MASS MEDIA Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/category/mass-media/ Settimanale di informazione regionale Fri, 18 Oct 2024 08:03:32 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg MASS MEDIA Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/category/mass-media/ 32 32 Ucsi, al via ad Assisi la Scuola di alta formazione per i giovani https://www.lavoce.it/ucsi-al-via-ad-assisi-la-scuola-di-alta-formazione-per-i-giovani/ https://www.lavoce.it/ucsi-al-via-ad-assisi-la-scuola-di-alta-formazione-per-i-giovani/#respond Fri, 18 Oct 2024 07:53:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=78100

Rieccoci alla Cittadella di Assisi, con il ‘momento forte’ dell’Ucsi, la scuola ‘Giancarlo Zizola’, (dal 18-20 ottobre) con la quale, quest’anno, proponiamo la memoria – nel 70° anniversario della scomparsa – di un grande statista, Alcide De Gasperi, primo capo di governo dell’Italia repubblicana con un governo di unità nazionale, testimone della politica a servizio della gente.

Arriviamo ad Assisi dopo un lungo anno associativo, che ha avuto quali tappe importanti la Giornata di san Francesco di Sales a Cagliari, con il presidente e il segretario generale della Cei, card. Matteo Zuppi e mons. Giuseppe Baturi, e la Settimana sociale di Trieste, passando per una miriade di incontri in tutta la penisola e la pubblicazione di ComunICare, il volume pubblicato dalle edizioni Libreria vaticana che raccoglie i 10 messaggi del Papa ai giornalisti e comunicatori, commentati da venti grandi firme del giornalismo italiano.

Un altro anno di lavoro per il laboratorio attivato sul futuro della professione, alla ricerca di una via d’uscita da una crisi devastante, come testimoniano i dati su ascolti e diffusione dei giornali, ma anche lo stato d’animo dei giornalisti, dal momento che fioccano anche le dimissioni di giovani colleghi, anche subito dopo assunzioni conquistate con il sudore e con il sangue.

Come uscire dalla crisi… Ucsi si è collegata con il Constructive Network per indicare uno stile professionale che non è nuovo, ma oggi rappresenta una rivoluzione; e ha aggiunto ai suoi moduli formativi i paradigmi del counseling , come strumento per rafforzare relazioni e accrescere consapevolezza. Ucsi ha tuttavia anche una proposta originale, che deriva proprio dalle elaborazioni scaturite dalla scuola di Assisi: l’abbiamo ribattezzata la proposta delle “5 M”, il cui significato, in linea con la necessità di cambiare strada, è quello di andare oltre le tradizionali 5 W, aggiungendo (M = more ) Umanità, Tempo, Fonti, Diritti, Linguaggi.

Abbiamo chiesto a una serie di testimoni di adottare queste 5M: abbiamo le adesioni di Andrea Monda, Sara Lucaroni, Claudia Marchionni, Alessio Lasta, Paolo Di Paolo, Davide Imeneo, Alessandro Banfi, e sono solo alcuni dei nomi presenti.

Ci sarà spazio, naturalmente, per fare il punto sull’utilizzo giornalistico delle ultime tecnologie. I giovani colleghi arrivati da tutte le Regioni avranno modo, soprattutto, di investire in fantasia e progettare per il futuro.

L’orizzonte resta quello internazionale: sarà con noi infatti Valentina Parasecolo, responsabile comunicazione del Parlamento europeo in Italia, con cui poter finalizzare esperienze professionali all’estero, dopo la missione a Bruxellles nata dopo Assisi 2023.

Infine ci proietteremo verso il Giubileo 2025, con l’incontro in Vaticano con Papa Francesco e l’evento in programma per il pomeriggio del 25 gennaio, con Ordine, Fnsi, stampa estera, Constructive Network , Fisc, Federazione internazionale stampa cattolica, e così via. Una grande rete per disegnare, insieme, la professione del futuro.

Vincenzo Varagona

presidente nazionale Ucsi

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Rieccoci alla Cittadella di Assisi, con il ‘momento forte’ dell’Ucsi, la scuola ‘Giancarlo Zizola’, (dal 18-20 ottobre) con la quale, quest’anno, proponiamo la memoria – nel 70° anniversario della scomparsa – di un grande statista, Alcide De Gasperi, primo capo di governo dell’Italia repubblicana con un governo di unità nazionale, testimone della politica a servizio della gente.

Arriviamo ad Assisi dopo un lungo anno associativo, che ha avuto quali tappe importanti la Giornata di san Francesco di Sales a Cagliari, con il presidente e il segretario generale della Cei, card. Matteo Zuppi e mons. Giuseppe Baturi, e la Settimana sociale di Trieste, passando per una miriade di incontri in tutta la penisola e la pubblicazione di ComunICare, il volume pubblicato dalle edizioni Libreria vaticana che raccoglie i 10 messaggi del Papa ai giornalisti e comunicatori, commentati da venti grandi firme del giornalismo italiano.

Un altro anno di lavoro per il laboratorio attivato sul futuro della professione, alla ricerca di una via d’uscita da una crisi devastante, come testimoniano i dati su ascolti e diffusione dei giornali, ma anche lo stato d’animo dei giornalisti, dal momento che fioccano anche le dimissioni di giovani colleghi, anche subito dopo assunzioni conquistate con il sudore e con il sangue.

Come uscire dalla crisi… Ucsi si è collegata con il Constructive Network per indicare uno stile professionale che non è nuovo, ma oggi rappresenta una rivoluzione; e ha aggiunto ai suoi moduli formativi i paradigmi del counseling , come strumento per rafforzare relazioni e accrescere consapevolezza. Ucsi ha tuttavia anche una proposta originale, che deriva proprio dalle elaborazioni scaturite dalla scuola di Assisi: l’abbiamo ribattezzata la proposta delle “5 M”, il cui significato, in linea con la necessità di cambiare strada, è quello di andare oltre le tradizionali 5 W, aggiungendo (M = more ) Umanità, Tempo, Fonti, Diritti, Linguaggi.

Abbiamo chiesto a una serie di testimoni di adottare queste 5M: abbiamo le adesioni di Andrea Monda, Sara Lucaroni, Claudia Marchionni, Alessio Lasta, Paolo Di Paolo, Davide Imeneo, Alessandro Banfi, e sono solo alcuni dei nomi presenti.

Ci sarà spazio, naturalmente, per fare il punto sull’utilizzo giornalistico delle ultime tecnologie. I giovani colleghi arrivati da tutte le Regioni avranno modo, soprattutto, di investire in fantasia e progettare per il futuro.

L’orizzonte resta quello internazionale: sarà con noi infatti Valentina Parasecolo, responsabile comunicazione del Parlamento europeo in Italia, con cui poter finalizzare esperienze professionali all’estero, dopo la missione a Bruxellles nata dopo Assisi 2023.

Infine ci proietteremo verso il Giubileo 2025, con l’incontro in Vaticano con Papa Francesco e l’evento in programma per il pomeriggio del 25 gennaio, con Ordine, Fnsi, stampa estera, Constructive Network , Fisc, Federazione internazionale stampa cattolica, e così via. Una grande rete per disegnare, insieme, la professione del futuro.

Vincenzo Varagona

presidente nazionale Ucsi

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Perugia, Città di Castello e Gubbio celebrano insieme san Francesco di Sales https://www.lavoce.it/perugia-citta-di-castello-e-gubbio-celebrano-insieme-san-francesco-di-sales/ https://www.lavoce.it/perugia-citta-di-castello-e-gubbio-celebrano-insieme-san-francesco-di-sales/#respond Sat, 03 Feb 2024 16:25:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74838

È stato un incontro partecipato e proficuo tra vescovi, giornalisti e operatori dei media, quello che si è tenuto la mattina del 3 febbraio nella Sala San Francesco dell’Arcivescovado di Perugia, a pochi giorni dalla memoria liturgica di san Francesco di Sales, patrono degli addetti all’informazione e comunicazione, che si ricorda ogni anno il 24 gennaio.

La riflessione sulla comunicazione

Sono intervenuti l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, mons. Ivan Maffeis, delegato della Conferenza episcopale umbra (Ceu) per le Comunicazioni sociali, il vescovo delle diocesi di Città di Castello e di Gubbio, mons. Luciano Paolucci Bedini, e i rappresentanti dell’Ordine regionale dei Giornalisti e dell’Associazione stampa umbra (Asu-Fnsi), le vice presidenti Donatella Binaglia e Noemi Campanella. Promosso dagli Uffici diocesani per le Comunicazioni sociali delle tre diocesi e dalla sezione umbra dell’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi), l’incontro è stato un’occasione di riflessioni sul presente e sul futuro del mondo dei media con non poche criticità, ma anche con altrettante potenzialità e professionalità, alla luce del recente messaggio di papa Francesco per la LVIII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali incentrato sull’Intelligenza Artificiale, “per una comunicazione pienamente umana”.

Le videointerviste

https://youtu.be/2IXZGBt0K5c

Il dialogo su Chiesa e media in Umbria

Diversi gli stimoli giunti al riguardo dagli stessi presuli e condivisi dagli operatori dei media, dando vita a un confronto e scambio di idee e di ascolto reciproco con l’intento comune di darsi appuntamento annualmente tra Pastori delle Chiese umbre e il mondo dei media. Questo nell’accogliere l’invito dei primi ad avere capacità di discernimento, fare un’informazione vera, nel rispetto delle regole e dare voce a quanti vivono ai margini della società. I Vescovi, nel contempo, non hanno esitato a chiedere agli operatori dei media di indicare le criticità della comunicazione della Chiesa. Questi ultimi hanno apprezzato e incoraggiato i due Pastori per aver voluto insieme l’incontro annuale della festa di san Francesco di Sales, la cui finalità è quella di essere sempre più Chiese che superano i confini pastorali, aperte alla collaborazione, unite e in dialogo tra loro e con gli altri, perché a trarne beneficio è l’intera società. Un esempio da imitare anche al di fuori della Chiesa. [gallery td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="La gallery dell'incontro (foto Michele Castellani)" columns="4" ids="74840,74839,74841,74842"]]]>

È stato un incontro partecipato e proficuo tra vescovi, giornalisti e operatori dei media, quello che si è tenuto la mattina del 3 febbraio nella Sala San Francesco dell’Arcivescovado di Perugia, a pochi giorni dalla memoria liturgica di san Francesco di Sales, patrono degli addetti all’informazione e comunicazione, che si ricorda ogni anno il 24 gennaio.

La riflessione sulla comunicazione

Sono intervenuti l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, mons. Ivan Maffeis, delegato della Conferenza episcopale umbra (Ceu) per le Comunicazioni sociali, il vescovo delle diocesi di Città di Castello e di Gubbio, mons. Luciano Paolucci Bedini, e i rappresentanti dell’Ordine regionale dei Giornalisti e dell’Associazione stampa umbra (Asu-Fnsi), le vice presidenti Donatella Binaglia e Noemi Campanella. Promosso dagli Uffici diocesani per le Comunicazioni sociali delle tre diocesi e dalla sezione umbra dell’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi), l’incontro è stato un’occasione di riflessioni sul presente e sul futuro del mondo dei media con non poche criticità, ma anche con altrettante potenzialità e professionalità, alla luce del recente messaggio di papa Francesco per la LVIII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali incentrato sull’Intelligenza Artificiale, “per una comunicazione pienamente umana”.

Le videointerviste

https://youtu.be/2IXZGBt0K5c

Il dialogo su Chiesa e media in Umbria

Diversi gli stimoli giunti al riguardo dagli stessi presuli e condivisi dagli operatori dei media, dando vita a un confronto e scambio di idee e di ascolto reciproco con l’intento comune di darsi appuntamento annualmente tra Pastori delle Chiese umbre e il mondo dei media. Questo nell’accogliere l’invito dei primi ad avere capacità di discernimento, fare un’informazione vera, nel rispetto delle regole e dare voce a quanti vivono ai margini della società. I Vescovi, nel contempo, non hanno esitato a chiedere agli operatori dei media di indicare le criticità della comunicazione della Chiesa. Questi ultimi hanno apprezzato e incoraggiato i due Pastori per aver voluto insieme l’incontro annuale della festa di san Francesco di Sales, la cui finalità è quella di essere sempre più Chiese che superano i confini pastorali, aperte alla collaborazione, unite e in dialogo tra loro e con gli altri, perché a trarne beneficio è l’intera società. Un esempio da imitare anche al di fuori della Chiesa. [gallery td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="La gallery dell'incontro (foto Michele Castellani)" columns="4" ids="74840,74839,74841,74842"]]]>
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Festa di San Francesco di Sales, gli appuntamenti nelle diocesi umbre https://www.lavoce.it/festa-di-san-francesco-di-sales-gli-appuntamenti-nelle-diocesi-umbre/ Mon, 23 Jan 2023 15:55:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70163 san francesco di sales

Il 24 gennaio la Chiesa ricorda la memoria liturgica San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e e gli operatori della comunicazione: questi, gli appuntamenti nelle diocesi umbre.

Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve

Martedì 24 gennaio alle ore 11 nella Cattedrale di San Lorenzo, monsignor Ivan Maffeis, celebrerà la Santa Messa per i giornalisti e gli operatori della comunicazione. Essendo il primo incontro in occasione della festa del patrono, il vescovo sarà lieto di incontrare personalmente i giornalisti, non solo a messa, ma anche dopo per un aperitivo nella sala del Dottorato, nel chiostro della Cattedrale.

Diocesi di Terni Narni Amelia

In occasione della festa di San Francesco di Sales, martedì 24 gennaio alle ore 11.30 presso il Vescovado di Terni, in piazza Duomo, il vescovo Francesco Antonio Soddu incontrerà i giornalisti e operatori dell’informazione per un momento di dialogo e confronto su varie tematiche. Sarà presentato il messaggio di Papa Francesco per la 57sima Giornata delle comunicazioni sociali Parlare col cuore, nel quale il pontefice esorta il mondo della comunicazione a sviluppare l’ascolto delle persone e della società, e poter crescere, anche professionalmente, come comunicatori.

Arcidiocesi di Spoleto-Norcia

Lunedì 30 gennaio alle ore 11, in occasione della festa di San Francesco di Sales, l’Arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo incontrerà i giornalisti e gli operatori dell’informazione. Sarà, come sempre, l’occasione per un dialogo e un confronto con l’Arcivescovo su varie tematiche. L'incontro si svolgerà nella Sala riunioni del Palazzo Arcivescovile – Spoleto (Via Saffi, 13). Seguirà un lunch time.

Diocesi di Orvieto -Todi

A causa del maltempo, l'incontro previsto per martedì 24 gennaio, presso la Sala Pieri del Palazzo Vescovile di Orvieto, del vescovo monsignor Gualtiero Sigismondi con gli Operatori dei mezzi di comunicazione (carta stampata, radio, televisioni e online) è stato posticipato, invece, a sabato 28 gennaio alle ore 11.30. Un momento di riflessione e fraternità, nel quale dopo il saluto introduttivo del vescovo, seguirà l’intervento di Sonia Montegiove, informatica e giornalista, che parlerà di Solidarietà, ascolto, condivisione: valori irrinunciabili anche sui social network. La riflessione sarà offerta alla luce del tema che Papa Francesco ha scelto per la 57sima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (in programma quest'anno il prossimo 21 maggio): Parlare col cuore: Veritatem facientes in caritate (Ef 4,15).

Diocesi di Città di Castello

A Città di Castello, il vescovo Luciano Paolucci Bedini, incontra gli operatori delle comunicazioni sociali proprio nel giorno della ricorrenza di San Francesco di Sales, martedì 24 gennaio. Alle ore 16 nella cappella del vescovado tifernate, in piazza Gabriotti, sarà celebrata la Santa Messa durante la quale saranno ricordati i colleghi scomparsi di recente. Seguirà un incontro e dialogo con il vescovo.

Diocesi di Gubbio

A Gubbio, i giornalisti e le redazioni dei media locali si sono, invece, ritrovati con il vescovo Luciano Paolucci Bedini per ricordare la memoria liturgica di San Francesco di Sales, in occasione della presentazione del volume Sant’Ubaldo, Santo della riconciliazione: I luoghi - Il culto, che si è tenuta sabato 21 gennaio alle ore 16 nella Sala dell'ex Refettorio della Biblioteca Sperelliana di San Pietro.]]>
san francesco di sales

Il 24 gennaio la Chiesa ricorda la memoria liturgica San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e e gli operatori della comunicazione: questi, gli appuntamenti nelle diocesi umbre.

Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve

Martedì 24 gennaio alle ore 11 nella Cattedrale di San Lorenzo, monsignor Ivan Maffeis, celebrerà la Santa Messa per i giornalisti e gli operatori della comunicazione. Essendo il primo incontro in occasione della festa del patrono, il vescovo sarà lieto di incontrare personalmente i giornalisti, non solo a messa, ma anche dopo per un aperitivo nella sala del Dottorato, nel chiostro della Cattedrale.

Diocesi di Terni Narni Amelia

In occasione della festa di San Francesco di Sales, martedì 24 gennaio alle ore 11.30 presso il Vescovado di Terni, in piazza Duomo, il vescovo Francesco Antonio Soddu incontrerà i giornalisti e operatori dell’informazione per un momento di dialogo e confronto su varie tematiche. Sarà presentato il messaggio di Papa Francesco per la 57sima Giornata delle comunicazioni sociali Parlare col cuore, nel quale il pontefice esorta il mondo della comunicazione a sviluppare l’ascolto delle persone e della società, e poter crescere, anche professionalmente, come comunicatori.

Arcidiocesi di Spoleto-Norcia

Lunedì 30 gennaio alle ore 11, in occasione della festa di San Francesco di Sales, l’Arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo incontrerà i giornalisti e gli operatori dell’informazione. Sarà, come sempre, l’occasione per un dialogo e un confronto con l’Arcivescovo su varie tematiche. L'incontro si svolgerà nella Sala riunioni del Palazzo Arcivescovile – Spoleto (Via Saffi, 13). Seguirà un lunch time.

Diocesi di Orvieto -Todi

A causa del maltempo, l'incontro previsto per martedì 24 gennaio, presso la Sala Pieri del Palazzo Vescovile di Orvieto, del vescovo monsignor Gualtiero Sigismondi con gli Operatori dei mezzi di comunicazione (carta stampata, radio, televisioni e online) è stato posticipato, invece, a sabato 28 gennaio alle ore 11.30. Un momento di riflessione e fraternità, nel quale dopo il saluto introduttivo del vescovo, seguirà l’intervento di Sonia Montegiove, informatica e giornalista, che parlerà di Solidarietà, ascolto, condivisione: valori irrinunciabili anche sui social network. La riflessione sarà offerta alla luce del tema che Papa Francesco ha scelto per la 57sima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (in programma quest'anno il prossimo 21 maggio): Parlare col cuore: Veritatem facientes in caritate (Ef 4,15).

Diocesi di Città di Castello

A Città di Castello, il vescovo Luciano Paolucci Bedini, incontra gli operatori delle comunicazioni sociali proprio nel giorno della ricorrenza di San Francesco di Sales, martedì 24 gennaio. Alle ore 16 nella cappella del vescovado tifernate, in piazza Gabriotti, sarà celebrata la Santa Messa durante la quale saranno ricordati i colleghi scomparsi di recente. Seguirà un incontro e dialogo con il vescovo.

