MUSEI Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/category/musei/ Settimanale di informazione regionale Mon, 21 Oct 2024 08:22:17 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg MUSEI Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/category/musei/ 32 32 “L’arte di riparare la vita” all’Isola di San Lorenzo https://www.lavoce.it/larte-di-riparare-la-vita-allisola-di-san-lorenzo/ https://www.lavoce.it/larte-di-riparare-la-vita-allisola-di-san-lorenzo/#respond Thu, 04 May 2023 16:42:42 +0000 https://www.lavoce.it/?p=71388

“L’arte di riparare la vita” è l'iniziativa proposta dall’Isola di San Lorenzo in occasione delle celebrazioni di Pietro Vannucci detto il Perugino, nell’ambito delle iniziative educative e formative. L'Isola, infatti, ospita - fino all’11 giugno - il cantiere di restauro della Pala Martinelli, un dipinto su tavola realizzato dal pittore per la chiesa di San Francesco al Prato. Il restauro della Pala Martinelli e la tecnica del Kintusgi’, un’attività per famiglie che si svolgerà domenica 7, 14, 21 maggio e domenica 11 giugno alle ore 17.00. Partendo dall’osservazione dell’opera che presenta alcune ‘ferite’ causate da circostanze diverse nel corso dei secoli, insieme ai visitatori grandi e piccoli, si svilupperà un dialogo attorno al concetto di restauro e di cura dell’opera dell’arte. Un’occasione significativa per scoprire da vicino il prezioso e minuzioso lavoro del restauratore che cercando di migliorare l’aspetto dell’opera, se ne prende cura con una serie di interventi mirati. Dopo aver osservato il dipinto e aver incontrato la sua storia e le sue vicende, sarà possibile svolgere un laboratorio che prevede la sperimentazione della tecnica del Kintsugi su carta con l’arte terapeuta Monica Grelli. Il kintusgi, che letteralmente significa ‘riparare con l’oro’, è un’antica tecnica di restauro giapponese, in cui le linee di rottura dell’oggetto, sono lasciate visibili ed evidenziate con polvere d’oro: le ‘cicatrici’ diventano così una bellezza da esibire e da valorizzare, la fragilità dell’oggetto diviene un punto di forza e al tempo stesso di perfezione. Una lunga storia, fatta di ferite e di cure, diventa il centro dell’attività didattica. Così come San Sebastiano, protagonista del dipinto è ferito dalle frecce del martirio, anche l’opera appare ‘ferita’, colpita non dalle frecce ma da circostanze che ne hanno lasciato il segno: il foglio strappato su cui si andrà a lavorare diviene espressione delle ferite di ognuno che vengono colmate e collegate con l’oro che funge da collante. Il laboratorio è un’occasione che permette alle famiglie di scoprire l’importante ruolo che il restauro assume nella vita delle opere d’arte, ma anche un’opportunità per incontrare e conoscere le potenzialità dell’arte nella vita dell’uomo, attraverso l’incontro con la bellezza.
  • Costo: 10 € adulto e 5 € bambino
  • Durata: 1 ora circa
  • Orario: 17:00
  • Età dei bambini dai 5 anni agli 11 anni
  • Prenotazione obbligatoria
  • info@secretumbria.it o allo 075 8241011- 370 1581907
  [caption id="attachment_69777" align="alignnone" width="400"]Te Deum cattedrale perugia La Cattedrale di San Lorenzo di Perugia[/caption] [caption id="attachment_70567" align="alignnone" width="400"]Museo del Capitolo della Cattedrale Una delle otto sale del percorso del Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo di Perugia[/caption]]]>

“L’arte di riparare la vita” è l'iniziativa proposta dall’Isola di San Lorenzo in occasione delle celebrazioni di Pietro Vannucci detto il Perugino, nell’ambito delle iniziative educative e formative. L'Isola, infatti, ospita - fino all’11 giugno - il cantiere di restauro della Pala Martinelli, un dipinto su tavola realizzato dal pittore per la chiesa di San Francesco al Prato. Il restauro della Pala Martinelli e la tecnica del Kintusgi’, un’attività per famiglie che si svolgerà domenica 7, 14, 21 maggio e domenica 11 giugno alle ore 17.00. Partendo dall’osservazione dell’opera che presenta alcune ‘ferite’ causate da circostanze diverse nel corso dei secoli, insieme ai visitatori grandi e piccoli, si svilupperà un dialogo attorno al concetto di restauro e di cura dell’opera dell’arte. Un’occasione significativa per scoprire da vicino il prezioso e minuzioso lavoro del restauratore che cercando di migliorare l’aspetto dell’opera, se ne prende cura con una serie di interventi mirati. Dopo aver osservato il dipinto e aver incontrato la sua storia e le sue vicende, sarà possibile svolgere un laboratorio che prevede la sperimentazione della tecnica del Kintsugi su carta con l’arte terapeuta Monica Grelli. Il kintusgi, che letteralmente significa ‘riparare con l’oro’, è un’antica tecnica di restauro giapponese, in cui le linee di rottura dell’oggetto, sono lasciate visibili ed evidenziate con polvere d’oro: le ‘cicatrici’ diventano così una bellezza da esibire e da valorizzare, la fragilità dell’oggetto diviene un punto di forza e al tempo stesso di perfezione. Una lunga storia, fatta di ferite e di cure, diventa il centro dell’attività didattica. Così come San Sebastiano, protagonista del dipinto è ferito dalle frecce del martirio, anche l’opera appare ‘ferita’, colpita non dalle frecce ma da circostanze che ne hanno lasciato il segno: il foglio strappato su cui si andrà a lavorare diviene espressione delle ferite di ognuno che vengono colmate e collegate con l’oro che funge da collante. Il laboratorio è un’occasione che permette alle famiglie di scoprire l’importante ruolo che il restauro assume nella vita delle opere d’arte, ma anche un’opportunità per incontrare e conoscere le potenzialità dell’arte nella vita dell’uomo, attraverso l’incontro con la bellezza.
  • Costo: 10 € adulto e 5 € bambino
  • Durata: 1 ora circa
  • Orario: 17:00
  • Età dei bambini dai 5 anni agli 11 anni
  • Prenotazione obbligatoria
  • info@secretumbria.it o allo 075 8241011- 370 1581907
  [caption id="attachment_69777" align="alignnone" width="400"]Te Deum cattedrale perugia La Cattedrale di San Lorenzo di Perugia[/caption] [caption id="attachment_70567" align="alignnone" width="400"]Museo del Capitolo della Cattedrale Una delle otto sale del percorso del Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo di Perugia[/caption]]]>
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Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo, presentato il nuovo allestimento https://www.lavoce.it/museo-del-capitolo-della-cattedrale-di-san-lorenzo-presentato-il-nuovo-allestimento/ Sat, 18 Feb 2023 11:57:03 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70566 Museo del Capitolo della Cattedrale

"Il Museo con il suo nuovo allestimento e il percorso archeologico sottostante la cattedrale, parti fondanti l’Isola di San Lorenzo, sono un’eccellenza culturale della nostra città ancor più fruibile non solo dai turisti, ma dagli stessi perugini. Il merito è della società no profit Genesi impegnata da alcuni anni a valorizzare al meglio le testimonianze storico-artistiche custodite all’interno di questo spazio denominato Isola di San Lorenzo, titolo molto antico, riscoperto dalla Genesi, che in questo contesto assume un significato maggiore".

A dirlo è stato monsignor Fausto Sciurpa, presidente del Capitolo dei Canonici della Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, intervenendo nella mattina di venerdì 17 febbraio, alla conferenza stampa di presentazione del progetto ultimato del nuovo allestimento del Museo del Capitolo della Cattedrale di Perugia. Evento che avviene in un anno molto significativo, quello del primo centenario della nascita di questo Museo (1923-2023) e del V centenario della morte (1523-2023) di due grandi maestri del Rinascimento: Pietro Vannucci e Luca Signorelli.

Vinte due scommesse

Alla conferenza stampa sono intervenuti anche l’architetto Alessandro Polidori, direttore dell’Ufficio diocesano per i Beni culturali ecclesiastici e curatore del progetto del nuovo allestimento, il dottor Fabrizio Stazi, direttore generale della Fondazione Perugia, Istituzione che ha finanziato il progetto, e il dottor Giuseppe Capaccioni, presidente della GENESI S.r.l. Quest’ultimo ha espresso soddisfazione per il lavoro compiuto negli ultimi tre anni, perché, ha sottolineato, era il febbraio 2020 quando riflettemmo e poi avviammo il progetto di valorizzazione dal punto di vista turistico di un bene come questo.

"Oggi, a tre anni di distanza -ha detto- con in mezzo la pandemia, anche noi siamo sorpresi del risultato ottenuto, una scommessa vinta. Il merito va, soprattutto, agli undici giovani operatori culturali, tra laureati in storia dell’arte ed archeologi, che ci lavorano. Hanno studiato, ricercato e scritto i testi che il visitatore trova in ogni sala del Museo. Come Genesi abbiamo vinto un’altra scommessa, quella di tenere a lavorare in Umbria, a casa loro, questi giovani, oltre ad essere riusciti in meno di un anno a dare la possibilità a quasi trentamila persone di visitare la parte già fruibile dell’Isola di San Lorenzo, il percorso degli scavi archeologici sotto la cattedrale e tre sale già accessibili del Museo. Inizialmente pensavamo che l’obbligo di legge di accompagnare i visitatori a piccoli gruppi nell’area archeologica sotterranea fosse un ostacolo ad una sua maggiore fruibilità, ma poi ci siamo resi conto che la gente apprezzava questa specificità, perché poteva ammirare con più tranquillità gli scavi. Molti dei visitatori ci hanno sollecitato a realizzare visite guidate a tutta la città, perché la storia di Perugia inizia in questo luogo con tracce di civiltà risalenti a ventisei secoli fa, stratificate lungo un percorso di quasi un chilometro e profondo quindici metri dal piano stradale di piazza IV Novembre".

Esplosione di socialità e vita

"Questo splendido allestimento e spazio -ha commentato il direttore generale della Fondazione Perugia, Fabrizio Stazi- che torna a vivere e a creare socialità e ricchezza di relazioni sul territorio dopo un periodo in cui questa socialità è venuta a mancare. Per questo esprimo la mia gratitudine per questo progetto che si innesta in un ambito di una collaborazione più ampia che abbiamo stretto con la Diocesi nel 2021, l’accordo verso il Perugino ed oltre che prevede il restauro e la valorizzazione della chiesa della Santissima Annunziata di Fontignano che ospita la tomba del Perugino e alcune sue opere.

