INFORMAZIONE Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/category/informazione/ Settimanale di informazione regionale Fri, 12 Aug 2022 13:51:20 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg INFORMAZIONE Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/category/informazione/ 32 32 ‘In Cammino’, il nuovo programma di Rai 3 condotto da padre Enzo Fortunato https://www.lavoce.it/in-cammino-il-nuovo-programma-di-rai-3-condotto-da-padre-enzo-fortunato/ Fri, 12 Aug 2022 13:50:42 +0000 https://www.lavoce.it/?p=67968 in cammino

In Cammino è il titolo del nuovo programma, condotto da padre Enzo Fortunato e Giulia Nannini, che andrà in onda su RAI3 ogni lunedì alle ore 15.05 per tre settimane a partire dal 15 agosto. Un viaggio per condurre il telespettatore lungo strade e sentieri che portano a Mont-Saint Michel, Santiago de Compostela, la via Francigena con Roma e la via di Francesco con Assisi, che sempre più persone d’estate e non solo, per turismo o per fede, intraprendono, che, da secoli, attraversano l’Europa e il nostro Paese.

Incontri speciali in cammino

Nel programma non mancheranno incontri speciali come quello con il cardinale Mauro Gambetti, Arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano; monsignor Paolo Giulietti, Arcivescovo di Lucca; l’artista Michelangelo Pistoletto, la cantante Patti Smith; lo storico Franco Cardini; il conduttore Rai Massimiliano Ossini e il presidente di Symbola Ermete Realacci. Scritto da Paola Miletich per la regia Pierluigi De Pasquale, mostrerà la bellezza della natura e l’importanza di camminare e vivere in armonia con madre terra e l’ambiente che ci circonda sempre più martoriato dal vivere frenetico quotidiano.  ]]>
in cammino

In Cammino è il titolo del nuovo programma, condotto da padre Enzo Fortunato e Giulia Nannini, che andrà in onda su RAI3 ogni lunedì alle ore 15.05 per tre settimane a partire dal 15 agosto. Un viaggio per condurre il telespettatore lungo strade e sentieri che portano a Mont-Saint Michel, Santiago de Compostela, la via Francigena con Roma e la via di Francesco con Assisi, che sempre più persone d’estate e non solo, per turismo o per fede, intraprendono, che, da secoli, attraversano l’Europa e il nostro Paese.

Incontri speciali in cammino

Nel programma non mancheranno incontri speciali come quello con il cardinale Mauro Gambetti, Arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano; monsignor Paolo Giulietti, Arcivescovo di Lucca; l’artista Michelangelo Pistoletto, la cantante Patti Smith; lo storico Franco Cardini; il conduttore Rai Massimiliano Ossini e il presidente di Symbola Ermete Realacci. Scritto da Paola Miletich per la regia Pierluigi De Pasquale, mostrerà la bellezza della natura e l’importanza di camminare e vivere in armonia con madre terra e l’ambiente che ci circonda sempre più martoriato dal vivere frenetico quotidiano.  ]]>
Il presidente Ucsi Vincenzo Varagona ha incontrato il card. Gualtiero Bassetti https://www.lavoce.it/il-presidente-ucsi-vincenzo-varagona-ha-incontrato-il-card-gualtiero-bassetti/ Thu, 07 Oct 2021 09:20:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=62621

Il Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, ha ricevuto il 6 ottobre a Perugia il neo-presidente dell’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana), Vincenzo Varagona. L’incontro, svolto a pochi giorni dalla conclusione del XX Congresso di Roma, ha offerto l’opportunità all’Ucsi di esprimere piena disponibilità alla collaborazione con la Conferenza episcopale italiana, attraverso l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali. È questa una stagione di particolare fermento comunicativo, che ha come prospettiva imminente la Settimana sociale di Taranto. Il 14 ottobre prossimo, infatti, sarà presentato a Bari il volume Pensare il futuro, 17 obiettivi dell’Agenda 2030 vista dai giovani e raccontati dai giornalisti pubblicato dall’Ucsi a cura di Maria Paola Piccini e Paola Springhetti. Nel corso dell’incontro, inoltre, al cardinal Bassetti è stato consegnato il numero della rivista associativa Desk dedicato a Raccontare la comunità.  ]]>