Diocesi di Gubbio

A Gubbio, i giornalisti e le redazioni dei media locali si sono, invece, ritrovati con il vescovo Luciano Paolucci Bedini per ricordare la memoria liturgica di San Francesco di Sales, in occasione della presentazione del volume Sant’Ubaldo, Santo della riconciliazione: I luoghi - Il culto, che si è tenuta sabato 21 gennaio alle ore 16 nella Sala dell'ex Refettorio della Biblioteca Sperelliana di San Pietro.]]>
Ad Assisi la scuola di formazione Ucsi “Giancarlo Zizola” https://www.lavoce.it/assisi-scuola-formazione-ucsi-giancarlo-zizola/ Wed, 26 Oct 2022 15:46:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=69064

Dopo la sospensione forzata delle attività a causa della pandemia riparte la Scuola di alta formazione Ucsi “Giancarlo Zizola” che si svolge ad Assisi. La scuola, nata come percorso di formazione per giovani giornalisti iscritti, offre la possibilità di confronto su diversi temi professionali con esperti e giornalisti impegnati nelle maggiori testate nazionali e internazionali. La scuola, dedicata a David Sassoli, è gratuita e si terrà dal 28 al 30 ottobre nella sede della Pro Civitate Christiana di Assisi.

La tre giorni è intitolata “Aprire i nostri Orizzonti” e si propone di riannodare i fili tra i diversi temi che parlano dell’Europa: Comunicare l’Europa e Comunicare in Europa, con un’esperienza laboratoriale sul “costruire percorsi di pace”. La scuola verrà aperta venerdì pomeriggio con un momento dedicato al ricordo e all’eredità di Sassoli: interverranno padre Francesco Occhetta, già consulente spirituale Ucsi, oggi segretario generale Fondazione pontificia “Fratelli tutti” e docente universitario della Pontificia Università Gregoriana. Con Occhetta, i giornalisti Tommaso Giuntella e Marco Damilano.

A seguire il corrispondente dell'agenzia di stampa Sir da Bruxelles Gianni Borsa dialogherà con il consulente ecclesiastico dell’Ucsi padre Giuseppe Riggio sul tema “I cambiamenti e il futuro dell’Europa”. La prima giornata prevede anche l’intervento di Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse (Federazione italiana banche di credito cooperativo), tra i fondatori della Scuola dell'Economia civile, che ipotizzerà “le nuove frontiere del lavoro giornalistico” con riferimento alle esperienze delle microcoop.

Sabato, invece, il laboratorio sul tema “Costruire percorsi di pace”, con la rassegna stampa tenuta da Alessandro Banfi, giornalista, autore tv, che avvierà un percorso su “leggere le notizie attraverso i percorsi di senso” (come nasce, si realizza e si finanzia una newsletter sulle notizie del giorno). Di “giornalismo europeo negli scenari di guerra” parleranno padre Jurij Blazejevski, direttore della rivista Ucraina Skynia e gli inviati Rai Nico Piro e Giuseppe Lavenia. Nel pomeriggio il gruppo “giovani” dell’Ucsi presenterà un lavoro d’inchiesta sul tema “Città sostenibili e obiettivo 11 dell’Agenza 2030: in dialogo con le Comunità energetiche”. Successivamente i giovani partecipanti alla Scuola di Assisi si confronteranno con il presidente della Cooperativa giornalistica di Bologna Giovanni Bucchi sul tema “nuove frontiere per il lavoro giornalistico”.

Domenica le conclusioni del presidente nazionale Ucsi Vincenzo Varagona, che con la vice, Maria Luisa Sgobba e il segretario, Salvatore Di Salvo, presenterà il numero speciale della rivista Desk dedicata al futuro dell’informazione e lunedì 31 sarà consegnato a papa Francesco. La celebrazione eucaristica, presieduta dal consulente ecclesiastico nazionale Ucsi padre Giuseppe Riggio, chiuderà la tre giorni.

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Dopo la sospensione forzata delle attività a causa della pandemia riparte la Scuola di alta formazione Ucsi “Giancarlo Zizola” che si svolge ad Assisi. La scuola, nata come percorso di formazione per giovani giornalisti iscritti, offre la possibilità di confronto su diversi temi professionali con esperti e giornalisti impegnati nelle maggiori testate nazionali e internazionali. La scuola, dedicata a David Sassoli, è gratuita e si terrà dal 28 al 30 ottobre nella sede della Pro Civitate Christiana di Assisi.

La tre giorni è intitolata “Aprire i nostri Orizzonti” e si propone di riannodare i fili tra i diversi temi che parlano dell’Europa: Comunicare l’Europa e Comunicare in Europa, con un’esperienza laboratoriale sul “costruire percorsi di pace”. La scuola verrà aperta venerdì pomeriggio con un momento dedicato al ricordo e all’eredità di Sassoli: interverranno padre Francesco Occhetta, già consulente spirituale Ucsi, oggi segretario generale Fondazione pontificia “Fratelli tutti” e docente universitario della Pontificia Università Gregoriana. Con Occhetta, i giornalisti Tommaso Giuntella e Marco Damilano.

A seguire il corrispondente dell'agenzia di stampa Sir da Bruxelles Gianni Borsa dialogherà con il consulente ecclesiastico dell’Ucsi padre Giuseppe Riggio sul tema “I cambiamenti e il futuro dell’Europa”. La prima giornata prevede anche l’intervento di Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse (Federazione italiana banche di credito cooperativo), tra i fondatori della Scuola dell'Economia civile, che ipotizzerà “le nuove frontiere del lavoro giornalistico” con riferimento alle esperienze delle microcoop.

Sabato, invece, il laboratorio sul tema “Costruire percorsi di pace”, con la rassegna stampa tenuta da Alessandro Banfi, giornalista, autore tv, che avvierà un percorso su “leggere le notizie attraverso i percorsi di senso” (come nasce, si realizza e si finanzia una newsletter sulle notizie del giorno). Di “giornalismo europeo negli scenari di guerra” parleranno padre Jurij Blazejevski, direttore della rivista Ucraina Skynia e gli inviati Rai Nico Piro e Giuseppe Lavenia. Nel pomeriggio il gruppo “giovani” dell’Ucsi presenterà un lavoro d’inchiesta sul tema “Città sostenibili e obiettivo 11 dell’Agenza 2030: in dialogo con le Comunità energetiche”. Successivamente i giovani partecipanti alla Scuola di Assisi si confronteranno con il presidente della Cooperativa giornalistica di Bologna Giovanni Bucchi sul tema “nuove frontiere per il lavoro giornalistico”.

Domenica le conclusioni del presidente nazionale Ucsi Vincenzo Varagona, che con la vice, Maria Luisa Sgobba e il segretario, Salvatore Di Salvo, presenterà il numero speciale della rivista Desk dedicata al futuro dell’informazione e lunedì 31 sarà consegnato a papa Francesco. La celebrazione eucaristica, presieduta dal consulente ecclesiastico nazionale Ucsi padre Giuseppe Riggio, chiuderà la tre giorni.

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‘Ascoltare con l’orecchio del cuore’, il 29 maggio 56ª Giornata delle Comunicazioni Sociali https://www.lavoce.it/ascoltare-con-lorecchio-del-cuore-giornata-delle-comunicazioni-sociali/ Sun, 29 May 2022 14:13:58 +0000 https://www.lavoce.it/?p=67017 Giornata comunicazioni sociali

Per comunicare occorre ascoltare, meglio ancora "Ascoltare con l'orecchio del cuore". Si intitola infatti così il Messaggio di Papa Francesco per la 56a Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebra domenica 29 maggio 2022, solennità dell'Ascensione, e che insieme a quella del patrono San Francesco di Sales è la festa di tutti gli operatori dei media. Scrive Papa Francesco nel Messaggio: "L'ascoltare è dunque il primo indispensabile ingrediente del dialogo e della buona comunicazione. Non si comunica se non si è prima ascoltato e non si fa buon giornalismo senza la capacità di ascoltare. Per offrire un'informazione solida, equilibrata e completa è necessario aver ascoltato a lungo. Per raccontare un evento o descrivere una realtà in un reportage è essenziale aver saputo ascoltare, disposti anche a cambiare idea, a modificare le proprie ipotesi di partenza". Per riflettere sul ruolo dell'ascolto nella professione giornalistica riproponiamo, a questo link, il Messaggio integrale di Papa Francesco per la 56ª Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali sul tema "Ascoltare con l'orecchio del cuore" pubblicato il 24 gennaio 2022. (Fonte: Federazione nazionale stampa italiana)]]>
Giornata comunicazioni sociali

Per comunicare occorre ascoltare, meglio ancora "Ascoltare con l'orecchio del cuore". Si intitola infatti così il Messaggio di Papa Francesco per la 56a Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebra domenica 29 maggio 2022, solennità dell'Ascensione, e che insieme a quella del patrono San Francesco di Sales è la festa di tutti gli operatori dei media. Scrive Papa Francesco nel Messaggio: "L'ascoltare è dunque il primo indispensabile ingrediente del dialogo e della buona comunicazione. Non si comunica se non si è prima ascoltato e non si fa buon giornalismo senza la capacità di ascoltare. Per offrire un'informazione solida, equilibrata e completa è necessario aver ascoltato a lungo. Per raccontare un evento o descrivere una realtà in un reportage è essenziale aver saputo ascoltare, disposti anche a cambiare idea, a modificare le proprie ipotesi di partenza". Per riflettere sul ruolo dell'ascolto nella professione giornalistica riproponiamo, a questo link, il Messaggio integrale di Papa Francesco per la 56ª Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali sul tema "Ascoltare con l'orecchio del cuore" pubblicato il 24 gennaio 2022. (Fonte: Federazione nazionale stampa italiana)]]>
Celebrazione di san Francesco di Sales 2022 a Perugia https://www.lavoce.it/celebrazione-di-san-francesco-di-sales-2022-a-perugia/ Sat, 22 Jan 2022 16:57:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=64617 Festa di San Francesco di Sales, patrono giornalisti

Per celebrare la festa di san Fracesco di Sales, patrono dei giornalisti, il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, celebrerà una messa per tutti gli operatori della comunicazione domenica 23 gennaio, alle 11, nella cattedrale di San Lorenzo a Perugia. A causa delle restrizioni imposte dalla pandemia l' anno scorso e in quello attuale - ricorda la diocesi - il porporato non aveva potuto tenere il tradizionale incontro di dialogo. Ha comunque voluto mantenere questo appuntamento annuale celebrando la messa. L' iniziativa è curata dall' Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali in collaborazione con l' Ucsi, l' Unione cattolica della stampa italiana, l' associazione dei giornalisti e degli operatori della comunicazione. "La festa di San Francesco di Sales - ricorda la giornalista Maria Rita Valli, direttore dell' Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali - è anche la data in cui tradizionalmente il Papa pubblica il messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali che in Italia si celebra la terza domenica di maggio. Il tema del messaggio è stato annunciato il 29 settembre scorso e quest' anno ha un titolo brevissimo: 'Ascoltate!' . Dopo il Messaggio del 2021, centrato sull' andare e vedere, nel suo nuovo Messaggio Papa Francesco chiede al mondo della comunicazione di reimparare ad ascoltare per poter crescere, anche professionalmente, come comunicatori".]]>
Festa di San Francesco di Sales, patrono giornalisti

Per celebrare la festa di san Fracesco di Sales, patrono dei giornalisti, il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, celebrerà una messa per tutti gli operatori della comunicazione domenica 23 gennaio, alle 11, nella cattedrale di San Lorenzo a Perugia. A causa delle restrizioni imposte dalla pandemia l' anno scorso e in quello attuale - ricorda la diocesi - il porporato non aveva potuto tenere il tradizionale incontro di dialogo. Ha comunque voluto mantenere questo appuntamento annuale celebrando la messa. L' iniziativa è curata dall' Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali in collaborazione con l' Ucsi, l' Unione cattolica della stampa italiana, l' associazione dei giornalisti e degli operatori della comunicazione. "La festa di San Francesco di Sales - ricorda la giornalista Maria Rita Valli, direttore dell' Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali - è anche la data in cui tradizionalmente il Papa pubblica il messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali che in Italia si celebra la terza domenica di maggio. Il tema del messaggio è stato annunciato il 29 settembre scorso e quest' anno ha un titolo brevissimo: 'Ascoltate!' . Dopo il Messaggio del 2021, centrato sull' andare e vedere, nel suo nuovo Messaggio Papa Francesco chiede al mondo della comunicazione di reimparare ad ascoltare per poter crescere, anche professionalmente, come comunicatori".]]>
A Perugia incontro su “Cura e accuratezza nell’informazione” https://www.lavoce.it/a-perugia-incontro-su-cura-e-accuratezza-nellinformazione/ Fri, 08 Oct 2021 16:57:15 +0000 https://www.lavoce.it/?p=62642

Si terrà il 9 ottobre alle ore 14 nella Sala dei Notari di Palazzo dei Priori a Perugia l'incontro dal titolo "Cura e accuratezza nell’informazione". Un evento che sottolinea l'importanza e la forza della parola nei media come strumento per abbattere i muri tra popoli e culture, contrastare i discorsi di odio, illuminare gli abusi del potere, come dimostra il Premio Nobel per la Pace appena assegnato ai giornalisti Maria Ressa e Dmitry Muratov.

Chi sarà presente

Saranno presenti tra gli altri: Paolo Borrometi, presidente di Articolo 21, padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà cattolica, padre Enzo Fortunato, direttore Rivista San Francesco, Raffaele Lorusso, segretario generale Fnsi, Roberto Conticelli, presidente Odg Umbria, Flavio Lotti, coordinatore Marcia PerugiAssisi,  i familiari di Andrea Rocchelli, di Mario Paciolla, e Paolo Siani, fratello di Giancarlo.

L'attualità della Carta di Assisi

Evento organizzato da Articolo 21 con Sacro Convento di Assisi, Fnsi, Odg Umbria e Tavola della pace. Sarà l'occasione per ricordare l'attualità della Carta di Assisi, strumento sempre più esempio di azione quotidiana di contrasto alle parole usate come pietre da scagliare contro le differenze e le diversità. L'incontro potrà essere seguito in diretta sul canale YouTube di Articolo21 e sul sito sanfrancesco.org. Domenica 10 ottobre alle 9 partirà la sessantesima Marcia della Pace PerugiAssisi e alle 12.30, nei pressi della Sala Stampa del Sacro Convento, si terrà un collegamento con i familiari di Daphne Caruana Galizia, a poche ore dall’anniversario del suo assassinio, verranno fatti volare aquiloni per Patrick Zaki, e chiesta verità e giustizia per Giulio Regeni.

Programma del 9 ottobre

Saluti di Roberto Conticelli, presidente Odg Umbria - Noemi Campanella, vicesegretaria Assostampa Umbra - Paolo Borrometi, presidente Articolo 21 - padre Enzo Fortunato, direttore Rivista San Francesco - Raffaele Lorusso, Segretario generale FNSI - Vittorio Di Trapani, Segretario UsigRai - Flavio Lotti, Coordinatore Marcia PerugiAssisi Introduzione: Roberto Natale, coordinatore Comitato scientifico Articolo21 Relazione: Laura Nota, professoressa ordinaria Università di Padova: "La passione per la verità: come informare promuovendo una società inclusiva" Contributi di: padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà cattolica, Rav Joseph Levi, vicepresidente Scuola per il dialogo interreligioso di Firenze, Imam Izzeddin Elzir, presidente Scuola per il dialogo interreligioso e interculturale di Firenze, Gabriela Lio, presidente Federazione donne evangeliche in Italia, Roberto Reale, scrittore e docente Università di Padova, Marino Sinibaldi,pPresidente del Centro per il Libro e la Lettura, Paola Barretta, Osservatorio di Pavia, Marco Mascia, direttore Centro diritti umani Unipd, Sofia Lissandron, laureata con video su Kuciak, Renato Parascandolo, coordinatore Concorso “Rileggiamo l’articolo 34 della Costituzione”, Carlo Verdelli, editorialista del Corriere della sera, Paolo Berizzi, inviato La Repubblica, Valerio Cataldi, presidente Associazione Carta di Roma, Luca Perrino, LeAli delle notizie: ricordo di Cristina Visintini, Vincenzo Vita, presidente comitato garanti Articolo21 e presidente Aamod, Dawood Yousefi, attore e mediatore culturale, Lucia Goracci, Corrispondente Rai, Nico Piro, inviato di esteri Rai, Tiziana Ferrario, giornalista e scrittrice. Verranno ascoltate le voci delle famiglie Megalizzi, Paciolla, Regeni, Rocchelli e Siani. Conclusioni di: Giuseppe Giulietti, Presidente Fnsi Coordina i lavori: Elisa Marincola, portavoce nazionale Articolo21]]>

Si terrà il 9 ottobre alle ore 14 nella Sala dei Notari di Palazzo dei Priori a Perugia l'incontro dal titolo "Cura e accuratezza nell’informazione". Un evento che sottolinea l'importanza e la forza della parola nei media come strumento per abbattere i muri tra popoli e culture, contrastare i discorsi di odio, illuminare gli abusi del potere, come dimostra il Premio Nobel per la Pace appena assegnato ai giornalisti Maria Ressa e Dmitry Muratov.

Chi sarà presente

Saranno presenti tra gli altri: Paolo Borrometi, presidente di Articolo 21, padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà cattolica, padre Enzo Fortunato, direttore Rivista San Francesco, Raffaele Lorusso, segretario generale Fnsi, Roberto Conticelli, presidente Odg Umbria, Flavio Lotti, coordinatore Marcia PerugiAssisi,  i familiari di Andrea Rocchelli, di Mario Paciolla, e Paolo Siani, fratello di Giancarlo.

L'attualità della Carta di Assisi

Evento organizzato da Articolo 21 con Sacro Convento di Assisi, Fnsi, Odg Umbria e Tavola della pace. Sarà l'occasione per ricordare l'attualità della Carta di Assisi, strumento sempre più esempio di azione quotidiana di contrasto alle parole usate come pietre da scagliare contro le differenze e le diversità. L'incontro potrà essere seguito in diretta sul canale YouTube di Articolo21 e sul sito sanfrancesco.org. Domenica 10 ottobre alle 9 partirà la sessantesima Marcia della Pace PerugiAssisi e alle 12.30, nei pressi della Sala Stampa del Sacro Convento, si terrà un collegamento con i familiari di Daphne Caruana Galizia, a poche ore dall’anniversario del suo assassinio, verranno fatti volare aquiloni per Patrick Zaki, e chiesta verità e giustizia per Giulio Regeni.