Il 2023 è un anno particolarmente ricco di iniziative culturali che ruotano attorno alla figura di Pietro Vannucci, e noi abbiamo sostenuto alcune di esse, perché la sua missione rientra in questo solco, quello di valorizzare la cultura della comunità nella sua eccezione più ampia anche attraverso iniziative che vedono la crescita individuale e percorsi di incontro-coesione e di attrazione del territorio dal punto di vista  turistico e dello sviluppo economico".

Visite non solo guidate

L’architetto Polidori, che ha aperto gli interventi introducendo i convenuti alla visita delle otto sale del Museo del Capitolo della Cattedrale, ha ricordato l’importanza di questo nuovo allestimento non più cronologico ma di carattere scientifico-tematico a cui si può accedere non solo con visite guidate da operatori culturali ben formati e motivati, ma anche in autonomia grazie a moderni pannelli esplicativi. Ogni sala è intitolata a personalità e a opere significative caratterizzanti importanti epoche della storia di Perugia e non solo. Basti pensare alle sale: Leone XIII, il Papa della Rerum Novarum e vescovo di Perugia dal 1846 al 1880; Perugia e dei Papi; Sant’Anello; Parato Armellini; Luca Signorelli; Speranza e affidamento; Agostino Di Duccio; Diocesi-Cattedrale-Museo.

Inaugurazione e riapertura al pubblico

Nel pomeriggio, si è svolta, poi, la cerimonia inaugurale ufficiale del nuovo allestimento del Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo alla presenza dei rappresentanti delle massime Istituzioni civili e religiose del capoluogo umbro. Sarà aperto al pubblico tutti i giorni con il seguente orario: dalle 10.30 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 19 (ultimo ingresso trenta minuti prima della chiusura). In occasione dell'inaugurazione, sabato 18 e domenica 19 febbraio, l'ingresso sarà con biglietto ridotto. Per informazioni e prenotazioni: isolasanlorenzo@genesiagency.it ; 0755724853 / 0758241011 / 3701581907.

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Museo del Capitolo della Cattedrale

"Il Museo con il suo nuovo allestimento e il percorso archeologico sottostante la cattedrale, parti fondanti l’Isola di San Lorenzo, sono un’eccellenza culturale della nostra città ancor più fruibile non solo dai turisti, ma dagli stessi perugini. Il merito è della società no profit Genesi impegnata da alcuni anni a valorizzare al meglio le testimonianze storico-artistiche custodite all’interno di questo spazio denominato Isola di San Lorenzo, titolo molto antico, riscoperto dalla Genesi, che in questo contesto assume un significato maggiore".

A dirlo è stato monsignor Fausto Sciurpa, presidente del Capitolo dei Canonici della Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, intervenendo nella mattina di venerdì 17 febbraio, alla conferenza stampa di presentazione del progetto ultimato del nuovo allestimento del Museo del Capitolo della Cattedrale di Perugia. Evento che avviene in un anno molto significativo, quello del primo centenario della nascita di questo Museo (1923-2023) e del V centenario della morte (1523-2023) di due grandi maestri del Rinascimento: Pietro Vannucci e Luca Signorelli.

Vinte due scommesse

Alla conferenza stampa sono intervenuti anche l’architetto Alessandro Polidori, direttore dell’Ufficio diocesano per i Beni culturali ecclesiastici e curatore del progetto del nuovo allestimento, il dottor Fabrizio Stazi, direttore generale della Fondazione Perugia, Istituzione che ha finanziato il progetto, e il dottor Giuseppe Capaccioni, presidente della GENESI S.r.l. Quest’ultimo ha espresso soddisfazione per il lavoro compiuto negli ultimi tre anni, perché, ha sottolineato, era il febbraio 2020 quando riflettemmo e poi avviammo il progetto di valorizzazione dal punto di vista turistico di un bene come questo.

"Oggi, a tre anni di distanza -ha detto- con in mezzo la pandemia, anche noi siamo sorpresi del risultato ottenuto, una scommessa vinta. Il merito va, soprattutto, agli undici giovani operatori culturali, tra laureati in storia dell’arte ed archeologi, che ci lavorano. Hanno studiato, ricercato e scritto i testi che il visitatore trova in ogni sala del Museo. Come Genesi abbiamo vinto un’altra scommessa, quella di tenere a lavorare in Umbria, a casa loro, questi giovani, oltre ad essere riusciti in meno di un anno a dare la possibilità a quasi trentamila persone di visitare la parte già fruibile dell’Isola di San Lorenzo, il percorso degli scavi archeologici sotto la cattedrale e tre sale già accessibili del Museo. Inizialmente pensavamo che l’obbligo di legge di accompagnare i visitatori a piccoli gruppi nell’area archeologica sotterranea fosse un ostacolo ad una sua maggiore fruibilità, ma poi ci siamo resi conto che la gente apprezzava questa specificità, perché poteva ammirare con più tranquillità gli scavi. Molti dei visitatori ci hanno sollecitato a realizzare visite guidate a tutta la città, perché la storia di Perugia inizia in questo luogo con tracce di civiltà risalenti a ventisei secoli fa, stratificate lungo un percorso di quasi un chilometro e profondo quindici metri dal piano stradale di piazza IV Novembre".

Esplosione di socialità e vita

"Questo splendido allestimento e spazio -ha commentato il direttore generale della Fondazione Perugia, Fabrizio Stazi- che torna a vivere e a creare socialità e ricchezza di relazioni sul territorio dopo un periodo in cui questa socialità è venuta a mancare. Per questo esprimo la mia gratitudine per questo progetto che si innesta in un ambito di una collaborazione più ampia che abbiamo stretto con la Diocesi nel 2021, l’accordo verso il Perugino ed oltre che prevede il restauro e la valorizzazione della chiesa della Santissima Annunziata di Fontignano che ospita la tomba del Perugino e alcune sue opere.

Il 2023 è un anno particolarmente ricco di iniziative culturali che ruotano attorno alla figura di Pietro Vannucci, e noi abbiamo sostenuto alcune di esse, perché la sua missione rientra in questo solco, quello di valorizzare la cultura della comunità nella sua eccezione più ampia anche attraverso iniziative che vedono la crescita individuale e percorsi di incontro-coesione e di attrazione del territorio dal punto di vista  turistico e dello sviluppo economico".

Visite non solo guidate

L’architetto Polidori, che ha aperto gli interventi introducendo i convenuti alla visita delle otto sale del Museo del Capitolo della Cattedrale, ha ricordato l’importanza di questo nuovo allestimento non più cronologico ma di carattere scientifico-tematico a cui si può accedere non solo con visite guidate da operatori culturali ben formati e motivati, ma anche in autonomia grazie a moderni pannelli esplicativi. Ogni sala è intitolata a personalità e a opere significative caratterizzanti importanti epoche della storia di Perugia e non solo. Basti pensare alle sale: Leone XIII, il Papa della Rerum Novarum e vescovo di Perugia dal 1846 al 1880; Perugia e dei Papi; Sant’Anello; Parato Armellini; Luca Signorelli; Speranza e affidamento; Agostino Di Duccio; Diocesi-Cattedrale-Museo.

Inaugurazione e riapertura al pubblico

Nel pomeriggio, si è svolta, poi, la cerimonia inaugurale ufficiale del nuovo allestimento del Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo alla presenza dei rappresentanti delle massime Istituzioni civili e religiose del capoluogo umbro. Sarà aperto al pubblico tutti i giorni con il seguente orario: dalle 10.30 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 19 (ultimo ingresso trenta minuti prima della chiusura). In occasione dell'inaugurazione, sabato 18 e domenica 19 febbraio, l'ingresso sarà con biglietto ridotto. Per informazioni e prenotazioni: isolasanlorenzo@genesiagency.it ; 0755724853 / 0758241011 / 3701581907.

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I busti di Gian Lorenzo Bernini e il collezionismo dei Roscioli https://www.lavoce.it/i-busti-di-gian-lorenzo-bernini-e-il-collezionismo-dei-roscioli/ Wed, 02 Dec 2020 10:50:32 +0000 https://www.lavoce.it/?p=58343 Fabio Massimo Mattoni direttore dell'archivio storico diocesano di Foligno direttore de

Incontro on line sulla pagina Facebook del Museo diocesano di Foligno

Oggi 2 dicembre, alle ore 17, si terrà il primo incontro online sulla pagina Facebook del Museo diocesano di Foligno dal titolo “I busti di Gian Lorenzo Bernini e il collezionismo dei Roscioli”, organizzato nell’ambito delle iniziative della rete dei Musei Ecclesiastici Umbri “Incontrarti oltre l’immagine”.
Insieme a Fabio Massimo Mattoni, direttore dell’Archivio storico diocesano, si darà voce alle carte d’archivio del Capitolo della Cattedrale di San Feliciano facendo rivivere i personaggi della famiglia Roscioli e le loro collezioni, a cui appartenevano sia la copia della Madonna di Foligno, sia i busti di Gian Lorenzo Bernini, capolavori conservati nel museo diocesano.
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Fabio Massimo Mattoni direttore dell'archivio storico diocesano di Foligno direttore de

Incontro on line sulla pagina Facebook del Museo diocesano di Foligno

Oggi 2 dicembre, alle ore 17, si terrà il primo incontro online sulla pagina Facebook del Museo diocesano di Foligno dal titolo “I busti di Gian Lorenzo Bernini e il collezionismo dei Roscioli”, organizzato nell’ambito delle iniziative della rete dei Musei Ecclesiastici Umbri “Incontrarti oltre l’immagine”.
Insieme a Fabio Massimo Mattoni, direttore dell’Archivio storico diocesano, si darà voce alle carte d’archivio del Capitolo della Cattedrale di San Feliciano facendo rivivere i personaggi della famiglia Roscioli e le loro collezioni, a cui appartenevano sia la copia della Madonna di Foligno, sia i busti di Gian Lorenzo Bernini, capolavori conservati nel museo diocesano.
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Lo studiolo dell’artista ospita mons. Paolo Giulietti https://www.lavoce.it/lo-studiolo-dellartista-ospita-mons-paolo-giulietti/ Sat, 21 Oct 2017 11:14:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50281