Il Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, ha ricevuto il 6 ottobre a Perugia il neo-presidente dell’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana), Vincenzo Varagona. L’incontro, svolto a pochi giorni dalla conclusione del XX Congresso di Roma, ha offerto l’opportunità all’Ucsi di esprimere piena disponibilità alla collaborazione con la Conferenza episcopale italiana, attraverso l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali. È questa una stagione di particolare fermento comunicativo, che ha come prospettiva imminente la Settimana sociale di Taranto. Il 14 ottobre prossimo, infatti, sarà presentato a Bari il volume Pensare il futuro, 17 obiettivi dell’Agenda 2030 vista dai giovani e raccontati dai giornalisti pubblicato dall’Ucsi a cura di Maria Paola Piccini e Paola Springhetti. Nel corso dell’incontro, inoltre, al cardinal Bassetti è stato consegnato il numero della rivista associativa Desk dedicato a Raccontare la comunità.  ]]>
Bassetti. Giornalismo è lavoro che si nutre di rispetto per l’uomo – Il video https://www.lavoce.it/bassetti-giornalismo-e-lavoro-che-si-nutre-di-rispetto-per-luomo-il-video/ Sat, 12 Jun 2021 13:33:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60990

“Il mandato del giornalismo di prossimità è far emergere le periferie e allo stesso tempo fare formazione e informazione, coltivare il senso di comunità attraverso una passione per il lavoro che si nutre di rispetto per l’uomo”. Così il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, nel suo messaggio in apertura dell’8° Meeting nazionale dei giornalisti di Grottammare che quest’anno ha come titolo “Il prossimo senza frontiere” e si è tenuto on line questa mattina. Il video dell'incontro https://youtu.be/lNhLSSMPEoI?t=1562 “Vi esorto – ha affermato Bassetti rivolgendosi ai giornalisti – a lavorare senza frontiere valorizzando le opportunità offerte in condivisione di valori, esperienze e risorse materiali e spirituali”.

Bassetti: promuovere un giornalismo di prossimità

“La sfida che ci attende è quella di incontrare le persone dove sono. È un richiamo diretto che sa di profezia. La comunicazione nella sua radice non dovrebbe mai conoscere frontiere ma dovrebbe sempre puntare a mettere il mondo in comune. Ecco allora la necessità di promuovere un giornalismo di prossimità che sappia andare incontro alla gente senza frontiere. La pandemia ha ristretto spazi e confini ma ha dilatato la dimensione temporale. Vorrei riconsegnarvi l’immagine evangelica del Buon Samaritano che non solo si fa prossimo ma si fa carico dell’uomo che vede sulla strada. Gesù inverte la prospettiva umana. Comunicare significa allora prendere consapevolezza di essere umani”.]]>

“Il mandato del giornalismo di prossimità è far emergere le periferie e allo stesso tempo fare formazione e informazione, coltivare il senso di comunità attraverso una passione per il lavoro che si nutre di rispetto per l’uomo”. Così il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, nel suo messaggio in apertura dell’8° Meeting nazionale dei giornalisti di Grottammare che quest’anno ha come titolo “Il prossimo senza frontiere” e si è tenuto on line questa mattina. Il video dell'incontro https://youtu.be/lNhLSSMPEoI?t=1562 “Vi esorto – ha affermato Bassetti rivolgendosi ai giornalisti – a lavorare senza frontiere valorizzando le opportunità offerte in condivisione di valori, esperienze e risorse materiali e spirituali”.

Bassetti: promuovere un giornalismo di prossimità

“La sfida che ci attende è quella di incontrare le persone dove sono. È un richiamo diretto che sa di profezia. La comunicazione nella sua radice non dovrebbe mai conoscere frontiere ma dovrebbe sempre puntare a mettere il mondo in comune. Ecco allora la necessità di promuovere un giornalismo di prossimità che sappia andare incontro alla gente senza frontiere. La pandemia ha ristretto spazi e confini ma ha dilatato la dimensione temporale. Vorrei riconsegnarvi l’immagine evangelica del Buon Samaritano che non solo si fa prossimo ma si fa carico dell’uomo che vede sulla strada. Gesù inverte la prospettiva umana. Comunicare significa allora prendere consapevolezza di essere umani”.]]>
Settimana Santa da vivere da casa. Articoli e orari delle liturgie… e molto altro nella nostra edizione digitale https://www.lavoce.it/settimana-santa-da-vivere-da-casa-articoli-e-orari-delle-liturgie-e-molto-altro-nella-nostra-edizione-digitale/ Thu, 02 Apr 2020 13:00:09 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56737

Tutti gli articoli e i programmi delle celebrazioni

Una Settimana santa come non se ne ricordavano. Sì, già in passato guerre ed epidemie avevano stravolto la vita sociale, e quindi quella ecclesiale (basti pensare alla Milano dei Promessi sposi). E tuttavia, nel vissuto contemporaneo lo shock è stato forte. Accompagnato da un altro fenomeno nuovo: la diffusione capillare dei social media. Proprio questi ultimi si stanno dimostrando uno dei veicoli privilegiati per ovviare all’impossibilità di radunarsi in chiesa. Si è usufruito dei moderni mezzi di comunicazione nelle settimane precedenti, lo si farà anche per i riti di Pasqua. Senza però dimenticare un “mezzo di comunicazione” ancora più capillare e potente: la preghiera. Tutti gli articoli e i programmi delle celebrazioni - e tanto altro ancora - nelle pagine che puoi leggere online nell'Edizione digitale.