Programma del 9 ottobre

Saluti di Roberto Conticelli, presidente Odg Umbria - Noemi Campanella, vicesegretaria Assostampa Umbra - Paolo Borrometi, presidente Articolo 21 - padre Enzo Fortunato, direttore Rivista San Francesco - Raffaele Lorusso, Segretario generale FNSI - Vittorio Di Trapani, Segretario UsigRai - Flavio Lotti, Coordinatore Marcia PerugiAssisi Introduzione: Roberto Natale, coordinatore Comitato scientifico Articolo21 Relazione: Laura Nota, professoressa ordinaria Università di Padova: "La passione per la verità: come informare promuovendo una società inclusiva" Contributi di: padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà cattolica, Rav Joseph Levi, vicepresidente Scuola per il dialogo interreligioso di Firenze, Imam Izzeddin Elzir, presidente Scuola per il dialogo interreligioso e interculturale di Firenze, Gabriela Lio, presidente Federazione donne evangeliche in Italia, Roberto Reale, scrittore e docente Università di Padova, Marino Sinibaldi,pPresidente del Centro per il Libro e la Lettura, Paola Barretta, Osservatorio di Pavia, Marco Mascia, direttore Centro diritti umani Unipd, Sofia Lissandron, laureata con video su Kuciak, Renato Parascandolo, coordinatore Concorso “Rileggiamo l’articolo 34 della Costituzione”, Carlo Verdelli, editorialista del Corriere della sera, Paolo Berizzi, inviato La Repubblica, Valerio Cataldi, presidente Associazione Carta di Roma, Luca Perrino, LeAli delle notizie: ricordo di Cristina Visintini, Vincenzo Vita, presidente comitato garanti Articolo21 e presidente Aamod, Dawood Yousefi, attore e mediatore culturale, Lucia Goracci, Corrispondente Rai, Nico Piro, inviato di esteri Rai, Tiziana Ferrario, giornalista e scrittrice. Verranno ascoltate le voci delle famiglie Megalizzi, Paciolla, Regeni, Rocchelli e Siani. Conclusioni di: Giuseppe Giulietti, Presidente Fnsi Coordina i lavori: Elisa Marincola, portavoce nazionale Articolo21]]>
“Libertà di scelta per le donne”: Bassetti e Tesei in redazione https://www.lavoce.it/bassetti-e-tesei-redazione/ Tue, 01 Sep 2020 10:44:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57659 Bassetti e Tesei in visita alla redazione de La “Libertà di scelta per le donne”: Bassetti e Tesei in redazione Voce e Umbria radio

Una visita di cortesia certo, ma anche un sincero interesse per le proposte, i dibattiti e i temi portati in primo piano dalla nuova Voce. E poi uno scambio di battute in via informale, lontano da telecamere e microfoni, che la dice lunga sui rapporti di collaborazione e stima reciproca che ci sono tra la Regione e la Diocesi.

Questo, ma anche molto altro, è stata la giornata di mercoledì 26 agosto, con la visita della presidente della Regione Umbria Donatella Tesei e del cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo della Diocesi di Perugia-Città della Pieve.

Insieme hanno visitato i nuovi locali redazionali che ospitano i giornalisti di Umbria Radio e La Voce, dopo aver salutato la redazione al gran completo.

Ma, come detto, non è stata solo una visita di cortesia. C’è stata anche carne al fuoco, parecchia. D’altronde, la ‘mission’ de La Voce è chiara: “Fornire uno sguardo cristianamente ispirato su avvenimenti locali e non solo, stimolare il confronto, suscitando un dialogo sia interno alla Chiesa umbra, sia tra la Chiesa e il mondo”.

Lo spunto è stato dato dalle novità giunte recentemente sul fronte dell’interruzione volontaria di gravidanza, un tema cui anche recentemente abbiamo dedicato molto spazio cercando di farlo in maniera costruttiva.

Dopo la scelta della Giunta regionale di ricoverare per 3 giorni le donne che avessero fatto richiesta di RU486, e le polemiche che ne sono seguite a livello nazionale, il ministro della salute Roberto Speranza ha chiesto un nuovo parere al Consiglio superiore di sanità per aggiornare le linee guida che regolano l’aborto farmacologico.

Il Css ha così ‘smontato’ la delibera della giunta Tesei, confermando sostanzialmente la possibilità di assumere la pillola anche in regime di day hospital, e estendendone il limite di utilizzo fino alle nove settimane di gravidanza, contro le sette precedenti.

“Sono stata attaccata in maniera del tutto ideologica, per una delibera che non ha fatto altro che applicare una legge dello Stato”, ha ribadito la Tesei. Sulle nuove linee guida, la governatrice ha fornito un’importante anticipazione: “Le esaminerò per adottare i provvedimenti di adeguamento richiesti, ma valuteremo la possibilità di mantenere il ricovero ospedaliero: sarà una libera scelta, a facoltà delle donne, che potranno optare per l’una o per l’altra soluzione. Non voglio togliere a chi deve affrontare una situazione di questo genere, la possibilità di farlo in sicurezza, in ospedale e con l’assistenza necessaria”.

Abbiamo scritto più volte di quanto l’aborto sia una scelta drammatica, difficile, pesante dal punto di vista umano e psicologico, e che quindi per quanto possibile non va affrontata in solitudine. Quella della giunta Tesei insomma, sembra un’apertura importante, e probabilmente anche una scelta meno divisiva.

Adeguare la norma alle nuove linee guida, ma lasciare comunque la possibilità di scegliere il ricovero ospedaliero piuttosto che il day hospital. Certamente però, alla base c’è un tema che è per sua natura terreno di scontro.

“Il problema è che siamo portati a reificare tutto, a ridurre tutto a delle semplici cose e non partire più dalla centralità della persona: prima il feto e l’embrione, ora anche la donna”, aggiunge il cardinale Bassetti, che mostra di apprezzare la scelta della governatrice: “Voglio dirle grazie e voglio darle anche tutto il mio sostegno morale e della Chiesa”.

Ed effettivamente il presidente della Cei ha più volte difeso questa posizione, soprattutto pubblicamente, come nella recente intervista al Meeting di Rimini.

Quello che resta alla fine è un paradosso, e l’arcivescovo lo coglie in pieno: “Per me è un po’ triste dirlo come vescovo, ma siccome noi dobbiamo sempre scegliere il minor male, almeno l’applicazione della Legge 194 garantisce la sicurezza della donna. D’altronde, di fronte a certe esagerazioni e a certe idee che sono contrarie anche alla vita e alla dignità della persona, noi siamo chiamati a scegliere in ogni caso la vita”.

E su questo si basa anche la proposta, più volte rilanciata su queste pagine, nata dal Movimento per la Vita: non una battaglia ideologica, ma un impegno concreto a favore delle donne e della natalità.

L’idea è che questo si trasformi in un fondo a sostegno delle gravidanze difficili. Una sfida anche per la classe politica locale, che per una volta dovrebbe mostrarsi concretamente attenta al bene comune.

Quello che è certo è che in questo senso l’unità di intenti tra i vertici religiosi e politici dell’Umbria pare esserci: “Ho sempre tenuto ad avere un rapporto cordiale e di collaborazione con le nostre istituzioni”, dice Bassetti. Alla fine, auguri di buon lavoro reciproco e visita ai nuovi locali della redazione. Noi, con il nostro punto di vista, continueremo su questa strada.

Francesco Mariucci

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Bassetti e Tesei in visita alla redazione de La “Libertà di scelta per le donne”: Bassetti e Tesei in redazione Voce e Umbria radio

Una visita di cortesia certo, ma anche un sincero interesse per le proposte, i dibattiti e i temi portati in primo piano dalla nuova Voce. E poi uno scambio di battute in via informale, lontano da telecamere e microfoni, che la dice lunga sui rapporti di collaborazione e stima reciproca che ci sono tra la Regione e la Diocesi.

Questo, ma anche molto altro, è stata la giornata di mercoledì 26 agosto, con la visita della presidente della Regione Umbria Donatella Tesei e del cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo della Diocesi di Perugia-Città della Pieve.

Insieme hanno visitato i nuovi locali redazionali che ospitano i giornalisti di Umbria Radio e La Voce, dopo aver salutato la redazione al gran completo.

Ma, come detto, non è stata solo una visita di cortesia. C’è stata anche carne al fuoco, parecchia. D’altronde, la ‘mission’ de La Voce è chiara: “Fornire uno sguardo cristianamente ispirato su avvenimenti locali e non solo, stimolare il confronto, suscitando un dialogo sia interno alla Chiesa umbra, sia tra la Chiesa e il mondo”.

Lo spunto è stato dato dalle novità giunte recentemente sul fronte dell’interruzione volontaria di gravidanza, un tema cui anche recentemente abbiamo dedicato molto spazio cercando di farlo in maniera costruttiva.

Dopo la scelta della Giunta regionale di ricoverare per 3 giorni le donne che avessero fatto richiesta di RU486, e le polemiche che ne sono seguite a livello nazionale, il ministro della salute Roberto Speranza ha chiesto un nuovo parere al Consiglio superiore di sanità per aggiornare le linee guida che regolano l’aborto farmacologico.

Il Css ha così ‘smontato’ la delibera della giunta Tesei, confermando sostanzialmente la possibilità di assumere la pillola anche in regime di day hospital, e estendendone il limite di utilizzo fino alle nove settimane di gravidanza, contro le sette precedenti.

“Sono stata attaccata in maniera del tutto ideologica, per una delibera che non ha fatto altro che applicare una legge dello Stato”, ha ribadito la Tesei. Sulle nuove linee guida, la governatrice ha fornito un’importante anticipazione: “Le esaminerò per adottare i provvedimenti di adeguamento richiesti, ma valuteremo la possibilità di mantenere il ricovero ospedaliero: sarà una libera scelta, a facoltà delle donne, che potranno optare per l’una o per l’altra soluzione. Non voglio togliere a chi deve affrontare una situazione di questo genere, la possibilità di farlo in sicurezza, in ospedale e con l’assistenza necessaria”.

Abbiamo scritto più volte di quanto l’aborto sia una scelta drammatica, difficile, pesante dal punto di vista umano e psicologico, e che quindi per quanto possibile non va affrontata in solitudine. Quella della giunta Tesei insomma, sembra un’apertura importante, e probabilmente anche una scelta meno divisiva.

Adeguare la norma alle nuove linee guida, ma lasciare comunque la possibilità di scegliere il ricovero ospedaliero piuttosto che il day hospital. Certamente però, alla base c’è un tema che è per sua natura terreno di scontro.

“Il problema è che siamo portati a reificare tutto, a ridurre tutto a delle semplici cose e non partire più dalla centralità della persona: prima il feto e l’embrione, ora anche la donna”, aggiunge il cardinale Bassetti, che mostra di apprezzare la scelta della governatrice: “Voglio dirle grazie e voglio darle anche tutto il mio sostegno morale e della Chiesa”.

Ed effettivamente il presidente della Cei ha più volte difeso questa posizione, soprattutto pubblicamente, come nella recente intervista al Meeting di Rimini.

Quello che resta alla fine è un paradosso, e l’arcivescovo lo coglie in pieno: “Per me è un po’ triste dirlo come vescovo, ma siccome noi dobbiamo sempre scegliere il minor male, almeno l’applicazione della Legge 194 garantisce la sicurezza della donna. D’altronde, di fronte a certe esagerazioni e a certe idee che sono contrarie anche alla vita e alla dignità della persona, noi siamo chiamati a scegliere in ogni caso la vita”.

E su questo si basa anche la proposta, più volte rilanciata su queste pagine, nata dal Movimento per la Vita: non una battaglia ideologica, ma un impegno concreto a favore delle donne e della natalità.

L’idea è che questo si trasformi in un fondo a sostegno delle gravidanze difficili. Una sfida anche per la classe politica locale, che per una volta dovrebbe mostrarsi concretamente attenta al bene comune.

Quello che è certo è che in questo senso l’unità di intenti tra i vertici religiosi e politici dell’Umbria pare esserci: “Ho sempre tenuto ad avere un rapporto cordiale e di collaborazione con le nostre istituzioni”, dice Bassetti. Alla fine, auguri di buon lavoro reciproco e visita ai nuovi locali della redazione. Noi, con il nostro punto di vista, continueremo su questa strada.

Francesco Mariucci

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Inizia un cammino nuovo per La Voce https://www.lavoce.it/inizia-un-cammino-nuovo-per-la-voce/ Thu, 09 Apr 2020 14:00:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56830 Festa di San Francesco di Sales, patrono giornalisti

Il quadro è complesso, difficile, imprevedibile. C’è una crisi generalizzata della carta stampata che va avanti da anni. Un’autentica “rivoluzione” digitale che ha cambiato le carte in tavola nel mondo della comunicazione. E ora, anche un’emergenza sanitaria che - dal locale al globale - sta stravolgendo il nostro presente e ridisegnando il nostro futuro. In mezzo a tutto questo, proprio nel tempo più “forte” e caro a noi cattolici, vedo il mio nome nella gerenza del numero de La Voce che stiamo chiudendo in redazione. Mi tremano le gambe, se ci penso.

Un “testimone” prezioso

Con la direzione del settimanale La Voce raccolgo un testimone che considero prezioso, perché questa testata fa parte della mia vita professionale dall’inizio, fin dai primi passi, anche se poi l’attività giornalistica mi ha portato altrove. Se dovessi individuare con le dita delle mie mani un elenco di persone che considero un punto di riferimento, non mancherebbero certo il caro don Elio Bromuri e Maria Rita Valli, dalla quale raccolgo proprio questo testimone. Li ringrazio entrambi per quanto mi hanno insegnato e spero di essere all’altezza del lavoro che hanno fatto al giornale in questi anni. Con tale passaggio di consegne si fa più concreto il progetto, iniziato da qualche mese, di riorganizzazione dei media ecclesiali regionali, con la progressiva unificazione del settimanale cartaceo, dell’emittente Umbria Radio, di web e social media che fanno parte del network. Saranno, ancora di più, le membra di un corpo unico, con una identità e una missione ben precise.

Fare squadra, per creare comunità

Non siamo più da un pezzo dei semplici destinatari di messaggi. Siamo letteralmente immersi in quel liquido amniotico che è la comunicazione di oggi. In pochi anni, il consumo di mass media è cambiato in modo significativo e rapido. Ora – per soddisfare il nostro fabbisogno informativo – non abbiamo più a disposizione solo una serie di mezzi di comunicazione (stampa, radio, tv, Internet), ma abbiamo varie modalità di fruizione per ogni mezzo. Questo è uno dei motivi principali che rende necessari cambiamenti e innovazione radicali. Nuova organizzazione editoriale ed economica per i mezzi di comunicazione sociale della Chiesa perugina e umbra. Affinché essi possano continuare ad avere un ruolo importante e incisivo per la corretta informazione e la moderna evangelizzazione nelle nostre comunità locali. Oggi più che mai, con il vorticoso sviluppo degli ambienti digitali, la Chiesa ha bisogno di essere “in uscita” e missionaria anche sul terreno delle comunicazioni sociali. Adeguarsi e aggiornarsi ai nuovi mezzi, alle nuove modalità di fruizione degli stessi, ai nuovi linguaggi e alle competenze che questi comportano.

Restiamo a casa, ma in “contatto”

In questo momento di cambiamenti, bruschi e profondi da tutti i punti di vista, negli ultimi giorni ci siamo interrogati spesso su come vivere il presente. Consapevoli delle responsabilità che ognuno di noi ha nei confronti del prossimo. Le restrizioni necessarie per contenere il contagio da Covid-19 non ci hanno impedito finora di raggiungere le case dei nostri abbonati. Portare uno sguardo attento su quanto sta accadendo in Umbria, in Italia e nel mondo intero. Non potevamo fare diversamente, è la nostra missione. E non potevamo abbandonare nessuno, specie alla vigilia della Pasqua. Ora però interrompiamo la stampa e la distribuzione del giornale per qualche settimana, come hanno fatto altre testate nel nostro Paese. Anche per riorganizzare al meglio e in sicurezza il nostro lavoro. Ma non vogliamo lasciarvi soli. Anzi, attraverso il web e il “giornale digitale” in questo periodo vogliamo stare vicini agli abbonati e a chi non lo è ancora, per non privare nessuno di una parola di conforto, per approfondire storie e stimolare il dialogo con i nostri lettori. Torneremo i primi di maggio con l’edizione cartacea, ma nel frattempo mettiamo a disposizione i nostri media online, l’app per smartphone e tablet, l’edizione digitale. Iscriviti gratuitamente. Vi invitiamo a condividere con amici e conoscenti questa opportunità che ci permetterà di camminare insieme, anche se a distanza, verso la ripresa della normalità. Daniele Morini]]>
Festa di San Francesco di Sales, patrono giornalisti

Il quadro è complesso, difficile, imprevedibile. C’è una crisi generalizzata della carta stampata che va avanti da anni. Un’autentica “rivoluzione” digitale che ha cambiato le carte in tavola nel mondo della comunicazione. E ora, anche un’emergenza sanitaria che - dal locale al globale - sta stravolgendo il nostro presente e ridisegnando il nostro futuro. In mezzo a tutto questo, proprio nel tempo più “forte” e caro a noi cattolici, vedo il mio nome nella gerenza del numero de La Voce che stiamo chiudendo in redazione. Mi tremano le gambe, se ci penso.

Un “testimone” prezioso

Con la direzione del settimanale La Voce raccolgo un testimone che considero prezioso, perché questa testata fa parte della mia vita professionale dall’inizio, fin dai primi passi, anche se poi l’attività giornalistica mi ha portato altrove. Se dovessi individuare con le dita delle mie mani un elenco di persone che considero un punto di riferimento, non mancherebbero certo il caro don Elio Bromuri e Maria Rita Valli, dalla quale raccolgo proprio questo testimone. Li ringrazio entrambi per quanto mi hanno insegnato e spero di essere all’altezza del lavoro che hanno fatto al giornale in questi anni. Con tale passaggio di consegne si fa più concreto il progetto, iniziato da qualche mese, di riorganizzazione dei media ecclesiali regionali, con la progressiva unificazione del settimanale cartaceo, dell’emittente Umbria Radio, di web e social media che fanno parte del network. Saranno, ancora di più, le membra di un corpo unico, con una identità e una missione ben precise.

Fare squadra, per creare comunità

Non siamo più da un pezzo dei semplici destinatari di messaggi. Siamo letteralmente immersi in quel liquido amniotico che è la comunicazione di oggi. In pochi anni, il consumo di mass media è cambiato in modo significativo e rapido. Ora – per soddisfare il nostro fabbisogno informativo – non abbiamo più a disposizione solo una serie di mezzi di comunicazione (stampa, radio, tv, Internet), ma abbiamo varie modalità di fruizione per ogni mezzo. Questo è uno dei motivi principali che rende necessari cambiamenti e innovazione radicali. Nuova organizzazione editoriale ed economica per i mezzi di comunicazione sociale della Chiesa perugina e umbra. Affinché essi possano continuare ad avere un ruolo importante e incisivo per la corretta informazione e la moderna evangelizzazione nelle nostre comunità locali. Oggi più che mai, con il vorticoso sviluppo degli ambienti digitali, la Chiesa ha bisogno di essere “in uscita” e missionaria anche sul terreno delle comunicazioni sociali. Adeguarsi e aggiornarsi ai nuovi mezzi, alle nuove modalità di fruizione degli stessi, ai nuovi linguaggi e alle competenze che questi comportano.