Al Museo Civico Palazzo della Penna è collocata dal 26 luglio scorso e fino al 31 dicembre di quest'anno la mostra "Lo studiolo dell'artista: luogo d'incontro", un gruppo scultoreo ad opera di Cristina MMR Bonucci. Mercoledì 25 ottobre alle ore 17 la mostra ospiterà un evento su arte e spiritualità con performances di musica e danza. Interverrà per l'occasione mons. Paolo Giulietti, vescovo ausiliare di Perugia e presidente dei Musei Ecclesiastici dell'Umbria. Lo studiolo dell'artista costituisce il primo progetto scultoreo dell'artista spoletina pensato per uno spazio chiuso. L'opera, di grandi dimensioni, compone uno Studiolo creato con un'ampia base di legno a pianta rettangolare di 4 metri per 3 sui cui angoli poggiano 4 colonne alte 2 metri e venticinque centimetri. Le colonne sono realizzate in terra semirefrattaria bianca e ciascuna di esse presenta, incisi, testi sacri tratti dalla Bibbia latina e vari disegni colorati sull'Ostia Santa e il Sacro Calice. Lo spazio è stato concepito dall'artista come luogo dove "rilassarsi, scrivere, disegnare, mangiare, dipingere, conversare, scolpire, dormire, eseguire performance, fare ginnastica, creare video, pensare, fotografare, danzare, recitare, pregare, realizzare installazioni, comporre musica, suonare uno strumento" o ancora alla stregua di una struttura da "utilizzare come baldacchino o come culla per un bambino" o in qualunque modo "si immagini e si desideri". Proprio perchè nato per essere fruito dalle persone, lo Studiolo è già stato teatro di una serie di performances artistiche incentrate sul dialogo ecumenico presentate alla Fondazione Marini Clarelli Santi il 5 luglio scorso alla presenza di Monsignor Fausto Sciurpa in rappresentanza dell'Arcidiocesi.]]>

Al Museo Civico Palazzo della Penna è collocata dal 26 luglio scorso e fino al 31 dicembre di quest'anno la mostra "Lo studiolo dell'artista: luogo d'incontro", un gruppo scultoreo ad opera di Cristina MMR Bonucci. Mercoledì 25 ottobre alle ore 17 la mostra ospiterà un evento su arte e spiritualità con performances di musica e danza. Interverrà per l'occasione mons. Paolo Giulietti, vescovo ausiliare di Perugia e presidente dei Musei Ecclesiastici dell'Umbria. Lo studiolo dell'artista costituisce il primo progetto scultoreo dell'artista spoletina pensato per uno spazio chiuso. L'opera, di grandi dimensioni, compone uno Studiolo creato con un'ampia base di legno a pianta rettangolare di 4 metri per 3 sui cui angoli poggiano 4 colonne alte 2 metri e venticinque centimetri. Le colonne sono realizzate in terra semirefrattaria bianca e ciascuna di esse presenta, incisi, testi sacri tratti dalla Bibbia latina e vari disegni colorati sull'Ostia Santa e il Sacro Calice. Lo spazio è stato concepito dall'artista come luogo dove "rilassarsi, scrivere, disegnare, mangiare, dipingere, conversare, scolpire, dormire, eseguire performance, fare ginnastica, creare video, pensare, fotografare, danzare, recitare, pregare, realizzare installazioni, comporre musica, suonare uno strumento" o ancora alla stregua di una struttura da "utilizzare come baldacchino o come culla per un bambino" o in qualunque modo "si immagini e si desideri". Proprio perchè nato per essere fruito dalle persone, lo Studiolo è già stato teatro di una serie di performances artistiche incentrate sul dialogo ecumenico presentate alla Fondazione Marini Clarelli Santi il 5 luglio scorso alla presenza di Monsignor Fausto Sciurpa in rappresentanza dell'Arcidiocesi.]]>
La Prima guerra mondiale come fu vissuta da Perugia e dall’Umbria https://www.lavoce.it/la-prima-guerra-mondiale-come-fu-vissuta-da-perugia-e-dallumbria/ Fri, 22 Apr 2016 13:48:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=46052 PresentazioneMostraLaGrandeGuerra-cmykNon solo una raccolta di documenti, testimonianze e cimeli. La mostra “La Grande guerra. Un viaggio attraverso la memoria e le immagini da Perugia alle altre città dell’Umbria”, in corso al Museo civico di palazzo Penna a Perugia fino al 29 maggio, è molto di più: è il frutto di una ricerca minuziosa, durata quasi due anni, condotta in sinergia tra più istituti culturali perugini per ricostruire una parte di storia poco conosciuta.

Il fronte era lontano dall’Umbria, ma non per questo non lasciò tracce e documenti significativi, utili a ricostruire come fu vissuto, a Perugia e in tutta la regione, un periodo complesso della storia italiana attraverso gli occhi e gli scritti di chi quella guerra l’aveva vissuta.

La ricca documentazione nell’Archivio di Perugia

Come spiegato da una delle due curatrici, Maria Grazia Bistoni – insieme a Serena Innamorati -, nel catalogo a corredo della mostra (edizioni Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria e delle Marche), “la ricca produzione documentaria conservata negli archivi di Stato umbri ha offerto la possibilità di condurre ricerche approfondite sia riguardo alla partecipazione diretta dei giovani al conflitto, sia ai riflessi e alle conseguenze che lo stato di belligeranza produsse sulla popolazione civile e sulle strutture sociali ed economiche, anche nelle aree – come Perugia e l’Umbria – non direttamente interessate alle operazioni militari. Aree che costituivano il cosiddetto ‘fronte interno’”.

Le quattro sessioni della mostra

Quattro le sezioni in cui è divisa la mostra: “L’entrata in guerra: 1914-1915”; “Mobilitazione e partecipazione alla guerra”; “Aspetti economici e sociali”; “La vita istituzionale e la memoria della guerra”. Una sezione a parte è dedicata all’architetto Ugo Tarchi e alla memoria cittadina; seguono “appendici” sulla Grande guerra nelle cartoline della collezione Blasi; Gerardo Dottori alla Prima guerra mondiale; “Dalla vita in trincea”.

Altri documenti

Ricchissima la documentazione rinvenuta presso la biblioteca Augusta, con saggi, atti di convegni, pubblicazioni di ricerche e la scoperta di una rara ed estesa collezione di manifesti sia nazionali che locali. Così come miniera preziosa e a tutt’oggi inesplorata è quella relativa alle pubblicazioni di scuola militare, di collane ufficiali del ministero della Difesa – Stato maggiore dell’esercito – ufficio storico.

Consistente anche l’apparato iconografico del quale fanno parte alcune opere “a tema” di Gerardo Dottori e i progetti su disegno di Ugo Tarchi, l’architetto che progettò anche un Memoriale ai caduti, mai realizzato, nei pressi di Santa Giuliana.
In mostra inoltre un corpus di cimeli di grande interesse storico e documentario. Fanno da corollario alcuni video d’epoca e numerosi materiali fotografici.

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Guarda meglio, là dietro c’è un museo! https://www.lavoce.it/guarda-meglio-la-dietro-ce-un-museo/ Thu, 28 Feb 2013 14:56:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=15226 La Pala di Sant’Anna, museo diocesano di Gubbio
La Pala di Sant’Anna, museo diocesano di Gubbio

Il 2 e il 3 marzo l’Associazione musei ecclesiastici italiani (Amei) promuove le Giornate dei musei ecclesiastici. L’iniziativa, che coinvolgerà tutto il territorio nazionale, nel quale sono presenti circa 200 musei già ederenti all’associazione, si propone di riportare all’attenzione di un pubblico più vasto l’inestimabile patrimono d’arte custodito all’interno di chiese, musei, cattedrali e confraternite disseminate nell’intera penisola italiana. Un patrimonio sconosciuto ai più, quasi “cancellato” dagli itinerari più battuti dai turisti, scarsamente segnalato dalle guide turistiche della città, “snobbato” da un certo ambiente culturale. Ciò che accomuna questa variegata compagine museale è la tipologia di beni conservati ed esposti al pubblico: opere d’arte sacra provenienti dal territorio o su cui il museo gravita, indissolubilmente associate a quel patrimonio immateriale di spiritualità che esse evocano. In Umbria sono nove i musei che vi partecipano, proponendo visite guidate gratuite, ingressi ridotti, musica, iniziative varie. In particolare segnaliamo il momento conviviale proposto dal Muma (Museo missionario indios frati Cappucini dell’Umbria) di Assisi “Gustando l’Amazzonia attraverso aromi, sapori, profumi e colori”, un pomeriggio fra tè, caffè e dolci amazzonensi, mentre si visita l’esposizione. Il Museo diocesano di Gubbio ha predisposto l’allestimento temporaneo del dipinto di Benedetto Nucci Sant’Anna Metterza nella “sala degli Affreschi”. Il Museo del Capitolo della cattedrale di Perugia ha in programma l’inaugurazione della ricomposizione del prezioso e storico altare della Pietà di Agostino di Duccio e le performance canoro-musicali di giovanissimi artisti. Il Museo diocesano di Spoleto propone invece interessanti visite guidate, oltre che alla sua collezione, alla basilica di Sant’Eufemia e alla cattedrale di Santa Maria Assunta. Le Giornate dei musei ecclesiastici non sono che una delle tante iniziative che l’Amei ha messo in cantiere per il 2013: l’intento è quello di far emergere tali musei, perché da musei “cancellati” – come è scritto nel comunicato dell’associazione – “diventino sempre più aperti, attivi e protagonisti”.

I nove Musei dell’Umbria che aderiscono all’iniziativa

Questi i musei che partecipano all’iniziativa (per programma completo www.amei.biz).

Assisi, Galleria della Pro Civitate Christiana

Ingresso gratuito e visite guidate gratuite, su prenotazione (tel. 075.813231). Apertura: ore 10-12 e 16 – 18.30.

Assisi, Museo missionario Cappuccini in Amazzonia

Ingresso gratuito e visite guidate gratuite durante l’orario di apertura. Orario: sabato, ore 10.30 – 13 e 15-19; domenica, ore 10-17. Info e prenotazioni: tel. 075.812480.

Assisi, Museo della Porziuncola

Ingresso gratuito. Visite guidate gratuite durante l’orario di apertura (9.30 – 12.30 e 15-18). Info e prenotazioni: tel. 075 8051419.

Città di Castello, Museo del Duomo

Apertura: ore 10 – 12.30 e 15-17. Ingresso ridotto a euro 4 per gruppi, con visite guidate per gruppi non inferiori alle 15 persone. Info e prenotazioni: tel.075 8554705.

Gubbio, Museo diocesano

Apertura: ore 10.30 – 17. Ingresso ridotto euro 3, ma ingresso gratuito alla sala espositiva del dipinto “Sant’Anna Metterza” di Benedetto Nucci. Iniziative: visite guidate gratuite su prenotazione durante l’orario di apertura. Info e prenotazioni: 075.9220904.

Perugia, Museo del Capitolo della cattedrale

Apertura: ore 10 – 17. Ingresso ridotto a 2 euro. Visite guidate tematiche gratuite, con prenotazione obbligatoria (tel. 075 5724853).

Spoleto, Museo diocesano

Apertura: ore 10.30 – 16. Ingresso gratuito. Visite guidate gratuite. Sabato, ore 14.30 (partenza dal Museo) visita guidata alla basilica di Sant’Eufemia e alla cattedrale Santa Maria Assunta. Info e prenotazioni: tel. 0743 46434.

