalle scuole dell'infanzia dell'Istituto comprensivo Perugia 1 e il vicesindaco Gianluca Tuteri. Questo incontro segna il culmine di un progetto di educazione civica incentrato sulla Costituzione e le leggi italiane. I bambini provenienti dalle scuole Sorelle Agazzi (Elce), Alfabetagamma (Ponte d'Oddi), Scoiattolo Rosso (Cenerente), e Mario Petri (Colle Umberto), sotto la guida della dirigente Francesca Volpi, hanno avuto l'opportunità di incontrare il vicesindaco per discutere temi di cittadinanza e partecipazione civica. Durante tutto l'anno scolastico, questi giovani cittadini hanno letto in classe il libro La Costituzione è come un albero di Lorenza Farina, un testo che ha introdotto in modo accessibile i principi fondamentali della Costituzione italiana. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="75865,75866,75867,75868,75869,75870,75871"] Una parte significativa del progetto è stata la realizzazione di un grande albero dipinto su un cartellone. Ogni classe ha contribuito realizzando una parte dell'albero: radici, foglie, fiori e frutti. Ad ogni parte dell'albero sono state associate varie leggi, spiegate dagli insegnanti o proposte direttamente dai bambini stessi. Questo approccio creativo ha permesso ai bambini di avvicinarsi alle leggi e alla Costituzione in modo tangibile e coinvolgente. L'incontro con il vicesindaco ha rappresentato un'opportunità unica per i bambini di confrontarsi direttamente con un rappresentante delle istituzioni locali, porre domande e condividere le proprie riflessioni. "Non bisogna rubare la merenda", "non si graffiano i compagni", "non si dicono bugie", queste e tante altre le leggi proposte dai bambini e riportate al vicensindaco Tuteri. In un periodo in cui la partecipazione civica e il rispetto delle regole sono più importanti che mai, iniziative come questa assumono un significato particolare, offrendo ai bambini gli strumenti necessari per diventare cittadini attivi e impegnati nel costruire un futuro migliore per tutti.   [video width="848" height="480" mp4="https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2024/04/whatsapp-video-2024-04-24-at-104859_9WZtqqmV.mp4"][/video]]]>
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Insegnanti di religione. Arriva l’intesa per il nuovo concorso, atteso da vent’anni https://www.lavoce.it/insegnanti-religione-arriva-intesa-per-concorso-atteso-da-venti-anni/ https://www.lavoce.it/insegnanti-religione-arriva-intesa-per-concorso-atteso-da-venti-anni/#respond Thu, 18 Jan 2024 15:33:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74627 Un'insegnante in primo piano di profilo con un gesso bianco in mano mentre scrive delle frasi su una lavagna nera

A vent’anni di distanza, si terrà finalmente un nuovo concorso pubblico per gli insegnanti di Religione cattolica. Lo prevede l’intesa firmata nei giorni scorsi dal presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, e dal ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara. L’accordo riguarda il concorso ordinario per la copertura del 30 per cento dei posti vacanti; il restante 70 per cento dei posti disponibili sarà invece assegnato con una procedura straordinaria, riservata ai docenti con almeno 36 mesi di servizio. Complessivamente si tratta di circa 6.400 insegnanti in tutta Italia. Tra i requisiti per partecipare alla selezione – che si articolerà in una prova scritta e in una orale – è prevista la certificazione dell’idoneità diocesana all’insegnamento della Religione cattolica, “rilasciata dal responsabile dell’Ufficio diocesano competente, nei novanta giorni antecedenti alla data di presentazione della domanda di partecipazione”.

In attesa del bando.  Liucci: “da sette anni annunci e poi niente”

Per il momento manca ancora il bando effettivo. E non è solo un pro-forma, perché “sono ormai trascorsi sette anni dalla notizia che sarebbe uscito il bando, e ogni anno si è ripetuta la stessa promessa, che puntualmente non si è realizzata”, commenta con un po’ di amarezza il referente Irc per l’Umbria, prof. Massimo Liucci.

In Umbria 450 insegnanti di religione

Nella nostra Regione gli insegnanti di Religione cattolica ammontano a circa 450. Il card. Zuppi ha comunque espresso gratitudine al ministro per “aver colmato un vuoto, e per la collaborazione aperta e feconda che si è instaurata in vista di questo importante passaggio. Al di là dell’atto formale, richiesto dalla legge, il presente accordo riconosce e riafferma il valore degli insegnanti di Religione nelle nostre scuole: educatori preparati e appassionati che arricchiscono l’esperienza scolastica con un’occasione unica di dialogo, approfondimento culturale e confronto interdisciplinare. È giusto che sia data loro maggiore stabilità e sicurezza”. A sua volta Valditara ha promesso: “Tradurremo rapidamente questo accordo in fatti concreti”. Secondo alcune ipotesi, già a febbraio potrebbe essere pubblicato il bando del concorso ordinario, in cui sarà stabilita la data della prova. Per il ministro, una “soluzione equilibrata”, che tiene conto sia della qualità dell’insegnamento sia delle “legittime aspettative” di tanti insegnanti

Boom di iscritti all’Issra di Assisi, per il titolo che abilita all'insegnamento

Sono circa 150, tra studenti ordinari e ospiti, i nuovi gli iscritti all’Issra, l’Istituto superiore di scienze religiose di Assisi. Il che significa un numero addirittura triplicato rispetto a cinque anni fa. In Umbria la laurea quinquennale presso l’Issra dà l’unico titolo di studio valido per l’insegnamento della Religione cattolica nelle scuole. La specializzazione post-triennio comunque offre anche una formazione catechetico-ministeriale, con particolare attenzione all’ambito del matrimonio e alla dottrina sociale della Chiesa. Per informazioni sui corsi, iscrizioni, contatti si può consultare il sito ISSRA. Dario Rivarossa]]>
Un'insegnante in primo piano di profilo con un gesso bianco in mano mentre scrive delle frasi su una lavagna nera

A vent’anni di distanza, si terrà finalmente un nuovo concorso pubblico per gli insegnanti di Religione cattolica. Lo prevede l’intesa firmata nei giorni scorsi dal presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, e dal ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara. L’accordo riguarda il concorso ordinario per la copertura del 30 per cento dei posti vacanti; il restante 70 per cento dei posti disponibili sarà invece assegnato con una procedura straordinaria, riservata ai docenti con almeno 36 mesi di servizio. Complessivamente si tratta di circa 6.400 insegnanti in tutta Italia. Tra i requisiti per partecipare alla selezione – che si articolerà in una prova scritta e in una orale – è prevista la certificazione dell’idoneità diocesana all’insegnamento della Religione cattolica, “rilasciata dal responsabile dell’Ufficio diocesano competente, nei novanta giorni antecedenti alla data di presentazione della domanda di partecipazione”.

In attesa del bando.  Liucci: “da sette anni annunci e poi niente”

Per il momento manca ancora il bando effettivo. E non è solo un pro-forma, perché “sono ormai trascorsi sette anni dalla notizia che sarebbe uscito il bando, e ogni anno si è ripetuta la stessa promessa, che puntualmente non si è realizzata”, commenta con un po’ di amarezza il referente Irc per l’Umbria, prof. Massimo Liucci.

In Umbria 450 insegnanti di religione

Nella nostra Regione gli insegnanti di Religione cattolica ammontano a circa 450. Il card. Zuppi ha comunque espresso gratitudine al ministro per “aver colmato un vuoto, e per la collaborazione aperta e feconda che si è instaurata in vista di questo importante passaggio. Al di là dell’atto formale, richiesto dalla legge, il presente accordo riconosce e riafferma il valore degli insegnanti di Religione nelle nostre scuole: educatori preparati e appassionati che arricchiscono l’esperienza scolastica con un’occasione unica di dialogo, approfondimento culturale e confronto interdisciplinare. È giusto che sia data loro maggiore stabilità e sicurezza”. A sua volta Valditara ha promesso: “Tradurremo rapidamente questo accordo in fatti concreti”. Secondo alcune ipotesi, già a febbraio potrebbe essere pubblicato il bando del concorso ordinario, in cui sarà stabilita la data della prova. Per il ministro, una “soluzione equilibrata”, che tiene conto sia della qualità dell’insegnamento sia delle “legittime aspettative” di tanti insegnanti

Boom di iscritti all’Issra di Assisi, per il titolo che abilita all'insegnamento

Sono circa 150, tra studenti ordinari e ospiti, i nuovi gli iscritti all’Issra, l’Istituto superiore di scienze religiose di Assisi. Il che significa un numero addirittura triplicato rispetto a cinque anni fa. In Umbria la laurea quinquennale presso l’Issra dà l’unico titolo di studio valido per l’insegnamento della Religione cattolica nelle scuole. La specializzazione post-triennio comunque offre anche una formazione catechetico-ministeriale, con particolare attenzione all’ambito del matrimonio e alla dottrina sociale della Chiesa. Per informazioni sui corsi, iscrizioni, contatti si può consultare il sito ISSRA. Dario Rivarossa]]>
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Scuola: relazione educativa e gioco all’aperto in un convegno a Gubbio https://www.lavoce.it/scuola-relazione-educativa-gioco-aperto/ https://www.lavoce.it/scuola-relazione-educativa-gioco-aperto/#respond Wed, 11 Oct 2023 14:05:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73598

La relazione tra insegnante e bambino e il ruolo delle attività all’aperto nella formazione dei servizi educativi e scolastici. Saranno questi i temi al centro del convegno nazionale organizzato dalla cooperativa romana Kairos, che si svolgerà nei giorni dal 12 al 14 ottobre presso la Sala Trecentesca del Municipio di Gubbio. Questo evento, sul tema “A che gioco giochiamo? Relazione educativa e outdoor education: traiettorie psico-pedagogiche”, vedrà gli interventi di eminenti docenti universitari e la partecipazione dei coordinatori pedagogici e del personale educativo dei diversi asili nido, comunali e privati, gestiti dalla Kairos in Umbria. Presente nella regione dal 2017, al momento la cooperativa romana gestisce quattro asili nido, una sezione primavera e un centro bambini comunali a Gubbio (per un totale di 122 bambini iscritti), un nido a Gualdo Tadino (42 iscritti), un nido ad Assisi (30 iscritti) e anche un nido in concessione a Collazzone (25 iscritti).

Relazione educativa e gioco all’aperto

“Questo importante convegno nazionale, organizzato per l’avvio del nuovo anno educativo e scolastico, intende approfondire le tematiche della relazione educativa e del valore del gioco all’aperto nello sviluppo del bambino, come anche la scoperta della dimensione ‘glocale’ in una dinamica di confronto tra educatori e coordinatori, che va dalla Valtellina a San Severo, da Belluno ad Assisi”, ha anticipato Alessandro Capponi, presidente della cooperativa Kairos. “Quest’anno, infatti, la nostra cooperativa sarà impegnata, in Umbria come anche in tutti i 58 servizi educativi che gestiamo in Italia, sia nello studio e nella promozione delle dinamiche di relazione tra insegnante e bambino, sia nella messa a punto di una pratica consapevole e intenzionale di utilizzo della cosiddetta ‘outdoor education’, cioè l’approccio pedagogico che considerano l’ambiente e la natura come ‘terzo educatore’ nella relazione tra docente e allievo”.

Il programma del convegno di Gubbio

Il convegno sarà aperto domani 12 ottobre dai saluti delle autorità, in particolare del coordinatore della Commissione Cultura e Istruzione del Parlamento Europeo, on. Massimiliano Smeriglio, e dei sindaci di Gubbio, Filippo Mario Stirati, di Collazzone, Anna Iachettini, e di Gualdo Tadino, Massimiliano Presciutti. Previsti anche gli interventi introduttivi del presidente di Kairos, Alessandro Capponi, e del direttore scientifico di Kappa Formazione, Claudia Sabatano. Il programma proseguirà con la prima sessione formativa su “La relazione educativa”, con le relazioni del prof. Zbigniew Formella e del prof. Alessandro Ricci, entrambi della Università Pontificia Salesiana. Nella giornata successiva di venerdì 13, è prevista invece la seconda sessione con la Lectio Magistralis su “Outdoor education: ambiente di apprendimento in gioco” tenuta dal prof. Roberto Farnè dell’Università di Bologna. Entrambe le sessioni saranno seguite da incontri di approfondimento sulle “best practice” per la fascia di età da zero a tre anni, a cura delle coordinatrici pedagogiche e del personale educativo dei servizi per l’infanzia della cooperativa Kairos in Umbria e in altre regioni italiane. Il convegno si concluderà sabato 14 ottobre con un incontro di sintesi per i partecipanti.

Partner e collaborazioni

Questo convegno è organizzato dalla cooperativa Kairos in collaborazione con Kappa Formazione e Kappa Production. Ha ricevuto i patrocini dai Comuni di Gubbio, Gualdo Tadino, Assisi e Collazzone. Media partner sono La Voce, Umbria Radio e Trg. Prevista anche la concessione di crediti formativi sulla piattaforma Sofia del ministero dell’Istruzione e del Merito. Ulteriori informazioni su www.kairoscuola.it. [caption id="attachment_73599" align="alignnone" width="800"] La locandina del convegno di Gubbio[/caption]]]>

La relazione tra insegnante e bambino e il ruolo delle attività all’aperto nella formazione dei servizi educativi e scolastici. Saranno questi i temi al centro del convegno nazionale organizzato dalla cooperativa romana Kairos, che si svolgerà nei giorni dal 12 al 14 ottobre presso la Sala Trecentesca del Municipio di Gubbio. Questo evento, sul tema “A che gioco giochiamo? Relazione educativa e outdoor education: traiettorie psico-pedagogiche”, vedrà gli interventi di eminenti docenti universitari e la partecipazione dei coordinatori pedagogici e del personale educativo dei diversi asili nido, comunali e privati, gestiti dalla Kairos in Umbria. Presente nella regione dal 2017, al momento la cooperativa romana gestisce quattro asili nido, una sezione primavera e un centro bambini comunali a Gubbio (per un totale di 122 bambini iscritti), un nido a Gualdo Tadino (42 iscritti), un nido ad Assisi (30 iscritti) e anche un nido in concessione a Collazzone (25 iscritti).

Relazione educativa e gioco all’aperto

“Questo importante convegno nazionale, organizzato per l’avvio del nuovo anno educativo e scolastico, intende approfondire le tematiche della relazione educativa e del valore del gioco all’aperto nello sviluppo del bambino, come anche la scoperta della dimensione ‘glocale’ in una dinamica di confronto tra educatori e coordinatori, che va dalla Valtellina a San Severo, da Belluno ad Assisi”, ha anticipato Alessandro Capponi, presidente della cooperativa Kairos. “Quest’anno, infatti, la nostra cooperativa sarà impegnata, in Umbria come anche in tutti i 58 servizi educativi che gestiamo in Italia, sia nello studio e nella promozione delle dinamiche di relazione tra insegnante e bambino, sia nella messa a punto di una pratica consapevole e intenzionale di utilizzo della cosiddetta ‘outdoor education’, cioè l’approccio pedagogico che considerano l’ambiente e la natura come ‘terzo educatore’ nella relazione tra docente e allievo”.

Il programma del convegno di Gubbio

Il convegno sarà aperto domani 12 ottobre dai saluti delle autorità, in particolare del coordinatore della Commissione Cultura e Istruzione del Parlamento Europeo, on. Massimiliano Smeriglio, e dei sindaci di Gubbio, Filippo Mario Stirati, di Collazzone, Anna Iachettini, e di Gualdo Tadino, Massimiliano Presciutti. Previsti anche gli interventi introduttivi del presidente di Kairos, Alessandro Capponi, e del direttore scientifico di Kappa Formazione, Claudia Sabatano. Il programma proseguirà con la prima sessione formativa su “La relazione educativa”, con le relazioni del prof. Zbigniew Formella e del prof. Alessandro Ricci, entrambi della Università Pontificia Salesiana. Nella giornata successiva di venerdì 13, è prevista invece la seconda sessione con la Lectio Magistralis su “Outdoor education: ambiente di apprendimento in gioco” tenuta dal prof. Roberto Farnè dell’Università di Bologna. Entrambe le sessioni saranno seguite da incontri di approfondimento sulle “best practice” per la fascia di età da zero a tre anni, a cura delle coordinatrici pedagogiche e del personale educativo dei servizi per l’infanzia della cooperativa Kairos in Umbria e in altre regioni italiane. Il convegno si concluderà sabato 14 ottobre con un incontro di sintesi per i partecipanti.