Restiamo a casa, ma in “contatto”

In questo momento di cambiamenti, bruschi e profondi da tutti i punti di vista, negli ultimi giorni ci siamo interrogati spesso su come vivere il presente. Consapevoli delle responsabilità che ognuno di noi ha nei confronti del prossimo. Le restrizioni necessarie per contenere il contagio da Covid-19 non ci hanno impedito finora di raggiungere le case dei nostri abbonati. Portare uno sguardo attento su quanto sta accadendo in Umbria, in Italia e nel mondo intero. Non potevamo fare diversamente, è la nostra missione. E non potevamo abbandonare nessuno, specie alla vigilia della Pasqua. Ora però interrompiamo la stampa e la distribuzione del giornale per qualche settimana, come hanno fatto altre testate nel nostro Paese. Anche per riorganizzare al meglio e in sicurezza il nostro lavoro. Ma non vogliamo lasciarvi soli. Anzi, attraverso il web e il “giornale digitale” in questo periodo vogliamo stare vicini agli abbonati e a chi non lo è ancora, per non privare nessuno di una parola di conforto, per approfondire storie e stimolare il dialogo con i nostri lettori. Torneremo i primi di maggio con l’edizione cartacea, ma nel frattempo mettiamo a disposizione i nostri media online, l’app per smartphone e tablet, l’edizione digitale. Iscriviti gratuitamente. Vi invitiamo a condividere con amici e conoscenti questa opportunità che ci permetterà di camminare insieme, anche se a distanza, verso la ripresa della normalità. Daniele Morini]]>
Editoria. Martella: “La buona informazione contro il Coronavirus” https://www.lavoce.it/editoria-martella-la-buona-informazione-contro-il-coronavirus/ Thu, 26 Mar 2020 17:45:09 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56623

Il Sottosegretario Andrea Martella, a fine 2019, come titolare della delega governativo all’Editoria, ha partecipato a Roma al congresso dei settimanali cattolici italiani (Fisc), in quell’occasione li ha definiti una “realtà significativa” che “rappresentano o sono la testimonianza di un’editoria di prossimità”. Vale ancora oggi questo giudizio?
“Ricordo perfettamente e, oggi più che mai, vedo conferme della straordinaria funzione di testimonianza dei giornali cattolici. In questa emergenza si sta manifestando con forza una domanda di buona informazione da parte dei cittadini e la vostra realtà costituisce un segmento prezioso di quella rete informativa che sta accompagnando gli italiani in questi giorni difficili con il valore della prossimità e la ricchezza del pluralismo. Voci importanti che fanno sentire tante persone meno sole”.
L’emergenza ha invaso anche le redazioni dei settimanali diocesani, l’impegno è massimo per garantire un servizio puntuale, sia con i giornali di carta che con le edizioni online e via social. Ma per arrivare ai lettori e agli abbonati serve che la filiera dalla tipografia, alle edicole e alla consegna postale possa funzionare. Si riuscirà a mantenere attivo tutto questo?
«È stato un impegno assunto dal governo con convinzione, fin dall’inizio dell’emergenza. In tutti i Dpcm che si sono susseguiti, le attività della filiera dell'informazione sono state preservate dalle restrizioni. La stampa è sempre un bene pubblico essenziale, a maggior ragione in circostanze emergenziali. Mentre per necessità si restringono gli spazi di movimento dei cittadini, è la stampa ad offrire margini di vera libertà”.
Numerose testate diocesane, come anve il quotidiano Avvenire, stanno offrendo gratuitamente l’edizione digitale, come valuta questa scelta?
“Sono scelte molto apprezzabili che denotano attenzione verso i cittadini, proprio per le ragioni prima richiamate. Vedo che tantissime testate stanno adottando iniziative per avvicinare i lettori, anche con politiche di forte scontistica. È cresciuta la domanda di informazione ed è bene che i prodotti editoriali rispondano con professionalità e qualità a questa sfida. Noto con piacere che questo sta accadendo ed è un aspetto importante anche per il contrasto alle fake news”.
L’informazione oggi più che mai e un bene pubblico, lo ha ribadito più volte. Che cosa sta mettendo in campo il governo per salvaguardare questo “bene”? Ci sono interventi diretti per la stampa locale come i settimanali diocesani?
“Prima di questa emergenza, con la legge di bilancio abbiamo messo in sicurezza il settore fino al 2022, sterilizzando i tagli previsti in passato; abbiamo stanziato 20 mln di euro per la promozione della lettura nelle scuole di ogni ordine e grado, comprese le paritarie; abbiamo prorogato le agevolazioni postali per la spedizione dei giornali; abbiamo dato sostegno alle edicole. Anche con il DL Cura Italia abbiamo dato un segnale di attenzione al settore con il raddoppio del credito di imposta per le edicole e l’estensione del beneficio anche ai distributori che raggiungono i piccoli comuni. Abbiamo rivisto il credito di imposta per le imprese che investono in pubblicità sui giornali, indirizzandolo al 30% dell'investimento complessivo e non più sulla parte incrementale. Stiamo lavorando per migliorare ulteriormente le misure a sostegno dell’intera filiera”.
Prima del coronavirus lei era impegnato in una riforma completa del settore informativo, una riforma 5.0 . Cambieranno i programmi di rinnovamento del settore?
“Non vi è dubbio che questa emergenza provocherà dei cambiamenti. Lo sta già facendo. Però le ragioni di una riforma che io ho chiamato Editoria 5.0 rimangono tutte e nonostante l’oggettivo rallentamento imposto dall’emergenza stiamo continuando lavorarci. Quando questa emergenza finirà dovremo farci trovare pronti a rilanciare questo settore che è strategico per la qualità stessa della nostra democrazia”.
Da tanti viene ribadito il ruolo indispensabile dei giornalisti delle grandi testate, si parla meno del lavoro prezioso di chi opera nelle realtà locali. Lo rileva anche lei? Come si può intervenire?
“Il lavoro della e nella informazione è preziosissimo ovunque. Io vedo che il professionista dell’informazione anche a livello locale esprime un valore aggiunto ed è punto di riferimento per i lettori e le comunità a cui si rivolge con il proprio lavoro. Il recupero della autorevolezza della stampa che sta accompagnando questa emergenza sarà indubbiamente utile anche per valorizzare questo segmento della filiera ad emergenza finita”.
Chiara Genisio]]>

Il Sottosegretario Andrea Martella, a fine 2019, come titolare della delega governativo all’Editoria, ha partecipato a Roma al congresso dei settimanali cattolici italiani (Fisc), in quell’occasione li ha definiti una “realtà significativa” che “rappresentano o sono la testimonianza di un’editoria di prossimità”. Vale ancora oggi questo giudizio?
“Ricordo perfettamente e, oggi più che mai, vedo conferme della straordinaria funzione di testimonianza dei giornali cattolici. In questa emergenza si sta manifestando con forza una domanda di buona informazione da parte dei cittadini e la vostra realtà costituisce un segmento prezioso di quella rete informativa che sta accompagnando gli italiani in questi giorni difficili con il valore della prossimità e la ricchezza del pluralismo. Voci importanti che fanno sentire tante persone meno sole”.
L’emergenza ha invaso anche le redazioni dei settimanali diocesani, l’impegno è massimo per garantire un servizio puntuale, sia con i giornali di carta che con le edizioni online e via social. Ma per arrivare ai lettori e agli abbonati serve che la filiera dalla tipografia, alle edicole e alla consegna postale possa funzionare. Si riuscirà a mantenere attivo tutto questo?
«È stato un impegno assunto dal governo con convinzione, fin dall’inizio dell’emergenza. In tutti i Dpcm che si sono susseguiti, le attività della filiera dell'informazione sono state preservate dalle restrizioni. La stampa è sempre un bene pubblico essenziale, a maggior ragione in circostanze emergenziali. Mentre per necessità si restringono gli spazi di movimento dei cittadini, è la stampa ad offrire margini di vera libertà”.
Numerose testate diocesane, come anve il quotidiano Avvenire, stanno offrendo gratuitamente l’edizione digitale, come valuta questa scelta?
“Sono scelte molto apprezzabili che denotano attenzione verso i cittadini, proprio per le ragioni prima richiamate. Vedo che tantissime testate stanno adottando iniziative per avvicinare i lettori, anche con politiche di forte scontistica. È cresciuta la domanda di informazione ed è bene che i prodotti editoriali rispondano con professionalità e qualità a questa sfida. Noto con piacere che questo sta accadendo ed è un aspetto importante anche per il contrasto alle fake news”.
L’informazione oggi più che mai e un bene pubblico, lo ha ribadito più volte. Che cosa sta mettendo in campo il governo per salvaguardare questo “bene”? Ci sono interventi diretti per la stampa locale come i settimanali diocesani?
“Prima di questa emergenza, con la legge di bilancio abbiamo messo in sicurezza il settore fino al 2022, sterilizzando i tagli previsti in passato; abbiamo stanziato 20 mln di euro per la promozione della lettura nelle scuole di ogni ordine e grado, comprese le paritarie; abbiamo prorogato le agevolazioni postali per la spedizione dei giornali; abbiamo dato sostegno alle edicole. Anche con il DL Cura Italia abbiamo dato un segnale di attenzione al settore con il raddoppio del credito di imposta per le edicole e l’estensione del beneficio anche ai distributori che raggiungono i piccoli comuni. Abbiamo rivisto il credito di imposta per le imprese che investono in pubblicità sui giornali, indirizzandolo al 30% dell'investimento complessivo e non più sulla parte incrementale. Stiamo lavorando per migliorare ulteriormente le misure a sostegno dell’intera filiera”.
Prima del coronavirus lei era impegnato in una riforma completa del settore informativo, una riforma 5.0 . Cambieranno i programmi di rinnovamento del settore?
“Non vi è dubbio che questa emergenza provocherà dei cambiamenti. Lo sta già facendo. Però le ragioni di una riforma che io ho chiamato Editoria 5.0 rimangono tutte e nonostante l’oggettivo rallentamento imposto dall’emergenza stiamo continuando lavorarci. Quando questa emergenza finirà dovremo farci trovare pronti a rilanciare questo settore che è strategico per la qualità stessa della nostra democrazia”.
Da tanti viene ribadito il ruolo indispensabile dei giornalisti delle grandi testate, si parla meno del lavoro prezioso di chi opera nelle realtà locali. Lo rileva anche lei? Come si può intervenire?
“Il lavoro della e nella informazione è preziosissimo ovunque. Io vedo che il professionista dell’informazione anche a livello locale esprime un valore aggiunto ed è punto di riferimento per i lettori e le comunità a cui si rivolge con il proprio lavoro. Il recupero della autorevolezza della stampa che sta accompagnando questa emergenza sarà indubbiamente utile anche per valorizzare questo segmento della filiera ad emergenza finita”.
Chiara Genisio]]>
Bassetti: la critica va bene ma il “distruttismo” no https://www.lavoce.it/bassetti-la-critica-va-bene-ma-il-distruttismo-no/ Sat, 25 Jan 2020 15:45:44 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56076

“Il tema che Papa Francesco ha scelto per la giornata mondiale delle Comunicazioni sociali - “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria” (Es 10,2). La vita si fa storia - è veramente importante perché è proprio il rischio dei nostri giovani e della nostra generazione quello di perdere la memori. Ma se si perde la memoria disgraziatamente si ripete il passato quindi è necessario conoscere il passato, ricordare tutto il negativo e il positivo che è accaduto. Io ho una visione biblica della storia umana: la Bibbia è una linea retta perché ha un principio che sfocia in una fine meravigliosa, quindi la storia è un cammino. Ma non fare memoria vuol dire chiudersi in una concezione ciclica della storia dove si ripetono sempre le stesse cose ma questo è pericoloso”. Sono le parole che il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha detto ad un folto gruppo di giornalisti e operatori dei media nell'incontro che si è tenuto in occasione della festa del loro Santo Patrono Francesco di Sales, sabato  25 gennaio nell’Arcivescovado di Perugia. All’incontro, promosso dall’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali in collaborazione con la sezione umbra dell’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana), sono interventi anche il presidente dell’Ordine regionale dei Giornalisti Roberto Conticelli e il consigliere dell’Ordine nazionale Gianfranco Ricci, la vicepresidente dell'Associazione stampa umbra Noemi Campanella. Il cardinale Bassetti ha voluto presentare ai giornalisti perugini il prossimo evento Cei dal titolo: “Mediterraneo, frontiera di pace”, in programma a Bari dal 19 al 23 febbraio, che «vedrà riuniti i vescovi delle nazioni affacciate sul grande mare per proporre insieme percorsi di riconciliazione fra i popoli». Bassetti, a margine del suo intervento, rispondendo ad alcune domande dei giornalisti sull'incontro sul Mediterraneo ha sottolineato di sentire una “grande responsabilità” per poter rispondere alla richiesta di Papa Francesco di poter avere proposte concrete. “È un compito che ci ha dato il Papa e a cui voglio essere fedele perché voglio fare un servizio alla Chiesa che vedo soprattutto rappresentata in colui che ha il compito di guidare la barca di Pietro, perché c’è troppa gente che contesta il Papa”. “La critica - ha aggiunto Bassetti - va bene, perché rimane nell’ambito dell’intelligenza, ma il distruttismo no, non serve a nessuno”. “Scusate questo sfogo, - ha concluso - ma ne sto vedendo troppe!”.  ]]>

“Il tema che Papa Francesco ha scelto per la giornata mondiale delle Comunicazioni sociali - “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria” (Es 10,2). La vita si fa storia - è veramente importante perché è proprio il rischio dei nostri giovani e della nostra generazione quello di perdere la memori. Ma se si perde la memoria disgraziatamente si ripete il passato quindi è necessario conoscere il passato, ricordare tutto il negativo e il positivo che è accaduto. Io ho una visione biblica della storia umana: la Bibbia è una linea retta perché ha un principio che sfocia in una fine meravigliosa, quindi la storia è un cammino. Ma non fare memoria vuol dire chiudersi in una concezione ciclica della storia dove si ripetono sempre le stesse cose ma questo è pericoloso”. Sono le parole che il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha detto ad un folto gruppo di giornalisti e operatori dei media nell'incontro che si è tenuto in occasione della festa del loro Santo Patrono Francesco di Sales, sabato  25 gennaio nell’Arcivescovado di Perugia. All’incontro, promosso dall’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali in collaborazione con la sezione umbra dell’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana), sono interventi anche il presidente dell’Ordine regionale dei Giornalisti Roberto Conticelli e il consigliere dell’Ordine nazionale Gianfranco Ricci, la vicepresidente dell'Associazione stampa umbra Noemi Campanella. Il cardinale Bassetti ha voluto presentare ai giornalisti perugini il prossimo evento Cei dal titolo: “Mediterraneo, frontiera di pace”, in programma a Bari dal 19 al 23 febbraio, che «vedrà riuniti i vescovi delle nazioni affacciate sul grande mare per proporre insieme percorsi di riconciliazione fra i popoli». Bassetti, a margine del suo intervento, rispondendo ad alcune domande dei giornalisti sull'incontro sul Mediterraneo ha sottolineato di sentire una “grande responsabilità” per poter rispondere alla richiesta di Papa Francesco di poter avere proposte concrete. “È un compito che ci ha dato il Papa e a cui voglio essere fedele perché voglio fare un servizio alla Chiesa che vedo soprattutto rappresentata in colui che ha il compito di guidare la barca di Pietro, perché c’è troppa gente che contesta il Papa”. “La critica - ha aggiunto Bassetti - va bene, perché rimane nell’ambito dell’intelligenza, ma il distruttismo no, non serve a nessuno”. “Scusate questo sfogo, - ha concluso - ma ne sto vedendo troppe!”.  ]]>
Papa Francesco: messaggio Giornata comunicazioni sociali, “Il Dio della vita si comunica raccontando la vita” https://www.lavoce.it/papa-francesco-giornata-comunicazioni-sociali/ Fri, 24 Jan 2020 17:20:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56070 condivisione

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA 54ma GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

 

“Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria” (Es 10,2). La vita si fa storia.

  Desidero dedicare il Messaggio di quest’anno al tema della narrazione, perché credo che per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme. Nella confusione delle voci e dei messaggi che ci circondano, abbiamo bisogno di una narrazione umana, che ci parli di noi e del bello che ci abita. Una narrazione che sappia guardare il mondo e gli eventi con tenerezza; che racconti il nostro essere parte di un tessuto vivo; che riveli l’intreccio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri.

1. Tessere storie

L’uomo è un essere narrante. Fin da piccoli abbiamo fame di storie come abbiamo fame di cibo. Che siano in forma di fiabe, di romanzi, di film, di canzoni, di notizie…, le storie influenzano la nostra vita, anche se non ne siamo consapevoli. Spesso decidiamo che cosa sia giusto o sbagliato in base ai personaggi e alle storie che abbiamo assimilato. I racconti ci segnano, plasmano le nostre convinzioni e i nostri comportamenti, possono aiutarci a capire e a dire chi siamo. L’uomo non è solo l’unico essere che ha bisogno di abiti per coprire la propria vulnerabilità (cfr Gen 3,21), ma è anche l’unico che ha bisogno di raccontarsi, di “rivestirsi” di storie per custodire la propria vita. Non tessiamo solo abiti, ma anche racconti: infatti, la capacità umana di “tessere” conduce sia ai tessuti, sia ai testi. Le storie di ogni tempo hanno un “telaio” comune: la struttura prevede degli “eroi”, anche quotidiani, che per inseguire un sogno affrontano situazioni difficili, combattono il male sospinti da una forza che li rende coraggiosi, quella dell’amore. Immergendoci nelle storie, possiamo ritrovare motivazioni eroiche per affrontare le sfide della vita. L’uomo è un essere narrante perché è un essere in divenire, che si scopre e si arricchisce nelle trame dei suoi giorni. Ma, fin dagli inizi, il nostro racconto è minacciato: nella storia serpeggia il male.

2. Non tutte le storie sono buone

«Se mangerai, diventerai come Dio» (cfr Gen 3,4): la tentazione del serpente inserisce nella trama della storia un nodo duro da sciogliere. “Se possederai, diventerai, raggiungerai…”, sussurra ancora oggi chi si serve del cosiddetto storytelling per scopi strumentali. Quante storie ci narcotizzano, convincendoci che per essere felici abbiamo continuamente bisogno di avere, di possedere, di consumare. Quasi non ci accorgiamo di quanto diventiamo avidi di chiacchiere e di pettegolezzi, di quanta violenza e falsità consumiamo. Spesso sui telai della comunicazione, anziché racconti costruttivi, che sono un collante dei legami sociali e del tessuto culturale,si producono storie distruttive e provocatorie, che logorano e spezzano i fili fragili della convivenza. Mettendo insieme informazioni non verificate, ripetendo discorsi banali e falsamentepersuasivi, colpendo con proclami di odio, non si tesse la storia umana, ma si spoglia l’uomo di dignità. Ma mentre le storie usate a fini strumentali e di potere hanno vita breve, una buona storia è in grado di travalicare i confini dello spazio e del tempo. A distanza di secoli rimane attuale, perché nutre la vita. In un’epoca in cui la falsificazione si rivela sempre più sofisticata,  raggiungendo livelli esponenziali (il deepfake), abbiamo bisogno di sapienza per accogliere e creare racconti belli, veri e buoni. Abbiamo bisogno di coraggio per respingere quelli falsi e malvagi. Abbiamo bisogno di pazienza e discernimento per riscoprire storie che ci aiutino a non perdere il filo tra le tante lacerazioni dell’oggi; storie che riportino alla luce la verità di quel che siamo, anche nell’eroicità ignorata del quotidiano.