Terni, Museo diocesano

Ingresso ridotto a un euro (orario: 10.30 – 13 e 14.30 – 17). Visite guidate gratuite: sabato ore 11 e ore 15; domenica ore 11 e ore 15. Info e prenotazioni: tel.0744 546563.

Todi, Museo diocesano

Ingresso gratuito. Visite guidate gratuite durante l’orario di apertura (ore 10.30 – 13 e 14-16). Info e prenotazioni: tel.0763 341264.

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Baro ma sincero https://www.lavoce.it/baro-ma-sincero/ Thu, 04 Oct 2012 11:57:37 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13167 È è ancora tempo fino al 7 ottobre per vedere da vicino quella che è stata riconosciuta come la terza replica autografa del famoso dipinto Il baro (più comunemente conosciuto come I bari) di Michelangelo Merisi, in arte Caravaggio. Ad ospitare la celebre tela, mai fino ad oggi esposta al pubblico, il palazzo Bourbon di Monte Santa Maria Tiberina, piccolo centro in altura nei pressi di Città di Castello, che dal 28 ottobre ospita una mostra dal titolo “I bari a confronto”.

Il castello fu un feudo della potente famiglia dei Bourbon del Monte, della quale il cardinale Francesco Maria fu uno dei più rappresentativi esponenti. Da esperto collezionista qual era, non gli sfuggirono le doti artistiche del Merisi, del quale divenne ben presto mecenate e al quale faceva realizzare copie delle sue opere per regalarle agli amici. Sono ormai tre anni che nel piccolo borgo la Libera Accademia di studi caravaggeschi “Francesco M. del Monte” organizza convegni a tema. Quest’anno la giornata di studio si è occupata di “Quesiti caravaggeschi” con i maggiori esperti internazionali.

“La presenza della celebre tela è stata propizia per parlare di un tema ancora aperto sulla pittura del giovane Caravaggio – sostiene il curatore Pierluigi Carofano, docente di Teoria e storia del restauro presso la Scuola di specializzazione in beni storico artistici dell’Università di Siena – cioè la questione degli originali, delle repliche e delle copie, ossia i famosi ‘doppi’ di Caravaggio. Tali doppi esistono o sono esistiti per molte opere di Caravaggio: Buona ventura, Conversione di Saulo, San Matteo e l’angelo, La cena di Emmaus. Su Il baro la questione era ancora aperta”.

L’opera, di proprietà di un privato italiano, proviene da una collezione storica polacca, nella quale si tramandava il ricordo di una precedente provenienza dalla collezione della famiglia romana Barberini, la quale ereditò il patrimonio del cardinale dopo la sua morte. Il dipinto è quello che probabilmente si conservò a palazzo Madama di Roma. De i Bari si conoscevano fino ad oggi due versioni: quella oggi conservata a Forth Worth nel Texas e un’altra che si trova presso la collezione Mahon a Oxford. “Noi pensiamo di avere scoperto la terza replica autografa, quella Barberini” dice Carofano. Nel corso del convegno si è pure ventilata la possibilità, in base ad alcuni elementi riscontrati nella tela, che l’opera possa essere la prima versione autografa del soggetto. Toccherà agli specialisti confrontarsi con studi più approfonditi.

Accanto all’opera, nella stessa stanza, è stata accostata una copia seicentesca dello stesso soggetto per far vedere le differenze. Insieme ai due dipinti vengono proposte una serie di opere di artisti attivi tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo.

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Il Patrimonio 2012 è Galeazzo Alessi https://www.lavoce.it/il-patrimonio-2012-e-galeazzo-alessi/ Thu, 27 Sep 2012 12:24:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=12968
Nave punica in mostra al Museo Archeologico di Perugia

Due giornate di apertura straordinaria anche in Umbria il 29 e 30 settembre per le Giornate europee del Patrimonio. Musei, gallerie e luoghi statali in tutta Europa apriranno le porte ai visitatori per mostrare le ricchezze storico – artistico – culturali di ogni singolo Paese. In Umbria quest’anno il tema conduttore sarà Galeazzo Alessi in occasione dei 500 anni dalla nascita.

Si comincia il 28 settembre (ore 16), in sala dei Notari a Perugia, con la presentazione del quinto quaderno del Bollettino dei beni culturali dedicato all’architetto perugino. La pubblicazione, dal titolo Galeazzo Alessi e l’Umbria, sarà presentata da Christoph Luitpold Frommel. Nella stessa giornata, alle ore 18, presso la sede dell’Ordine degli architetti in piazza Danti a Perugia, mostra sulle esperienze giovanili e della maturità artistica dell’Alessi attraverso fotografie, modelli architettonici di opere locali e di altri architetti del tempo. Altre sedi ospiteranno incontri e conferenze sull’attività del maestro.

Mercoledì 26 settembre ha preso il via “Alessi in luce”: nel centro storico di Perugia illuminazione notturna di tutti i monumenti alessiani, tra cui Santa Maria del Popolo, i cantonali di via Mazzini, la loggia di palazzo dei Priori, il portale del duomo. Tra le iniziative, il convegno su “La porta Bella… restituta, il progetto di restauro e valorizzazione dell’arco etrusco”, (28 settembre, ore 10.30, palazzo Brutti) con la presentazione del progetto definitivo di restauro elaborato dal Comune di Perugia e dalla Soprintendenza ai beni archeologici e quella ai beni architettonici. Si preannuncia interessante la mostra al Museo archeologico di Perugia su “Le navi a remi del Mediterraneo nell’antichità”, con modelli di imbarcazioni a partire dal Neolitico per arrivare alle navi lunghe arcaiche e classico- ellenistiche.

A Terni presentazione del volume Il Tevere a Otricoli. Vita e fede sulle rive del fiume (Archivio di Stato di Terni, palazzo Mazzancolli, 29 settembre, ore 10.30).

Diversi i luoghi statali che verranno aperti nelle giornate di sabato e domenica. Il castello Bufalini di San Giustino e la Galleria nazionale dell’Umbria che quest’anno proporranno anche un concerto del gruppo “Arte e musica nelle terre del Perugino” sotto la direzione artistica del maestro Daniele Bernardini (rispettivamente il 30 e il 29 settembre ore 17). Poi ancora: l’ipogeo dei Volumni, il mausoleo cosiddetto di Pomponio Grecino, il palazzo ducale e il teatro romano a Gubbio, l’Antiquarium – area archeologica della Guastuglia sempre a Gubbio, l’abbazia di Sant’Emiliano a Scheggia, il Teatro nuovo e la Rocca albornoziana a Spoleto, il complesso dei palazzi papali e il museo archeologico ad Orvieto. Per info su tutti i luoghi aperti: www.beniculturali.it.

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In tutti i Musei ecclesiastici la grande mostra sulla croce https://www.lavoce.it/in-tutti-i-musei-ecclesiastici-la-grande-mostra-sulla-croce/ Thu, 06 Sep 2012 12:01:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=12673
Particolare dello Stendardo processionale della confraternita di San Francesco d’Assisi (1378), conservato al Museo diocesano e Cripta di San Rufino ad Assisi

La croce nell’arte, nella cultura e nella fede sarà il tema di una serie di mostre e di eventi che a partire dal 14 settembre vedranno protagonisti i 12 musei ecclesiastici dell’Umbria. “In hoc signo” è il titolo dell’iniziativa organizzata in occasione del 1.700° anniversario della “leggendaria” visione del 27 ottobre 312. In quella data l’imperatore romano Costantino, durante la battaglia alle porte di Roma contro il suo rivale Massenzio, ebbe infatti in visione una croce luminosa con scritto in hoc signo vinces (con questo segno vincerai) e da lì fece tracciare una croce sugli scudi dei suoi soldati vincendo così la battaglia. Nell’anno successivo con l’Editto di Milano del 313 Costantino concesse poi ai cristiani la libertà di culto.

Il 14 settembre, giorno in cui verranno inaugurate nei diversi musei le mostre a tema, la Chiesa celebra la festa liturgica dell’Esaltazione della croce, ricorrenza che ha un’origine diretta con i fatti costantiniani: fatti a seguito dei quali l’arte cristiana esploderà in una produzione di enorme entità. Il simbolo stesso della croce assumerà un ruolo sempre più centrale nella teologia cristiana e nella sua iconografia di riferimento.

“L’evento – spiegano gli organizzatori – rappresenta un’indiscutibile occasione per portare all’attenzione della cultura contemporanea la centralità di questo simbolo, anche per la civiltà che da esso ha tratto sviluppo e pace”.

Le mostre saranno integrate da concerti, progetti didattici, convegni: tra quest’ultimi segnaliamo la conferenza che mons. Nazzareno Marconi terrà a Città di Castello il 30 settembre presso il Museo diocesano su “L’ombra della croce: croci e crocifissi nel Museo diocesano di Città di Castello”, la giornata di studi del 27 ottobre che si svolgerà a Terni “In hoc signo. La croce nell’arte, nella cultura e nella fede” e la giornata del 23 novembre sulla croce presso la sala del Dottorato nel chiostro di San Lorenzo della cattedrale di Perugia. Eventi che culmineranno poi in un convegno dell’Associazione musei ecclesiastici italiani (Amei) che si svolgerà nel prossimo anno ad Assisi.

L’evento è promosso dall’Amei, dall’ufficio Beni culturali della Cei, dalla Conferenza episcopale umbra e con il contributo della Regione Umbria.

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Signorelli penalizzato https://www.lavoce.it/signorelli-penalizzato/ Thu, 30 Aug 2012 13:42:11 +0000 https://www.lavoce.it/?p=12567
Luca Signorelli, Vergine con il Bambino, New York, Metropolitan Museum, olio su tavola, cm. 51,4 x 47,6 1505-1507

Si è chiusa il 26 agosto la mostra su “Signorelli, de ingegno e spirto pellegrino” con una nota di rammarico: non sono stati ottenuti i risultati di pubblico che ci si aspettava.

Tuttavia – dicono i promotori e curatori della mostra – “c’è stato un grande apprezzamento da parte della comunità scientifica. Un apprezzamento che è comunque motivo di soddisfazione. La mostra ha infatti ottenuto ampie e positive recensioni, testimoniate da una corposa rassegna stampa. Un evento di portata internazionale, di grande respiro scientifico e culturale, ma anche un segnale forte in un momento storico in cui esserci significa non rinunciare, in un periodo di pur grande difficoltà, a mantenere alta l’immagine di una regione che ospita e produce cultura”.