Partner e collaborazioni

Questo convegno è organizzato dalla cooperativa Kairos in collaborazione con Kappa Formazione e Kappa Production. Ha ricevuto i patrocini dai Comuni di Gubbio, Gualdo Tadino, Assisi e Collazzone. Media partner sono La Voce, Umbria Radio e Trg. Prevista anche la concessione di crediti formativi sulla piattaforma Sofia del ministero dell’Istruzione e del Merito. Ulteriori informazioni su www.kairoscuola.it. [caption id="attachment_73599" align="alignnone" width="800"] La locandina del convegno di Gubbio[/caption]]]>
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L’eredità di don Milani in un convegno a Tavernelle https://www.lavoce.it/leredita-di-don-milani-in-un-convegno-a-tavernelle/ https://www.lavoce.it/leredita-di-don-milani-in-un-convegno-a-tavernelle/#respond Mon, 29 May 2023 13:58:42 +0000 https://www.lavoce.it/?p=71769 convegno don milani

Don Milani profetico e visionario, è stato l'argomento al centro di un convegno nazionale che si è svolto giovedì 25 maggio a Tavernelle. Alle radici della memoria - Testimonianza e attualità dell’esperienza della Scuola di Barbiana, il titolo dell'incontro promosso dall’Istituto Comprensivo Panicale Piegaro Paciano, in virtù dell’adesione alla Rete Nazionale Scuola di Barbiana 2040. Ad oltre cinquanta anni di distanza dall'esperienza, basata su una totale integrazione tra scuola e vita, vengono percepiti quanto mai attuali. Ospite d’eccezione dell’incontro, a cui hanno portato il proprio contributo esperti della didattica ispirata al modello di Barbiana, Edoardo Martinelli, allievo di don Milani e co-autore della sua opera più significativa, Lettera a una professoressa.

La testimonianza dell'ex allievo

"Lo sguardo di don Milani sui propri allievi -ha spiegato- non era cieco alle differenze, ma il suo obiettivo era di costruire una equipe. Infatti, faceva in modo che i propri ragazzi non ricevessero solo nozioni, ma acquisissero strumenti. Diceva che un buon educatore, sa dove sta di casa la cultura, del resto fare pedagogia significa accompagnare l’allievo nei luoghi del sapere. E per don Milani, i luoghi del sapere non erano i libri di testo". Martinelli ha, quindi, illustrato a fondo l’esperienza educativa della Scuola di Barbiana, basata sulla ricerca della verità e sulla condivisione delle tante opinioni, per arrivare insieme ad una verità comune.

Partire dalla scrittura collettiva per capire don Milani

"Se vogliamo capire don Milani -ha precisato l'ex allievo- dobbiamo partire dalla scrittura collettiva, la ricerca-azione che faceva fare per cercare e raggiungere la verità. La scrittura collettiva come palestra di democrazia. E per lui la Costituzione, di fatto, è la prima scrittura collettiva. I padri costituenti, ci diceva il priore, avevano dovuto rinunciare ciascuno a parte delle proprie ideologie per trovare una verità comune. Scrivere insieme non significa creare un collage che rispetta le idee di tutti, ma significa mescolare fino in fondo ciò che pensiamo, con la stessa volontà dei padri costituenti che hanno creato quel capolavoro che è la nostra Costituzione".]]>
convegno don milani

Don Milani profetico e visionario, è stato l'argomento al centro di un convegno nazionale che si è svolto giovedì 25 maggio a Tavernelle. Alle radici della memoria - Testimonianza e attualità dell’esperienza della Scuola di Barbiana, il titolo dell'incontro promosso dall’Istituto Comprensivo Panicale Piegaro Paciano, in virtù dell’adesione alla Rete Nazionale Scuola di Barbiana 2040. Ad oltre cinquanta anni di distanza dall'esperienza, basata su una totale integrazione tra scuola e vita, vengono percepiti quanto mai attuali. Ospite d’eccezione dell’incontro, a cui hanno portato il proprio contributo esperti della didattica ispirata al modello di Barbiana, Edoardo Martinelli, allievo di don Milani e co-autore della sua opera più significativa, Lettera a una professoressa.

La testimonianza dell'ex allievo

"Lo sguardo di don Milani sui propri allievi -ha spiegato- non era cieco alle differenze, ma il suo obiettivo era di costruire una equipe. Infatti, faceva in modo che i propri ragazzi non ricevessero solo nozioni, ma acquisissero strumenti. Diceva che un buon educatore, sa dove sta di casa la cultura, del resto fare pedagogia significa accompagnare l’allievo nei luoghi del sapere. E per don Milani, i luoghi del sapere non erano i libri di testo". Martinelli ha, quindi, illustrato a fondo l’esperienza educativa della Scuola di Barbiana, basata sulla ricerca della verità e sulla condivisione delle tante opinioni, per arrivare insieme ad una verità comune.

Partire dalla scrittura collettiva per capire don Milani

"Se vogliamo capire don Milani -ha precisato l'ex allievo- dobbiamo partire dalla scrittura collettiva, la ricerca-azione che faceva fare per cercare e raggiungere la verità. La scrittura collettiva come palestra di democrazia. E per lui la Costituzione, di fatto, è la prima scrittura collettiva. I padri costituenti, ci diceva il priore, avevano dovuto rinunciare ciascuno a parte delle proprie ideologie per trovare una verità comune. Scrivere insieme non significa creare un collage che rispetta le idee di tutti, ma significa mescolare fino in fondo ciò che pensiamo, con la stessa volontà dei padri costituenti che hanno creato quel capolavoro che è la nostra Costituzione".]]>
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“Festa del bambino” rinviata a ottobre. L’intervista a Quadraroli (Fism) su “La Voce” https://www.lavoce.it/festa-del-bambino-rinviata-a-ottobre-lintervista-a-quadraroli-fism-su-la-voce/ https://www.lavoce.it/festa-del-bambino-rinviata-a-ottobre-lintervista-a-quadraroli-fism-su-la-voce/#respond Thu, 11 May 2023 16:59:29 +0000 https://www.lavoce.it/?p=71520 Festa del bambino

Si terrà nel prossimo ottobre la “Festa del bambino” che era in programma sabato 13 maggio negli spazi all'aperto del Barton Park di Perugia. Il rinvio è motivato dalle previsioni meteo avverse. L'annuncio è arrivato oggi in una comunicazione dei promotori dell'evento, le scuole dell'infanzia presenti nel comune di Perugia e aderenti alla Federazione scuole materne cattoliche (Fism). La Festa voleva segnare la ripresa dell'attività dopo le restrizioni causate dalla pandemia, ha spiegato nell'intervista rilasciata a “La Voce” di questa settimana, Stefano Quadraroli, presidente della Fism Umbria (l'intervista completa si può leggere nell'edizione digitale del settimanale.

“Festa del bambino” per far incontrare genitori e maestre delle scuole Fism

L'evento, spiega Quadraroli nell'intervista, è stato pensato come “momento di festa e di visibilità che avesse due scopi”. Da un lato voleva essere occasione di incontro per maestre e famiglie delle diverse scuole. La Fism, spiega Quadraroli, “è una federazione che associa gli enti gestori delle singole scuole che hanno una vita propria”. L'evento offrirà “ai genitori la possibilità di vedere che la loro scuola è inserita in una realtà associativa più grande e strutturata”. Dall'altro lato voleva essere “un momento di ‘visibilità’ delle scuole nel territorio, anche nei confronti dell'Amministrazione comunale”.

Scuole dell'infanzia: nuove leggi, nuovi problemi

Nell'intervista Quadraroli racconta anche di come sia cambiata la situazione rispetto ad alcuni anni fa. La normativa statale, infatti, ha fatto degli enti locali l'interlocutore principale delle scuole “non solo per una programmazione economica ma anche per un discorso di sinergia e di sistema scolastico integrato”. E se prima le scuole avevano rapporti direttamente con il Ministero e con l'Ufficio scolastico, e la difficoltà più importante era il sostegno economico, oggi, spiega il presidente di Fism Umbria, “ciò che pesa di più è la burocrazia”.  E porta l'esempio dell'obbligo di “inserire gli stessi dati in portali diversi, con caratteristiche diverse per ciascun ente” e una normativa che cambia in continuazione. “Ci vuole una persona dedicata, che significa una risorsa tolta ad altre necessità”.]]>
Festa del bambino

Si terrà nel prossimo ottobre la “Festa del bambino” che era in programma sabato 13 maggio negli spazi all'aperto del Barton Park di Perugia. Il rinvio è motivato dalle previsioni meteo avverse. L'annuncio è arrivato oggi in una comunicazione dei promotori dell'evento, le scuole dell'infanzia presenti nel comune di Perugia e aderenti alla Federazione scuole materne cattoliche (Fism). La Festa voleva segnare la ripresa dell'attività dopo le restrizioni causate dalla pandemia, ha spiegato nell'intervista rilasciata a “La Voce” di questa settimana, Stefano Quadraroli, presidente della Fism Umbria (l'intervista completa si può leggere nell'edizione digitale del settimanale.

“Festa del bambino” per far incontrare genitori e maestre delle scuole Fism

L'evento, spiega Quadraroli nell'intervista, è stato pensato come “momento di festa e di visibilità che avesse due scopi”. Da un lato voleva essere occasione di incontro per maestre e famiglie delle diverse scuole. La Fism, spiega Quadraroli, “è una federazione che associa gli enti gestori delle singole scuole che hanno una vita propria”. L'evento offrirà “ai genitori la possibilità di vedere che la loro scuola è inserita in una realtà associativa più grande e strutturata”. Dall'altro lato voleva essere “un momento di ‘visibilità’ delle scuole nel territorio, anche nei confronti dell'Amministrazione comunale”.

Scuole dell'infanzia: nuove leggi, nuovi problemi

Nell'intervista Quadraroli racconta anche di come sia cambiata la situazione rispetto ad alcuni anni fa. La normativa statale, infatti, ha fatto degli enti locali l'interlocutore principale delle scuole “non solo per una programmazione economica ma anche per un discorso di sinergia e di sistema scolastico integrato”. E se prima le scuole avevano rapporti direttamente con il Ministero e con l'Ufficio scolastico, e la difficoltà più importante era il sostegno economico, oggi, spiega il presidente di Fism Umbria, “ciò che pesa di più è la burocrazia”.  E porta l'esempio dell'obbligo di “inserire gli stessi dati in portali diversi, con caratteristiche diverse per ciascun ente” e una normativa che cambia in continuazione. “Ci vuole una persona dedicata, che significa una risorsa tolta ad altre necessità”.]]>
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L’Umbria al congresso nazionale Aimc: “Testimoni di verità, speranza e tenerezza” https://www.lavoce.it/aimc-umbria-al-congresso-nazionale/ Thu, 12 Jan 2023 08:38:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=69993

C’era anche una delegazione di insegnanti umbri al XXII congresso nazionale dell’Associazione italiana dei maestri cattolici (Aimc) che si è svolto a Roma dal 3 al 5 gennaio sul tema Aimc in cammino… ascolto, condivisione, innovazione. Proprio all’inizio del nuovo anno, circa cinquecento maestri provenienti da tutta Italia si sono ritrovati insieme per rilanciare - anche insieme a Papa Francesco - il loro impegno educativo verso i bambini. “Siamo qui, in questo tempo di grandi sfide - ha spiegato il presidente nazionale uscente, Giuseppe Desideri -, per testimoniare l’importanza della presenza e l’impegno dei docenti cattolici nella scuola italiana. L’obiettivo primario è e deve essere la crescita, all’interno del processo educativo, delle bambine e dei bambini, delle studentesse e degli studenti che quotidianamente frequentano le aule scolastiche del nostro Paese”.

La delegazione umbra a Roma

La delegazione umbra al congresso nazionale era composta dalla presidente regionale Aimc, Gianna Spitelli, dalla presidente della sezione di Amelia, Sandra Suatoni, dalla presidente e dalla ex presidente della sezione di Gubbio, Rosaria Cameli e Tiziana Radicchi, da Loretta Rapporti, eletta in consiglio nazionale. In Umbria, l’Associazione dei maestri cattolici conta quattro sezioni attive - a Terni, Spoleto, Gubbio e Amelia - per un totale di circa 200 iscritti. “Quella del congresso nazionale è stata un’occasione di incontro, di crescita e di confronto su diversi aspetti”, ci spiega la presidente regionale Spitelli. “I temi - continua - sono stati affrontati con la partecipazione di politici, pedagogisti e uomini di Chiesa, fornendo spunti di riflessione e occasioni di confronto e di relazione tra i soci, i docenti e i dirigenti di tutta Italia, per costruire e crescere nella cultura e nella professionalità”. [gallery td_gallery_title_input="Maestri cattolici a congresso nazionale" columns="2" td_select_gallery_slide="slide" ids="69997,69996,69995,69994"]

Gli interventi al congresso e l'udienza dal Papa

Oltre ai vari relatori, sono intervenuti il ministro degli Affari esteri e vicepresidente del Consiglio dei ministri, Antonio Tajani, il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, il presidente della Conferenza episcopale italiana, card. Matteo Zuppi, attraverso un videomessaggio. Nella seconda giornata del congresso, i delegati hanno partecipato all’udienza generale di Papa Francesco. “Cari fratelli e sorelle - ha detto il Santo Padre -, vi incoraggio a dedicarvi con mitezza alla formazione degli alunni, che hanno bisogno di vedere in voi dei testimoni di verità, di speranza, di tenerezza”.

L'elezione della nuova presidente nazionale

L’appuntamento nazionale Aimc si è chiuso con la costituzione del nuovo consiglio nazionale e con l’elezione della nuova presidente. Si tratta della docente termolese Esther Flocco, insegnante di scuola primaria, docente specialista di lingua inglese, laureata in Scienze della Formazione primaria e in Scienze dell’Amministrazione. È stata dirigente Aimc a vari livelli (sezione, provincia e regione), oltre che segretaria nazionale dell’associazione negli ultimi anni. Ha rappresentato l’Aimc nel Consulta nazionale delle aggregazioni familiari, nella Consulta nazionale della Pastorale scolastica, nel Forum delle associazioni familiari e in Retinopera.]]>

C’era anche una delegazione di insegnanti umbri al XXII congresso nazionale dell’Associazione italiana dei maestri cattolici (Aimc) che si è svolto a Roma dal 3 al 5 gennaio sul tema Aimc in cammino… ascolto, condivisione, innovazione. Proprio all’inizio del nuovo anno, circa cinquecento maestri provenienti da tutta Italia si sono ritrovati insieme per rilanciare - anche insieme a Papa Francesco - il loro impegno educativo verso i bambini. “Siamo qui, in questo tempo di grandi sfide - ha spiegato il presidente nazionale uscente, Giuseppe Desideri -, per testimoniare l’importanza della presenza e l’impegno dei docenti cattolici nella scuola italiana. L’obiettivo primario è e deve essere la crescita, all’interno del processo educativo, delle bambine e dei bambini, delle studentesse e degli studenti che quotidianamente frequentano le aule scolastiche del nostro Paese”.

La delegazione umbra a Roma

La delegazione umbra al congresso nazionale era composta dalla presidente regionale Aimc, Gianna Spitelli, dalla presidente della sezione di Amelia, Sandra Suatoni, dalla presidente e dalla ex presidente della sezione di Gubbio, Rosaria Cameli e Tiziana Radicchi, da Loretta Rapporti, eletta in consiglio nazionale. In Umbria, l’Associazione dei maestri cattolici conta quattro sezioni attive - a Terni, Spoleto, Gubbio e Amelia - per un totale di circa 200 iscritti. “Quella del congresso nazionale è stata un’occasione di incontro, di crescita e di confronto su diversi aspetti”, ci spiega la presidente regionale Spitelli. “I temi - continua - sono stati affrontati con la partecipazione di politici, pedagogisti e uomini di Chiesa, fornendo spunti di riflessione e occasioni di confronto e di relazione tra i soci, i docenti e i dirigenti di tutta Italia, per costruire e crescere nella cultura e nella professionalità”. [gallery td_gallery_title_input="Maestri cattolici a congresso nazionale" columns="2" td_select_gallery_slide="slide" ids="69997,69996,69995,69994"]

Gli interventi al congresso e l'udienza dal Papa

Oltre ai vari relatori, sono intervenuti il ministro degli Affari esteri e vicepresidente del Consiglio dei ministri, Antonio Tajani, il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, il presidente della Conferenza episcopale italiana, card. Matteo Zuppi, attraverso un videomessaggio. Nella seconda giornata del congresso, i delegati hanno partecipato all’udienza generale di Papa Francesco. “Cari fratelli e sorelle - ha detto il Santo Padre -, vi incoraggio a dedicarvi con mitezza alla formazione degli alunni, che hanno bisogno di vedere in voi dei testimoni di verità, di speranza, di tenerezza”.