3. La Storia delle storie

La Sacra Scrittura è una Storia di storie. Quante vicende, popoli, persone ci presenta! Essa ci mostra fin dall’inizio un Dio che è creatore e nello stesso tempo narratore. Egli infatti pronuncia la sua Parola e le cose esistono (cfr Gen 1). Attraverso il suo narrare Dio chiama alla vita le cose e, al culmine, crea l’uomo e la donna come suoi liberi interlocutori, generatori di storia insieme a Lui. In un Salmo, la creatura racconta al Creatore: «Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda […]. Non ti erano nascoste le mie ossa, quando venivo formato nel segreto, ricamato nelle profondità della terra» (139,13-15). Non siamo nati compiuti, ma abbiamo bisogno di essere costantemente “tessuti” e “ricamati”. La vita ci è stata donata come invito a continuare a tessere quella “meraviglia stupenda” che siamo. In questo senso la Bibbia è la grande storia d’amore tra Dio e l’umanità. Al centro c’è Gesù: la sua storia porta a compimento l’amore di Dio per l’uomo e al tempo stesso la storia d’amore dell’uomo per Dio. L’uomo sarà così chiamato, di generazione in generazione, a raccontare e fissare nella memoria gli episodi più significativi di questa Storia di storie, quelli capaci di comunicare il senso di ciò che è accaduto. Il titolo di questo Messaggio è tratto dal libro dell’Esodo, racconto biblico fondamentale che vede Dio intervenire nella storia del suo popolo. Infatti, quando i figli d’Israele schiavizzati gridano a Lui, Dio ascolta e si ricorda: «Dio si ricordò della sua alleanza con Abramo, Isacco e Giacobbe. Dio guardò la condizione degli Israeliti, Dio se ne diede pensiero» (Es 2,24-25). Dalla memoria di Dio scaturisce la liberazione dall’oppressione, che avviene attraverso segni e prodigi. È a questo punto che il Signore consegna a Mosè il senso di tutti questi segni: «perché tu possa raccontare e fissare nella memoria di tuo figlio e del figlio di tuo figlio i segni che ho compiuti: così saprete che io sono il Signore!» (Es 10,2). L’esperienza dell’Esodo ci insegna che la conoscenza di Dio si trasmette soprattutto raccontando, di generazione in generazione, come Egli continua a farsi presente. Il Dio della vita si comunica raccontando la vita. Gesù stesso parlava di Dio non con discorsi astratti, ma con le parabole, brevi narrazioni, tratte dalla vita di tutti i giorni. Qui la vita si fa storia e poi, per l’ascoltatore, la storia si fa vita: quella narrazione entra nella vita di chi l’ascolta e la trasforma. Anche i Vangeli, non a caso, sono dei racconti. Mentre ci informano su Gesù, ci “performano”[1] a Gesù, ci conformano a Lui: il Vangelo chiede al lettore di partecipare alla stessa fede per condividere la stessa vita. Il Vangelo di Giovanni ci dice che il Narratore per eccellenza – il Verbo, la Parola – si è fatto narrazione: «Il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha raccontato» (Gv 1,18). Ho usato il termine “raccontato” perché l’originale exeghésato può essere tradotto sia “rivelato” sia “raccontato”. Dio si è personalmente intessuto nella nostra umanità, dandoci così un nuovo modo di tessere le nostre storie.

4. Una storia che si rinnova

La storia di Cristo non è un patrimonio del passato, è la nostra storia, sempre attuale. Essa ci mostra che Dio ha preso a cuore l’uomo, la nostra carne, la nostra storia, fino a farsi uomo, carne e storia. Ci dice pure che non esistono storie umane insignificanti o piccole. Dopo che Dio si è fatto storia, ogni storia umana è, in un certo senso, storia divina. Nella storia di ogni uomo il Padre rivede la storia del suo Figlio sceso in terra. Ogni storia umana ha una dignità insopprimibile. Perciò l’umanità merita racconti che siano alla sua altezza, a quell’altezza vertiginosa e affascinante alla quale Gesù l’ha elevata. «Voi – scriveva San Paolo – siete una lettera di Cristo scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma su tavole di cuori umani» (2 Cor 3,3). Lo Spirito Santo, l’amore di Dio, scrive in noi. E scrivendoci dentro fissa in noi il bene, ce lo ricorda. Ri-cordare significa infatti portare al cuore, “scrivere” sul cuore. Per opera dello Spirito Santo ogni storia, anche quella più dimenticata, anche quella che sembra scritta sulle righe più storte, può diventare ispirata, può rinascere come capolavoro, diventando un’appendice di Vangelo. Come le Confessioni di Agostino. Come il Racconto del Pellegrino di Ignazio. Come la Storia di un’anima di Teresina di Gesù Bambino. Come i Promessi Sposi, come I fratelli Karamazov. Come innumerevoli altre storie, che hanno mirabilmente sceneggiato l’incontro tra la libertà di Dio e quella dell’uomo. Ciascuno di noi conosce diverse storie che profumano di Vangelo, che hanno testimoniato l’Amore che trasforma la vita. Queste storie reclamano di essere condivise, raccontate, fatte vivere in ogni tempo, con ogni linguaggio, con ogni mezzo.

5. Una storia che ci rinnova

In ogni grande racconto entra in gioco il nostro racconto. Mentre leggiamo la Scrittura, le storie dei santi, e anche quei testi che hanno saputo leggere l’anima dell’uomo e portarne alla luce la bellezza, lo Spirito Santo è libero di scrivere nel nostro cuore, rinnovando in noi la memoria di quello che siamo agli occhi di Dio. Quando facciamo memoria dell’amore che ci ha creati e salvati, quando immettiamo amore nelle nostre storie quotidiane, quando tessiamo di misericordia le trame dei nostri giorni, allora voltiamo pagina. Non rimaniamo più annodati ai rimpianti e alle tristezze, legati a una memoria malata che ci imprigiona il cuore ma, aprendoci agli altri, ci apriamo alla visione stessa del Narratore. Raccontare a Dio la nostra storia non è mai inutile: anche se la cronaca degli eventi rimane invariata, cambiano il senso e la prospettiva. Raccontarsi al Signore è entrare nel suo sguardo di amore compassionevole verso di noi e verso gli altri. A Lui possiamo narrare le storie che viviamo, portare le persone, affidare le situazioni. Con Lui possiamo riannodare il tessuto della vita, ricucendo le rotture e gli strappi. Quanto ne abbiamo bisogno, tutti! Con lo sguardo del Narratore – l’unico che ha il punto di vista finale – ci avviciniamo poi ai protagonisti, ai nostri fratelli e sorelle, attori accanto a noi della storia di oggi. Sì, perché nessuno è una comparsa nella scena del mondo e la storia di ognuno è aperta a un possibile cambiamento. Anche quando raccontiamo il male, possiamo imparare a lasciare lo spazio alla redenzione, possiamo riconoscere in mezzo al male anche il dinamismo del bene e dargli spazio. Non si tratta perciò di inseguire le logiche dello storytelling, né di fare o farsi pubblicità, ma di fare memoria di ciò che siamo agli occhi di Dio, di testimoniare ciò che lo Spirito scrive nei cuori, di rivelare a ciascuno che la sua storia contiene meraviglie stupende. Per poterlo fare, affidiamoci a una donna che ha tessuto l’umanità di Dio nel grembo e, dice il Vangelo, ha tessuto insieme tutto quanto le avveniva. La Vergine Maria tutto infatti ha custodito, meditandolo nel cuore (cfr Lc 2,19). Chiediamo aiuto a lei, che ha saputo sciogliere i nodi della vita con la forza mite dell’amore: O Maria, donna e madre, tu hai tessuto nel grembo la Parola divina, tu hai narrato con la tua vita le opere magnifiche di Dio. Ascolta le nostre storie, custodiscile nel tuo cuore e fai tue anche quelle storie che nessuno vuole ascoltare. Insegnaci a riconoscere il filo buono che guida la storia. Guarda il cumulo di nodi in cui si è aggrovigliata la nostra vita, paralizzando la nostra memoria. Dalle tue mani delicate ogni nodo può essere sciolto. Donna dello Spirito, madre della fiducia, ispira anche noi. Aiutaci a costruire storie di pace, storie di futuro. E indicaci la via per percorrerle insieme.]]>
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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA 54ma GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

 

“Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria” (Es 10,2). La vita si fa storia.

  Desidero dedicare il Messaggio di quest’anno al tema della narrazione, perché credo che per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme. Nella confusione delle voci e dei messaggi che ci circondano, abbiamo bisogno di una narrazione umana, che ci parli di noi e del bello che ci abita. Una narrazione che sappia guardare il mondo e gli eventi con tenerezza; che racconti il nostro essere parte di un tessuto vivo; che riveli l’intreccio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri.

1. Tessere storie

L’uomo è un essere narrante. Fin da piccoli abbiamo fame di storie come abbiamo fame di cibo. Che siano in forma di fiabe, di romanzi, di film, di canzoni, di notizie…, le storie influenzano la nostra vita, anche se non ne siamo consapevoli. Spesso decidiamo che cosa sia giusto o sbagliato in base ai personaggi e alle storie che abbiamo assimilato. I racconti ci segnano, plasmano le nostre convinzioni e i nostri comportamenti, possono aiutarci a capire e a dire chi siamo. L’uomo non è solo l’unico essere che ha bisogno di abiti per coprire la propria vulnerabilità (cfr Gen 3,21), ma è anche l’unico che ha bisogno di raccontarsi, di “rivestirsi” di storie per custodire la propria vita. Non tessiamo solo abiti, ma anche racconti: infatti, la capacità umana di “tessere” conduce sia ai tessuti, sia ai testi. Le storie di ogni tempo hanno un “telaio” comune: la struttura prevede degli “eroi”, anche quotidiani, che per inseguire un sogno affrontano situazioni difficili, combattono il male sospinti da una forza che li rende coraggiosi, quella dell’amore. Immergendoci nelle storie, possiamo ritrovare motivazioni eroiche per affrontare le sfide della vita. L’uomo è un essere narrante perché è un essere in divenire, che si scopre e si arricchisce nelle trame dei suoi giorni. Ma, fin dagli inizi, il nostro racconto è minacciato: nella storia serpeggia il male.

2. Non tutte le storie sono buone

«Se mangerai, diventerai come Dio» (cfr Gen 3,4): la tentazione del serpente inserisce nella trama della storia un nodo duro da sciogliere. “Se possederai, diventerai, raggiungerai…”, sussurra ancora oggi chi si serve del cosiddetto storytelling per scopi strumentali. Quante storie ci narcotizzano, convincendoci che per essere felici abbiamo continuamente bisogno di avere, di possedere, di consumare. Quasi non ci accorgiamo di quanto diventiamo avidi di chiacchiere e di pettegolezzi, di quanta violenza e falsità consumiamo. Spesso sui telai della comunicazione, anziché racconti costruttivi, che sono un collante dei legami sociali e del tessuto culturale,si producono storie distruttive e provocatorie, che logorano e spezzano i fili fragili della convivenza. Mettendo insieme informazioni non verificate, ripetendo discorsi banali e falsamentepersuasivi, colpendo con proclami di odio, non si tesse la storia umana, ma si spoglia l’uomo di dignità. Ma mentre le storie usate a fini strumentali e di potere hanno vita breve, una buona storia è in grado di travalicare i confini dello spazio e del tempo. A distanza di secoli rimane attuale, perché nutre la vita. In un’epoca in cui la falsificazione si rivela sempre più sofisticata,  raggiungendo livelli esponenziali (il deepfake), abbiamo bisogno di sapienza per accogliere e creare racconti belli, veri e buoni. Abbiamo bisogno di coraggio per respingere quelli falsi e malvagi. Abbiamo bisogno di pazienza e discernimento per riscoprire storie che ci aiutino a non perdere il filo tra le tante lacerazioni dell’oggi; storie che riportino alla luce la verità di quel che siamo, anche nell’eroicità ignorata del quotidiano.

3. La Storia delle storie

La Sacra Scrittura è una Storia di storie. Quante vicende, popoli, persone ci presenta! Essa ci mostra fin dall’inizio un Dio che è creatore e nello stesso tempo narratore. Egli infatti pronuncia la sua Parola e le cose esistono (cfr Gen 1). Attraverso il suo narrare Dio chiama alla vita le cose e, al culmine, crea l’uomo e la donna come suoi liberi interlocutori, generatori di storia insieme a Lui. In un Salmo, la creatura racconta al Creatore: «Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda […]. Non ti erano nascoste le mie ossa, quando venivo formato nel segreto, ricamato nelle profondità della terra» (139,13-15). Non siamo nati compiuti, ma abbiamo bisogno di essere costantemente “tessuti” e “ricamati”. La vita ci è stata donata come invito a continuare a tessere quella “meraviglia stupenda” che siamo. In questo senso la Bibbia è la grande storia d’amore tra Dio e l’umanità. Al centro c’è Gesù: la sua storia porta a compimento l’amore di Dio per l’uomo e al tempo stesso la storia d’amore dell’uomo per Dio. L’uomo sarà così chiamato, di generazione in generazione, a raccontare e fissare nella memoria gli episodi più significativi di questa Storia di storie, quelli capaci di comunicare il senso di ciò che è accaduto. Il titolo di questo Messaggio è tratto dal libro dell’Esodo, racconto biblico fondamentale che vede Dio intervenire nella storia del suo popolo. Infatti, quando i figli d’Israele schiavizzati gridano a Lui, Dio ascolta e si ricorda: «Dio si ricordò della sua alleanza con Abramo, Isacco e Giacobbe. Dio guardò la condizione degli Israeliti, Dio se ne diede pensiero» (Es 2,24-25). Dalla memoria di Dio scaturisce la liberazione dall’oppressione, che avviene attraverso segni e prodigi. È a questo punto che il Signore consegna a Mosè il senso di tutti questi segni: «perché tu possa raccontare e fissare nella memoria di tuo figlio e del figlio di tuo figlio i segni che ho compiuti: così saprete che io sono il Signore!» (Es 10,2). L’esperienza dell’Esodo ci insegna che la conoscenza di Dio si trasmette soprattutto raccontando, di generazione in generazione, come Egli continua a farsi presente. Il Dio della vita si comunica raccontando la vita. Gesù stesso parlava di Dio non con discorsi astratti, ma con le parabole, brevi narrazioni, tratte dalla vita di tutti i giorni. Qui la vita si fa storia e poi, per l’ascoltatore, la storia si fa vita: quella narrazione entra nella vita di chi l’ascolta e la trasforma. Anche i Vangeli, non a caso, sono dei racconti. Mentre ci informano su Gesù, ci “performano”[1] a Gesù, ci conformano a Lui: il Vangelo chiede al lettore di partecipare alla stessa fede per condividere la stessa vita. Il Vangelo di Giovanni ci dice che il Narratore per eccellenza – il Verbo, la Parola – si è fatto narrazione: «Il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha raccontato» (Gv 1,18). Ho usato il termine “raccontato” perché l’originale exeghésato può essere tradotto sia “rivelato” sia “raccontato”. Dio si è personalmente intessuto nella nostra umanità, dandoci così un nuovo modo di tessere le nostre storie.

4. Una storia che si rinnova

La storia di Cristo non è un patrimonio del passato, è la nostra storia, sempre attuale. Essa ci mostra che Dio ha preso a cuore l’uomo, la nostra carne, la nostra storia, fino a farsi uomo, carne e storia. Ci dice pure che non esistono storie umane insignificanti o piccole. Dopo che Dio si è fatto storia, ogni storia umana è, in un certo senso, storia divina. Nella storia di ogni uomo il Padre rivede la storia del suo Figlio sceso in terra. Ogni storia umana ha una dignità insopprimibile. Perciò l’umanità merita racconti che siano alla sua altezza, a quell’altezza vertiginosa e affascinante alla quale Gesù l’ha elevata. «Voi – scriveva San Paolo – siete una lettera di Cristo scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma su tavole di cuori umani» (2 Cor 3,3). Lo Spirito Santo, l’amore di Dio, scrive in noi. E scrivendoci dentro fissa in noi il bene, ce lo ricorda. Ri-cordare significa infatti portare al cuore, “scrivere” sul cuore. Per opera dello Spirito Santo ogni storia, anche quella più dimenticata, anche quella che sembra scritta sulle righe più storte, può diventare ispirata, può rinascere come capolavoro, diventando un’appendice di Vangelo. Come le Confessioni di Agostino. Come il Racconto del Pellegrino di Ignazio. Come la Storia di un’anima di Teresina di Gesù Bambino. Come i Promessi Sposi, come I fratelli Karamazov. Come innumerevoli altre storie, che hanno mirabilmente sceneggiato l’incontro tra la libertà di Dio e quella dell’uomo. Ciascuno di noi conosce diverse storie che profumano di Vangelo, che hanno testimoniato l’Amore che trasforma la vita. Queste storie reclamano di essere condivise, raccontate, fatte vivere in ogni tempo, con ogni linguaggio, con ogni mezzo.

5. Una storia che ci rinnova

In ogni grande racconto entra in gioco il nostro racconto. Mentre leggiamo la Scrittura, le storie dei santi, e anche quei testi che hanno saputo leggere l’anima dell’uomo e portarne alla luce la bellezza, lo Spirito Santo è libero di scrivere nel nostro cuore, rinnovando in noi la memoria di quello che siamo agli occhi di Dio. Quando facciamo memoria dell’amore che ci ha creati e salvati, quando immettiamo amore nelle nostre storie quotidiane, quando tessiamo di misericordia le trame dei nostri giorni, allora voltiamo pagina. Non rimaniamo più annodati ai rimpianti e alle tristezze, legati a una memoria malata che ci imprigiona il cuore ma, aprendoci agli altri, ci apriamo alla visione stessa del Narratore. Raccontare a Dio la nostra storia non è mai inutile: anche se la cronaca degli eventi rimane invariata, cambiano il senso e la prospettiva. Raccontarsi al Signore è entrare nel suo sguardo di amore compassionevole verso di noi e verso gli altri. A Lui possiamo narrare le storie che viviamo, portare le persone, affidare le situazioni. Con Lui possiamo riannodare il tessuto della vita, ricucendo le rotture e gli strappi. Quanto ne abbiamo bisogno, tutti! Con lo sguardo del Narratore – l’unico che ha il punto di vista finale – ci avviciniamo poi ai protagonisti, ai nostri fratelli e sorelle, attori accanto a noi della storia di oggi. Sì, perché nessuno è una comparsa nella scena del mondo e la storia di ognuno è aperta a un possibile cambiamento. Anche quando raccontiamo il male, possiamo imparare a lasciare lo spazio alla redenzione, possiamo riconoscere in mezzo al male anche il dinamismo del bene e dargli spazio. Non si tratta perciò di inseguire le logiche dello storytelling, né di fare o farsi pubblicità, ma di fare memoria di ciò che siamo agli occhi di Dio, di testimoniare ciò che lo Spirito scrive nei cuori, di rivelare a ciascuno che la sua storia contiene meraviglie stupende. Per poterlo fare, affidiamoci a una donna che ha tessuto l’umanità di Dio nel grembo e, dice il Vangelo, ha tessuto insieme tutto quanto le avveniva. La Vergine Maria tutto infatti ha custodito, meditandolo nel cuore (cfr Lc 2,19). Chiediamo aiuto a lei, che ha saputo sciogliere i nodi della vita con la forza mite dell’amore: O Maria, donna e madre, tu hai tessuto nel grembo la Parola divina, tu hai narrato con la tua vita le opere magnifiche di Dio. Ascolta le nostre storie, custodiscile nel tuo cuore e fai tue anche quelle storie che nessuno vuole ascoltare. Insegnaci a riconoscere il filo buono che guida la storia. Guarda il cumulo di nodi in cui si è aggrovigliata la nostra vita, paralizzando la nostra memoria. Dalle tue mani delicate ogni nodo può essere sciolto. Donna dello Spirito, madre della fiducia, ispira anche noi. Aiutaci a costruire storie di pace, storie di futuro. E indicaci la via per percorrerle insieme.]]>
Festa di san Francesco di Sales. Perchè è il patrono dei giornalisti? https://www.lavoce.it/san-francesco-sales-giornalisti/ Fri, 24 Jan 2020 12:14:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56059 san francesco

San Francesco di Sales, vescovo di Ginevra e dottore della Chiesa, è il più importante celebre santo della Savoia, sul versante alpino francese. Francois nacque il 21 agosto 1567 nel castello di Sales presso Thorens, appartenente alla sua antica nobile famiglia. Ricevette sin dalla più tenera età un’accurata educazione, coronata dagli studi universitari di giurisprudenza a Parigi e a Padova.