Famiglia

Il Governo vara una serie di misure per venire incontro alle famiglie con figli a carico a casa. Di quali cifre si tratta, per quali situazioni, e in che modo è possibile accedere ai fondi messi a disposizione. Il Forum delle associazioni familiari però critica il provvedimento: il motivo, e la loro contro-proposta

Agricoltura

Il settore alimentare è il più attivo in questo tempo di austerity. Gli approvigionamenti non mancano. E tuttavia anche il mondo dell’agricoltura, perlomeno in alcuni settori, sta subendo i contraccolpi dell’emergenza. Ce ne parla il presidente regionale di Coldiretti, Albano Agabiti

Cei

Milioni di euro per sostenere una serie di strutture ospedaliere in tutta Italia. La Cei oggi in prima linea anche sul piano sanirario

Sport

Posticipate di un anno le Olimpiadi di Tokyo. Anche un bel gruppo di atleti umbri si stava preparando a partecipare. Non è una ‘vacanza extra’. Anzi

Città di Castello

L’Istituto Sales fa lezione in diretta, collegato a Londra

Avigliano Umbro

Covid e rifornimenti: parla responsabile di supermercato

Sigillo

Si può fare la spesa e lasciarla a chi ne ha più bisogno

Gubbio

Dalla diocesi, un telefono amico per ogni necessità

Terni

Vigili del fuoco in motocicletta per distribuire farmaci

Cascia

Se vuoi aiutare i poveri, scarica il Kit del pellegrino]]>

Tutti gli articoli e i programmi delle celebrazioni

Una Settimana santa come non se ne ricordavano. Sì, già in passato guerre ed epidemie avevano stravolto la vita sociale, e quindi quella ecclesiale (basti pensare alla Milano dei Promessi sposi). E tuttavia, nel vissuto contemporaneo lo shock è stato forte. Accompagnato da un altro fenomeno nuovo: la diffusione capillare dei social media. Proprio questi ultimi si stanno dimostrando uno dei veicoli privilegiati per ovviare all’impossibilità di radunarsi in chiesa. Si è usufruito dei moderni mezzi di comunicazione nelle settimane precedenti, lo si farà anche per i riti di Pasqua. Senza però dimenticare un “mezzo di comunicazione” ancora più capillare e potente: la preghiera. Tutti gli articoli e i programmi delle celebrazioni - e tanto altro ancora - nelle pagine che puoi leggere online nell'Edizione digitale.

Famiglia

Il Governo vara una serie di misure per venire incontro alle famiglie con figli a carico a casa. Di quali cifre si tratta, per quali situazioni, e in che modo è possibile accedere ai fondi messi a disposizione. Il Forum delle associazioni familiari però critica il provvedimento: il motivo, e la loro contro-proposta

Agricoltura

Il settore alimentare è il più attivo in questo tempo di austerity. Gli approvigionamenti non mancano. E tuttavia anche il mondo dell’agricoltura, perlomeno in alcuni settori, sta subendo i contraccolpi dell’emergenza. Ce ne parla il presidente regionale di Coldiretti, Albano Agabiti

Cei

Milioni di euro per sostenere una serie di strutture ospedaliere in tutta Italia. La Cei oggi in prima linea anche sul piano sanirario

Sport

Posticipate di un anno le Olimpiadi di Tokyo. Anche un bel gruppo di atleti umbri si stava preparando a partecipare. Non è una ‘vacanza extra’. Anzi

Città di Castello

L’Istituto Sales fa lezione in diretta, collegato a Londra

Avigliano Umbro

Covid e rifornimenti: parla responsabile di supermercato

Sigillo

Si può fare la spesa e lasciarla a chi ne ha più bisogno

Gubbio

Dalla diocesi, un telefono amico per ogni necessità

Terni

Vigili del fuoco in motocicletta per distribuire farmaci

Cascia

Se vuoi aiutare i poveri, scarica il Kit del pellegrino]]>
Coronavirus. La nostra vita oggi e domani. Articoli e commenti questa settimana on line https://www.lavoce.it/coronavirus-la-nostra-vita-oggi-e-domani/ Fri, 27 Mar 2020 09:00:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56618