L'elezione della nuova presidente nazionale

L’appuntamento nazionale Aimc si è chiuso con la costituzione del nuovo consiglio nazionale e con l’elezione della nuova presidente. Si tratta della docente termolese Esther Flocco, insegnante di scuola primaria, docente specialista di lingua inglese, laureata in Scienze della Formazione primaria e in Scienze dell’Amministrazione. È stata dirigente Aimc a vari livelli (sezione, provincia e regione), oltre che segretaria nazionale dell’associazione negli ultimi anni. Ha rappresentato l’Aimc nel Consulta nazionale delle aggregazioni familiari, nella Consulta nazionale della Pastorale scolastica, nel Forum delle associazioni familiari e in Retinopera.]]>
FolosificaMente … alla ricerca della verità https://www.lavoce.it/folosificamente-alla-ricerca-della-verita/ Sat, 04 Jun 2022 16:51:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=67089

Tra la Rocca di Corciano e  Villa Colle del Cardinale di Perugia si è svolto Filosoficamente 2022, promosso e realizzato da Amica Sofia con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. Circa 350 ragazzi e una ventina di insegnanti si sono cimentati in stringenti confronti formativi che esulano dalla didattica orizzontale per porsi su un piano di parità intergenerazionale nella ricerca di senso e di verità. Bambini e ragazzi hanno allargato i propri orizzonti guardando alla propria capacità di porsi delle domande e di analizzare la realtà con la sola forza del pensiero e del ragionamento. Il corso di formazione, i vari incontri di approfondimento e confronto con studiosi convenuti da tutta Italia, alcuni dei quali tramite collegamenti on line, ha permesso soprattutto a insegnanti della scuola dell’obbligo di comprendere e sperimentare la prospettiva pedagogica di Amica Sofia: un fare filosofia su misura per loro.

Giornate di … lavoro per gli studenti

Nelle mattine di 31 maggio e 1 giugno, 12 laboratori filosofici e artistici nelle scuole di Colle Umberto, Mantignana, Corciano e Montegrillo, tanti bambini e ragazzi hanno avuto modo di sperimentare la possibilità di confrontarsi e, in qualche modo, mettere alla prova il metro di valutazione individuale nell’affrontare i problemi e le novità, e così fare qualche passo verso l'autonomia del giudizio. Nel pomeriggio è stata la volta di gruppi di lettura per ragazzi, di itinerari letterari per adulti e della passeggiata filosofica secondo la più alta tradizione del dialogo socratico. Al tramonto, poi, giovani musicisti in erba si sono esibiti in un concerto davanti a genitori e famiglie. Per molti era la prima volta che ciò accadeva dopo la pandemia, e se ne sentiva un gran bisogno per dare senso ad un lavoro di gruppo, portato avanti con costanza e dedizione dai docenti delle scuole musicali dell’IC "Bonfigli" di Corciano e dell'IC "Morlacchi" di Perugia.

Visite guidate a Villa del Cardinale

Un altro bel 'capitolo' di queste giornate è stato costituito dalla fruizione della villa, con visite guidate dai ragazzi del FAI e con la mostra di arte contemporanea denominata Reminescenze, a cura di Lara Caccia con la collaborazione di Ilaria Batassa, direttrice della villa. In questo modo gli splendidi interni della storica residenza sono diventati per un po' ambienti 'abitati' in cui si sono visti abiti concepiti come reminiscenze di un tempo bloccato, vestigia di donna che delineano il percorso nei condizionamenti che gravano sul corpo femminile definendone i contorni, forme di street art con muri graffiti ricostruiti su scatole di bombolette spray e un lettering fiammeggiante giallo e rosso inciso in un nero fumo lavico dentro ad uno degli splendidi caminetti. Per chiudere in bellezza, il primo giugno Michele d’Ignazio ha proposto, presso la filarmonica di Corciano, uno spettacolo basato sul suo ultimo libro Il mio segno particolare, che affronta in forma autobiografica il tema della differenza e della fragilità nella salute con il lungo calvario di operazioni chirurgiche subite da bambino. L'autore rivive queste vicende con semplicità e attenzione, così da rappresentare sentimenti e vicende non solo di tanti piccoli pazienti ma anche di genitori e parenti, e del personale medico. Risultato davvero eccellente per un’iniziativa basata sul volontariato e la gratuità. [gallery td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="Alcuni momenti dell'evento" ids="67090,67091,67092,67093,67094"] Gaia Rossetti]]>

Tra la Rocca di Corciano e  Villa Colle del Cardinale di Perugia si è svolto Filosoficamente 2022, promosso e realizzato da Amica Sofia con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. Circa 350 ragazzi e una ventina di insegnanti si sono cimentati in stringenti confronti formativi che esulano dalla didattica orizzontale per porsi su un piano di parità intergenerazionale nella ricerca di senso e di verità. Bambini e ragazzi hanno allargato i propri orizzonti guardando alla propria capacità di porsi delle domande e di analizzare la realtà con la sola forza del pensiero e del ragionamento. Il corso di formazione, i vari incontri di approfondimento e confronto con studiosi convenuti da tutta Italia, alcuni dei quali tramite collegamenti on line, ha permesso soprattutto a insegnanti della scuola dell’obbligo di comprendere e sperimentare la prospettiva pedagogica di Amica Sofia: un fare filosofia su misura per loro.

Giornate di … lavoro per gli studenti

Nelle mattine di 31 maggio e 1 giugno, 12 laboratori filosofici e artistici nelle scuole di Colle Umberto, Mantignana, Corciano e Montegrillo, tanti bambini e ragazzi hanno avuto modo di sperimentare la possibilità di confrontarsi e, in qualche modo, mettere alla prova il metro di valutazione individuale nell’affrontare i problemi e le novità, e così fare qualche passo verso l'autonomia del giudizio. Nel pomeriggio è stata la volta di gruppi di lettura per ragazzi, di itinerari letterari per adulti e della passeggiata filosofica secondo la più alta tradizione del dialogo socratico. Al tramonto, poi, giovani musicisti in erba si sono esibiti in un concerto davanti a genitori e famiglie. Per molti era la prima volta che ciò accadeva dopo la pandemia, e se ne sentiva un gran bisogno per dare senso ad un lavoro di gruppo, portato avanti con costanza e dedizione dai docenti delle scuole musicali dell’IC "Bonfigli" di Corciano e dell'IC "Morlacchi" di Perugia.

Visite guidate a Villa del Cardinale

Un altro bel 'capitolo' di queste giornate è stato costituito dalla fruizione della villa, con visite guidate dai ragazzi del FAI e con la mostra di arte contemporanea denominata Reminescenze, a cura di Lara Caccia con la collaborazione di Ilaria Batassa, direttrice della villa. In questo modo gli splendidi interni della storica residenza sono diventati per un po' ambienti 'abitati' in cui si sono visti abiti concepiti come reminiscenze di un tempo bloccato, vestigia di donna che delineano il percorso nei condizionamenti che gravano sul corpo femminile definendone i contorni, forme di street art con muri graffiti ricostruiti su scatole di bombolette spray e un lettering fiammeggiante giallo e rosso inciso in un nero fumo lavico dentro ad uno degli splendidi caminetti. Per chiudere in bellezza, il primo giugno Michele d’Ignazio ha proposto, presso la filarmonica di Corciano, uno spettacolo basato sul suo ultimo libro Il mio segno particolare, che affronta in forma autobiografica il tema della differenza e della fragilità nella salute con il lungo calvario di operazioni chirurgiche subite da bambino. L'autore rivive queste vicende con semplicità e attenzione, così da rappresentare sentimenti e vicende non solo di tanti piccoli pazienti ma anche di genitori e parenti, e del personale medico. Risultato davvero eccellente per un’iniziativa basata sul volontariato e la gratuità. [gallery td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="Alcuni momenti dell'evento" ids="67090,67091,67092,67093,67094"] Gaia Rossetti]]>
Nidi e materne paritarie si mobilitano: obiettivo gratuità e parità scolastica per tutti https://www.lavoce.it/nidi-e-materne-paritarie-si-mobilitano-obiettivo-gratuita-e-parita-scolastica-2/ Fri, 16 Apr 2021 17:59:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60201 Mani di un bambino giocanocon le costruzioni

La Fism chiede sostegno da parte dello Stato

La chiedono da anni. Vogliono che la parità non stia solo nella legge ma si concretizzi in un sostegno da parte dello Stato. Sperano di continuare a svolgere il loro servizio e di veder cancellate le disparità che colpiscono il loro personale - operante nell’unico sistema voluto dalla Legge 62/2000 - e le famiglie che iscrivono i figli nelle loro scuole. Quelle dell’infanzia paritarie: in larghissima parte d’ispirazione cattolica, ma non solo.

Una cosa è certa: “Senza il sostegno economico delle parrocchie e delle amministrazioni comunali, senza il contributo alla gestione da parte delle famiglie e senza il prezioso volontariato che le caratterizza, molte avrebbero già chiuso i battenti lasciando interi territori privi di un servizio fondamentale qual è la scuola dell’infanzia..:”, dicono ai vertici della Fism, la Federazione italiana scuole materne, una realtà che – in Italia - coinvolge quasi novemila realtà educative, oltre mezzo milione di bambine e bambini, oltre quarantamila persone fra insegnanti e collaboratori.

Il 19 aprile mobilitazione nazionale

Ora però, il trascinarsi della situazione generale, compresa la pandemia con le sue incertezze, non lascia più margini di tempo per aspettare ancora quel riconoscimento atteso invano da anni. E da lunedì 19 aprile 2021- – gestori, educatori, maestre, genitori, sostenitori delle materne paritarie saranno impegnati a sostenere un‘iniziativa nazionale che si concretizzerà in una petizione dalle forti ambizioni, quanto ai numeri, nonché nell'affissione di un manifesto in tutti gli asili nido e le scuole dell'infanzia paritarie d'Italia, per indicare il loro obiettivo non più procrastinabile, decisi a veder superare l’ingiustizia subita, resa ancor più insopportabile dall’ esperienza della pandemia. Appunto: la gratuità e la parità, scritta a chiare lettere su migliaia e migliaia di striscioni che in queste ore fasciano migliaia di edifici dal Nord al Sud. Una mobilitazione nazionale che in questo settore non ha precedenti.

La richiesta

Il permanere delle differenze nel sostegno pubblico tra la scuola statale e quella paritaria gestita dal Terzo settore vanifica le ragioni stesse della Legge 62/2000 e non è più tollerabile. Chiediamo solo che si attui il dettato costituzionale e legislativo, affinché siano definitivamente eliminate le disparità di trattamento economico che le famiglie che usufruiscono delle scuole paritarie devono subire. Garantire a ciascuna famiglia parità di trattamento, nella libera scelta di una scuola dell’infanzia paritaria o statale è obiettivo prioritario di questa mobilitazione”, ribadisce la Fism nella nota che comunica il coinvolgimento di tutte le sue sedi in ogni regione e provincia.

L'auspicio

L’auspicio è quello che Parlamento e istituzioni giungano ad un intervento risolutivo che, anche a vantaggio della ripresa demografica del Paese e nell’ambito delle applicazioni del Piano nazionale di Ripresa e resilienza, sostenga i necessari investimenti nell’intero segmento zero-sei senza più discriminazioni. Non è tutto: “Le 9000 realtà educative della Fism sono pronte ad essere una leva di investimento di grande valore sociale e sarebbero in grado di raddoppiare la loro offerta di posti, se adeguatamente finanziate, contribuendo a consentire uno sviluppo dei servizi educativi per i bambini in età zero-tre anni, di cui l’Italia è carente e garantendo il mantenimento del segmento tre- sei anni”, fanno sapere alla Fism. E’ quello che chiede la maggior parte delle giovani famiglie italiane che grazie ad una fruizione gratuita delle scuole dell’infanzia potrebbe offrire un rilevante contributo alla ripresa generale del Paese.

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Mani di un bambino giocanocon le costruzioni

La Fism chiede sostegno da parte dello Stato

La chiedono da anni. Vogliono che la parità non stia solo nella legge ma si concretizzi in un sostegno da parte dello Stato. Sperano di continuare a svolgere il loro servizio e di veder cancellate le disparità che colpiscono il loro personale - operante nell’unico sistema voluto dalla Legge 62/2000 - e le famiglie che iscrivono i figli nelle loro scuole. Quelle dell’infanzia paritarie: in larghissima parte d’ispirazione cattolica, ma non solo.

Una cosa è certa: “Senza il sostegno economico delle parrocchie e delle amministrazioni comunali, senza il contributo alla gestione da parte delle famiglie e senza il prezioso volontariato che le caratterizza, molte avrebbero già chiuso i battenti lasciando interi territori privi di un servizio fondamentale qual è la scuola dell’infanzia..:”, dicono ai vertici della Fism, la Federazione italiana scuole materne, una realtà che – in Italia - coinvolge quasi novemila realtà educative, oltre mezzo milione di bambine e bambini, oltre quarantamila persone fra insegnanti e collaboratori.

Il 19 aprile mobilitazione nazionale

Ora però, il trascinarsi della situazione generale, compresa la pandemia con le sue incertezze, non lascia più margini di tempo per aspettare ancora quel riconoscimento atteso invano da anni. E da lunedì 19 aprile 2021- – gestori, educatori, maestre, genitori, sostenitori delle materne paritarie saranno impegnati a sostenere un‘iniziativa nazionale che si concretizzerà in una petizione dalle forti ambizioni, quanto ai numeri, nonché nell'affissione di un manifesto in tutti gli asili nido e le scuole dell'infanzia paritarie d'Italia, per indicare il loro obiettivo non più procrastinabile, decisi a veder superare l’ingiustizia subita, resa ancor più insopportabile dall’ esperienza della pandemia. Appunto: la gratuità e la parità, scritta a chiare lettere su migliaia e migliaia di striscioni che in queste ore fasciano migliaia di edifici dal Nord al Sud. Una mobilitazione nazionale che in questo settore non ha precedenti.

La richiesta

Il permanere delle differenze nel sostegno pubblico tra la scuola statale e quella paritaria gestita dal Terzo settore vanifica le ragioni stesse della Legge 62/2000 e non è più tollerabile. Chiediamo solo che si attui il dettato costituzionale e legislativo, affinché siano definitivamente eliminate le disparità di trattamento economico che le famiglie che usufruiscono delle scuole paritarie devono subire. Garantire a ciascuna famiglia parità di trattamento, nella libera scelta di una scuola dell’infanzia paritaria o statale è obiettivo prioritario di questa mobilitazione”, ribadisce la Fism nella nota che comunica il coinvolgimento di tutte le sue sedi in ogni regione e provincia.

L'auspicio

L’auspicio è quello che Parlamento e istituzioni giungano ad un intervento risolutivo che, anche a vantaggio della ripresa demografica del Paese e nell’ambito delle applicazioni del Piano nazionale di Ripresa e resilienza, sostenga i necessari investimenti nell’intero segmento zero-sei senza più discriminazioni. Non è tutto: “Le 9000 realtà educative della Fism sono pronte ad essere una leva di investimento di grande valore sociale e sarebbero in grado di raddoppiare la loro offerta di posti, se adeguatamente finanziate, contribuendo a consentire uno sviluppo dei servizi educativi per i bambini in età zero-tre anni, di cui l’Italia è carente e garantendo il mantenimento del segmento tre- sei anni”, fanno sapere alla Fism. E’ quello che chiede la maggior parte delle giovani famiglie italiane che grazie ad una fruizione gratuita delle scuole dell’infanzia potrebbe offrire un rilevante contributo alla ripresa generale del Paese.

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Insegnamento della religione a scuola: firmata l’intesa tra Cei e Governo https://www.lavoce.it/insegnamento-religione-firmata-intesa/ Mon, 14 Dec 2020 18:19:57 +0000 https://www.lavoce.it/?p=58440

È stata firmata oggi dal presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Gualtiero Bassetti, e dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, l’intesa in vista del concorso per la copertura dei posti per l’insegnamento della religione cattolica, previsto dall’articolo 1-bis della legge 159/19. Nell’accordo, sottoscritto in videoconferenza, si ricorda che “la procedura concorsuale è bandita nel rispetto dell’accordo di revisione del Concordato lateranense stipulato tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana il 18 febbraio 1984, ratificato con legge 25 marzo 1985, n. 121 e dell’intesa tra il presidente della Conferenza episcopale italiana e il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca sottoscritta il 28 giugno 2012, cui è stata data esecuzione con decreto del Presidente della Repubblica 20 agosto 2012, n. 175”.