Perchè è patrono dei giornalisti

Il padre, che sognava per lui una brillante carriera giuridica, lo mandò all’università di Padova, dove Francesco si laureò, ma dove pure portò a maturazione la vocazione sacerdotale. Ordinato il 18 dicembre 1593, fu inviato nella regione del Chablais, dominata dal Calvinismo, e si dedicò soprattutto alla predicazione, scegliendo non la contrapposizione polemica, ma il metodo del dialogo. Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette frutti notevoli tanto da determinare il crollo della “roccaforte” calvinista, meritò a S. Francesco di essere dato, nel 1923, come patrono ai giornalisti. Volle poi di affrontare la sfida più impegnativa per quei tempi e chiese, quindi, di essere inviato a Ginevra, culla del calvinismo. Qui si spese nella pastorale e nel dibattito teologico con gli esponenti della Riforma. Divenne vescovo della città nel 1602. Morì a Lione il 28 dicembre 1622.

Celebrazioni per san Francesco di Sales in Umbria

La Chiesa ricorda san Francesco di Sales il 24 gennaio. In Umbria la ricorrenza viene celebrata anche quest'anno 2020 con gli operatori della comunicazione. Ad Orvietomons. Benedetto Tuzia ha invitato questa mattina, 24 gennaio, i giornalisti e gli operatori della comunicazione per un momento di riflessione e di fraternità. Per il Vescovo è stata l’occasione per ringraziarli per il servizio che svolgono nell’interesse della comunità diocesana. “Quando l’informazione si fa ponte...” è il titolo della riflessione che è stata proposta da don Tonio dell’Olio, attualmente presidente della Pro Civitate Christiana di Assisi e della Commissione Spirito di Assisi promossa dalla diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino.

A Perugia il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia – Città della Pieve, incontra i giornalisti domani, sabato 25 gennaio, alle ore 11.00 nella sala grande al primo piano del Palazzo Vescovile, in Piazza IV Novembre, 6 - Perugia. L’incontro è promosso in collaborazione con UCSI Umbria.

A Gubbio il vescovo mons. Luciano Paolucci Bedini celebra oggi la messa nella memoria liturgica di san Francesco di Sales. L’appuntamento è per le ore 17.45 nella cappellina del Seminario diocesano in via Perugina.

A Città di Castello alle ore 11.30 nella cappella del vescovado, mons. Domenico Cancian ha incontrato i giornalisti e celebrato l’eucaristia per loro.

Il Messaggio di Papa Francesco

Tutti gli incontri sono anche occasione per riflettere sul Messaggio di Papa Francesco per la 54a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che si celebra il 24 maggio 2020: “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria (Es 10,2). La vita si fa storia”. 
   
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san francesco

San Francesco di Sales, vescovo di Ginevra e dottore della Chiesa, è il più importante celebre santo della Savoia, sul versante alpino francese. Francois nacque il 21 agosto 1567 nel castello di Sales presso Thorens, appartenente alla sua antica nobile famiglia. Ricevette sin dalla più tenera età un’accurata educazione, coronata dagli studi universitari di giurisprudenza a Parigi e a Padova.

Perchè è patrono dei giornalisti

Il padre, che sognava per lui una brillante carriera giuridica, lo mandò all’università di Padova, dove Francesco si laureò, ma dove pure portò a maturazione la vocazione sacerdotale. Ordinato il 18 dicembre 1593, fu inviato nella regione del Chablais, dominata dal Calvinismo, e si dedicò soprattutto alla predicazione, scegliendo non la contrapposizione polemica, ma il metodo del dialogo. Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette frutti notevoli tanto da determinare il crollo della “roccaforte” calvinista, meritò a S. Francesco di essere dato, nel 1923, come patrono ai giornalisti. Volle poi di affrontare la sfida più impegnativa per quei tempi e chiese, quindi, di essere inviato a Ginevra, culla del calvinismo. Qui si spese nella pastorale e nel dibattito teologico con gli esponenti della Riforma. Divenne vescovo della città nel 1602. Morì a Lione il 28 dicembre 1622.

Celebrazioni per san Francesco di Sales in Umbria

La Chiesa ricorda san Francesco di Sales il 24 gennaio. In Umbria la ricorrenza viene celebrata anche quest'anno 2020 con gli operatori della comunicazione. Ad Orvietomons. Benedetto Tuzia ha invitato questa mattina, 24 gennaio, i giornalisti e gli operatori della comunicazione per un momento di riflessione e di fraternità. Per il Vescovo è stata l’occasione per ringraziarli per il servizio che svolgono nell’interesse della comunità diocesana. “Quando l’informazione si fa ponte...” è il titolo della riflessione che è stata proposta da don Tonio dell’Olio, attualmente presidente della Pro Civitate Christiana di Assisi e della Commissione Spirito di Assisi promossa dalla diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino.

A Perugia il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia – Città della Pieve, incontra i giornalisti domani, sabato 25 gennaio, alle ore 11.00 nella sala grande al primo piano del Palazzo Vescovile, in Piazza IV Novembre, 6 - Perugia. L’incontro è promosso in collaborazione con UCSI Umbria.

A Gubbio il vescovo mons. Luciano Paolucci Bedini celebra oggi la messa nella memoria liturgica di san Francesco di Sales. L’appuntamento è per le ore 17.45 nella cappellina del Seminario diocesano in via Perugina.

A Città di Castello alle ore 11.30 nella cappella del vescovado, mons. Domenico Cancian ha incontrato i giornalisti e celebrato l’eucaristia per loro.

Il Messaggio di Papa Francesco

Tutti gli incontri sono anche occasione per riflettere sul Messaggio di Papa Francesco per la 54a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che si celebra il 24 maggio 2020: “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria (Es 10,2). La vita si fa storia”. 
   
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Up 14 Perugia. Il nuovo sito e il saluto a mons. Giulietti https://www.lavoce.it/up-14-sito-giulietti/ Fri, 12 Apr 2019 08:34:50 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54367 sito

Domenica 14 aprile, durante la messa delle 18.30, nella chiesa parrocchiale di San Bartolomeo a Ponte San Giovanni, i parrocchiani dell'Unità pastorale 14 (Balanzano, Collestrada, Ospedalicchio, Pieve di Campo, Ponte San Giovanni) saluteranno mons. Paolo Giulietti, vescovo eletto dell'Arcidiocesi di Lucca.

Mons. Giulietti ha fatto servizio a Ponte San Giovanni dal 2007  al 24 giugno 2010, quando l'arcivescovo Gualtiero Bassetti lo ha nominato vicario generaleDa qualche mese mons. Giulietti, nella stessa Unità pastorale, ha anche ricoperto l'incarico di amministratore parrocchiale.

Dopo la celebrazione verrà presentato il nuovo sito internet di tutta l'Unità pastorale www.up14.it, un canale di informazione, di formazione e di interazione – spiegano i collaboratori - che diventerà espressione corale di una comunità che cammina insieme nell'amore, un'opportunità in più di aggregazione e di convivialità tra le diverse parrocchie Nel sito sarà possibile trovare informazioni su ogni singola parrocchia, nonché le attività che vi si svolgono.

Le parrocchie dell'Unità Pastorale sono felici e orgogliose di offrire alla Chiesa di Lucca un suo figlio. Quando mons. Giulietti farà il suo ingresso il 12 maggio nella diocesi di Lucca, ci sarà una delegazione dell'Unità Pastorale che lo accompagnerà.

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Domenica 14 aprile, durante la messa delle 18.30, nella chiesa parrocchiale di San Bartolomeo a Ponte San Giovanni, i parrocchiani dell'Unità pastorale 14 (Balanzano, Collestrada, Ospedalicchio, Pieve di Campo, Ponte San Giovanni) saluteranno mons. Paolo Giulietti, vescovo eletto dell'Arcidiocesi di Lucca.

Mons. Giulietti ha fatto servizio a Ponte San Giovanni dal 2007  al 24 giugno 2010, quando l'arcivescovo Gualtiero Bassetti lo ha nominato vicario generaleDa qualche mese mons. Giulietti, nella stessa Unità pastorale, ha anche ricoperto l'incarico di amministratore parrocchiale.

Dopo la celebrazione verrà presentato il nuovo sito internet di tutta l'Unità pastorale www.up14.it, un canale di informazione, di formazione e di interazione – spiegano i collaboratori - che diventerà espressione corale di una comunità che cammina insieme nell'amore, un'opportunità in più di aggregazione e di convivialità tra le diverse parrocchie Nel sito sarà possibile trovare informazioni su ogni singola parrocchia, nonché le attività che vi si svolgono.

Le parrocchie dell'Unità Pastorale sono felici e orgogliose di offrire alla Chiesa di Lucca un suo figlio. Quando mons. Giulietti farà il suo ingresso il 12 maggio nella diocesi di Lucca, ci sarà una delegazione dell'Unità Pastorale che lo accompagnerà.

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Come viene rappresentata la Chiesa dalla stampa? I dati della ricerca https://www.lavoce.it/chiesa-stampa-dati/ Thu, 14 Mar 2019 12:41:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54198 dati

Come viene rappresentata la Chiesa nel dibattito pubblico? La stampa in particolare, come sceglie di raccontare la religione e in quali circostanze?

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Perugia, in collaborazione con l’Associazione Webmaster cattolici italiani (WeCa), l’Ufficio per le Comunicazioni sociali Cei, Seed edizioni informatiche e h24,it, ha preso in esame 75 testate nazionali e locali per capire quando e in che termini i mezzi d’informazione parlano di Chiesa. I primi risultati parziali della ricerca coordinata da Rita Marchetti, docente di sociologia dei media digitali all’Università di Perugia, sono stati presentati presso l’Ateneo perugino nell’ambito degli appuntamenti de “I mercoledì di Scienze politiche” lo scorso 6 marzo.

I temi più ripresi dai giornali

“La copertura della Chiesa cattolica sui media dipende dalla controversialità dei temi trattati - ha affermato Marchetti, presentando i dati e le conclusioni della ricerca - . Immigrazione, poveri ed ultimi ed eutanasia sono i temi relativi alla Chiesa che compaiono più di frequente sulle testate esaminate”.

“Questo - ha commentato Marchetti dipende dal fatto che i media ritengono legittimo il parere della Chiesa quando interviene su quei temi per i quali si è costruita una certa reputazione nel tempo. Penso ad esempio ai Rapporti Caritas sui migranti o sul-la povertà. La Chiesa in tal senso ha contribuito a produrre cultura, perciò viene ritenuta autorevole”.

Temi su cui la Chiesa si esprime ma che i media non riprendo

Ci sono invece argomenti su cui la Chiesa si esprime ma che i media non riprendono. Ne è un esempio il tema del lavoro. “Nel 2017 la Chiesa italiana ha organizzato un importante convegno nazionale a Cagliari: la Settimana sociale dedicata al lavoro. A questo convegno ha preso parte anche l’allora presidente del Consiglio dei Ministri Gentiloni. Ebbene, sui giornali non se ne è parlato. Quel poco che emerge sul tema del lavoro è grazie alle dichiarazioni del Papa su casi al centro del dibattito pubblico (sull’Ilva ad esempio)”. I dati della ricerca evidenziano anche una differenza di criteri di “notiziabilità” tra carta stampata e online. “Le piattaforme online ha detto la ricercatrice - hanno delle logiche diverse rispetto alla carta stampata per quanto riguarda la scelta di ciò che fa notizia. Per le testate online è importante che l’articolo venga condiviso, per cui c’è una maggiore attenzione verso quegli argomenti che polarizzano l’attenzione come i dibattiti di bioetica, e verso i temi che creano indignazione, come la pedofilia”.

Sacerdoti "social"

Ultimo, ma non meno importante dato: l’immagine della Chiesa nei media non passa più solo per i canali ufficiali. “È un fenomeno che riguarda tutte le organizzazioni complesse” ha avvertito Marchetti. “I giornalisti non parlano più solo del Papa, ma c’è un’importante presenza dei sacerdoti tra le pagine dei quotidiani. Perchè? Molto dipende dai social media. I preti sono sempre più presenti e attivi sui social e questo li rende nuovi attori della comunicazione e nuove fonti per i giornali”.

I dati presentati sono al momento solo parziali in quanto riguardano solo sei mesi dell’intero anno in cui la ricerca è stata portata avanti, dal settembre 2017 al febbraio 2018. Inoltre questi primi dati fanno riferimento solo ad una parte delle testate prese in esame, nello specifico 5 quotidiani e rispettivi siti (Corriere della Sera, Repubblica, Il fatto quotidiano, La Stampa, Il Giornale) e 5 testate pubblicate esclusivamente online (Il post, Fanpage, Huffington Post, Linkiesta, Giornalettismo).

Valentina Russo

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Come viene rappresentata la Chiesa nel dibattito pubblico? La stampa in particolare, come sceglie di raccontare la religione e in quali circostanze?

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Perugia, in collaborazione con l’Associazione Webmaster cattolici italiani (WeCa), l’Ufficio per le Comunicazioni sociali Cei, Seed edizioni informatiche e h24,it, ha preso in esame 75 testate nazionali e locali per capire quando e in che termini i mezzi d’informazione parlano di Chiesa. I primi risultati parziali della ricerca coordinata da Rita Marchetti, docente di sociologia dei media digitali all’Università di Perugia, sono stati presentati presso l’Ateneo perugino nell’ambito degli appuntamenti de “I mercoledì di Scienze politiche” lo scorso 6 marzo.

I temi più ripresi dai giornali

“La copertura della Chiesa cattolica sui media dipende dalla controversialità dei temi trattati - ha affermato Marchetti, presentando i dati e le conclusioni della ricerca - . Immigrazione, poveri ed ultimi ed eutanasia sono i temi relativi alla Chiesa che compaiono più di frequente sulle testate esaminate”.

“Questo - ha commentato Marchetti dipende dal fatto che i media ritengono legittimo il parere della Chiesa quando interviene su quei temi per i quali si è costruita una certa reputazione nel tempo. Penso ad esempio ai Rapporti Caritas sui migranti o sul-la povertà. La Chiesa in tal senso ha contribuito a produrre cultura, perciò viene ritenuta autorevole”.

Temi su cui la Chiesa si esprime ma che i media non riprendo

Ci sono invece argomenti su cui la Chiesa si esprime ma che i media non riprendono. Ne è un esempio il tema del lavoro. “Nel 2017 la Chiesa italiana ha organizzato un importante convegno nazionale a Cagliari: la Settimana sociale dedicata al lavoro. A questo convegno ha preso parte anche l’allora presidente del Consiglio dei Ministri Gentiloni. Ebbene, sui giornali non se ne è parlato. Quel poco che emerge sul tema del lavoro è grazie alle dichiarazioni del Papa su casi al centro del dibattito pubblico (sull’Ilva ad esempio)”. I dati della ricerca evidenziano anche una differenza di criteri di “notiziabilità” tra carta stampata e online. “Le piattaforme online ha detto la ricercatrice - hanno delle logiche diverse rispetto alla carta stampata per quanto riguarda la scelta di ciò che fa notizia. Per le testate online è importante che l’articolo venga condiviso, per cui c’è una maggiore attenzione verso quegli argomenti che polarizzano l’attenzione come i dibattiti di bioetica, e verso i temi che creano indignazione, come la pedofilia”.

Sacerdoti "social"

Ultimo, ma non meno importante dato: l’immagine della Chiesa nei media non passa più solo per i canali ufficiali. “È un fenomeno che riguarda tutte le organizzazioni complesse” ha avvertito Marchetti. “I giornalisti non parlano più solo del Papa, ma c’è un’importante presenza dei sacerdoti tra le pagine dei quotidiani. Perchè? Molto dipende dai social media. I preti sono sempre più presenti e attivi sui social e questo li rende nuovi attori della comunicazione e nuove fonti per i giornali”.

I dati presentati sono al momento solo parziali in quanto riguardano solo sei mesi dell’intero anno in cui la ricerca è stata portata avanti, dal settembre 2017 al febbraio 2018. Inoltre questi primi dati fanno riferimento solo ad una parte delle testate prese in esame, nello specifico 5 quotidiani e rispettivi siti (Corriere della Sera, Repubblica, Il fatto quotidiano, La Stampa, Il Giornale) e 5 testate pubblicate esclusivamente online (Il post, Fanpage, Huffington Post, Linkiesta, Giornalettismo).

Valentina Russo

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Come viene rappresentata la Chiesa dalla stampa? Bassetti: “L’annuncio è una forma di carità” https://www.lavoce.it/chiesa-stampa-bassetti/ Fri, 08 Mar 2019 09:00:11 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54170 chiesa

Come viene rappresentata la Chiesa nel dibattito pubblico? La stampa, in particolare, come sceglie di raccontare la religione e in quali circostanze? Un gruppo di ricercatori dell’Università di Perugia ha preso in esame alcuni quotidiani nazionali per capire quando e in che termini le testate d’informazione parlano di Chiesa. 