Il bilancio parla di 45 mila presenze, di cui 25 mila a Perugia, 12 mila a Orvieto, 8 mila a Città di Castello. In testa dunque l’esposizione alla Galleria nazionale, dove erano raccolte la maggior parte delle opere dell’artista, con le quali è stato possibile ripercorrere l’intera carriera artistica del cortonese. Opere complesse, come complesso era il genio dell’artista, la sua originalità, la sua forza nel rappresentare soprattutto le figure dei protagonisti. È stata comunque anche un’occasione per studiare l’artista nella sua complessità come mai fatto prima d’ora. E poi tutto era stato allestito con materiali e tecnologie innovativi ed ecosostenibili, che avranno comunque trovato gradimento tra i visitatori.

Ci si aspettava dunque qualcosa di più, non certo i numeri del Perugino (400 mila) o del Pinturicchio, forse più conosciuti e meglio leggibili per un pubblico di non esperti. Probabilmente la crisi ha fatto la sua parte tenendo a casa molti italiani, rispetto agli stranieri che hanno dimostrato maggiore interesse. Da tempo ormai i consumi culturali nel nostro Paese stanno registrando delle difficoltà. Rimarrà ancora aperto il cantiere di restauro della Pala di Paciano presso il Museo dell’Opera del duomo di Orvieto.

Alla vigilia della chiusura, il 25 agosto, la mostra è stata visitata da 20 studenti stranieri, di cui sette sacerdoti, provenienti da vari Paesi del mondo, patrocinata dal centro di accoglienza di Perugia e concessa gratuitamente dalla Soprintendenza regionale.

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Quando in Umbria c’erano i Longobardi https://www.lavoce.it/quando-in-umbria-cerano-i-longobardi/ Fri, 27 Jul 2007 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6043 Dopo venticinque anni di lavori, intercalati da recuperi e restauri della Rocca albornoziana, a Spoleto apre il Museo nazionale del Ducato. Attraverso l’esposizione di materiali che vanno dal periodo paleocristiano fino al XV secolo, racconterà la storia di uno dei Ducati tra i più importanti d’Italia. L’inaugurazione ufficiale si svolgerà a Spoleto venerdì 3 agosto alle 17: l’annuncio è stato dato nei giorni scorsi in una conferenza stampa presso la sala conferenze della Galleria nazionale dell’Umbria. Il Museo, strettamento legato alla storia della Rocca trecentesca, sarà diretto da Francesca Cristoferi, della Soprintendenza, e gestito da un’associazione composta da quattro membri presieduta da Bruno Toscano, docente di Storia dell’arte moderna all’Università di Roma. Avrà un’estensione complessiva di 1.241 metri quadri, di cui 864 destinati all’esposizione; 190 saranno le opere esposte, la maggior parte delle quali provenienti dalle raccolte civiche spoletine; 20 le sculture e i dipinti di proprietà dello Stato, oltre a frammenti scultorei altomedievali concessi in deposito dalla Curia. I reperti, che saranno esposti in 15 sale disposte su due piani, racconteranno la storia del Ducato fondato dai Longobardi poco dopo il 560, ma la cui estensione ha travalicato i confini del territorio umbro. ‘Comprendeva ‘ spiega infatti Bruno Toscano – gran parte dell’Umbria fino al Tevere, escluso il territorio perugino, le Marche e l’Abruzzo fino all’Adriatico. Dopo la sua fondazione Spoleto diventa capoluogo di uno Stato autonomo, confinante con lo Stato della Chiesa e fratello di altri Stati longobardi autonomi come Benevento e Cividale. Uno Stato di cui non sono stati identificati i luoghi istituzionali quali la sede dei duchi, il tribunale, l’archivio; sedi che certamente esistevano, come attestano i documenti ducali del tempo, oggi conservati nell’archivio di Farfa. Probabilmente – prosegue – la spiegazione risiede nel fatto che la Spoleto romana era ancora funzionale, viva, per cui i Longobardi si stabilirono negli edifici romani senza costruirne degli altri, come è successo in altri luoghi. Con il tempo, poi, alcuni di questi edifici furono abbandonati, distrutti, mentre altri sono tuttora identificabili’. Nessuna traccia anche della necropoli longobarda: ‘Mentre in altri ducati – sottolinea ancora – certamente non più importanti di Spoleto, come quello di Cividale, o in altri luoghi minori del ducato come Nocera Umbra e Castel Trosino, sono state rinvenute necropoli o varie sepolture, nella ‘capitale’ del Ducato non è stato ancora trovato nulla’. All’interno del complesso, dove è attualmente presente un laboratorio di diagnostica applicata ai beni culturali e il Centro per il restauro del libro antico, prossimamente troverà posto anche un Centro di documentazione che avrà tra i suoi principali obiettivi la costruzione di una banca dati relativa all’intero territorio del Ducato e della Rocca albornoziana.

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Il lato artistico della missione https://www.lavoce.it/il-lato-artistico-della-missione/ Fri, 13 Apr 2007 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5813 Entrando nel Centro d’accoglienza francescano Domus Pacis abbiamo constatato con molto interesse che, al IV piano, è stato aperto al pubblico un nuovo Museo d’arte contemporanea, intitolato a padre Felice Rossetti, il suo ispiratore. Museo di recente costituzione, che ha qualcosa che lo contraddistingue da tutti gli altri. In esso si è unita l’idea di museo con quella di missione. A tale riguardo, abbiamo sentito padre Fulvio Festa, direttore dello stesso. Come è nata l’idea del Museo? ‘Nasce storicamente nel 1994 grazie a padre Felice Rossetti. Fu lui, in collaborazione con i Frati minori dell’Umbria, a rendere possibile la realizzazione di un museo per esporre le opere di illustri artisti donatori. Lo scopo primario dell’iniziativa, nelle nuove sale del IV piano del Centro d’accoglienza Domus Pacis, appositamente adibite nel 2006 all’esposizione permanente, è stato quello di omaggiare il Serafico Padre che, da secoli, ha ispirato numerosi maestri. Inoltre, il museo vuole testimoniare la continuità della gloriosa tradizione dell’Ordine minoritico nell’utilizzo dell’arte, quale efficace strumento d’annuncio evangelico e di elevazione dell’uomo.’ Chi è padre Rossetti? ‘Oratore, scrittore, critico d’arte, nato a Grotte Santo Stefano (Vt). Nel 1927 entra nell’Ordine dei Frati minori conventuali a Roma e nel 1940 viene ordinato sacerdote. Oratore nella Chiesa di Santa Bonosa a Roma, riceve inviti di predicazione in tutte le principali città italiane, nonché, via radio, in Svezia e negli Stati Uniti. Dopo quindici anni di permanenza nell’Urbe, viene trasferito presso la basilica del Sacro Convento di san Francesco ad Assisi. Ora, vive a Siena presso la basilica di San Francesco.’ Come si articola il Museo? ‘È suddiviso in cinque sale: sala Pier Demetrio Ferrero, sala Umberto Mastroianni, sala Luigi Ferrata, sala Padre Marino Bigaroni, sala Giuliana Sestigiani dedicata a Giorgio De Chirico. In esse sono contenuti dipinti di notevole interesse artistico, tra i quali: Vele, mare e cielo, bassorilievo in bronzo di Giuliano Ottaviani; Abetaia, olio su tavola di Luigi Ferrata; Piazza Carlo Felice, olio su tela di Pier Demetrio Ferrero; Messaggio di luce divina, olio su tela di Alberto Schiavi; Madonna con Bambino, bassorilievo in bronzo di Roberto Joppolo; Cielo e terra, litografia colorata a mano, esemplare unico di Giorgio De Chirico; Ritratto di donna, bassorilievo in bronzo di Umberto Mastroianni; Fregio del pensiero, matita-china di Giovanna Bruschi; Figure nel deserto / La fede, olio su tela di Ermanno Volpi; Mimose con piume e lume, olio su velluto di Nino Parola. Inoltre, si possono ammirare opere di Franco Aloisi, Pietro Bellina, Ennio Bencini, Aldo Bossini, Marco Dell’Oriente, Valery Escalar, Adelina Guerrini Ascari, Antonio Meloni, Cesare Olmastroni, Alfredo Pascazi, Franco Salvotti, Giovanni Secomandi, Carlo Sottili, Orlando Spigaroli e Francesco Valma’. Qual è la particolarità di questo Museo? ‘Abbiamo voluto assemblare l’idea di museo con la missione: infatti alcuni quadri, donati da illustri artisti, sono stati acquistati, permettendo così di sostenere le missioni in Africa, in particolare la terza fase di un progetto in Congo. Le missioni di evangelizzazione nel mondo hanno ispirato la nuova finalità del Museo, che attraverso l’arte cerca di attualizzare una frase del Vangelo in cui Gesù invita i discepoli a portare la Buona notizia in tutte le parti della terra. Dato che nella Famiglia francescana ci sono persone che da tempo operano in terra di missione, si è pensato di dare loro una mano attraverso i proventi ricavati dalla vendita di quadri e con iniziative affini’.

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Reperti della nostra storia, fede e intraprendenza https://www.lavoce.it/reperti-della-nostra-storia-fede-e-intraprendenza/ Thu, 05 Apr 2007 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5798 ‘Sul filo della tradizione’ Anno IV – Musei antropologici e reti museali’: è stato questo il tema trattato nella sala conferenze del Museo dinamico del laterizio e delle terrecotte di Marsciano, nella mattinata di sabato 31 marzo, dove sono intervenute molte persone per assistere alla presentazione di una tematica che riguardava le diverse reti museali esistenti in Italia: Musei d’impresa, Musei ecclesiastici umbri e Musei dell’emigrazione. Un incontro di reti – se vogliamo fare un gioco di parole – che ha visto convogliare nella manifestazione molte sinergie. Infatti, l’iniziativa è stata organizzata dal dipartimento Uomo e territorio dell’Università degli studi di Perugia, dal Comune di Marsciano, dalla Sistema Museo e dalla Simbdea. Nel convegno si sono susseguiti diversi esperti come Pina Amarelli, direttore del Museo della liquirizia ‘Giorgio Amarelli’ di Rossano (Cosenza), che ha presentato e riportato sia la sua esperienza nell’azienda di famiglia, sia nella Commissione cultura della Confindustria italiana che sta mettendo in collegamento tutti i Musei d’impresa (Ferrari, Fiat, Ferragamo’); Teresa Morettoni, direttore del Museo diocesano e cripta di San Rufino di Assisi; Catia Monacelli, direttore del Museo dell’emigrazione ‘Pietro Conti’ di Gualdo Tadino; Sandra Ferracuti, direttivo Simbdea, ed Antonella Pinna, dirigente dell’ufficio Cultura della Regione dell’Umbria. Coordinato dalla prof.ssa Cristina Papa dell’Università degli studi di Perugia, il convegno è iniziato con un exursus al Museo dinamico del laterizio e delle terrecotte guidato da Michele Capoccia, ufficio Cultura del Comune di Marsciano. Chiaro ed esplicito è stato l’intervento di Teresa Morettoni, che ha delineato gli aspetti peculiari della Rete museale ecclesiastica umbra. ‘Il Museo ecclesiastico è parte integrante della missione della Chiesa nel tempo e nel presente – ha sottolineato Teresa Morettoni -; testimonia l’operato della Chiesa attraverso le opere d’arte ordinate alla catechesi, al culto e alla carità.’ La Rete museale ecclesiastica umbra si è costituita formalmente in associazione il 15 giugno 2004, con l’intento di essere un sistema di coordinamento delle attività ed iniziative a livello regionale. ‘Si prefigge l’esclusivo perseguimento di finalità culturali, pastorali e religiose- continua la Morettoni -, si propone di contribuire in primo luogo alla conservazione e alla valorizzazione dei Musei ecclesiastici umbri, proponendoli come strumenti di animazione culturale della comunità cristiana e della società, e valorizzando gli specifici contenuti di fede e religiosità popolare.’ In questo settore, l’Umbria è in una posizione privilegiata, poiché è stata tra le poche regioni che sia riuscita a riunire i diversi musei ecclesiastici, appunto con la costituzione della Rete. Dodici sono i Musei ecclesiastici umbri, con la città di Assisi che fa da gigante, essendo presente con 6 realtà. Da poco tempo se ne è aggiunto un tredicesimo.