I requisiti per la partecipazione al concorso

Tra i requisiti di partecipazione alla procedura concorsuale “è prevista la certificazione dell’idoneità diocesana di cui all’articolo 3, comma 4, della legge 18 luglio 2003, n. 186, rilasciata dal responsabile dell’Ufficio diocesano competente nei novanta giorni antecedenti alla data di presentazione della domanda di concorso”. Il testo ricorda che i posti messi a bando nella singola Regione per il “personale docente di religione cattolica, in possesso del riconoscimento di idoneità rilasciato dall’Ordinario diocesano, che abbia svolto almeno tre annualità di servizio, anche non consecutive, nelle scuole del sistema nazionale di istruzione” corrispondano a quanto stabilito dall’articolo 1-bis, comma 2, del decreto-legge n. 126 del 2019. Si spiega, inoltre, che “l’articolazione, il punteggio e i criteri delle prove concorsuali e della valutazione dei titoli saranno oggetto di determinazione da parte del bando di concorso, tenendo presente che tutti i candidati sono già in possesso dell’idoneità diocesana, che è condizione per l’insegnamento della religione cattolica”.

Il commento del card. Bassetti

Siglando l’intesa, il cardinale Bassetti ha ricordato che “il prossimo concorso costituisce un passaggio importante non solo per la stabilizzazione professionale di tanti docenti, ma anche per la dignità dello stesso insegnamento, frequentato ancora oggi – a trentaquattro anni dall’avvio del nuovo sistema di scelta – da una larghissima maggioranza di studenti”. Il Cardinale ha poi rinnovato “la stima e la vicinanza dei Vescovi italiani agli insegnati di religione che, con passione e competenza, accompagnano il cammino di crescita delle ragazze e dei ragazzi di oggi”.

Il "grazie" della ministra Azzolina

[caption id="attachment_58442" align="alignleft" width="640"] La ministra Azzolina firma l'intesa con la Cei sull'Irc[/caption]

“Ringrazio la Cei per la collaborazione che ci ha consentito di arrivare a questa intesa - ha commentato la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina - che va nella direzione di assicurare, tramite il concorso, la realizzazione delle aspirazioni dei docenti di religione e, al contempo, la funzionalità delle istituzioni scolastiche”.

Il nuovo concorso si terrà a circa diciassette anni dalla prima, e finora unica, procedura bandita nel febbraio 2004 in attuazione della legge 186/03, che istituiva i ruoli per l’insegnamento della religione cattolica.

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È stata firmata oggi dal presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Gualtiero Bassetti, e dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, l’intesa in vista del concorso per la copertura dei posti per l’insegnamento della religione cattolica, previsto dall’articolo 1-bis della legge 159/19. Nell’accordo, sottoscritto in videoconferenza, si ricorda che “la procedura concorsuale è bandita nel rispetto dell’accordo di revisione del Concordato lateranense stipulato tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana il 18 febbraio 1984, ratificato con legge 25 marzo 1985, n. 121 e dell’intesa tra il presidente della Conferenza episcopale italiana e il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca sottoscritta il 28 giugno 2012, cui è stata data esecuzione con decreto del Presidente della Repubblica 20 agosto 2012, n. 175”.

I requisiti per la partecipazione al concorso

Tra i requisiti di partecipazione alla procedura concorsuale “è prevista la certificazione dell’idoneità diocesana di cui all’articolo 3, comma 4, della legge 18 luglio 2003, n. 186, rilasciata dal responsabile dell’Ufficio diocesano competente nei novanta giorni antecedenti alla data di presentazione della domanda di concorso”. Il testo ricorda che i posti messi a bando nella singola Regione per il “personale docente di religione cattolica, in possesso del riconoscimento di idoneità rilasciato dall’Ordinario diocesano, che abbia svolto almeno tre annualità di servizio, anche non consecutive, nelle scuole del sistema nazionale di istruzione” corrispondano a quanto stabilito dall’articolo 1-bis, comma 2, del decreto-legge n. 126 del 2019. Si spiega, inoltre, che “l’articolazione, il punteggio e i criteri delle prove concorsuali e della valutazione dei titoli saranno oggetto di determinazione da parte del bando di concorso, tenendo presente che tutti i candidati sono già in possesso dell’idoneità diocesana, che è condizione per l’insegnamento della religione cattolica”.

Il commento del card. Bassetti

Siglando l’intesa, il cardinale Bassetti ha ricordato che “il prossimo concorso costituisce un passaggio importante non solo per la stabilizzazione professionale di tanti docenti, ma anche per la dignità dello stesso insegnamento, frequentato ancora oggi – a trentaquattro anni dall’avvio del nuovo sistema di scelta – da una larghissima maggioranza di studenti”. Il Cardinale ha poi rinnovato “la stima e la vicinanza dei Vescovi italiani agli insegnati di religione che, con passione e competenza, accompagnano il cammino di crescita delle ragazze e dei ragazzi di oggi”.

Il "grazie" della ministra Azzolina

[caption id="attachment_58442" align="alignleft" width="640"] La ministra Azzolina firma l'intesa con la Cei sull'Irc[/caption]

“Ringrazio la Cei per la collaborazione che ci ha consentito di arrivare a questa intesa - ha commentato la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina - che va nella direzione di assicurare, tramite il concorso, la realizzazione delle aspirazioni dei docenti di religione e, al contempo, la funzionalità delle istituzioni scolastiche”.

Il nuovo concorso si terrà a circa diciassette anni dalla prima, e finora unica, procedura bandita nel febbraio 2004 in attuazione della legge 186/03, che istituiva i ruoli per l’insegnamento della religione cattolica.

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Fism: scuole dell’infanzia. Per le paritarie riapertura a settembre tra molte incognite https://www.lavoce.it/fism-scuole-dellinfanzia-per-le-paritarie-riapertura-a-settembre-tra-molte-incognite/ Fri, 29 May 2020 17:11:50 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57253

“La riapertura” della scuola, e quindi anche delle paritarie, “non potrà prevedere da subito la stessa situazione presente alla chiusura a causa del Covid 19. Ecco allora la necessità di scegliere nuovi percorsi, individuare i necessari sostegni per i bambini, i docenti, gli educatori, le famiglie, in una situazione nella quale non vanno rimodulati solo gli spazi di apprendimento, recepiti nuovi protocolli sanitari in ambienti deputati ad essere luoghi di relazione, ma anche verificate le condizioni di aperture realistiche: praticabilità, sostenibilità, copertura economica senza aggravi di sacrifici per le famiglie. Senza dimenticare anche i traumi psicologici nascosti che ancora non si vogliono vedere…” . Sono alcune delle linee emerse oggi al Consiglio Nazionale della Fism, la Federazione Italiana Scuole Materne, riunitosi -presente il segretario generale Luigi Morgano, il presidente Stefano Giordano, la vicepresidente Luisa Stoppini - su piattaforma web per fare il punto sulla situazione.

Scuole paritarie con migliaia di bambini

La federazione, che rappresenta 9.000 realtà educative e di istruzione per circa mezzo milione di piccoli utenti da zero a sei anni, nonché decine di migliaia di insegnanti, che svolgono il loro servizio in più della metà dei comuni italiani, pur tra manifestazioni di timori per la ripresa, ha tenuto a sottolineare quasi come premessa, la tutela del primato dei bambini. “Le nostre scuole devono poter continuare a garantire una qualità alta secondo i precisi criteri pedagogici e didattici che ne connotano i servizi”, afferma il Segretario Nazionale Morgano. E continua. “Fatta salva la valutazione determinante di tipo sanitario che deve garantire la salute dei bambini, del personale della scuola e delle famiglie è evidente che la riapertura dei servizi educativi 0 – 3 e delle scuole dell’infanzia 3 – 6 anni presuppone indicazioni omogenee sia per le scuole statali sia per quelle paritarie nel quadro di  una valutazione che tenga presenti tutte le realtà operanti nel nostro Paese”.

La richiesta al Governo: modelli differenziati di riapertura

Per la Fism –continua Morgano-

“non è condivisibile un modello definito sulla base delle sole scuole statali con le scuole paritarie tenute ad applicarlo. Inoltre, non è percorribile la strada di una soluzione identica su tutto il territorio nazionale”.

La maggior attenzione anche nel confronto emerso con i delegati di varie regioni si è in ogni caso concentrata sulla riapertura necessariamente subordinata al reperimento di fondi necessari a coprire “il rilevantissimo disavanzo che le scuole avrebbero se dovesse essere adottata la scelta dei piccoli gruppi, ovvero di un numero di bambini per sezione che da 20/ 25 dovesse scendere a 5/8/10….” per usare le parole del Segretario Nazionale. Morgano, ieri  28 maggo, insieme ad altri rappresentanti delle scuole paritarie, ha incontrato il Ministro dell’Economia e delle Finanze Gualtieri, chiedendo che nei lavori parlamentari in corso sul Decreto Rilancio si adottino decisioni che concrete in risposta a questioni ineludibili.

La somma indicata per aiutare nidi e scuole materne partitarie per Morgano, è “semplicemente inidonea” e  rischia di condannare  questi  istituti, alla chiusura.

“Speriamo che vengano accolte le nostre richieste”, spiega la Fism in una nota diffusa oggi  anche se “molto ruota attorno a tre domande: quando si riapre?  come si riapre?, per quanto tempo può durare la soluzione transitoria?” . “Tutti gli interventi richiesti, compresi quelli edilizi” –conclude la nota “dovrebbero essere assunti tenendo conto di queste tre domande e non messi a carico delle strutture che prestano servizio”.

Tener cont del reale rischio epidemiologico

Infine: “considerando che i territori del nostro Paese non sono tutti uguali, così come le scuole , e che il Covid-19 ha colpito in maniera diversa i contesti regionali, provinciali e all’interno delle stesse provincie, è opportuno prevedere già da ora soluzioni differenti che tengano conto del reale rischio epidemiologico”. Un ulteriore contributo al Consiglio è arrivato dai documenti offerti all’assemblea dalla vicepresidente Stoppini circa le linee di “accompagnamento alla riapertura”, fra regole e valori, come pure circa aspetti riguardanti alunni con disabilità, mentre il presidente Giordano ha toccato gli aspetti giuridici dell’attuale situazione, con riferimento alle responsabilità dei gestori e all’evoluzione delle normative che coinvolgono anche i contratti di lavoro e gli ammortizzatori sociali. Tutto questo aspettando nuovi passi da parte del governo a sostegno di queste scuole che – non va dimenticato- sono enti no profit e già subiscono discriminazioni . Una parità - la loro - ancora irrealizzata. ****** Articoli suggeriti Leggi anche l'intervista a Stefano Quadraroli, presidente per l’Umbria della Federazione Italiana Scuole Materne “Noi non siamo scuole per ricchi” Leggi della manifestazione delle strutture private di fronte al palazzo della Regione del 21 maggio scorso.]]>

“La riapertura” della scuola, e quindi anche delle paritarie, “non potrà prevedere da subito la stessa situazione presente alla chiusura a causa del Covid 19. Ecco allora la necessità di scegliere nuovi percorsi, individuare i necessari sostegni per i bambini, i docenti, gli educatori, le famiglie, in una situazione nella quale non vanno rimodulati solo gli spazi di apprendimento, recepiti nuovi protocolli sanitari in ambienti deputati ad essere luoghi di relazione, ma anche verificate le condizioni di aperture realistiche: praticabilità, sostenibilità, copertura economica senza aggravi di sacrifici per le famiglie. Senza dimenticare anche i traumi psicologici nascosti che ancora non si vogliono vedere…” . Sono alcune delle linee emerse oggi al Consiglio Nazionale della Fism, la Federazione Italiana Scuole Materne, riunitosi -presente il segretario generale Luigi Morgano, il presidente Stefano Giordano, la vicepresidente Luisa Stoppini - su piattaforma web per fare il punto sulla situazione.

Scuole paritarie con migliaia di bambini

La federazione, che rappresenta 9.000 realtà educative e di istruzione per circa mezzo milione di piccoli utenti da zero a sei anni, nonché decine di migliaia di insegnanti, che svolgono il loro servizio in più della metà dei comuni italiani, pur tra manifestazioni di timori per la ripresa, ha tenuto a sottolineare quasi come premessa, la tutela del primato dei bambini. “Le nostre scuole devono poter continuare a garantire una qualità alta secondo i precisi criteri pedagogici e didattici che ne connotano i servizi”, afferma il Segretario Nazionale Morgano. E continua. “Fatta salva la valutazione determinante di tipo sanitario che deve garantire la salute dei bambini, del personale della scuola e delle famiglie è evidente che la riapertura dei servizi educativi 0 – 3 e delle scuole dell’infanzia 3 – 6 anni presuppone indicazioni omogenee sia per le scuole statali sia per quelle paritarie nel quadro di  una valutazione che tenga presenti tutte le realtà operanti nel nostro Paese”.

La richiesta al Governo: modelli differenziati di riapertura

Per la Fism –continua Morgano-

“non è condivisibile un modello definito sulla base delle sole scuole statali con le scuole paritarie tenute ad applicarlo. Inoltre, non è percorribile la strada di una soluzione identica su tutto il territorio nazionale”.

La maggior attenzione anche nel confronto emerso con i delegati di varie regioni si è in ogni caso concentrata sulla riapertura necessariamente subordinata al reperimento di fondi necessari a coprire “il rilevantissimo disavanzo che le scuole avrebbero se dovesse essere adottata la scelta dei piccoli gruppi, ovvero di un numero di bambini per sezione che da 20/ 25 dovesse scendere a 5/8/10….” per usare le parole del Segretario Nazionale. Morgano, ieri  28 maggo, insieme ad altri rappresentanti delle scuole paritarie, ha incontrato il Ministro dell’Economia e delle Finanze Gualtieri, chiedendo che nei lavori parlamentari in corso sul Decreto Rilancio si adottino decisioni che concrete in risposta a questioni ineludibili.

La somma indicata per aiutare nidi e scuole materne partitarie per Morgano, è “semplicemente inidonea” e  rischia di condannare  questi  istituti, alla chiusura.

“Speriamo che vengano accolte le nostre richieste”, spiega la Fism in una nota diffusa oggi  anche se “molto ruota attorno a tre domande: quando si riapre?  come si riapre?, per quanto tempo può durare la soluzione transitoria?” . “Tutti gli interventi richiesti, compresi quelli edilizi” –conclude la nota “dovrebbero essere assunti tenendo conto di queste tre domande e non messi a carico delle strutture che prestano servizio”.

Tener cont del reale rischio epidemiologico

Infine: “considerando che i territori del nostro Paese non sono tutti uguali, così come le scuole , e che il Covid-19 ha colpito in maniera diversa i contesti regionali, provinciali e all’interno delle stesse provincie, è opportuno prevedere già da ora soluzioni differenti che tengano conto del reale rischio epidemiologico”. Un ulteriore contributo al Consiglio è arrivato dai documenti offerti all’assemblea dalla vicepresidente Stoppini circa le linee di “accompagnamento alla riapertura”, fra regole e valori, come pure circa aspetti riguardanti alunni con disabilità, mentre il presidente Giordano ha toccato gli aspetti giuridici dell’attuale situazione, con riferimento alle responsabilità dei gestori e all’evoluzione delle normative che coinvolgono anche i contratti di lavoro e gli ammortizzatori sociali. Tutto questo aspettando nuovi passi da parte del governo a sostegno di queste scuole che – non va dimenticato- sono enti no profit e già subiscono discriminazioni . Una parità - la loro - ancora irrealizzata. ****** Articoli suggeriti Leggi anche l'intervista a Stefano Quadraroli, presidente per l’Umbria della Federazione Italiana Scuole Materne “Noi non siamo scuole per ricchi” Leggi della manifestazione delle strutture private di fronte al palazzo della Regione del 21 maggio scorso.]]>
Alla scuola “Sales” di Città di Castello non solo lezioni a distanza https://www.lavoce.it/alla-scuola-sales-di-citta-di-castello/ Wed, 15 Apr 2020 08:40:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56883

Nel tempo della didattica a distanza causa Coronavirus è positiva l'iniziativa dell’Istituto San Francesco di Sales di puntare su una telefonata tra insegnanti e ragazzi. Lo racconta una nota diffusa dall'Istituto tifernate. “Bene le lezioni registrare, bene le video dirette ma - dicono al Sales - i ragazzi hanno bisogno di qualcosa in più. I ragazzi, soprattutto nella preadolescenza, sono estraniati, nauseati, quasi alienati, non comprendono appieno il senso di ciò che stanno facendo e il senso di ciò che dovranno fare, non riescono ad organizzarsi la giornata, non riescono a sentire la tensione degli Esami (pensiamo ai ragazzi di terza media)”.

Di cosa hanno bisogno gli studenti?