I primi risultati parziali della ricerca coordinata da Rita Marchetti, docente di sociologia dei media digitali pressol’Università di Perugia, sono stati presentati presso l’Università di Perugia negli appuntamenti de “I mercoledì di Scienze politiche” il 6 marzo. I dati saranno pubblicati sul numero 10 de La Voce in uscita il 15 marzo. Di seguito riportiamo l'intervento del card. Gualtiero Bassetti all'evento di presentazione. "Gentili professori, cari studenti, vi ringrazio dell’invito che mi avete rivolto: per me, è sempre un piacere e un onore entrare in un’aula universitaria. Penso infatti – e l’ho detto più volte – che l’Ateneo di Perugia è un patrimonio prezioso di tutta la comunità cittadina. Un patrimonio da difendere, da valorizzare e da promuovere con tutte le forze per il bene di Perugia e dell’Umbria. Non mi addentrerò, ovviamente, sui risultati della ricerca, ma vorrei limitarmi ad una breve riflessione sul tema oggi in discussione che è di grande interesse. Vorrei soffermarmi su tre concetti a mio avviso fondamentali del rapporto tra religioni e media: ovvero, il messaggio, il territorio e il dibattito pubblico nel mondo contemporaneo. Da sempre, infatti, sin dalle origini, seppur in modo molto diverso, la Chiesa ha comunicato un messaggio. Anzi, cito dal prologo di Giovanni, “In principio era il verbo, il verbo era presso Dio” e poi aggiunge “il verbo si fece carne”. La buona novella rappresentata dal cristianesimo si potrebbe riassumere dunque nel messaggio stesso. Ma non solo. Da sempre la Chiesa ha posto attenzione al modo di comunicare: penso, per esempio, all’utilizzo del volumen nell’antichità, ma anche, in tempi più recenti, all’utilizzo della fotografia, della radio, della carta stampata. I contenuti e il modo di comunicare un messaggio, dunque, rivestono per la Chiesa un’importanza fondamentale. Perché, di fatto, risponde ad un principio valido per tutti i secoli: ovvero che comunicare una notizia, o meglio, annunciare al mondo un messaggio è sempre una forma di carità.  È una forma di amore verso il prossimo, che esprime due realtà: in primo luogo, esprime sempre una relazione con l’altro, perché ogni comunicatore parla e si relazione con un pubblico e non rimane mai solo con se stesso; in secondo luogo, comunica un messaggio la cui portata ci sovrasta sempre perché, a ben guardare, nessun comunicatore è l’unico proprietario del messaggio ma è, fin dei conti, un medium, un mezzo di trasporto, un luogo di amplificazione. Detto in poche parole: tutti noi ogni volta che comunichiamo, dobbiamo rispondere ad una regola non scritta caratterizzata da due elementi: la carità e la responsabilità. Per questo motivo, Papa Francesco ha parlato non solo della promozione di una comunicazione costruttiva che possa favorire un'autentica “cultura dell'incontro”, ma anche dell’importanza dello “sguardo” con cui guardiamo la realtà e del modo con cui la raccontiamo e la divulghiamo. Uno dei modi con cui da molto tempo la Chiesa guarda e racconta la realtà – e vengo al secondo spunto di riflessione – è l’attenzione al territorio, attraverso una comunicazione che potremmo definire di prossimità. Nel 2017 abbiamo celebrato il centenario dei settimanali diocesani in Italia. La Chiesa italiana, da molto tempo, dunque, ha a cuore la presenza mediatica sul territorio e ha a cuore i media diocesani, attraverso i quali diffonde il suo messaggio in molte case. I settimanali diocesani hanno sempre rappresentato e continuano a rappresentare un presidio importante sul territorio dove la Chiesa locale vive ed opera, e dove ha la possibilità di esprimersi liberamente e di raggiungere le famiglie e le persone. Si tratta di un’esperienza importante che mette in luce la capillarità con cui le testate diocesane sono presenti nel nostro Paese e che rappresenta un’occasione unica per raccontare un territorio che conoscono, e lo conoscono perché lo abitano in prima persona. Al di là di ogni retorica sul territorio – oggi molto di moda – questa esperienza comunicativa, apparentemente ai margini del dibattito pubblico, è in realtà estremamente importante per comprendere le molte modalità con cui la Chiesa si esprime e la complessità del rapporto tra religione e media. Questa comunicazione di prossimità che si esprime sul territorio, infatti, è in primo luogo un mandato di carità verso le periferie esistenziali e fisiche del nostro Paese, ma è anche, in secondo luogo, un modo di agire sul territorio che non consiste soltanto nel fare informazione ma, addirittura, anche nel fare formazione. Ovvero coltivare il senso di comunità ben oltre l’appartenenza ecclesiale e in definitiva, contribuire a costruire quelle identità cittadine che rappresentano, da sempre, la tradizione civica dell’Italia e una parte importantissima della nostra storia.  Questa attenzione al territorio – e vengo al terzo punto – non è altro che un angolo visuale particolare con cui guardare al dibattito pubblico del mondo contemporaneo. Un dibattito che senza dubbio si sviluppa soprattutto sui quotidiani nazionali e sui media digitali. Nella ricerca che presenterete ho visto che avete analizzato 5 giornali cartacei e 5 testate che pubblicano esclusivamente su internet. Si potrebbero fare molte considerazioni sulla presenza della religione su questi media. Ne vorrei sottolineare soltanto due che a me sembrano particolarmente importanti.  La prima riguarda il processo di banalizzazione o, meglio, di stereotipizzazione della religione sui grandi media nazionali. Un processo ovviamente assente nei settimanali diocesani e forse minore anche nei giornali locali dove, per esempio, il rapporto con le feste patronali o con alcune tradizioni cittadine è vissuto in modo più diretto e con molta attenzione e rispetto verso la cronaca di queste feste. Invece, ho la sensazione che l’esigenza del racconto, al tempo stesso, veloce, sintetico e spettacolare, dei grandi media nazionali contribuisce alla costruzione di questo processo di stereotipizzazione della religione che non solo non aiuta a comprendere il messaggio veicolato, ma addirittura lo rinchiude dentro a dei canali narrativi che spesso sono dei veri e propri recinti comunicativi. Dei recinti in cui è molto difficile cogliere il significato profondo del messaggio ed è ancor più ostico affrontare un dibattito. La seconda considerazione che vorrei fare riguarda, invece, il cosiddetto “effetto Papa Francesco” sul dibattito pubblico. La popolarità del pontefice su cui molto si dibatte – anche con critiche feroci – rappresenta senza dubbio un elemento di riflessione cruciale per comprendere il rapporto tra religione, media e spazio pubblico. La mia età e anche la mia esperienza pastorale mi permettono di avere memoria di molti pontefici del XX secolo: soprattutto di quelli che hanno vissuto la cosiddetta “modernità” e di coloro che hanno avuto un rapporto intenso con i nuovi mezzi di comunicazione. Mi riferisco in particolare a Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Tutti e quattro, seppur con esiti diversi, sono stati dei papi che hanno utilizzato i media e che sono stati raccontati dai media. Tutti hanno subito critiche e apprezzamenti pubblici. Ognuno ha costruito una sua narrazione del pontificato. E l’opinione pubblica ha avuto atteggiamenti diversi con i papi a seconda del periodo storico e dell’argomento in questione. È notissima, per fare un solo esempio, la vicenda biografica di Paolo VI: dopo la pubblicazione dell’Humanae vitae finì di colpo, è stato scritto, “la luna di miele” tra il papa bresciano e i media. Tra le moltissime questioni che si possono sollevare, la domanda che oggi mi pongo e che vorrei porre anche agli studiosi: quali sono le peculiarità di Francesco rispetto agli altri Papi? Chiarisco meglio: le maggiori differenze tra l’attuale pontefice e chi lo ha preceduto sono rappresentate dall’evoluzione del sistema dei media – mi riferisco, soprattutto, ai social network – oppure sono legate alle diverse personalità dei pontefici? Naturalmente, come capirete, la riflessione sul dibattito pubblico è un tema che si riferisce direttamente anche al sottoscritto, al ruolo della Conferenza episcopale italiana e ai temi oggi maggiormente discussi: penso per esempio al tema dei migranti, il cui scarto tra realtà e percezione meriterebbe un convegno a parte, oppure al tema della povertà. Ma mi fermo qui.  E mi permetto di concludere con un semplice invito a mio avviso di grande importanza per chi studia e riflette sulla comunicazione: abbiate amore per la verità. “Amare la verità – ha detto papa Francesco – vuol dire non solo affermare, ma vivere la verità, testimoniarla con il proprio lavoro”. Parlare oggi di verità in un’epoca storica che alcuni hanno definito addirittura della “post-verità” potrà sembrare desueto. Ma io ritengo, invece, che sia di grandissima importanza: per il futuro e lo sviluppo della nostra società".]]>
chiesa

Come viene rappresentata la Chiesa nel dibattito pubblico? La stampa, in particolare, come sceglie di raccontare la religione e in quali circostanze? Un gruppo di ricercatori dell’Università di Perugia ha preso in esame alcuni quotidiani nazionali per capire quando e in che termini le testate d’informazione parlano di Chiesa. 

I primi risultati parziali della ricerca coordinata da Rita Marchetti, docente di sociologia dei media digitali pressol’Università di Perugia, sono stati presentati presso l’Università di Perugia negli appuntamenti de “I mercoledì di Scienze politiche” il 6 marzo. I dati saranno pubblicati sul numero 10 de La Voce in uscita il 15 marzo. Di seguito riportiamo l'intervento del card. Gualtiero Bassetti all'evento di presentazione. "Gentili professori, cari studenti, vi ringrazio dell’invito che mi avete rivolto: per me, è sempre un piacere e un onore entrare in un’aula universitaria. Penso infatti – e l’ho detto più volte – che l’Ateneo di Perugia è un patrimonio prezioso di tutta la comunità cittadina. Un patrimonio da difendere, da valorizzare e da promuovere con tutte le forze per il bene di Perugia e dell’Umbria. Non mi addentrerò, ovviamente, sui risultati della ricerca, ma vorrei limitarmi ad una breve riflessione sul tema oggi in discussione che è di grande interesse. Vorrei soffermarmi su tre concetti a mio avviso fondamentali del rapporto tra religioni e media: ovvero, il messaggio, il territorio e il dibattito pubblico nel mondo contemporaneo. Da sempre, infatti, sin dalle origini, seppur in modo molto diverso, la Chiesa ha comunicato un messaggio. Anzi, cito dal prologo di Giovanni, “In principio era il verbo, il verbo era presso Dio” e poi aggiunge “il verbo si fece carne”. La buona novella rappresentata dal cristianesimo si potrebbe riassumere dunque nel messaggio stesso. Ma non solo. Da sempre la Chiesa ha posto attenzione al modo di comunicare: penso, per esempio, all’utilizzo del volumen nell’antichità, ma anche, in tempi più recenti, all’utilizzo della fotografia, della radio, della carta stampata. I contenuti e il modo di comunicare un messaggio, dunque, rivestono per la Chiesa un’importanza fondamentale. Perché, di fatto, risponde ad un principio valido per tutti i secoli: ovvero che comunicare una notizia, o meglio, annunciare al mondo un messaggio è sempre una forma di carità.  È una forma di amore verso il prossimo, che esprime due realtà: in primo luogo, esprime sempre una relazione con l’altro, perché ogni comunicatore parla e si relazione con un pubblico e non rimane mai solo con se stesso; in secondo luogo, comunica un messaggio la cui portata ci sovrasta sempre perché, a ben guardare, nessun comunicatore è l’unico proprietario del messaggio ma è, fin dei conti, un medium, un mezzo di trasporto, un luogo di amplificazione. Detto in poche parole: tutti noi ogni volta che comunichiamo, dobbiamo rispondere ad una regola non scritta caratterizzata da due elementi: la carità e la responsabilità. Per questo motivo, Papa Francesco ha parlato non solo della promozione di una comunicazione costruttiva che possa favorire un'autentica “cultura dell'incontro”, ma anche dell’importanza dello “sguardo” con cui guardiamo la realtà e del modo con cui la raccontiamo e la divulghiamo. Uno dei modi con cui da molto tempo la Chiesa guarda e racconta la realtà – e vengo al secondo spunto di riflessione – è l’attenzione al territorio, attraverso una comunicazione che potremmo definire di prossimità. Nel 2017 abbiamo celebrato il centenario dei settimanali diocesani in Italia. La Chiesa italiana, da molto tempo, dunque, ha a cuore la presenza mediatica sul territorio e ha a cuore i media diocesani, attraverso i quali diffonde il suo messaggio in molte case. I settimanali diocesani hanno sempre rappresentato e continuano a rappresentare un presidio importante sul territorio dove la Chiesa locale vive ed opera, e dove ha la possibilità di esprimersi liberamente e di raggiungere le famiglie e le persone. Si tratta di un’esperienza importante che mette in luce la capillarità con cui le testate diocesane sono presenti nel nostro Paese e che rappresenta un’occasione unica per raccontare un territorio che conoscono, e lo conoscono perché lo abitano in prima persona. Al di là di ogni retorica sul territorio – oggi molto di moda – questa esperienza comunicativa, apparentemente ai margini del dibattito pubblico, è in realtà estremamente importante per comprendere le molte modalità con cui la Chiesa si esprime e la complessità del rapporto tra religione e media. Questa comunicazione di prossimità che si esprime sul territorio, infatti, è in primo luogo un mandato di carità verso le periferie esistenziali e fisiche del nostro Paese, ma è anche, in secondo luogo, un modo di agire sul territorio che non consiste soltanto nel fare informazione ma, addirittura, anche nel fare formazione. Ovvero coltivare il senso di comunità ben oltre l’appartenenza ecclesiale e in definitiva, contribuire a costruire quelle identità cittadine che rappresentano, da sempre, la tradizione civica dell’Italia e una parte importantissima della nostra storia.  Questa attenzione al territorio – e vengo al terzo punto – non è altro che un angolo visuale particolare con cui guardare al dibattito pubblico del mondo contemporaneo. Un dibattito che senza dubbio si sviluppa soprattutto sui quotidiani nazionali e sui media digitali. Nella ricerca che presenterete ho visto che avete analizzato 5 giornali cartacei e 5 testate che pubblicano esclusivamente su internet. Si potrebbero fare molte considerazioni sulla presenza della religione su questi media. Ne vorrei sottolineare soltanto due che a me sembrano particolarmente importanti.  La prima riguarda il processo di banalizzazione o, meglio, di stereotipizzazione della religione sui grandi media nazionali. Un processo ovviamente assente nei settimanali diocesani e forse minore anche nei giornali locali dove, per esempio, il rapporto con le feste patronali o con alcune tradizioni cittadine è vissuto in modo più diretto e con molta attenzione e rispetto verso la cronaca di queste feste. Invece, ho la sensazione che l’esigenza del racconto, al tempo stesso, veloce, sintetico e spettacolare, dei grandi media nazionali contribuisce alla costruzione di questo processo di stereotipizzazione della religione che non solo non aiuta a comprendere il messaggio veicolato, ma addirittura lo rinchiude dentro a dei canali narrativi che spesso sono dei veri e propri recinti comunicativi. Dei recinti in cui è molto difficile cogliere il significato profondo del messaggio ed è ancor più ostico affrontare un dibattito. La seconda considerazione che vorrei fare riguarda, invece, il cosiddetto “effetto Papa Francesco” sul dibattito pubblico. La popolarità del pontefice su cui molto si dibatte – anche con critiche feroci – rappresenta senza dubbio un elemento di riflessione cruciale per comprendere il rapporto tra religione, media e spazio pubblico. La mia età e anche la mia esperienza pastorale mi permettono di avere memoria di molti pontefici del XX secolo: soprattutto di quelli che hanno vissuto la cosiddetta “modernità” e di coloro che hanno avuto un rapporto intenso con i nuovi mezzi di comunicazione. Mi riferisco in particolare a Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Tutti e quattro, seppur con esiti diversi, sono stati dei papi che hanno utilizzato i media e che sono stati raccontati dai media. Tutti hanno subito critiche e apprezzamenti pubblici. Ognuno ha costruito una sua narrazione del pontificato. E l’opinione pubblica ha avuto atteggiamenti diversi con i papi a seconda del periodo storico e dell’argomento in questione. È notissima, per fare un solo esempio, la vicenda biografica di Paolo VI: dopo la pubblicazione dell’Humanae vitae finì di colpo, è stato scritto, “la luna di miele” tra il papa bresciano e i media. Tra le moltissime questioni che si possono sollevare, la domanda che oggi mi pongo e che vorrei porre anche agli studiosi: quali sono le peculiarità di Francesco rispetto agli altri Papi? Chiarisco meglio: le maggiori differenze tra l’attuale pontefice e chi lo ha preceduto sono rappresentate dall’evoluzione del sistema dei media – mi riferisco, soprattutto, ai social network – oppure sono legate alle diverse personalità dei pontefici? Naturalmente, come capirete, la riflessione sul dibattito pubblico è un tema che si riferisce direttamente anche al sottoscritto, al ruolo della Conferenza episcopale italiana e ai temi oggi maggiormente discussi: penso per esempio al tema dei migranti, il cui scarto tra realtà e percezione meriterebbe un convegno a parte, oppure al tema della povertà. Ma mi fermo qui.  E mi permetto di concludere con un semplice invito a mio avviso di grande importanza per chi studia e riflette sulla comunicazione: abbiate amore per la verità. “Amare la verità – ha detto papa Francesco – vuol dire non solo affermare, ma vivere la verità, testimoniarla con il proprio lavoro”. Parlare oggi di verità in un’epoca storica che alcuni hanno definito addirittura della “post-verità” potrà sembrare desueto. Ma io ritengo, invece, che sia di grandissima importanza: per il futuro e lo sviluppo della nostra società".]]>
Come gestire i social della parrocchia? Videoistruzioni per l’uso https://www.lavoce.it/social-parrocchia-videoistruzioni/ Wed, 20 Feb 2019 16:53:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54043 videoistruzioni

Come gestire il gruppo Facebook di una parrocchia? Meglio Twitter o Instagram? I social possono sostituire il sito parrocchiale? Come funzionano Google e Wikipedia? Come riconoscere le fake news? Quali sono le normative da rispettare? Per rispondere a queste domande e aiutare a non perdersi nel vasto mondo del web, l’Associazione dei Webmaster Cattolici Italiani (WeCa) ha pensato di realizzare dei tutorial, cioè brevi video in stile youtuber con indicazioni e suggerimenti per parrocchie, associazioni, istituti religiosi, gruppi giovanili, diocesi, genitori, educatori e animatori.

L'obiettivo delle "videoistruzioni"

«L’obiettivo è quello di richiamare l’attenzione su aspetti cruciali di fenomeni che pervadono la nostra realtà, specialmente quella dei nostri ragazzi, e di suscitare interesse», spiega Giovanni Silvestri, presidente di WeCa e responsabile del Servizio Informatico della Cei, sottolineando il valore strategico della scelta del format. «Quando si fa una ricerca su Google, oltre ai contenuti scritti - rileva - vengono affiancati anche dei video. Per andare incontro alla sensibilità di un’utenza sempre più abituata a questa modalità comunicativa, abbiamo puntato sui tutorial». Che, ricorda, sono «occasioni di formazione alla portata di tutti, ma non esauriscono l’esigenza educativa». Si possono definire infatti come dei «punti di accesso per altre opportunità di formazione, dei link tra la sensibilità dell’utente medio e i contenuti più impegnativi». La proposta, «diversa ma complementare rispetto a quella dei webinar, cioè delle dirette web che permettono l’interazione con l’esperto di turno», era già stata testata in passato «con un approccio sperimentale». L’esperienza aveva fatto constatare l’utilità dei tutorial sia nell’immediato che nel tempo, dal momento che «venivano spesso utilizzati dalle realtà locali come introduzione all’approfondimento e al dibattito». Oggi, evidenzia Silvestri, viene rilanciata «alzando il livello della qualità e offrendo un programma di contenuti più completo». Che va ad intercettare «le principali problematiche e sfide del confronto tra parrocchie, scuola, famiglie e mondo del web».