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Sintesi artistica del territorio https://www.lavoce.it/sintesi-artistica-del-territorio/ Fri, 12 Jan 2007 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5611 In piazza Duomo a Terni, nell’antico seminario vescovile di epoca tardo-secentesca da poco restaurato, si trova il complesso museale aperto al pubblico in questi giorni. Comprende, oltre alle sale museali, l’Archivio storico di Terni, che conserva materiale documentario risalente al Cinquecento e la biblioteca d’arte. Il museo occupa i locali del seminario vescovile, fatto erigere nel 1653 dal vescovo e cardinale Francesco Angelo Rapaccioli. Gli ambienti conservano le originarie coperture lignee del soffitto, stuccate e dipinte, di gusto settecentesco, e dipinti parietali raffiguranti capricci, scene sacre. Ne parliamo con il direttore dell’Ufficio per i beni culturali della diocesi, mons. Fabio Leonardis. Come nasce il progetto-Museo? ‘L’idea è scaturita dall’esigenza di raccogliere in un unico contenitore opere sacre provenienti da edifici di culto non più esistenti o decontestualizzate e di ospitare mostre temporanee e permanenti di artisti contemporanei, che da tempo collaborano con la diocesi’. Quali periodi storici sono rappresentati? ‘Il museo conserva reperti archeologici, provenienti dagli scavi della cattedrale, che documentano la storia della città e della cultura cristiana in epoca paleocristiana ed alto medioevale. Nelle sale espositive poste al secondo piano sono collocati, secondo un ordinamento cronologico e tematico, dipinti, sculture pale d’altare, oggetti liturgici che documentano la storia della committenza e la produzione artistica dal Rinascimento alla contemporaneità. Le opere provengono da luoghi di culto diocesani’. Il museo si compone di una raccolta contemporanea e di un fondo antico. Quale rapporto c’è tra i due? ‘Uno degli obiettivi primari dell’Ufficio per i beni culturali diocesano e del vescovo Paglia è stato sin dalla sua nascita quello del dialogo con importanti artisti viventi, tra i quali Borghi, Di Stasio, Rainaldi, Violetta, Portoghesi e tanti altri, autori di opere d’arte sacra destinate alle chiese del territorio. Tale rapporto di committenza si è incrementato e consolidato attraverso la programmazione di iniziative culturali e mostre che hanno ospitato artisti di fama internazionale i quali, visto l’impegno della diocesi, hanno donato al nascente museo alcune opere. Una sezione del museo ospita dipinti e sculture contemporanee, di artisti di fama internazionale, come Lodola, Borghi, Rainaldi, Di Stasio, Russo, Zefferino che mantengono rapporti di committenza con la diocesi; mostre temporanee ed eventi culturali sono ospitati nella sala convegni del museo. Si tratta di iniziative concepite in accordo con la politica del Comune di Terni, la cui vocazione è ormai da anni legata all’arte e all’architettura contemporanea ed è divenuto un centro di rilievo europeo per l’architettura archeo-industriale’. Quale è, in sintesi, la missione del museo? ‘Il luogo è stato pensato come laboratorio in cui si dialoga con l’arte sacra contemporanea, evidenziando le differenze di approccio e di risoluzione simbolica e pittorica di soggetti sacri commissionati agli artisti; le stesse opere d’arte, antica e moderna, dialogano con le documentazioni cartacee contenenti in sé l’eterna presenza del volere dei committenti. Si consente, inoltre, alle singole parrocchie di prestare temporaneamente le proprie opere al museo, stimolando così i visitatori a ricercare le sedi originarie delle opere’. Il museo ha in programma mostre ed iniziative? ‘Il 13 febbraio, in occasione delle iniziative valentiniane, sarà inaugurata una mostra di icone bizantine; nel mese di maggio è previsto un convegno sull’architettura contemporanea, in collaborazione con l’Università di Camerino e l’Ordine nazionale degli architetti’.

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Qui si osano abbinamenti surreali https://www.lavoce.it/qui-si-osano-abbinamenti-surreali/ Fri, 08 Dec 2006 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5562 Un connubio perfetto tra arte sacra antica e contemporanea. Una prospettiva davvero interessante, entusiasmante e convincente quella che si presenta nel Museo di San Pietro, situato nell’omonima piazza, collocato all’interno dell’antica abbazia benedettina di Assisi. Siamo entrati in questo luogo a colloquio con il direttore, Zeno Zoccheddu, con il quale abbiamo effettuato una sorta di passeggiata tra le innumerevoli sale del museo. Qual è la storia di questo museo? ‘Il luogo che accoglie il museo non è un posto qualsiasi, si tratta dell’abbazia benedettina di San Pietro. Inizialmente, la mia idea era quella di mostrare le bellissime architetture benedettine, di far vedere alla gente questo meraviglioso spettacolo, ma vista l’affluenza di persone che giungeva a visitare questo luogo, ciò mi ha condotto a pensare di creare appositamente un museo e coniugare l’antico con la contemporaneità. La Soprintendenza ai beni storico-artistici, in primo tempo, non aveva accolto questa mia idea, poiché le opere contemporanee potevano ‘disturbare’ l’ordine dell’abbazia. Superate, comunque, le prime reticenze, il museo è stato costituito nel 2002 nei saloni del fondo antico di San Pietro che, grazie ai monaci benedettini, è stato aperto al pubblico per continuare il percorso che lega indissolubilmente san Benedetto a san Francesco di Assisi. Prima di entrare nella descrizione del museo stesso, è importante delineare a grandi linee la storia di questa abbazia. La chiesa, che apparteneva alla comunità benedettina, passò dalla riforma cluniacense a quella cistercense. L’edificio attuale fu consacrato nel 1253 da Innocenzo IV. Sotto l’altare maggiore vi è la cripta alto medievale, che conserva le spoglie di san Vittorino martire, secondo vescovo di Assisi e coprotettore della città’. Com’è articolato il museo? ‘Il museo si compone di 1.100 mq di superficie ed è uno spazio multifunzionale. All’interno di questo, sono presenti sia opere in pianta stabile sia lavori che vengono allestiti in occasione di mostre. Infatti, visitandolo, si possono notare le molteplici stanze: la ‘Sala della cantina’ che, con il tunnel, collegava l’abbazia alla parrocchia; la ‘Sala delle granaglie e della falegnameria’ adibita a grandi mostre; nella ‘Sala del norcino e dell’erborista’ è presente la collezione dei Benedettini con il Trittico di Matteo da Gualdo; la ‘Sala del molino e dell’olio’; quella ‘del pozzo’ dove si può ammirare la collezione delle ceramiche su san Francesco e il presepe e i progetti in ceramica di autori provenienti da diverse parti del mondo, tra cui Giacomo Soffiantino, Roberto Barni, Agenore Fabbri, Carol Dodo, Ioaquin Roca Rey, Salvador Dalì con due opere in maiolica, Aligi Sassu e quadri di Achille Funi e Giacomo Balla. Oltre ciò, si può osservare un arco romano e un pozzo del I secolo; nella ‘Sala dei Caratelli del vin santo’ si proiettano i filmati delle opere in mostra’. Com’è possibile portare l’arte sacra contemporanea in un’abbazia benedettina? ‘Il legame che esiste tra antico, moderno e contemporaneo è indiscusso, non possiamo pensare che le opere di impronta moderna e contemporanea non abbiano un collegamento con il passato. Spesso l’arte contemporanea è soggetta a critiche, come se essa perdesse nel suo confronto con le opere antiche e classiche, ma a mio avviso non è così. Un artista si definisce tale se nella sua opera si può leggere il suo percorso, la sua storia e se in essa si riflette qualcosa di nuovo e di originale. Per questi motivi, ho ritenuto culturalmente valido che il fondo antico di questa abbazia potesse accogliere il progetto museale’.