“Del rapporto con i loro prof, fare loro delle confidenze, parlare in maniera libera di questo periodo, recuperare una parte del vissuto scolastico”. È per questo, spiega la nota, che “la Direzione della scuola ha deciso che tutti i ragazzi dovessero essere chiamati al telefono dai loro prof. Ogni settimana una chiacchierata amichevole, per un confronto reale e non virtuale. Attenzione, non in video chiamata, ma semplicemente al telefono. Tutti i professori si sono divisi i ragazzi da chiamare e sono partiti”.

Risultati?

“Ottimi -dice il Dirigente scolastico Prof. Polchi Simone - ho ricevuto molte chiamate da parte dei genitori che ci hanno ringraziato per l’iniziativa e ci hanno comunicato che per i propri figli, sentire la voce vera e non metallica dei loro prof, è stato come sciogliere la tensione, tornare alla normalità e ripartire con forza e fiducia per una nuova sfida”.]]>

Nel tempo della didattica a distanza causa Coronavirus è positiva l'iniziativa dell’Istituto San Francesco di Sales di puntare su una telefonata tra insegnanti e ragazzi. Lo racconta una nota diffusa dall'Istituto tifernate. “Bene le lezioni registrare, bene le video dirette ma - dicono al Sales - i ragazzi hanno bisogno di qualcosa in più. I ragazzi, soprattutto nella preadolescenza, sono estraniati, nauseati, quasi alienati, non comprendono appieno il senso di ciò che stanno facendo e il senso di ciò che dovranno fare, non riescono ad organizzarsi la giornata, non riescono a sentire la tensione degli Esami (pensiamo ai ragazzi di terza media)”.

Di cosa hanno bisogno gli studenti?

“Del rapporto con i loro prof, fare loro delle confidenze, parlare in maniera libera di questo periodo, recuperare una parte del vissuto scolastico”. È per questo, spiega la nota, che “la Direzione della scuola ha deciso che tutti i ragazzi dovessero essere chiamati al telefono dai loro prof. Ogni settimana una chiacchierata amichevole, per un confronto reale e non virtuale. Attenzione, non in video chiamata, ma semplicemente al telefono. Tutti i professori si sono divisi i ragazzi da chiamare e sono partiti”.

Risultati?

“Ottimi -dice il Dirigente scolastico Prof. Polchi Simone - ho ricevuto molte chiamate da parte dei genitori che ci hanno ringraziato per l’iniziativa e ci hanno comunicato che per i propri figli, sentire la voce vera e non metallica dei loro prof, è stato come sciogliere la tensione, tornare alla normalità e ripartire con forza e fiducia per una nuova sfida”.]]>
La nuova didattica inizia alla primaria https://www.lavoce.it/la-nuova-didattica-inizia-alla-primaria/ Wed, 15 Apr 2020 08:30:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56861

“Un lavoro impegnativo per noi insegnanti, ma in questa situazione di emergenza la didattica a distanza è l’unica soluzione possibile”. Gianna Spitelli insegna da 35 anni, attualmente fa la maestra di italiano e inglese nella scuola primaria di San Giacomo, Direzione didattica del I Circolo di Spoleto, ed è presidente della Associazione italiana maestri cattolici (Aimc) dell’Umbria. Per lei insegnare è una passione, “sempre con tanta voglia di imparare e di mettersi in gioco. Sperimentando e studiando costantemente, assumendo sempre ruoli di coordinamento e facendo parte dello staff della dirigente”.

La raggiungiamo al telefono mentre è impegnata a correggere i compiti dei suoi alunni.

Sì, perché, a più di un mese di distanza dalla chiusura delle scuole, il nuovo percorso didattico è ormai ben avviato anche per i bambini della scuola primaria. “Il nostro Circolo - spiega -, che rientra tra le scuole innovative, non era impreparato alla didattica online, spesso utilizzata per le comunicazioni interne. Già dall’inizio dell’anno alcune delle insegnanti avevano seguito corsi di formazione sulle piattaforme G Suite di Google e con l’emergenza, anche chi non era preparato si è formato con l’aiuto dei colleghi”. Dopo qualche iniziale difficoltà, considerata la delicata fascia di età dei bambini, grazie alla collaborazione tra insegnanti e famiglie, tutto sta procedendo bene.

Tablet in comodato d’uso alle famiglie

“Qualche genitore all’inizio si è trovato in difficoltà - aggiunge Spinelli -, si è arrangiato usando il cellulare. Ma in questi giorni il Ministero, tramite la Protezione civile, sta distribuendo i tablet in comodato d’uso alle famiglie per andare incontro alle situazioni meno abbienti, consentendo a tutti di avere a disposizione gli strumenti giusti. La scuola sta facendo di tutto per aiutare, c’è molta fiducia, collaborazione e solidarietà. Ogni mattina – prosegue - contattiamo in video i bambini, li salutiamo, scambiamo con loro qualche parola, poi chiediamo di spegnere la telecamera e la lezione inizia. Quarantacinque minuti, mezz’ora ogni giorno, a seconda dell’età dei bambini, per non creare video dipendenza. Si tratta soprattutto di un momento di condivisione per creare relazioni affettive e consolidare gli apprendimenti già acquisiti. Come prevede tra l’altro l’ultima circolare ministeriale sulla didattica a distanza per la scuola dell’infanzia e la primaria. Il programma che stiamo seguendo in questi giorni si basa su una nuova Unità di progettazione modulata proprio sulla didattica a distanza, con metodologie e obiettivi per questa situazione inedita. Utilizziamo lavagne digitali, libri digitali”. “Cerchiamo di creare una certa routine scolastica: ogni giorno, - spiega l'insegnante - per quattro giorni in base a tempi stabiliti, ci dedichiamo a una singola materia. Poi si assegnano i compiti con scadenza settimanale in base all’età, perché i bambini devono avere comunque un riscontro. Nello stesso tempo cerchiamo di dosare tempi e modalità per non riempire troppo il loro tempo, evitando stati d’ansia, anche in previsione che i tempi si possano allungare. Molto importante - aggiunge - è il sostegno dei genitori. Soprattutto dei bambini più piccoli, più soggetti alla distrazione, mentre quelli di quarta e di quinta, più grandicelli, sono più attenti e responsabili. Tutti sono comunque contenti di partecipare e partecipano attentamente”. Manuela Acito]]>

“Un lavoro impegnativo per noi insegnanti, ma in questa situazione di emergenza la didattica a distanza è l’unica soluzione possibile”. Gianna Spitelli insegna da 35 anni, attualmente fa la maestra di italiano e inglese nella scuola primaria di San Giacomo, Direzione didattica del I Circolo di Spoleto, ed è presidente della Associazione italiana maestri cattolici (Aimc) dell’Umbria. Per lei insegnare è una passione, “sempre con tanta voglia di imparare e di mettersi in gioco. Sperimentando e studiando costantemente, assumendo sempre ruoli di coordinamento e facendo parte dello staff della dirigente”.

La raggiungiamo al telefono mentre è impegnata a correggere i compiti dei suoi alunni.

Sì, perché, a più di un mese di distanza dalla chiusura delle scuole, il nuovo percorso didattico è ormai ben avviato anche per i bambini della scuola primaria. “Il nostro Circolo - spiega -, che rientra tra le scuole innovative, non era impreparato alla didattica online, spesso utilizzata per le comunicazioni interne. Già dall’inizio dell’anno alcune delle insegnanti avevano seguito corsi di formazione sulle piattaforme G Suite di Google e con l’emergenza, anche chi non era preparato si è formato con l’aiuto dei colleghi”. Dopo qualche iniziale difficoltà, considerata la delicata fascia di età dei bambini, grazie alla collaborazione tra insegnanti e famiglie, tutto sta procedendo bene.

Tablet in comodato d’uso alle famiglie

“Qualche genitore all’inizio si è trovato in difficoltà - aggiunge Spinelli -, si è arrangiato usando il cellulare. Ma in questi giorni il Ministero, tramite la Protezione civile, sta distribuendo i tablet in comodato d’uso alle famiglie per andare incontro alle situazioni meno abbienti, consentendo a tutti di avere a disposizione gli strumenti giusti. La scuola sta facendo di tutto per aiutare, c’è molta fiducia, collaborazione e solidarietà. Ogni mattina – prosegue - contattiamo in video i bambini, li salutiamo, scambiamo con loro qualche parola, poi chiediamo di spegnere la telecamera e la lezione inizia. Quarantacinque minuti, mezz’ora ogni giorno, a seconda dell’età dei bambini, per non creare video dipendenza. Si tratta soprattutto di un momento di condivisione per creare relazioni affettive e consolidare gli apprendimenti già acquisiti. Come prevede tra l’altro l’ultima circolare ministeriale sulla didattica a distanza per la scuola dell’infanzia e la primaria. Il programma che stiamo seguendo in questi giorni si basa su una nuova Unità di progettazione modulata proprio sulla didattica a distanza, con metodologie e obiettivi per questa situazione inedita. Utilizziamo lavagne digitali, libri digitali”. “Cerchiamo di creare una certa routine scolastica: ogni giorno, - spiega l'insegnante - per quattro giorni in base a tempi stabiliti, ci dedichiamo a una singola materia. Poi si assegnano i compiti con scadenza settimanale in base all’età, perché i bambini devono avere comunque un riscontro. Nello stesso tempo cerchiamo di dosare tempi e modalità per non riempire troppo il loro tempo, evitando stati d’ansia, anche in previsione che i tempi si possano allungare. Molto importante - aggiunge - è il sostegno dei genitori. Soprattutto dei bambini più piccoli, più soggetti alla distrazione, mentre quelli di quarta e di quinta, più grandicelli, sono più attenti e responsabili. Tutti sono comunque contenti di partecipare e partecipano attentamente”. Manuela Acito]]>
Prof e studenti a lezione a distanza: si vede di tutto https://www.lavoce.it/prof-e-studenti-a-lezione-a-distanza/ Tue, 14 Apr 2020 08:06:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56858

Con il cannone o con il mestolo: così il corpo insegnante si trova a battagliare in questa emergenza che costringe alla didattica a distanza.

Ne abbiamo parlato con due insegnanti di Perugia, Antonella Antonini del liceo scientifico Alessi e Gabriella Bartocci dell’istituto Capitini. Le scuole si sono infatti ritrovate in condizioni molto diverse all’arrivo dell’uragano coronavirus. Un caso estremo è quello dell’Alessi, dove la situazione era già spinosa a causa di prolungate assenze della dirigente. Cosicché, quando il Governo ha chiuso le aule, per una decina di giorni i docenti sono finiti “allo sbando”. Allora “ci siamo organizzati tra noi – dice Antonini – a livello di Consigli di classe. Inizialmente usavano la piattaforma WeSchool, che è più semplice, ma fa fatica a reggere un numero elevato di connessioni, ad esempio classi di 28 alunni. Poi l’istituto è stato affidato alla reggenza del preside del Capitini, che è un esperto nel settore telematico”. Proprio lui, addirittura un paio di anni fa, aveva sottoposto il personale del Capitini a un corso sulle nuove tecnologie didattiche. All’epoca si erano levati vari mugugni, adesso lo si ringrazia per l’intuizione profetica. “Fin da subito – racconta Bartocci – abbiamo cominciato a fare lezione a distanza tramite Google Classroom o Moodle. E siccome gli smartphone a volte danno problemi per muoversi su queste piattaforme, è stato fornito un computer in comodato d’uso agli studenti che ne erano privi”. Anche in questo caso, comunque, i problemi non mancano. In sostanza, si ripetono in forma aumentata i problemi che già esistevano in classe. Gli studenti seri e motivati dimostrano di esserlo anche in questa situazione. I Lucignoli invece tendono a “sparire” dallo schermo, magari accampando malfunzionamenti dell’audio quando, guarda caso, l’insegnante stava rivolgendo loro una domanda. Peggio ancora per alunni con particolari esigenze, ad esempio affetti da “fobia sociale”. Non esiste un protocollo istituzionale per fare fronte a questi disagi; l’unica è alzare il telefono e chiedere aiuto a un/una prof.

Gli studenti, come stanno vivendo l’emergenza?

Lo abbiamo chiesto a un’alunna delle medie di Piccione, Sofia Moscatello, e a uno studente del liceo Mariotti di Perugia, Pietro Covarelli. Il primo dato che colpisce è che, nonostante i luoghi comuni sui “nativi digitali”, non tutti i ragazzi erano attrezzati; il Ministero stesso intende ora provvedere a queste carenze. Per il momento ci si arrangia con mezzi di fortuna. Per qualcuno, poi, la mancanza di un rigido orario settimanale sta portando a sfasamenti nell’“orologio biologico”, dormendo magari di giorno, oppure alzandosi appena in tempo per la lezione e presentandosi in pigiama in teleconferenza. La buona notizia è che gran parte degli insegnanti girano ormai a pieno regime anche online, e ci sono studenti a cui piace poter passare più tempo in famiglia. E infine, oggi informarsi sul compito di greco diventa una buona scusa per sentire un amico. Dario Rivarossa]]>

Con il cannone o con il mestolo: così il corpo insegnante si trova a battagliare in questa emergenza che costringe alla didattica a distanza.

Ne abbiamo parlato con due insegnanti di Perugia, Antonella Antonini del liceo scientifico Alessi e Gabriella Bartocci dell’istituto Capitini. Le scuole si sono infatti ritrovate in condizioni molto diverse all’arrivo dell’uragano coronavirus. Un caso estremo è quello dell’Alessi, dove la situazione era già spinosa a causa di prolungate assenze della dirigente. Cosicché, quando il Governo ha chiuso le aule, per una decina di giorni i docenti sono finiti “allo sbando”. Allora “ci siamo organizzati tra noi – dice Antonini – a livello di Consigli di classe. Inizialmente usavano la piattaforma WeSchool, che è più semplice, ma fa fatica a reggere un numero elevato di connessioni, ad esempio classi di 28 alunni. Poi l’istituto è stato affidato alla reggenza del preside del Capitini, che è un esperto nel settore telematico”. Proprio lui, addirittura un paio di anni fa, aveva sottoposto il personale del Capitini a un corso sulle nuove tecnologie didattiche. All’epoca si erano levati vari mugugni, adesso lo si ringrazia per l’intuizione profetica. “Fin da subito – racconta Bartocci – abbiamo cominciato a fare lezione a distanza tramite Google Classroom o Moodle. E siccome gli smartphone a volte danno problemi per muoversi su queste piattaforme, è stato fornito un computer in comodato d’uso agli studenti che ne erano privi”. Anche in questo caso, comunque, i problemi non mancano. In sostanza, si ripetono in forma aumentata i problemi che già esistevano in classe. Gli studenti seri e motivati dimostrano di esserlo anche in questa situazione. I Lucignoli invece tendono a “sparire” dallo schermo, magari accampando malfunzionamenti dell’audio quando, guarda caso, l’insegnante stava rivolgendo loro una domanda. Peggio ancora per alunni con particolari esigenze, ad esempio affetti da “fobia sociale”. Non esiste un protocollo istituzionale per fare fronte a questi disagi; l’unica è alzare il telefono e chiedere aiuto a un/una prof.

Gli studenti, come stanno vivendo l’emergenza?