Gli appuntamenti

Tutti i mercoledì, sulla pagina Youtube e Facebook di WeCa e sul sito www.weca.it, sarà dunque disponibile un video condotto da Fabio Bolzetta, giornalista di Tv2000, che in pochi minuti e con lo stile agile tipico del tutorial si soffermerà su una domanda specifica, dando spiegazioni, risposte e consigli pratici. Prodotti in sinergia con l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali  e il Centro di ricerca sull’educazione ai media, all’informazione e alla tecnologia (Cremit) dell’Università Cattolica di Milano, i filmati sono frutto della riflessione e del lavoro di numerosi animatori di WeCa, tra cui Andrea Canton, Francesca Triani, Danilo di Leo, Filippo Andreacchio, Andrea Tomasi, Rita Marchetti e Gianluca Cantergiani. Ma, chiarisce Silvestri, «si tratta di un gruppo in continua crescita, che si avvale del contributo e delle competenze di tanti, come è nello spirito di un’associazione come WeCa». Del resto, «l’idea è quella di allargare lo sguardo ad altre tematiche e di irrobustire la proposta», rivela il presidente, annunciando che «viste le richieste già pervenute, in una dinamica di interazione con l’utenza, il ciclo che inizialmente prevedeva solo 12 appuntamenti si arricchirà protraendosi per un periodo più lungo».

(Stefania Careddu - dal Portaparola di Avvenire del 27 novembre 2018)

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videoistruzioni

Come gestire il gruppo Facebook di una parrocchia? Meglio Twitter o Instagram? I social possono sostituire il sito parrocchiale? Come funzionano Google e Wikipedia? Come riconoscere le fake news? Quali sono le normative da rispettare? Per rispondere a queste domande e aiutare a non perdersi nel vasto mondo del web, l’Associazione dei Webmaster Cattolici Italiani (WeCa) ha pensato di realizzare dei tutorial, cioè brevi video in stile youtuber con indicazioni e suggerimenti per parrocchie, associazioni, istituti religiosi, gruppi giovanili, diocesi, genitori, educatori e animatori.

L'obiettivo delle "videoistruzioni"

«L’obiettivo è quello di richiamare l’attenzione su aspetti cruciali di fenomeni che pervadono la nostra realtà, specialmente quella dei nostri ragazzi, e di suscitare interesse», spiega Giovanni Silvestri, presidente di WeCa e responsabile del Servizio Informatico della Cei, sottolineando il valore strategico della scelta del format. «Quando si fa una ricerca su Google, oltre ai contenuti scritti - rileva - vengono affiancati anche dei video. Per andare incontro alla sensibilità di un’utenza sempre più abituata a questa modalità comunicativa, abbiamo puntato sui tutorial». Che, ricorda, sono «occasioni di formazione alla portata di tutti, ma non esauriscono l’esigenza educativa». Si possono definire infatti come dei «punti di accesso per altre opportunità di formazione, dei link tra la sensibilità dell’utente medio e i contenuti più impegnativi». La proposta, «diversa ma complementare rispetto a quella dei webinar, cioè delle dirette web che permettono l’interazione con l’esperto di turno», era già stata testata in passato «con un approccio sperimentale». L’esperienza aveva fatto constatare l’utilità dei tutorial sia nell’immediato che nel tempo, dal momento che «venivano spesso utilizzati dalle realtà locali come introduzione all’approfondimento e al dibattito». Oggi, evidenzia Silvestri, viene rilanciata «alzando il livello della qualità e offrendo un programma di contenuti più completo». Che va ad intercettare «le principali problematiche e sfide del confronto tra parrocchie, scuola, famiglie e mondo del web».

Gli appuntamenti

Tutti i mercoledì, sulla pagina Youtube e Facebook di WeCa e sul sito www.weca.it, sarà dunque disponibile un video condotto da Fabio Bolzetta, giornalista di Tv2000, che in pochi minuti e con lo stile agile tipico del tutorial si soffermerà su una domanda specifica, dando spiegazioni, risposte e consigli pratici. Prodotti in sinergia con l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali  e il Centro di ricerca sull’educazione ai media, all’informazione e alla tecnologia (Cremit) dell’Università Cattolica di Milano, i filmati sono frutto della riflessione e del lavoro di numerosi animatori di WeCa, tra cui Andrea Canton, Francesca Triani, Danilo di Leo, Filippo Andreacchio, Andrea Tomasi, Rita Marchetti e Gianluca Cantergiani. Ma, chiarisce Silvestri, «si tratta di un gruppo in continua crescita, che si avvale del contributo e delle competenze di tanti, come è nello spirito di un’associazione come WeCa». Del resto, «l’idea è quella di allargare lo sguardo ad altre tematiche e di irrobustire la proposta», rivela il presidente, annunciando che «viste le richieste già pervenute, in una dinamica di interazione con l’utenza, il ciclo che inizialmente prevedeva solo 12 appuntamenti si arricchirà protraendosi per un periodo più lungo».

(Stefania Careddu - dal Portaparola di Avvenire del 27 novembre 2018)

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FOLIGNO. Il Vescovo presenta il nuovo assetto dell’Ufficio per le comunicazioni sociali https://www.lavoce.it/foligno-ufficio-comunicazioni/ Thu, 24 Jan 2019 12:00:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53896 comunicazioni

Martedì 22 gennaio il vescovo di Foligno mons. Gualtiero Sigismondi ha incontrato la stampa locale nell’imminenza della festa di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.

Nell’occasione, il Vescovo ha presentato anche il nuovo assetto dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, avviato con l’unificazione della proprietà della Gazzetta di Foligno e di Radio Gente Umbra in capo alla Fondazione San Domenico da Foligno, e proseguito con la nomina a nuovo responsabile dell’Ufficio di mons. Luigi Filippucci, il quale ha sottolineato il suo impegno per la presenza della Chiesa nel territorio, a beneficio della felicità e della dignità di ogni persona.

Il percorso vede il progressivo intensificarsi della collaborazione tra i mezzi di comunicazione diocesani e un’attenzione sempre crescente al settore dell’informazione, anche attraverso il rinnovamento del sito internet e la presenza sui social network, dove alla pagina Facebook si affiancherà l’account Twitter.

Il tema dell'accoglienza

Nel dialogo con i giornalisti, sui temi più caldi dell’attualità, il Vescovo ha assicurato l’impegno della Chiesa diocesana per l’accoglienza di ogni persona, indipendentemente dalle scelte politiche e anche a costo di essere voce fuori dal coro, sia attraverso la Caritas, sia nella vita ordinaria delle parrocchie e degli oratori.

Dopo il sisma

Le domande hanno poi riguardato la ricostruzione dopo il terremoto del 2016: l’inizio dei lavori nei mesi scorsi ha acceso la speranza di riaprire alcune chiese parrocchiali entro l’anno.

Cattedrale: quando riaprirà?

Mons. Sigismondi ha poi fatto il punto della situazione sulla cattedrale di San Feliciano, anch’essa chiusa da più di due anni: è stata annunciata la presentazione del progetto di consolidamento, come anche la volontà da parte della Cei di chiedere al Governo l’urgente definizione del protocollo da seguire per la ricostruzione delle “grandi opere”, con l’auspicio che nel 2019 si possa almeno aprire il cantiere per il recupero della massima chiesa cittadina.

In conclusione, mons. Sigismondi ha anticipato il tema dell’omelia che pronuncerà in occasione della festa di san Feliciano, fornendo, nell’imminenza delle elezioni amministrative che riguarderanno anche il Comune di Foligno, alcune indicazioni sul profilo di amministratore e di statista, e richiamando i cattolici al dovere di una lungimirante presenza in politica.

Fabio Massimo Mattoni

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comunicazioni

Martedì 22 gennaio il vescovo di Foligno mons. Gualtiero Sigismondi ha incontrato la stampa locale nell’imminenza della festa di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.

Nell’occasione, il Vescovo ha presentato anche il nuovo assetto dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, avviato con l’unificazione della proprietà della Gazzetta di Foligno e di Radio Gente Umbra in capo alla Fondazione San Domenico da Foligno, e proseguito con la nomina a nuovo responsabile dell’Ufficio di mons. Luigi Filippucci, il quale ha sottolineato il suo impegno per la presenza della Chiesa nel territorio, a beneficio della felicità e della dignità di ogni persona.

Il percorso vede il progressivo intensificarsi della collaborazione tra i mezzi di comunicazione diocesani e un’attenzione sempre crescente al settore dell’informazione, anche attraverso il rinnovamento del sito internet e la presenza sui social network, dove alla pagina Facebook si affiancherà l’account Twitter.

Il tema dell'accoglienza

Nel dialogo con i giornalisti, sui temi più caldi dell’attualità, il Vescovo ha assicurato l’impegno della Chiesa diocesana per l’accoglienza di ogni persona, indipendentemente dalle scelte politiche e anche a costo di essere voce fuori dal coro, sia attraverso la Caritas, sia nella vita ordinaria delle parrocchie e degli oratori.

Dopo il sisma

Le domande hanno poi riguardato la ricostruzione dopo il terremoto del 2016: l’inizio dei lavori nei mesi scorsi ha acceso la speranza di riaprire alcune chiese parrocchiali entro l’anno.

Cattedrale: quando riaprirà?

Mons. Sigismondi ha poi fatto il punto della situazione sulla cattedrale di San Feliciano, anch’essa chiusa da più di due anni: è stata annunciata la presentazione del progetto di consolidamento, come anche la volontà da parte della Cei di chiedere al Governo l’urgente definizione del protocollo da seguire per la ricostruzione delle “grandi opere”, con l’auspicio che nel 2019 si possa almeno aprire il cantiere per il recupero della massima chiesa cittadina.

In conclusione, mons. Sigismondi ha anticipato il tema dell’omelia che pronuncerà in occasione della festa di san Feliciano, fornendo, nell’imminenza delle elezioni amministrative che riguarderanno anche il Comune di Foligno, alcune indicazioni sul profilo di amministratore e di statista, e richiamando i cattolici al dovere di una lungimirante presenza in politica.

Fabio Massimo Mattoni

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Tagli al fondo per il pluralismo dell’informazione. Condividiamo l’appello Fisc https://www.lavoce.it/tagli-pluralismo-fisc-appello/ Fri, 21 Dec 2018 15:34:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53731 tagli

Con rammarico dobbiamo constatare che il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non ha ritenuto di prendere in considerazione il nostro appello di un ripensamento sui tagli indiscriminati al Fondo per il Pluralismo e l’innovazione tecnologica.
Riteniamo che il Governo e lo Stato debbano essere parte attiva e vigile per la promozione e  la tutela del fondamentale diritto ad un informazione plurale, in coerenza con l’art.21 della Costituzione, e non mortificare il pluralismo con tagli pesanti e repentini.
Chiediamo dunque che a breve  sia avviato un Tavolo di confronto con tutte le categorie impegnate nella filiera editoriale dell’informazione per ricercare, a partire dalla Legislazione attuale, ogni possibile miglioramento sul terreno del rigore, della trasparenza e dell’innovazione.
FISC- Federazione Italiana Settimanali cattolica
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tagli

Con rammarico dobbiamo constatare che il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non ha ritenuto di prendere in considerazione il nostro appello di un ripensamento sui tagli indiscriminati al Fondo per il Pluralismo e l’innovazione tecnologica.
Riteniamo che il Governo e lo Stato debbano essere parte attiva e vigile per la promozione e  la tutela del fondamentale diritto ad un informazione plurale, in coerenza con l’art.21 della Costituzione, e non mortificare il pluralismo con tagli pesanti e repentini.
Chiediamo dunque che a breve  sia avviato un Tavolo di confronto con tutte le categorie impegnate nella filiera editoriale dell’informazione per ricercare, a partire dalla Legislazione attuale, ogni possibile miglioramento sul terreno del rigore, della trasparenza e dell’innovazione.
FISC- Federazione Italiana Settimanali cattolica
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Social media: potenzialità e rischi. Cosa possono fare genitori e insegnanti? https://www.lavoce.it/social-media-rischi-genitori-insegnanti/ Thu, 01 Nov 2018 12:00:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53275 rischi

Facebook, Instagram, Whatsapp, Twitter, Messenger, Telegram: sono i social network, il mezzo che sta cambiando le relazioni umane, in particolare tra le nuove generazioni su cui hanno maggiore presa. Questi nuovi strumenti sono interamente da condannare? E che ruolo devono assumere gli educatori in questo cambiamento? A queste domande ha risposto, nell’ambito delle attività del Laboratorio permanente dell’Azione cattolica diocesana di Terni lo scorso 26 ottobre, il dott. Pierluigi Brustenghi, medico e psicoterapeuta.

Quali sono le criticità dei social?

“Bisogna vedere l’età della persona che usa i social. Anche l’adulto deve stare attento nel loro utilizzo, ma da grandi si hanno già dei meccanismi di difesa. I bambini e gli adolescenti invece sono più a rischio, anche perché purtroppo si sta verificando un uso sbagliato del mezzo. Molti ragazzi passano troppe ore al computer o davanti allo smartphone e questo li porta un po’ ad uscire dalla realtà, a creare una realtà virtuale dentro la quale poi trovano un mondo che non corrisponde a quello che vivono a scuola o insieme agli amici”.

Ci sono rischi anche per la salute?

“C’è il rischio che il cervello dei giovani possa subire delle modificazioni poiché le immagini che si vedono al computer sono uno strumento che modifica la plasticità sinaptica e sviluppa più circuiti eccitatori. Tutto ciò può comportare un agire in maniera compulsiva, cioè fare azioni che là per là non si riescono a controllare ma che si capiscono solo ex post. Il sonno degli adolescenti poi è profondamente destrutturato. I giovani oggi dormono circa due ore e mezzo in meno per notte, e questo ha forti ripercussioni a livello caratteriale, comportamentale e di apprendimento. La scuola si trova spesso ad avere adolescenti che hanno difficoltà di concentrazione e di memorizzazione proprio perché stanno troppo collegati in Rete”.

Alcuni fatti di cronaca ci ricordano che i ragazzi che navigano da soli possono imbattersi in molti pericoli. Cosa possono fare i genitori?

“L’uso della Rete deve essere estremamente controllato dai genitori, sia per quanto riguarda i siti, che per le persone che frequentano online . La cronaca ci sta sempre più abituando a conoscere fatti veramente sgradevoli, dove si capisce che l’adulto ha commesso un peccato di omesso controllo. I giovani richiedono molta più attenzione oggi, e il loro comportamento dipende anche dalla nostra capacità di controllarli - che non significa ‘stargli sopra’ e limitare i loro spazi creativi e di libertà, ma certamente dare linee di comportamento, sapere con chi parlano: dietro un nickname ci può essere anche un mostro, quindi bisogna stare molto attenti e metterli in guardia”.

Quali sono gli aspetti positivi della diffusione dei social sia per gli adulti che per gli adolescenti?

“I social hanno una grande utilità, sono un canale che ci permette di unirci al mondo. Per esempio, i malati cronici che non riescono ad uscire di casa possono comunicare attraverso i social. Per loro è una valvola importantissima. Poi ci sono i social group tematici, importanti anche dal punto di vista culturale, scientifico, artistico, musicale. Il progresso ha portato tanti vantaggi, ma contemporaneamente anche degli svantaggi che, riferendosi ai giovani, devono essere ben monitorati. Oggi il mondo vuol comunicare tutto subito. La velocità è il problema poichè occorre capire se siamo capaci di fare un multi-tasking ovvero di fare più cose contemporaneamente.

(Continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce, basta registrarsi)

Elisabetta Lomoro, Valentina Russo

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rischi

Facebook, Instagram, Whatsapp, Twitter, Messenger, Telegram: sono i social network, il mezzo che sta cambiando le relazioni umane, in particolare tra le nuove generazioni su cui hanno maggiore presa. Questi nuovi strumenti sono interamente da condannare? E che ruolo devono assumere gli educatori in questo cambiamento? A queste domande ha risposto, nell’ambito delle attività del Laboratorio permanente dell’Azione cattolica diocesana di Terni lo scorso 26 ottobre, il dott. Pierluigi Brustenghi, medico e psicoterapeuta.

Quali sono le criticità dei social?

“Bisogna vedere l’età della persona che usa i social. Anche l’adulto deve stare attento nel loro utilizzo, ma da grandi si hanno già dei meccanismi di difesa. I bambini e gli adolescenti invece sono più a rischio, anche perché purtroppo si sta verificando un uso sbagliato del mezzo. Molti ragazzi passano troppe ore al computer o davanti allo smartphone e questo li porta un po’ ad uscire dalla realtà, a creare una realtà virtuale dentro la quale poi trovano un mondo che non corrisponde a quello che vivono a scuola o insieme agli amici”.

Ci sono rischi anche per la salute?

“C’è il rischio che il cervello dei giovani possa subire delle modificazioni poiché le immagini che si vedono al computer sono uno strumento che modifica la plasticità sinaptica e sviluppa più circuiti eccitatori. Tutto ciò può comportare un agire in maniera compulsiva, cioè fare azioni che là per là non si riescono a controllare ma che si capiscono solo ex post. Il sonno degli adolescenti poi è profondamente destrutturato. I giovani oggi dormono circa due ore e mezzo in meno per notte, e questo ha forti ripercussioni a livello caratteriale, comportamentale e di apprendimento. La scuola si trova spesso ad avere adolescenti che hanno difficoltà di concentrazione e di memorizzazione proprio perché stanno troppo collegati in Rete”.

Alcuni fatti di cronaca ci ricordano che i ragazzi che navigano da soli possono imbattersi in molti pericoli. Cosa possono fare i genitori?

“L’uso della Rete deve essere estremamente controllato dai genitori, sia per quanto riguarda i siti, che per le persone che frequentano online . La cronaca ci sta sempre più abituando a conoscere fatti veramente sgradevoli, dove si capisce che l’adulto ha commesso un peccato di omesso controllo. I giovani richiedono molta più attenzione oggi, e il loro comportamento dipende anche dalla nostra capacità di controllarli - che non significa ‘stargli sopra’ e limitare i loro spazi creativi e di libertà, ma certamente dare linee di comportamento, sapere con chi parlano: dietro un nickname ci può essere anche un mostro, quindi bisogna stare molto attenti e metterli in guardia”.

Quali sono gli aspetti positivi della diffusione dei social sia per gli adulti che per gli adolescenti?

“I social hanno una grande utilità, sono un canale che ci permette di unirci al mondo. Per esempio, i malati cronici che non riescono ad uscire di casa possono comunicare attraverso i social. Per loro è una valvola importantissima. Poi ci sono i social group tematici, importanti anche dal punto di vista culturale, scientifico, artistico, musicale. Il progresso ha portato tanti vantaggi, ma contemporaneamente anche degli svantaggi che, riferendosi ai giovani, devono essere ben monitorati. Oggi il mondo vuol comunicare tutto subito. La velocità è il problema poichè occorre capire se siamo capaci di fare un multi-tasking ovvero di fare più cose contemporaneamente.

(Continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce, basta registrarsi)

Elisabetta Lomoro, Valentina Russo

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