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Momenti Cruciali https://www.lavoce.it/momenti-cruciali/ Fri, 06 Oct 2006 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5429 Visitando le bellezze storico-artistiche e spirituali disseminate nella nostra terra umbra, non passa inosservata la maestosa struttura basilicale di Santa Maria degli Angeli, situata a pochi chilometri dalla città serafica. Al centro di essa, troviamo il vero cuore, la Porziuncola, che da ottocento anni parla di san Francesco e dell’inizio della sequela dei primi compagni. A fianco della basilica il Museo della Porziuncola contiene innumerevoli opere d’arte che narrano i tempi e la grandezza di questo luogo in cui Francesco ha vissuto i momenti cruciali del suo cammino di conversione e totale abbandono nelle mani di quel Gesù che assimilò interamente nella sua carne. Con padre Rosario Gugliotta parliamo del Museo della Porziuncola. Qual è l’origine del museo? ‘È nato negli anni Venti, quando alcuni frati, per evitare la dispersione di alcune opere d’arte dimenticate, pensarono di dare vita ad una collezione e da ciò ne è nato un primo nucleo. Come sede fu scelto il Conventino quattrocentesco, la parte di questo sopravvissuta alla costruzione della grande basilica, che consiste nel refettorio, parte della cucina ed alcune celle al piano superiore. I frati furono aiutati nel loro lavoro di risistemazione dal canonico Sigismondo Spagnoli. Nel corso degli anni, il Museo, pur rimanendo nella sede originaria, ha subito varie trasformazioni; infatti, in seguito ai danni del terremoto del 1997 e in vista dell’evento giubilare si è reso necessario intervenire nei locali che fin dal 1924 ospitavano la raccolta di opere d’arte del santuario. Il Museo, parte integrante del percorso dei pellegrini che dalla Porziuncola, al Transito, alla cappella delle Rose visitano le memorie di san Francesco, offre una sosta di maggior comprensione di questi luoghi avvalendosi di documenti di archivio, plastici e ricostruzioni grafiche. Con la disposizione del 2000 si è scelto di non esporre tutte le opere, ma solo alcune, inserendole in un percorso cronologico che il visitatore effettua nel Museo’. Quali sono le opere più significative esposte in questo museo? ‘Il percorso inizia da una prima sala prefrancescana, dove si trova un plastico che riproduce la situazione di Assisi al tempo di san Francesco con dei reperti precedenti, mentre la seconda custodisce le opere più importanti. Tra queste, vi è il Crocifisso di Giunta Pisano (1236), che raffigura il Cristo che pende senza vita dal legno della croce; la Pala del Maestro di San Francesco (XIII secolo) raffigurante il Santo. È probabile che quest’ultima fosse esposta su un altare all’interno della cappella del Transito, luogo dove Francesco morì la sera del 3 ottobre 1226. Di seguito, sono esposti: la Tavola del Cimabue, (XIII secolo) con l’immagine di san Francesco e i due reliquiari trecenteschi di Pietro il Teutonico. Nella sala successiva si trova il pregevole dossale con l’Incoronazione della Vergine di Andrea della Robbia, realizzato intorno al 1475 ed una vetrina con tessuti tipici del ‘400; successivamente sono raccolte numerose testimonianze relative all’immagine di Maria nella Porziuncola, la più notevole delle quali è la Madonna del Latte’. Le opere, dunque, raccontano la storia di questo santuario, ma lo stesso museo è parte di quella storia”Il Museo è inserito nel percorso del santuario; non vi è un biglietto d’ingresso, ma chi vuole, può lasciare un’offerta libera dopo averlo visitato. Il pellegrino può ripercorrere la presenza dei frati e la storia di questo luogo che è la culla dell’Ordine francescano. Nel percorso è possibile visitare il Convento quattrocentesco o di San Bernardino da Siena, dove sono accolte in vari periodi dell’anno diverse mostre temporanee a tema francescano. Vi sono anche due grandi sale di fronte al Museo che sono destinate a mostre d’arte sacra contemporanea. Inoltre, è a disposizione del Museo l’antico refettorio con circa 200 posti, che viene utilizzato per convegni o manifestazioni culturali’. Il museo ospita anche delle mostre? ‘Dal 9 settembre al 5 ottobre sono state esposte le opere di due frati belgi: Rik Van Schil ofm, scultore e Geroen de Bruycker ofm, pittore. La mostra è stata realizzata in concomitanza con il Capitolo generale che si è svolto dal 14 settembre al 2 ottobre. Altre iniziative sono in programma per il prossimo anno’.

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Bellezza valorizzata con metodo https://www.lavoce.it/bellezza-valorizzata-con-metodo/ Thu, 31 Aug 2006 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5349 Il valore storico e monumentale del Palazzo arcivescovile, la notevole raccolta di opere d’arte sacra, l’unicità della basilica di Santa Eufemia, nonché la Biblioteca specializzata con un ricco fondo antico di cinquecentine e il prezioso Archivio storico diocesano, fanno del complesso museale dell’arcidiocesi di Spoleto-Norcia uno dei più interessanti poli culturali dell’Umbria. In questi luoghi conservare per valorizzare è l’obiettivo principale di tutti i collaboratori dell’area culturale che coadiuvano l’arcivescovo mons. Riccardo Fontana. Ne parliamo con Stefania Nardicchi, direttrice del Museo diocesano di Spoleto-Norcia dal 1997. Direttrice, come realizzate a Spoleto questo connubio fra Museo, Archivio e Biblioteca? ‘Il progetto ha come fulcro il Museo diocesano che, dal momento della sua riapertura dopo il terremoto del 1997, l’8 luglio del 2000, vuole essere uno strumento culturale a disposizione di tutti. Il Museo diocesano si propone di promuovere e realizzare la conoscenza storica, artistica, religiosa o, se vogliamo con un’unica parola, culturale, delle popolazioni umbre che vissero, fin dalle antiche origini della diocesi, all’interno del suo vasto territorio. Far comprendere accadimenti storici oppure concetti teologici attraverso le opere d’arte, supportando tesi e congetture con documenti d’archivio oppure con visite pastorali e inventari storici, è diventato il nostro metodo di lavoro quotidiano. La ricerca scientifica ci permette quindi un’efficace valorizzazione del patrimonio culturale del nostro circuito, unitamente ad una maggiore credibilità e competenza presso tutti coloro che ci scelgono come loro interlocutori’. Come nasce il Museo diocesano di Spoleto-Norcia? ‘Nasce nel 1968, quando il cardinale Ugo Poletti, allora arcivescovo di Spoleto, vi dedicò alcune sale del Palazzo arcivescovile, appartenenti al cosiddetto Appartamento del cardinale. La sede storica è stata ampliata, allestita e progettata secondo moderni criteri di conservazione in occasione dei restauri strutturali dell’edificio resi necessari dopo il terremoto del 1997. I nuovi saloni espositivi sono di grande valore artistico, come la Cappella del cardinale (con affreschi del XVII secolo), la sala detta delle Architetture, dal suo splendido soffitto in trompe d’oeil, e particolarmente suggestivo è il Passetto, ovvero l’antico passaggio che collegava il palazzo alla basilica, recuperato con i recenti lavori di restauro’. Quindi visitare il Museo diocesano significa anche comprendere la funzionalità dell’antico Palazzo Arcivescovile? ‘Certamente, anzi si riscoprono spazi e accessi negati o addirittura abbattuti nel corso dell’ultimo restauro architettonico della basilica di Santa Eufemia, conclusosi intorno al 1950. L’antico palazzo ha origine in epoca altomedievale quando a Spoleto i Franchi succedettero ai Longobardi e, laddove era già stato eretto il Palazzo ducale, la badessa Franca Gunderada (appartenente alla famiglia ducale) stabilì il suo monastero secondo la regola benedettina e commissionò la realizzazione della Basilica annessa al monastero. All’interno della chiesa, la presenza delle gallerie superiori, chiamate comunemente matronei, ha dato avvio a diverse ipotesi: per alcuni studiosi sono il ricordo di una precedente cappella del Palazzo ducale longobardo, esemplata su quella carolingia di Aquisgrana, mentre altri sostengono che i matronei ospitassero le monache durante le funzioni liturgiche aperte al pubblico. Le varie ipotesi andrebbero approfondite e avvalorate, magari con argomentazioni archivistiche oltreché storico-artistiche, soprattutto in seguito al ripristino, voluto dall’arcivescovo mons. Riccardo Fontana, dell’antico collegamento fra palazzo e basilica, impropriamente abbattuto nel corso del restauro di cui parlavamo. Fortunatamente l’esistenza di un affresco del XIV secolo raffigurante l’interno del cortile del Palazzo arcivescovile e la basilica di Santa Eufemia, ne ha reso possibile il recupero’. Quali iniziative pensa di attuare nel prossimo futuro per Museo diocesano? ‘Alcuni progetti sono già in cantiere, ma non voglio anticiparne il contenuto per rendere la sorpresa ancora più piacevole. Interesseranno il prossimo Natale e l’estate del 2007. Saranno eventi organizzati in collaborazione con il Comune di Spoleto ed altri enti privati, che permetteranno l’organizzazione di un percorso espositivo che interessa non soltanto il Museo diocesano e la basilica di Santa Eufemia, ma tutti i musei e gli edifici di culto della città. Inoltre ritengo che la nostra Rete museale ecclesiastica umbra sia un’associazione giovane, vitale, in grado di apportare alla nostra Umbria un’identità ecclesiastica fortemente rappresentativa e ricca di iniziative’.

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Secoli d’arte nell”Isola di San Lorenzo’ https://www.lavoce.it/secoli-darte-nellisola-di-san-lorenzo/ Thu, 03 Aug 2006 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5332 Nel cuore civile ed ecclesiale della città, il Museo del capitolo della cattedrale offre ai visitatori un percorso suggestivo tra le opere prodotte nei secoli per la devozione dei fedeli, che si snoda tra le sale storiche e le ultime, anche sotterranee, ritrovate con sapienti e impegnativi restauri. Direttore del Museo e responsabile di tutto il complesso della cattedrale (dai perugini chiamato ‘l’isola’ di San Lorenzo) è il canonico mons. Giovanni Battista Tiacci. Con lui entriamo nella storia del museo che non può certo dirsi conclusa, con progetti ancora in cantiere per il futuro. ‘Il Museo – racconta mons. Tiacci – venne costituito dal Capitolo nel 1923, nel 4’centenario della morte del Perugino, aderendo ad una sentita esigenza artistica e religiosa degli ambienti culturali perugini. L’originario Museo era collocato in sole quattro stanze a livello del Chiostro superiore. Con l’ampliamento, realizzatosi con i lavori del Giubileo del 2000, si sono aggiunte altre 21 sale, su due piani. Questi spazi sono ulteriormente destinati a raddoppiarsi con l’ultimazione dei lavori in corso, che stanno rimettendo in luce ambienti di grande interesse archeologico, rimasti interrati nel corso dei secoli passati. Ora sono esposte oltre 180 opere d’arte tra quadri, sculture, oreficerie, tessuti, ricami e una importante raccolta di codici miniati. Le opere provengono sia dalla Cattedrale che da chiese dipendenti dalla cattedrale ormai soppresse e da donazioni di privati’. Come è stato possibile realizzare questi interventi di potenziamento del Museo? ‘Dal 1998 c’è stata la possibilità di attivare ingenti finanziamenti in gran parte pubblici, anche se non è mancato l’apporto finanziario diretto del Capitolo e sponsorizzazioni di privati, che hanno consentito il restauro architettonico del complesso monumentale e di tutte le opere esposte. Fondamentale è il rapporto di collaborazione che il Capitolo ha voluto realizzare con il coinvolgimento delle due Soprintendenze ai beni culturali (quella architettonica e quella archeologica), il Comune di Perugia, la Regione, la Fondazione Cassa di Risparmio, che ha consentito di realizzare il collegamento dei due chiostri e il recupero dei resti del Palazzo papale di Martino IV e del Palazzo dei Consoli. La riapertura dei museo, rinnovato e ampliato, è avvenuta il 1’aprile 2000′. Nel museo ci sono testimonianze di 26 secoli di storia”Il percorso museale mette in evidenza le varie stratigrafie che fanno rivivere le importanti testimonianze archeologiche, dal VI sec. a. C. fino ai nostri giorni, che riguardano avvenimenti storici d’interesse universale quali i 5 conclavi che si svolsero nel XIII sec., compreso quello che portò al soglio pontificio san Celestino V, il papa del gran rifiuto dantesco. Nello stesso secolo Perugia per alcuni decenni fu sede papale, tanto che papa Martino IV vi fece costruire un maestoso palazzo e in questi ambienti morirono 4 papi, tra i quali il grande Innocenzo III. Il Museo inoltre possiede raccolte artistiche di grande pregio commissionate o donate da papa Leone XIII che prima di salire al soglio pontificio fu vescovo a Perugia per oltre 33 anni’. Cosa ha di diverso da altri musei pubblici? ‘Il Museo cerca di valorizzare al massimo la propria identità religiosa attraverso mostre, visite guidate, eventi culturali. In particolare si cerca di mettere in risalto il profondo significato religioso delle opere esposte, che non sono solo splendide opere d’interesse artistico, ma furono commissionate per essere oggetto di culto da parte della comunità dei fedeli’. Esiste un rapporto con gli altri Musei ecclesiastici umbri? ‘Negli ultimi anni è stata ufficialmente costituita la Rete dei musei ecclesiastici dell’Umbria, alla quale hanno aderito ben undici musei, e anche il nostro, realizzando iniziative comuni tra cui un sito internet che, primo in Italia, è stato preso a modello dalla Conferenza Episcopale Italiana per proporlo anche ad altre Regioni’. Cosa c’è nel futuro del museo? ‘Nei prossimi tre anni raddoppieremo gli spazi espositivi, creando un percorso ‘underground’ che metterà in collegamento i camminamenti sotterranei della Fontana maggiore con i resti della via Appia romana in piazza Cavallotti, passando al di sotto delle canoniche e della cattedrale. L’ingresso del museo verrà spostato su piazza IV Novembre, quindi il Museo acquisterà una rilevanza straordinaria, capace di attrarre un ulteriore vasto interesse’.