Lo abbiamo chiesto a un’alunna delle medie di Piccione, Sofia Moscatello, e a uno studente del liceo Mariotti di Perugia, Pietro Covarelli. Il primo dato che colpisce è che, nonostante i luoghi comuni sui “nativi digitali”, non tutti i ragazzi erano attrezzati; il Ministero stesso intende ora provvedere a queste carenze. Per il momento ci si arrangia con mezzi di fortuna. Per qualcuno, poi, la mancanza di un rigido orario settimanale sta portando a sfasamenti nell’“orologio biologico”, dormendo magari di giorno, oppure alzandosi appena in tempo per la lezione e presentandosi in pigiama in teleconferenza. La buona notizia è che gran parte degli insegnanti girano ormai a pieno regime anche online, e ci sono studenti a cui piace poter passare più tempo in famiglia. E infine, oggi informarsi sul compito di greco diventa una buona scusa per sentire un amico. Dario Rivarossa]]>
Università di Perugia. Precisazioni sulla sospensione delle attività didattiche causa virus https://www.lavoce.it/universita-perugia-sospensione-attivita/ Thu, 05 Mar 2020 15:57:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56365 Università Perugia disposizioni Coronavirus

Facendo seguito alla comunicazione relativa alla sospensione delle attività didattiche fino al 15 marzo, si precisa - in relazione a tutte le sedi, le strutture e gli spazi di proprietà dell' Ateneo perugino o comunque in uso al medesimo - quanto segue:
  1. L'accesso alle biblioteche è consentito solo per le funzioni di prestito e di restituzione, mentre rimarranno chiusi tutti gli spazi riservati alla consultazione e allo studio per l’intera durata delle disposizioni governative; 🔸gli Spazi di Aggregazione e Studio in Autogestione (SASA), le sale di lettura nonché ogni altra aula studio rimarranno interdetti per l’intera durata delle predette disposizioni; 🔸si raccomanda, in ogni ulteriore spazio, la scrupolosa osservanza delle disposizioni già emanate dalle competenti Autorità; 🔸le missioni di cui al relativo Regolamento di Ateneo previste per il periodo di applicazione delle disposizioni governative dovranno essere nuovamente autorizzate dal Responsabile della Struttura di riferimento tenendo conto delle indicazioni e delle prescrizioni fornite dalle Autorità competenti in materia.
  2.  Rimangono assicurate le funzioni di front-office, le attività di ricevimento studenti e gli altri servizi all’utenza nella scrupolosa osservanza delle prescrizioni adottate dal Governo o comunque emanate da altre Autorità competenti; 🔸parimenti, sempre nel rispetto delle predette prescrizioni, proseguono le attività e le funzioni di ricerca svolte da docenti, ricercatori, assegnisti, dottorandi, borsisti e tesisti.
  3. Rimane fermo quanto già disposto in relazione alla sospensione delle attività didattiche in presenza. Seguiranno dettagliate indicazioni tecniche circa lo svolgimento delle suddette attività in modalità “a distanza”.
  4. Su esami di profitto, di Laurea e di Dottorato. A eccezione delle sedute previste per i Dipartimenti di Scienze agrarie, alimentari ed ambientali e di Medicina Veterinaria oggetto del D.R. 388 del 4.3.2020, i restanti Dipartimenti provvederanno al regolare svolgimento delle sedute di esame di Laurea, di profitto e di Dottorato assicurando che il flusso di pubblico in sala abbia luogo in modo tale da garantire l’osservanza della distanza precauzionale di almeno un metro tra ciascuno dei presenti in sala. Unitamente a quanto sopra esposto, è ovviamente demandata alle regole di prudenza e buon senso l’adozione, da parte del Presidente di ciascuna Commissione, di ogni ulteriore misura si rendesse opportuna, anche in relazione alla dimensione degli spazi in cui si svolgono le prove, per la migliore gestione delle sedute.
  5. Rimane fermo quanto già disposto, in relazione ai Dipartimenti di Medicina Veterinaria e di Scienze Agrarie, alimentari ed ambientali, con D. R. 388/2020.
  6. Sono sospese le manifestazioni, gli eventi e le attività di qualsiasi natura che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro di cui all'allegato 1, lettera d) al DPCM 4.3.2020.
  7. Salvo successive diverse determinazioni adottate da parte di questo Ateneo o dalle competenti Autorità, ogni altra attività istituzionale dell’Università degli Studi di Perugia prosegue regolarmente nella scrupolosa osservanza delle prescrizioni sopra richiamate. 🔸Tutti gli AGGIORNAMENTI per la comunità universitaria sul portale www.unipg.it
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Università Perugia disposizioni Coronavirus

Facendo seguito alla comunicazione relativa alla sospensione delle attività didattiche fino al 15 marzo, si precisa - in relazione a tutte le sedi, le strutture e gli spazi di proprietà dell' Ateneo perugino o comunque in uso al medesimo - quanto segue:
  1. L'accesso alle biblioteche è consentito solo per le funzioni di prestito e di restituzione, mentre rimarranno chiusi tutti gli spazi riservati alla consultazione e allo studio per l’intera durata delle disposizioni governative; 🔸gli Spazi di Aggregazione e Studio in Autogestione (SASA), le sale di lettura nonché ogni altra aula studio rimarranno interdetti per l’intera durata delle predette disposizioni; 🔸si raccomanda, in ogni ulteriore spazio, la scrupolosa osservanza delle disposizioni già emanate dalle competenti Autorità; 🔸le missioni di cui al relativo Regolamento di Ateneo previste per il periodo di applicazione delle disposizioni governative dovranno essere nuovamente autorizzate dal Responsabile della Struttura di riferimento tenendo conto delle indicazioni e delle prescrizioni fornite dalle Autorità competenti in materia.
  2.  Rimangono assicurate le funzioni di front-office, le attività di ricevimento studenti e gli altri servizi all’utenza nella scrupolosa osservanza delle prescrizioni adottate dal Governo o comunque emanate da altre Autorità competenti; 🔸parimenti, sempre nel rispetto delle predette prescrizioni, proseguono le attività e le funzioni di ricerca svolte da docenti, ricercatori, assegnisti, dottorandi, borsisti e tesisti.
  3. Rimane fermo quanto già disposto in relazione alla sospensione delle attività didattiche in presenza. Seguiranno dettagliate indicazioni tecniche circa lo svolgimento delle suddette attività in modalità “a distanza”.
  4. Su esami di profitto, di Laurea e di Dottorato. A eccezione delle sedute previste per i Dipartimenti di Scienze agrarie, alimentari ed ambientali e di Medicina Veterinaria oggetto del D.R. 388 del 4.3.2020, i restanti Dipartimenti provvederanno al regolare svolgimento delle sedute di esame di Laurea, di profitto e di Dottorato assicurando che il flusso di pubblico in sala abbia luogo in modo tale da garantire l’osservanza della distanza precauzionale di almeno un metro tra ciascuno dei presenti in sala. Unitamente a quanto sopra esposto, è ovviamente demandata alle regole di prudenza e buon senso l’adozione, da parte del Presidente di ciascuna Commissione, di ogni ulteriore misura si rendesse opportuna, anche in relazione alla dimensione degli spazi in cui si svolgono le prove, per la migliore gestione delle sedute.
  5. Rimane fermo quanto già disposto, in relazione ai Dipartimenti di Medicina Veterinaria e di Scienze Agrarie, alimentari ed ambientali, con D. R. 388/2020.
  6. Sono sospese le manifestazioni, gli eventi e le attività di qualsiasi natura che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro di cui all'allegato 1, lettera d) al DPCM 4.3.2020.
  7. Salvo successive diverse determinazioni adottate da parte di questo Ateneo o dalle competenti Autorità, ogni altra attività istituzionale dell’Università degli Studi di Perugia prosegue regolarmente nella scrupolosa osservanza delle prescrizioni sopra richiamate. 🔸Tutti gli AGGIORNAMENTI per la comunità universitaria sul portale www.unipg.it
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Bullismo, dramma da leggere bene https://www.lavoce.it/bullismo-dramma/ Thu, 13 Feb 2020 14:24:12 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56277 bullismo

“Il bullismo è un insieme di comportamenti offensivi e prepotenti messi in atto da una o più persone che prendono di mira una vittima precisa, e che prevede uno sbilanciamento di potere”. La definizione è stata una delle tante, tra loro simili, elencate nel corso dell’incontro sul tema “Le molte facce del bullismo. Interventi di educazione e prevenzione” che si è svolto all’Iis “Cavour - Marconi - Pascal” di Piscille in occasione della Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo del 7 febbraio.

Chi è il bullo

“Il fenomeno è in crescita – spiega a margine dell’incontro Antonella Piccotti, docente e referente per il bullismo presso lo stesso istituto - e nelle scuole superiori si manifesta soprattutto nei primi due anni, ma la fascia di età si sta abbassando. A identificare il possibile bullo è l’atteggiamento che assume in classe, e la necessità di essere sempre al centro dell’attenzione. Sta a noi insegnanti saper leggere i segnali in tempo, e gestire il fenomeno prima che possa degenerare.

Non sempre è facile, perché dietro a certi atteggiamenti negativi c’è spesso una situazione familiare difficile, un disagio, una fragilità”. “Il compito di noi educatori - sottolinea è quello di insegnare ai ragazzi il rispetto degli altri, delle diversità, ad avere consapevolezza di sé e delle azioni illecite che potrebbero compiere; e nello stesso tempo a non temere di confidarsi, parlare, denunciare. La scuola però, non può fare tutto da sola: insegnanti e famiglie devono fare rete, ma i genitori spesso sono assenti e i docenti sono impegnati a portare avanti il programma...”.

Cosa si può fare

Nel corso degli anni l’istituto ha svolto diverse attività insieme ai ragazzi, anche in collaborazione con la polizia e Libertas Margot, associazione perugina che si occupa di violenza di genere, “con la quale - prosegue Piccotti - abbiamo inserito all’interno della scuola la Bulli box, un’urna in cui gli studenti possono imbucare, anche in forma anonima, segnalazioni di episodi o azioni di bullismo e cyberbullismo.

Quest’anno come scuola abbiamo dedicato l’attenzione sul valore dello sport nella prevenzione del fenomeno, un’occasione per i giovani di prendere coscienza delle proprie pulsioni, sia negative che positive. e convogliarle verso azioni più costruttive”.

Con la prof.ssa Annalisa Federici i ragazzi hanno invece partecipato al progetto “Sbullonati per Telethon, prospettive alternative al bullismo”, “progetto - ha proseguito Piccotti - che ha dato la possibilità ai ragazzi di impegnarsi nel sociale, contribuendo alla raccolta fondi. Gli studenti hanno poi realizzato dei video in cui ognuno ha dato la propria interpretazione del bullismo”.

“Il bullo – ha sottolineato in apertura dell’incontro la dirigente scolastica Maria Rita Marconi - è un vile, perché ha bisogno di un gruppo per affermarsi, altrimenti non esiste”. Affermazione condivisa da Massimo Pici ,presidente di Libertas Margot, il quale ha ricordato che, “se non c’è il sostegno del gruppo, bastano cinque secondi per ‘smontare’ un bullo. Sono gli spettatori che fanno la differenza, perché possono scegliere se schierarsi dalla parte della vittima o dall’altra. Chiedere aiuto o segnalare delle situazioni scorrette è il più grande gesto di coraggio che possiamo fare” ha detto quindi, rivolto agli studenti.

“Nessuno nasce bullo, i bulli sono le vittime di qualcun altro” ha spiegato lo psicologo Daniele Gregoriosottolineando che “tutti devono avere un supporto: le vittime, i bulli, ma anche chi sta in silenzio”.

L’incontro, coordinato dalla psichiatra Stefania Cerino, si è concluso con l’intervento della neurobiologa dell’Istituto di sanità di Roma, Francesca Cirulli.

Manuela Acito

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bullismo

“Il bullismo è un insieme di comportamenti offensivi e prepotenti messi in atto da una o più persone che prendono di mira una vittima precisa, e che prevede uno sbilanciamento di potere”. La definizione è stata una delle tante, tra loro simili, elencate nel corso dell’incontro sul tema “Le molte facce del bullismo. Interventi di educazione e prevenzione” che si è svolto all’Iis “Cavour - Marconi - Pascal” di Piscille in occasione della Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo del 7 febbraio.

Chi è il bullo

“Il fenomeno è in crescita – spiega a margine dell’incontro Antonella Piccotti, docente e referente per il bullismo presso lo stesso istituto - e nelle scuole superiori si manifesta soprattutto nei primi due anni, ma la fascia di età si sta abbassando. A identificare il possibile bullo è l’atteggiamento che assume in classe, e la necessità di essere sempre al centro dell’attenzione. Sta a noi insegnanti saper leggere i segnali in tempo, e gestire il fenomeno prima che possa degenerare.

Non sempre è facile, perché dietro a certi atteggiamenti negativi c’è spesso una situazione familiare difficile, un disagio, una fragilità”. “Il compito di noi educatori - sottolinea è quello di insegnare ai ragazzi il rispetto degli altri, delle diversità, ad avere consapevolezza di sé e delle azioni illecite che potrebbero compiere; e nello stesso tempo a non temere di confidarsi, parlare, denunciare. La scuola però, non può fare tutto da sola: insegnanti e famiglie devono fare rete, ma i genitori spesso sono assenti e i docenti sono impegnati a portare avanti il programma...”.

Cosa si può fare

Nel corso degli anni l’istituto ha svolto diverse attività insieme ai ragazzi, anche in collaborazione con la polizia e Libertas Margot, associazione perugina che si occupa di violenza di genere, “con la quale - prosegue Piccotti - abbiamo inserito all’interno della scuola la Bulli box, un’urna in cui gli studenti possono imbucare, anche in forma anonima, segnalazioni di episodi o azioni di bullismo e cyberbullismo.

Quest’anno come scuola abbiamo dedicato l’attenzione sul valore dello sport nella prevenzione del fenomeno, un’occasione per i giovani di prendere coscienza delle proprie pulsioni, sia negative che positive. e convogliarle verso azioni più costruttive”.

Con la prof.ssa Annalisa Federici i ragazzi hanno invece partecipato al progetto “Sbullonati per Telethon, prospettive alternative al bullismo”, “progetto - ha proseguito Piccotti - che ha dato la possibilità ai ragazzi di impegnarsi nel sociale, contribuendo alla raccolta fondi. Gli studenti hanno poi realizzato dei video in cui ognuno ha dato la propria interpretazione del bullismo”.

“Il bullo – ha sottolineato in apertura dell’incontro la dirigente scolastica Maria Rita Marconi - è un vile, perché ha bisogno di un gruppo per affermarsi, altrimenti non esiste”. Affermazione condivisa da Massimo Pici ,presidente di Libertas Margot, il quale ha ricordato che, “se non c’è il sostegno del gruppo, bastano cinque secondi per ‘smontare’ un bullo. Sono gli spettatori che fanno la differenza, perché possono scegliere se schierarsi dalla parte della vittima o dall’altra. Chiedere aiuto o segnalare delle situazioni scorrette è il più grande gesto di coraggio che possiamo fare” ha detto quindi, rivolto agli studenti.

“Nessuno nasce bullo, i bulli sono le vittime di qualcun altro” ha spiegato lo psicologo Daniele Gregoriosottolineando che “tutti devono avere un supporto: le vittime, i bulli, ma anche chi sta in silenzio”.

L’incontro, coordinato dalla psichiatra Stefania Cerino, si è concluso con l’intervento della neurobiologa dell’Istituto di sanità di Roma, Francesca Cirulli.

Manuela Acito

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Don Bosco. Iniziano il prossimo 2 febbraio i 3 anni di festeggiamenti per il centenario a Perugia https://www.lavoce.it/don-bosco-centenario-perugia/ Thu, 30 Jan 2020 13:59:58 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56142 don bosco

“Cento anni di futuro”. È questo lo slogan scelto dall’Istituto salesiano “Don Bosco” di Perugia per il traguardo dei 100 anni (1922-2022) i cui festeggiamenti si svilupperanno nell’arco di un triennio, fino al 2023. La presenza della Famiglia salesiana infatti, ha caratterizzato non poco la vita culturale e sociale della città, non discostandosi dai suoi punti di riferimento: la casa, la famiglia e la spiritualità della relazione educativa.

Questo traguardo, ricorda il direttore dell’Istituto salesiano don Giorgio Colajacomo, “è segnato da due tappe storiche e indimenticabili per tante generazioni di giovani, l’arrivo nella sede del Penna Ricci di borgo Sant’Angelo, nel 1922, e il trasferimento nell’odierna di via San Prospero, a partire dal 1958”.

IL LOGO DEL CENTENARIO: la simbologia

Il logo è costituito dal simbolo della Congregazione Salesiana che rappresenta la casa, la famiglia. La forma è un arco, come la Cappella dell’Istituto, con dieci icone ad archi. Le 12 stelle rappresentano Maria Ausiliatrice, la Maestra di Don Bosco. Per i colori: l’azzurro sullo sfondo richiama al paradiso; il rosso è l’amore per i giovani; il bianco la purezza; verde giallo e metallico le tre realtà salesiane (prato, residenza e scuola).

I festeggiamenti avranno inizio domenica 2 febbraio, a partire dalle ore 10 presso l’Istituto, con la partecipazione del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, della presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, del sindaco di Perugia Andrea Romizi, del rettore dell’Università degli Studi Maurizio Oliverio e della prorettrice dell’Università per stranieri Donatella Gambini, “invitati a confrontarsi – sottolinea Colajacomo – sulla linea tracciata dal Santo: ‘Buoni cristiani e onesti cittadini’”.

Gli eventi del 2020

Prossimo evento del 2020 sarà poi l’assemblea nazionale dei Centri di formazione professionale salesiana, che Perugia ospiterà il 23 aprile alla Sala dei Notari, in occasione del 40° di fondazione del Cnos-Fap.