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Duecento ‘parole’ di colore e di luce https://www.lavoce.it/duecento-parole-di-colore-e-di-luce/ Fri, 07 Jul 2006 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5272 Entrando nel Museo del tesoro del Sacro Convento di Assisi, si può notare la sontuosità, la bellezza che emanano le opere esposte, la loro grandezza, ma anche l’intensa spiritualità che le circonda. Un museo che, già nel varcare la soglia, dà l’impressione di essere rivestito di un alone di solennità che affascina il visitatore. Senza dubbio non si sa dove fissare il proprio sguardo poiché, oltre tutto, si trovano in esso ben 200 opere. Ce ne parla il direttore del museo, padre Pasquale Magro. Qual è l’origine del Museo della basilica? ‘In quanto basilicale e conventuale, la collezione di opere d’arte ha avuto inizio con l’attivazione liturgica e pastorale del complesso voluto da Papa Gregorio IX, che il 17 luglio 1228 ne ha posto e benedetto personalmente la prima pietra. Come racconta la leggenda dei tre compagni del Santo, il Papa ne fu il primo mecenate anche se, purtroppo, i suoi preziosi doni non appaiono più tra quelli attualmente esposti al museo. Varie cause hanno portato alla perdita di molte opere lungo i secoli; logorio del tempo, razzie militari e politiche, furti; alla fine del Settecento, i napoleonici trafugarono 1144 libbre di oro e argento. Contro tali pericoli, impotente risulta l’importantissima bolla di Innocenzo IV, del 16 luglio 1253, con la quale s’intimava ai frati di non disperdere l’oreficeria e i paramenti liturgici, il corredo e i libri degli altari’. A quando risale l’attuale sistemazione? ‘Nell’archivio del museo si trova il catalogo manoscritto, redatto da Angelo Luppatelli della Soprintendenza di Perugia nel 1898, delle opere che dovevano costituire il Museo francescano. Ma solo nel 1930, dopo la restituzione del Sacro Convento agli antichi proprietari da parte dello Stato italiano con il Concordato del 1929, il patrimonio museale fu offerto al pubblico nella vasta sala segreta della sagrestia della chiesa inferiore; veniva inoltre mostrato al pubblico in alcune scadenze liturgiche solenni ed eventualmente ai visitatori eminenti in arrivo al Santuario primario francescano’. Che tipo di opere offre oggi il Museo al visitatore? ‘Risistemato nel Salone gotico a nord del Convento nel 1977, il museo è miscellaneo in quanto raccoglie ogni tipo di oggetto rinvenibile in un luogo di culto cattolico. Vi convivono vasi sacri (calici, reliquiari), croci processionali, benedizionali (ortodosse) e da altare, dossali e dipinti (sinopie e tavole), avori e ceramiche medievali, vetri di Murano. Emergono per importanza storica e bellezza: il calice di Guccio Mannaia (1290) con le sue ottanta figure in vetro traslucido, la statuina gotica mariana parigina in avorio policromo (1300), il messale di San Luigi IX (1260), il Volto dell’Eterno, sinopia di Iacopo Torriti (1290), l’Arazzo fiammingo con l’Albero francescano e il dossale di Antonio del Pollaiolo, ambedue dono di Sisto IV (1479). Gli oggetti sono esibiti in ordine cronologico’. Quale il senso religioso e la funzione antropologica e culturale del Museo? ‘In quanto emanazione del santuario, il Museo non può non portarne l’immagine e la somiglianza. Della grande arte, dall’ampiezza geografica europea, esso è eco e naturale dilatazione. Ogni frammento artistico va percepito come una parola di colore e di luce che racconta al visitatore le meraviglie operate da Dio nel suo servo Francesco, che trasmette all’uomo di oggi il suo amore a Dio, all’uomo, ad ogni creatura. Come diceva Hegel, l’arte è fenomenologia dello Spirito! Occhi venali non riusciranno mai a capirne l’anima. La persona di Francesco va ritenuta come il filo d’oro che lega le perle della collezione museale, nate come doni a lui offerti’.

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Nodo ‘strategico’ per la città https://www.lavoce.it/nodo-strategico-per-la-citta/ Fri, 16 Jun 2006 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5222 Il Museo diocesano di Gubbio è una delle realtà sulle quali la città ed il territorio puntano per qualificarsi ulteriormente. Il suo direttore don Pietro Vispi ci aiuta a conoscerlo da vicino. Quali le motivazioni che hanno portato alla costituzione di un Museo diocesano a Gubbio? ‘La tradizione museale diocesana a Gubbio risale a tempi remoti; un museo diocesano vi era presente fin dalla prima metà del secolo scorso. Gli eventi sismici degli anni ’80-90 che imposero la ristrutturazione degli stabili ove’e raccolte erano ospitate,’a necessità della tutela del patrimonio’ l’utilizzazione dell’arte come strumento di evangelizzazione sollecitarono il Capitolo della cattedrale e la diocesi ad impegnarsi nell’impresa di ripensare e ricostituire questo importante servizio e strumento. Nell’anno del Giubileo si è potuto dunque inaugurare il museo… rinnovato’. Le varie parrocchie hanno accettato di mettere a disposizione i loro capolavori? ‘??Il’riterio che ha ispirato la strutturazione del museo’on è ‘tato tanto quello di’una raccolta di pezzi di pregio decontestualizzati dal loro ambiente storico e ‘naturale’, quanto quello di utilizzare le vecchie collezioni presenti, rinnovarle, integrarle per quanto è stato possibile, affinché si potesse leggere, attraverso la produzione storico-artistico -religiosa, la storia e la cultura ecclesiale della nostra diocesi’ttraverso i secoli. Dalle parrocchie è stato prelevato solo quanto poteva contribuire veramente a questa idea e solo nel caso in cui le opere fossero state a rischio conservativo in ogni senso. Il’atrimonio nelle parrocchie viene tutelato non da una musealizzazione indiscriminata, ma da un’accurata inventariazione, peraltro già completata e curata in maniera esemplare dall’ufficio diocesano competente’. Quali le linee guida dell’allestimento museale? ‘Il criterio è stato quello di un’introduzione conoscitiva che aiutasse a comprendere le origini, la fede, le devozioni, il divenire storico di una Chiesa bimillenaria, tuttora viva e vivace, seppur piccola. Il’useo, come lo abbiamo pensato, deve servire a comprendere’ed annunciare che la nostra Chiesa’santifica e ammaestra senza soluzioni di continuità. Non solo! Esso, è anche prodromo alla comunione fisica con questa realtà, che si concretizza’ella visita della cattedrale. Per quanto riguarda gli ambienti, essi stessi sono un vero e proprio tesoro. Infatti il museo ha voluto recuperare alla’ua bellezza e ad una intensa lettura filologica tutto il palazzo dei canonici nel quale è ospitato e che risale nella sua parte più antica, e mirabilmente conservata, al 1200’.Il museo è collocato in una posizione strategica del centro storico eugubino. È possibile un bilancio di questi primi anni? ‘Abbiamo constatato un crescente afflusso di visitatori che situa il museo e la cattedrale tra i poli di maggior attrazione cittadina, un bilancio positivo che’ci gratifica ancor di più se consideriamo la valutazione del pubblico. Si rende conto, ed apprezza, che’isitare Gubbio, cercare di comprenderla, gustarne la ricchezza di civiltà, sarebbe assurdamente incompleto se non si conoscesse l’interconnessione, la simbiosi imprescindibile tra vita civile ed ecclesiale nella storia della città in tutte le sue sfumature’. Il museo è fine a se stesso o intende svolgere anche un ruolo per altre iniziative? ‘Questo aspetto non è stato trascurato nella progettazione anche ideologica del museo, tant’è che vi è’na sezione strutturata per’e iniziative tematiche e temporanee. È qui appunto che si sono tenute le mostre sulle Pietà (Il dolore al femminile); sulle rappresentazioni lignee della morte e resurrezione di Cristo (Anastasis) e più di recente sulla Natività e sul Mistero pasquale, proponendo l’esposizione di opere della scuola eugubina del tardo ‘500, in particolare di Felice Damiani. È in fase di progettazione l’ampliamento della struttura per acquisire nuovi spazi espositivi, una sala multimediale, un gabinetto di restauro, magazzini per conservare quanto non è possibile esporre oltre a locali per collezioni che, meritano di essere valorizzate e conosciute come beni diocesani, come ad esempio’uelle di materiali archeologici di provenienza eterogenea’. INFO UTILIAperto tutti i giorni dell’anno tranne il 15 maggio. ORARI: Estivo 10-19Invernale 10-18BIGLIETTO: euro 5 intero, 2,5 ridotto. (le riduzioni sono previste per le persone che abbiano più di 65 anni; per i soci Touring, per i soci Fai; soci Cts; per gruppi superiori alle sei persone) VISITE GUIDATE su prenotazione (comprensive della visita alla cattedrale) TELEFONO: 075.9220904E-MAIL E SITO WEB: info@museogubbio.itwww.museogubbio.it

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