Sono molte le iniziative in programma, con la sponsorizzazione di Regione e Comune e promosse con una grande Lotteria e con una app per seguirle. Prevista la riqualificazione dell’antica chiesa di San Prospero e il rilancio dei Centri di Formazione professionale di Perugia, Foligno e Marsciano nel 40°, l’8 maggio 2020, e nell’inizio corsi, il 10 novembre. Ancora, nell’ottobre 2020 sarà pubblicato un fascicolo con le ‘lettere a Don Bosco’ degli allievi dei centri professionali e la mostra dei loro ‘capolavori’ alla Rocca Paolina.

2021

Per il 2021 è prevista invece la riedizione delle Olimpiadi salesiane, l’aggiornamento del libro del 90° e un concorso di composizione su Don Bosco in collaborazione con il Conservatorio.

2022

Il 2022, tra le varie iniziative, vedrà un grande convegno educativo con le Università di Perugia e con la Facoltà pontificia salesiana di Roma sul cambio culturale portato dai social media.

2023

Uno studio sull’influenza salesiana nella società perugina e la rievocazione della processione di Maria Ausiliatrice in borgo Sant’Angelo il 24 maggio, coroneranno le celebrazioni nel 2023, all’avvio del 2° secolo.

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don bosco

“Cento anni di futuro”. È questo lo slogan scelto dall’Istituto salesiano “Don Bosco” di Perugia per il traguardo dei 100 anni (1922-2022) i cui festeggiamenti si svilupperanno nell’arco di un triennio, fino al 2023. La presenza della Famiglia salesiana infatti, ha caratterizzato non poco la vita culturale e sociale della città, non discostandosi dai suoi punti di riferimento: la casa, la famiglia e la spiritualità della relazione educativa.

Questo traguardo, ricorda il direttore dell’Istituto salesiano don Giorgio Colajacomo, “è segnato da due tappe storiche e indimenticabili per tante generazioni di giovani, l’arrivo nella sede del Penna Ricci di borgo Sant’Angelo, nel 1922, e il trasferimento nell’odierna di via San Prospero, a partire dal 1958”.

IL LOGO DEL CENTENARIO: la simbologia

Il logo è costituito dal simbolo della Congregazione Salesiana che rappresenta la casa, la famiglia. La forma è un arco, come la Cappella dell’Istituto, con dieci icone ad archi. Le 12 stelle rappresentano Maria Ausiliatrice, la Maestra di Don Bosco. Per i colori: l’azzurro sullo sfondo richiama al paradiso; il rosso è l’amore per i giovani; il bianco la purezza; verde giallo e metallico le tre realtà salesiane (prato, residenza e scuola).

I festeggiamenti avranno inizio domenica 2 febbraio, a partire dalle ore 10 presso l’Istituto, con la partecipazione del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, della presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, del sindaco di Perugia Andrea Romizi, del rettore dell’Università degli Studi Maurizio Oliverio e della prorettrice dell’Università per stranieri Donatella Gambini, “invitati a confrontarsi – sottolinea Colajacomo – sulla linea tracciata dal Santo: ‘Buoni cristiani e onesti cittadini’”.

Gli eventi del 2020

Prossimo evento del 2020 sarà poi l’assemblea nazionale dei Centri di formazione professionale salesiana, che Perugia ospiterà il 23 aprile alla Sala dei Notari, in occasione del 40° di fondazione del Cnos-Fap.

Sono molte le iniziative in programma, con la sponsorizzazione di Regione e Comune e promosse con una grande Lotteria e con una app per seguirle. Prevista la riqualificazione dell’antica chiesa di San Prospero e il rilancio dei Centri di Formazione professionale di Perugia, Foligno e Marsciano nel 40°, l’8 maggio 2020, e nell’inizio corsi, il 10 novembre. Ancora, nell’ottobre 2020 sarà pubblicato un fascicolo con le ‘lettere a Don Bosco’ degli allievi dei centri professionali e la mostra dei loro ‘capolavori’ alla Rocca Paolina.

2021

Per il 2021 è prevista invece la riedizione delle Olimpiadi salesiane, l’aggiornamento del libro del 90° e un concorso di composizione su Don Bosco in collaborazione con il Conservatorio.

2022

Il 2022, tra le varie iniziative, vedrà un grande convegno educativo con le Università di Perugia e con la Facoltà pontificia salesiana di Roma sul cambio culturale portato dai social media.

2023

Uno studio sull’influenza salesiana nella società perugina e la rievocazione della processione di Maria Ausiliatrice in borgo Sant’Angelo il 24 maggio, coroneranno le celebrazioni nel 2023, all’avvio del 2° secolo.

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La scuola vera, quella che aiuta a vivere e a crescere https://www.lavoce.it/scuola-vera-aiuta-crescere/ Fri, 22 Nov 2019 10:34:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=55823 scuola

In questo periodo molte famiglie iniziano a vivere un momento importante, spesso accompagnato da incertezze e preoccupazioni: la scelta della scuola secondaria di primo e secondo grado. A riguardo ci è sembrato opportuno condividere un’esperienza che racconta il nostro territorio, ma che dice molto anche del nostro Paese.

La nostra famiglia si è trasferita anni fa (era il 2005) e quasi per caso a Ponte San Giovanni, uno dei quartieri più popolosi di Perugia. Avevamo allora due bambini, che iniziarono uno dopo l’altro a frequentare prima un asilo nido davvero funzionale, e poi un’altrettanto valida scuola per l’infanzia.

Anche la scuola primaria fu per entrambi una bella esperienza.

Al momento del passaggio del primo figlio alla scuola secondaria, ci trovammo però di fronte a una situazione imprevista, che pure avevamo già iniziato a percepire: molti dei suoi compagni di classe non sarebbero stati iscritti a Ponte San Giovanni, bensì in altri istituti del centro storico.

Senza dilungarci sui motivi degli altri genitori, decidemmo di non rinunciare all’esperienza della scuola del territorio dove vivevamo: pesarono certamente sia il nostro punto di vista sul mondo per come stava cambiando, sia alcune valutazioni su come sarebbe quello che avrebbero abitato le future generazioni.

Avendo i nostri primi due figli tre anni di differenza, ci siamo trovati così dentro un percorso di sei anni, terminato lo scorso giugno, che ci sembra doveroso testimoniare. La scuola “Volumnio” ha permesso ai nostri figli l’esperienza, oggi imprescindibile, del confronto con la diversità che diventa ricchezza, ma soprattutto competenza ineludibile per cogliere le opportunità del mondo presente.

Ci ha fatto toccare con mano la capacità e il valore di mettere in circolo sinergie positive sul territorio, come testimoniato dal rapporto virtuoso dell’istituto con l’oratorio e il suo doposcuola.

Ma soprattutto, ha permesso ai nostri figli di crescere accompagnati da docenti che ci hanno impressionato per passione, competenza, capacità di presa in carico anche nei momenti di difficoltà che qualsiasi classe, che sia del centro o della periferia, si troverà sempre (vivaddio) ad affrontare. Eh sì, perché poi alla fine, per quanto sia necessario e vitale tutto quello che ruota attorno alla vita scolastica, sono proprio gli insegnanti a esserne anima e spina dorsale.

Insegnanti che alla Volumnio hanno nomi e cognomi, volti divenuti punti di riferimento in anni spesi per scelta convinta proprio in quell’istituto; e che da tempo, al riparo dalle tante “narrazioni” nefaste sulla scuola italiana che si vorrebbero legittimare, considerano vivo, degno, importante il futuro dei figli di questo territorio, guidando i ragazzi forti, sostenendo i deboli, valorizzando i talenti e le eccellenze, mettendo in comunicazione le culture.

A questi docenti va tutta la nostra riconoscenza di genitori che per sei anni hanno accompagnato (fermandosi idealmente sulla soglia e curandosi di mai oltrepassarla) i propri figli alla Volumnio. E un appello alle istituzioni preposte a decidere le sorti delle nostre scuole: che sappiano rendere reale il diritto all’istruzione per tutti, ma anche, ogni tanto, riconoscere il giusto tributo a tutti gli insegnanti che ogni giorno continuano, con i fatti, a permetterlo.

Roberto Contu, Flavia Marcacci

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scuola

In questo periodo molte famiglie iniziano a vivere un momento importante, spesso accompagnato da incertezze e preoccupazioni: la scelta della scuola secondaria di primo e secondo grado. A riguardo ci è sembrato opportuno condividere un’esperienza che racconta il nostro territorio, ma che dice molto anche del nostro Paese.

La nostra famiglia si è trasferita anni fa (era il 2005) e quasi per caso a Ponte San Giovanni, uno dei quartieri più popolosi di Perugia. Avevamo allora due bambini, che iniziarono uno dopo l’altro a frequentare prima un asilo nido davvero funzionale, e poi un’altrettanto valida scuola per l’infanzia.

Anche la scuola primaria fu per entrambi una bella esperienza.

Al momento del passaggio del primo figlio alla scuola secondaria, ci trovammo però di fronte a una situazione imprevista, che pure avevamo già iniziato a percepire: molti dei suoi compagni di classe non sarebbero stati iscritti a Ponte San Giovanni, bensì in altri istituti del centro storico.

Senza dilungarci sui motivi degli altri genitori, decidemmo di non rinunciare all’esperienza della scuola del territorio dove vivevamo: pesarono certamente sia il nostro punto di vista sul mondo per come stava cambiando, sia alcune valutazioni su come sarebbe quello che avrebbero abitato le future generazioni.

Avendo i nostri primi due figli tre anni di differenza, ci siamo trovati così dentro un percorso di sei anni, terminato lo scorso giugno, che ci sembra doveroso testimoniare. La scuola “Volumnio” ha permesso ai nostri figli l’esperienza, oggi imprescindibile, del confronto con la diversità che diventa ricchezza, ma soprattutto competenza ineludibile per cogliere le opportunità del mondo presente.

Ci ha fatto toccare con mano la capacità e il valore di mettere in circolo sinergie positive sul territorio, come testimoniato dal rapporto virtuoso dell’istituto con l’oratorio e il suo doposcuola.

Ma soprattutto, ha permesso ai nostri figli di crescere accompagnati da docenti che ci hanno impressionato per passione, competenza, capacità di presa in carico anche nei momenti di difficoltà che qualsiasi classe, che sia del centro o della periferia, si troverà sempre (vivaddio) ad affrontare. Eh sì, perché poi alla fine, per quanto sia necessario e vitale tutto quello che ruota attorno alla vita scolastica, sono proprio gli insegnanti a esserne anima e spina dorsale.

Insegnanti che alla Volumnio hanno nomi e cognomi, volti divenuti punti di riferimento in anni spesi per scelta convinta proprio in quell’istituto; e che da tempo, al riparo dalle tante “narrazioni” nefaste sulla scuola italiana che si vorrebbero legittimare, considerano vivo, degno, importante il futuro dei figli di questo territorio, guidando i ragazzi forti, sostenendo i deboli, valorizzando i talenti e le eccellenze, mettendo in comunicazione le culture.

A questi docenti va tutta la nostra riconoscenza di genitori che per sei anni hanno accompagnato (fermandosi idealmente sulla soglia e curandosi di mai oltrepassarla) i propri figli alla Volumnio. E un appello alle istituzioni preposte a decidere le sorti delle nostre scuole: che sappiano rendere reale il diritto all’istruzione per tutti, ma anche, ogni tanto, riconoscere il giusto tributo a tutti gli insegnanti che ogni giorno continuano, con i fatti, a permetterlo.

Roberto Contu, Flavia Marcacci

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Per otto giovani studenti il premio “La squilla” https://www.lavoce.it/premio-la-squilla/ Fri, 31 May 2019 11:58:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54634 squilla

Per il quarto anno consecutivo il mensile d’informazione religiosa, culturale e sociale della città di Spello, La Squilla, ha organizzato un concorso letterario in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Galileo Ferraris su una tematica etico morale di notevole respiro.

Quest’anno le docenti dell’Istituto spellano hanno proposto come oggetto del concorso una bella frase del presidente del Cile ( dal 1970 al 1973) Salvador Allende: "Noi vivremo in eterno in quella parte di noi che abbiamo donato agli altri".

Ben 114 gli allievi che si sono cimentati in questa difficile interpretazione del testo da elaborare. La commissione ha lavorato per diverse sedute nell’esamina dei lavori dei partecipanti esprimendo un giudizio finale abbastanza positivo sulla maturazione psicologica dei ragazzi.

La Squilla ha premiato i vincitori ed i segnalati del concorso con una borsa di studio (200 euro per i quattro vincitori e 100 euro per i quattro secondo classificati) finalizzata all’acquisto di libri di testo per il prossimo anno scolastico. La cerimonia si è tenuta nella splendida atmosfera del bellissimo teatro Subasio di Spello alla presenza di autorità civili, scolastiche e religiose della città spellana.

Nell’occasione il mensile spellano, dal direttore all’editore e ai componenti la commissione giudicatrice, vuol ringraziare i docenti tutti, il dirigente scolastico Maria Grazia Giampé e la prof.ssa Maria Luisa Marchionno (coordinatrice del rapporto tra scuola e giornale) per il sostanziale e fattivo contributo dato all’iniziativa.

Mario Manini

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squilla

Per il quarto anno consecutivo il mensile d’informazione religiosa, culturale e sociale della città di Spello, La Squilla, ha organizzato un concorso letterario in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Galileo Ferraris su una tematica etico morale di notevole respiro.

Quest’anno le docenti dell’Istituto spellano hanno proposto come oggetto del concorso una bella frase del presidente del Cile ( dal 1970 al 1973) Salvador Allende: "Noi vivremo in eterno in quella parte di noi che abbiamo donato agli altri".

Ben 114 gli allievi che si sono cimentati in questa difficile interpretazione del testo da elaborare. La commissione ha lavorato per diverse sedute nell’esamina dei lavori dei partecipanti esprimendo un giudizio finale abbastanza positivo sulla maturazione psicologica dei ragazzi.

La Squilla ha premiato i vincitori ed i segnalati del concorso con una borsa di studio (200 euro per i quattro vincitori e 100 euro per i quattro secondo classificati) finalizzata all’acquisto di libri di testo per il prossimo anno scolastico. La cerimonia si è tenuta nella splendida atmosfera del bellissimo teatro Subasio di Spello alla presenza di autorità civili, scolastiche e religiose della città spellana.

Nell’occasione il mensile spellano, dal direttore all’editore e ai componenti la commissione giudicatrice, vuol ringraziare i docenti tutti, il dirigente scolastico Maria Grazia Giampé e la prof.ssa Maria Luisa Marchionno (coordinatrice del rapporto tra scuola e giornale) per il sostanziale e fattivo contributo dato all’iniziativa.

Mario Manini

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Indebita intromissione ‘dall’alto’ contro la scuola https://www.lavoce.it/indebita-intromissione-scuola/ Sun, 26 May 2019 12:55:08 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54604 intromissione

di Roberto Contu

I fatti di Palermo sono grossomodo noti a tutti: in un istituto tecnico, alcuni studenti quindicenni preparano autonomamente un lavoro multimediale per la Giornata della Memoria. Nella presentazione, secondo la ‘vulgata’ (ma inviterei chiunque a visionare per intero il video in Rete per farsi un’idea propria), il Decreto sicurezza dell’attuale Governo verrebbe accostato alle leggi razziali del 1938.

Qualcuno fotografa e denuncia il tutto con un tweet al Ministro, l’immagine rimbalza in Rete, alla fine interviene con parole perentorie il sottosegretario alla Cultura, Lucia Borgonzoni. Parte un’ispezione ministeriale, la professoressa viene in breve tempo sospesa per quindici giorni dall’attività didattica, a stipendio dimezzato. Il caso, complice anche il periodo pre-elettorale, muove in modo significativo il dibattito politico; a riguardo vengono proposte analisi articolate; la scuola, l’università, il mondo della cultura si compattano a favore dell’insegnante.

La sgrossatura

Cosa aggiungere di significativo alla discussione, da docente che ogni giorno vive la classe? Almeno tre considerazioni, per quanto mi riguarda. La prima e più importante è il rimarcare come lo specifico della questione non sia quanto (ingenuamente o meno) scritto dagli studenti, quanto l’avere messo sotto tutela la ragione stessa del processo educativo.

A scuola quotidianamente gli studenti producono grossolanità che poi l’insegnante e la classe rielaborano e sgrossano insieme. Materia prima della vita di classe è proprio l’approssimazione, che l’insegnante educa a governare. Di contro, se tutto questo viene messo sotto tutela esterna, vacilla il presupposto stesso della funzione educativa.

Per esperienza, quando a scuola ho dato parola agli studenti, ho visto passare sulla Lim di tutto: dai Protocolli dei Savi di Sion ai rapporti del nazismo con gli Ufo. Ma ciò che mi è sempre premuto e sempre ho difeso è stato il prima e il dopo. Il prima, nel quale gli studenti hanno messo in moto, spesso sgraziatamente, la propria facoltà di pensare e cercare. Il dopo, nel quale si è riflettuto insieme proprio a partire da quella materia grezza e sgraziata da loro prodotta che io, per mandato, ho il compito di aiutare loro a definire.

Qualsiasi insegnante capisce questo, perché lo vive ogni giorno, perché è il cuore pulsante stesso della dialettica educativa, e proprio e anzitutto per questo quanto è successo è grave.

Quale “culpa”?

La seconda considerazione ha invece a che fare con l’accusa mossa alla docente a partire dal principio della culpa in vigilando, che nella realtà attiene le eventuali omissioni da parte del personale docente in merito all’incolumità fisica degli studenti.

In questo caso il principio è stato dirottato sull’ipotetica omissione della collega nella vigilanza sull’attività critica e di pensiero dei propri alunni, che nei fatti hanno tentato di mettere in pratica (a modo loro, certo) quel lavoro di ermeneusi del sapere che è alla base dello stesso a stare a scuola (e per altro alla base anche della recente attenzione ai temi di cittadinanza e Costituzione) con risultati che, ripeto, poi l’insegnante e la classe avrebbero di certo rielaborato e forse anche criticato insieme.

Il Ministro sbagliato

La terza considerazione ha infine a che fare con il passaggio di quell’elefante che è la propaganda in quella cristalleria che è il luogo seminale del nostro futuro, ovvero la scuola. Passi la gravità del gesto di chi ha colpevolmente decontestualizzato un momento di vita scolastica attraverso il furto delle immagini; passi l’impropria e del tutto anomala catena di gestione della procedura disciplinare... ma che c’entra il protagonismo assoluto (fino all’ambigua proposta pacificante) del ministro dell’Interno in una vicenda che, nei fatti, avrebbe dovuto essere di totale competenza del ministro dell’Istruzione?

Sono questi solo alcuni degli aspetti che questo episodio ha messo in gioco - ce ne sarebbero molti altri. Aspetti che hanno a che fare con la ragion d’esser stessa dell’istituzione scolastica, che è di tutti e che quindi riguarda il futuro di noi tutti.

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intromissione

di Roberto Contu

I fatti di Palermo sono grossomodo noti a tutti: in un istituto tecnico, alcuni studenti quindicenni preparano autonomamente un lavoro multimediale per la Giornata della Memoria. Nella presentazione, secondo la ‘vulgata’ (ma inviterei chiunque a visionare per intero il video in Rete per farsi un’idea propria), il Decreto sicurezza dell’attuale Governo verrebbe accostato alle leggi razziali del 1938.

Qualcuno fotografa e denuncia il tutto con un tweet al Ministro, l’immagine rimbalza in Rete, alla fine interviene con parole perentorie il sottosegretario alla Cultura, Lucia Borgonzoni. Parte un’ispezione ministeriale, la professoressa viene in breve tempo sospesa per quindici giorni dall’attività didattica, a stipendio dimezzato. Il caso, complice anche il periodo pre-elettorale, muove in modo significativo il dibattito politico; a riguardo vengono proposte analisi articolate; la scuola, l’università, il mondo della cultura si compattano a favore dell’insegnante.

La sgrossatura

Cosa aggiungere di significativo alla discussione, da docente che ogni giorno vive la classe? Almeno tre considerazioni, per quanto mi riguarda. La prima e più importante è il rimarcare come lo specifico della questione non sia quanto (ingenuamente o meno) scritto dagli studenti, quanto l’avere messo sotto tutela la ragione stessa del processo educativo.

A scuola quotidianamente gli studenti producono grossolanità che poi l’insegnante e la classe rielaborano e sgrossano insieme. Materia prima della vita di classe è proprio l’approssimazione, che l’insegnante educa a governare. Di contro, se tutto questo viene messo sotto tutela esterna, vacilla il presupposto stesso della funzione educativa.

Per esperienza, quando a scuola ho dato parola agli studenti, ho visto passare sulla Lim di tutto: dai Protocolli dei Savi di Sion ai rapporti del nazismo con gli Ufo. Ma ciò che mi è sempre premuto e sempre ho difeso è stato il prima e il dopo. Il prima, nel quale gli studenti hanno messo in moto, spesso sgraziatamente, la propria facoltà di pensare e cercare. Il dopo, nel quale si è riflettuto insieme proprio a partire da quella materia grezza e sgraziata da loro prodotta che io, per mandato, ho il compito di aiutare loro a definire.

Qualsiasi insegnante capisce questo, perché lo vive ogni giorno, perché è il cuore pulsante stesso della dialettica educativa, e proprio e anzitutto per questo quanto è successo è grave.

Quale “culpa”?

La seconda considerazione ha invece a che fare con l’accusa mossa alla docente a partire dal principio della culpa in vigilando, che nella realtà attiene le eventuali omissioni da parte del personale docente in merito all’incolumità fisica degli studenti.

In questo caso il principio è stato dirottato sull’ipotetica omissione della collega nella vigilanza sull’attività critica e di pensiero dei propri alunni, che nei fatti hanno tentato di mettere in pratica (a modo loro, certo) quel lavoro di ermeneusi del sapere che è alla base dello stesso a stare a scuola (e per altro alla base anche della recente attenzione ai temi di cittadinanza e Costituzione) con risultati che, ripeto, poi l’insegnante e la classe avrebbero di certo rielaborato e forse anche criticato insieme.

Il Ministro sbagliato

La terza considerazione ha infine a che fare con il passaggio di quell’elefante che è la propaganda in quella cristalleria che è il luogo seminale del nostro futuro, ovvero la scuola. Passi la gravità del gesto di chi ha colpevolmente decontestualizzato un momento di vita scolastica attraverso il furto delle immagini; passi l’impropria e del tutto anomala catena di gestione della procedura disciplinare... ma che c’entra il protagonismo assoluto (fino all’ambigua proposta pacificante) del ministro dell’Interno in una vicenda che, nei fatti, avrebbe dovuto essere di totale competenza del ministro dell’Istruzione?

Sono questi solo alcuni degli aspetti che questo episodio ha messo in gioco - ce ne sarebbero molti altri. Aspetti che hanno a che fare con la ragion d’esser stessa dell’istituzione scolastica, che è di tutti e che quindi riguarda il futuro di noi tutti.

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SCUOLA. La capacità di educare, per scavalcare insieme il muro della paura https://www.lavoce.it/scuola-educare-paura/ Mon, 04 Mar 2019 19:20:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54126 scuola

di Roberto Contu*

Duc in altum, prendete il largo, fate della vostra vita un capolavoro”: parole splendide, nelle mente e nel cuore di tutti. Eppure, mai come oggi, a me pare che il non detto su questa generazione di ragazze e ragazzi sia piuttosto quello di un perplesso “ma dove andranno, cosa potranno? Vista la situazione, dubitiamo ce la faranno”.

Niente di nuovo sotto il sole. Da sempre, o perlomeno dalla prima grande rottura generazionale moderna operata negli anni Sessanta, il rapporto tra giovani e adulti è segnato dalla provocazione aspra, da un lato, e dalla mancanza di fiducia, dall’altro.

Noi che siamo stati ragazzi nei Settanta, negli Ottanta, nei Novanta, ora adulti, abbiamo vissuto entrambi i fuochi della controversia, ma quella di oggi sembra essere una frattura più ampia; e proprio per questo (io dico) fertile per un seme di futuro che attecchisca bene in virtù di un solco tanto profondo.

Un dato simbolico per entrare nel merito. Da quest’anno, nelle nostre aule il Novecento anagraficamente non esiste più: nel quinto anno ci sono i nati nel 2000, nel quarto anno i 2001 e via a scendere...

Il dato va ben oltre la suggestione. Cosa porta di nuovo la “Generazione zero”? Molto, moltissimo. Si tratta della prima generazione digitale, quella per cui la dicotomia oramai stantia online/offline è superata antropologicamente dalla dimensione dell’ onlife. Un educatore che oggi non comprendesse che la foto postata dal proprio adolescente non è solo un gioco, ma autentica estensione del sé, imprescindibile per la possibilità di relazione, sarebbe destinato al fallimento.

È la generazione delle nuove sintassi mentali, del linguaggio complesso e multiforme dei meme, delle nuove grammatiche comunicative delle emozioni, dei sentimenti e quindi delle identità. La generazione, infine e purtroppo, del sogno di un futuro che sconta la crisi del 2007, per cui il mantra classico delle nostre generazioni: “Studia, impegnati, e avrai un futuro degno” viene smascherato nella sua avvilente irrealtà già nei primi anni dell’adolescenza. E potremmo continuare a lungo.

Sull’altra sponda, come rispondiamo noi adulti all’urto del nuovo a volte ingovernabile a cui questi ragazzi ci costringono? Potremmo anche in questo caso squadernare analisi su analisi, ma per quanto mi riguarda rilevo sempre più un sentimento rimosso: la paura.

Penso ad esempio alla notevole attenzione posta (a suon di progetti e di polizia postale a scuola) su fenomeni deteriori come cyberbullismo e adescamenti in Rete, che certo esistono e vanno affrontati, ma che non esauriscono affatto la vera evidenza di un mondo adolescente che oggi abita in toto la Rete.

Un po’ come certi genitori di un tempo che non facevano uscire i figli per paura dei pericoli, si rischia spesso di profondere (giusti) sforzi per arginare i rischi del digitale, dimenticando però la normalità e l’evidenza della stragrande maggioranza dei ragazzi e delle ragazze che quel che mondo lo abiteranno comunque, anche ‘scappando dalla finestra’, senza per questo necessariamente incappare in vicoli bui.

Ma penso anche alla paura di una realtà che sembra non appartenerci più, e che ci pare di dover tamponare continuamente nella presunta emorragia alla sua identità. Penso infine alla voragine tra un certo tipo di narrazione apocalittica e catastrofica di una società che sta profondamente mutando (come fa dall’inizio dei tempi, peraltro) e la normale e prosaica quotidianità di luoghi come la scuola in cui questi processi si sostanziano realmente, nell’incontro tra le culture e le complessità, tra i volti e le relazioni, in fondo infischiandosene del loro racconto mediatico e politico.

Potremmo, anche in questo caso, continuare a lungo, ma mi preme tornare all’inizio: duc in altum. Da sempre, per poter prendere davvero il largo, i ragazzi hanno chiesto e sempre chiederanno agli adulti un terreno solido su cui puntare i piedi. La paura, tanto più se rimossa o mascherata di colpevole cinismo, è forse l’unico fango capace di impantanare e rendere vana quella spinta vitale.

Sarebbe irreale e anche ingiusto caricare solo sulle spalle delle famiglie la responsabilità di un passaggio così decisivo; sarebbe stupido pretendere solo dalle famiglie la capacità di conoscere, giudicare e perciò accompagnare questi figli attraverso le complessità di questo nostro mondo.

Ecco allora l’urgenza di riscoprire e benedire la funzione decisiva della scuola, dell’oratorio, dell’educatore in un tempo in cui - paradossalmente, anche su sponda amica - queste realtà seminali dell’educazione vengono delegittimate o viste come ostili. A volte i proverbi possono suonare retorici, eppure mai come in questo caso varrebbe la pena ribadire che “per educare un bambino ci vuole un intero villaggio”, il quale comprende la famiglia, ma tanto più la scuola, la parrocchia, gli educatori, e qualsiasi altra realtà dove si cammini ostinatamente con lo sguardo alto della speranza, che scuote dai piedi la polvere della paura.

*insegnante di scuola superiore a Perugia

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scuola

di Roberto Contu*

Duc in altum, prendete il largo, fate della vostra vita un capolavoro”: parole splendide, nelle mente e nel cuore di tutti. Eppure, mai come oggi, a me pare che il non detto su questa generazione di ragazze e ragazzi sia piuttosto quello di un perplesso “ma dove andranno, cosa potranno? Vista la situazione, dubitiamo ce la faranno”.

Niente di nuovo sotto il sole. Da sempre, o perlomeno dalla prima grande rottura generazionale moderna operata negli anni Sessanta, il rapporto tra giovani e adulti è segnato dalla provocazione aspra, da un lato, e dalla mancanza di fiducia, dall’altro.

Noi che siamo stati ragazzi nei Settanta, negli Ottanta, nei Novanta, ora adulti, abbiamo vissuto entrambi i fuochi della controversia, ma quella di oggi sembra essere una frattura più ampia; e proprio per questo (io dico) fertile per un seme di futuro che attecchisca bene in virtù di un solco tanto profondo.

Un dato simbolico per entrare nel merito. Da quest’anno, nelle nostre aule il Novecento anagraficamente non esiste più: nel quinto anno ci sono i nati nel 2000, nel quarto anno i 2001 e via a scendere...

Il dato va ben oltre la suggestione. Cosa porta di nuovo la “Generazione zero”? Molto, moltissimo. Si tratta della prima generazione digitale, quella per cui la dicotomia oramai stantia online/offline è superata antropologicamente dalla dimensione dell’ onlife. Un educatore che oggi non comprendesse che la foto postata dal proprio adolescente non è solo un gioco, ma autentica estensione del sé, imprescindibile per la possibilità di relazione, sarebbe destinato al fallimento.

È la generazione delle nuove sintassi mentali, del linguaggio complesso e multiforme dei meme, delle nuove grammatiche comunicative delle emozioni, dei sentimenti e quindi delle identità. La generazione, infine e purtroppo, del sogno di un futuro che sconta la crisi del 2007, per cui il mantra classico delle nostre generazioni: “Studia, impegnati, e avrai un futuro degno” viene smascherato nella sua avvilente irrealtà già nei primi anni dell’adolescenza. E potremmo continuare a lungo.

Sull’altra sponda, come rispondiamo noi adulti all’urto del nuovo a volte ingovernabile a cui questi ragazzi ci costringono? Potremmo anche in questo caso squadernare analisi su analisi, ma per quanto mi riguarda rilevo sempre più un sentimento rimosso: la paura.

Penso ad esempio alla notevole attenzione posta (a suon di progetti e di polizia postale a scuola) su fenomeni deteriori come cyberbullismo e adescamenti in Rete, che certo esistono e vanno affrontati, ma che non esauriscono affatto la vera evidenza di un mondo adolescente che oggi abita in toto la Rete.

Un po’ come certi genitori di un tempo che non facevano uscire i figli per paura dei pericoli, si rischia spesso di profondere (giusti) sforzi per arginare i rischi del digitale, dimenticando però la normalità e l’evidenza della stragrande maggioranza dei ragazzi e delle ragazze che quel che mondo lo abiteranno comunque, anche ‘scappando dalla finestra’, senza per questo necessariamente incappare in vicoli bui.

Ma penso anche alla paura di una realtà che sembra non appartenerci più, e che ci pare di dover tamponare continuamente nella presunta emorragia alla sua identità. Penso infine alla voragine tra un certo tipo di narrazione apocalittica e catastrofica di una società che sta profondamente mutando (come fa dall’inizio dei tempi, peraltro) e la normale e prosaica quotidianità di luoghi come la scuola in cui questi processi si sostanziano realmente, nell’incontro tra le culture e le complessità, tra i volti e le relazioni, in fondo infischiandosene del loro racconto mediatico e politico.

Potremmo, anche in questo caso, continuare a lungo, ma mi preme tornare all’inizio: duc in altum. Da sempre, per poter prendere davvero il largo, i ragazzi hanno chiesto e sempre chiederanno agli adulti un terreno solido su cui puntare i piedi. La paura, tanto più se rimossa o mascherata di colpevole cinismo, è forse l’unico fango capace di impantanare e rendere vana quella spinta vitale.

Sarebbe irreale e anche ingiusto caricare solo sulle spalle delle famiglie la responsabilità di un passaggio così decisivo; sarebbe stupido pretendere solo dalle famiglie la capacità di conoscere, giudicare e perciò accompagnare questi figli attraverso le complessità di questo nostro mondo.

Ecco allora l’urgenza di riscoprire e benedire la funzione decisiva della scuola, dell’oratorio, dell’educatore in un tempo in cui - paradossalmente, anche su sponda amica - queste realtà seminali dell’educazione vengono delegittimate o viste come ostili. A volte i proverbi possono suonare retorici, eppure mai come in questo caso varrebbe la pena ribadire che “per educare un bambino ci vuole un intero villaggio”, il quale comprende la famiglia, ma tanto più la scuola, la parrocchia, gli educatori, e qualsiasi altra realtà dove si cammini ostinatamente con lo sguardo alto della speranza, che scuote dai piedi la polvere della paura.

*insegnante di scuola superiore a Perugia

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