L’emergenza coronavirus non è solo una questione sanitaria ed economica, per quanto immense siano le problematiche in questi due settori. È anche - e forse addirittura più - una dinamica sociale. Questa settimana, a partire dalla situazione di fatto, abbiamo allargato lo sguardo in diverse direzioni. C’è l’opera di consulenza di mediatori familiari e psicologi per persone e coppie “provate” dalla vita di “clausura”. C’è l’effetto pandemia, il diffondersi del virus anche in aree poco seguite dai media, dall’Africa al Brasile all’India. E c’è una riflessione su quali insegnamenti possano trarre dall’attuale crisi sanitaria la vita sociale e quella della Chiesa. Abbiamo chiesto a quattro autori “nostri” di affrontare il tema del momento da prospettive sia sociali che ecclesiali. Si tratta del sociologo Luca Diotallevi, del giornalista Daris Giancarini, del prof. Marco Moschini, e di don Andrea Rossi che commenta per noi la Parola di Dio domenicale. Ognuno di loro ha offerto uno sguardo critico, ma anche suggerimenti per “sfruttare” con intelligenza questa situazione.

Trovi tutti gli articoli nel giornale di questa settimana.

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L’emergenza coronavirus non è solo una questione sanitaria ed economica, per quanto immense siano le problematiche in questi due settori. È anche - e forse addirittura più - una dinamica sociale. Questa settimana, a partire dalla situazione di fatto, abbiamo allargato lo sguardo in diverse direzioni. C’è l’opera di consulenza di mediatori familiari e psicologi per persone e coppie “provate” dalla vita di “clausura”. C’è l’effetto pandemia, il diffondersi del virus anche in aree poco seguite dai media, dall’Africa al Brasile all’India. E c’è una riflessione su quali insegnamenti possano trarre dall’attuale crisi sanitaria la vita sociale e quella della Chiesa. Abbiamo chiesto a quattro autori “nostri” di affrontare il tema del momento da prospettive sia sociali che ecclesiali. Si tratta del sociologo Luca Diotallevi, del giornalista Daris Giancarini, del prof. Marco Moschini, e di don Andrea Rossi che commenta per noi la Parola di Dio domenicale. Ognuno di loro ha offerto uno sguardo critico, ma anche suggerimenti per “sfruttare” con intelligenza questa situazione.

Trovi tutti gli articoli nel giornale di questa settimana.

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Editoria. Martella: “La buona informazione contro il Coronavirus” https://www.lavoce.it/editoria-martella-la-buona-informazione-contro-il-coronavirus/ Thu, 26 Mar 2020 17:45:09 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56623

Il Sottosegretario Andrea Martella, a fine 2019, come titolare della delega governativo all’Editoria, ha partecipato a Roma al congresso dei settimanali cattolici italiani (Fisc), in quell’occasione li ha definiti una “realtà significativa” che “rappresentano o sono la testimonianza di un’editoria di prossimità”. Vale ancora oggi questo giudizio?
“Ricordo perfettamente e, oggi più che mai, vedo conferme della straordinaria funzione di testimonianza dei giornali cattolici. In questa emergenza si sta manifestando con forza una domanda di buona informazione da parte dei cittadini e la vostra realtà costituisce un segmento prezioso di quella rete informativa che sta accompagnando gli italiani in questi giorni difficili con il valore della prossimità e la ricchezza del pluralismo. Voci importanti che fanno sentire tante persone meno sole”.
L’emergenza ha invaso anche le redazioni dei settimanali diocesani, l’impegno è massimo per garantire un servizio puntuale, sia con i giornali di carta che con le edizioni online e via social. Ma per arrivare ai lettori e agli abbonati serve che la filiera dalla tipografia, alle edicole e alla consegna postale possa funzionare. Si riuscirà a mantenere attivo tutto questo?
«È stato un impegno assunto dal governo con convinzione, fin dall’inizio dell’emergenza. In tutti i Dpcm che si sono susseguiti, le attività della filiera dell'informazione sono state preservate dalle restrizioni. La stampa è sempre un bene pubblico essenziale, a maggior ragione in circostanze emergenziali. Mentre per necessità si restringono gli spazi di movimento dei cittadini, è la stampa ad offrire margini di vera libertà”.
Numerose testate diocesane, come anve il quotidiano Avvenire, stanno offrendo gratuitamente l’edizione digitale, come valuta questa scelta?
“Sono scelte molto apprezzabili che denotano attenzione verso i cittadini, proprio per le ragioni prima richiamate. Vedo che tantissime testate stanno adottando iniziative per avvicinare i lettori, anche con politiche di forte scontistica. È cresciuta la domanda di informazione ed è bene che i prodotti editoriali rispondano con professionalità e qualità a questa sfida. Noto con piacere che questo sta accadendo ed è un aspetto importante anche per il contrasto alle fake news”.
L’informazione oggi più che mai e un bene pubblico, lo ha ribadito più volte. Che cosa sta mettendo in campo il governo per salvaguardare questo “bene”? Ci sono interventi diretti per la stampa locale come i settimanali diocesani?
“Prima di questa emergenza, con la legge di bilancio abbiamo messo in sicurezza il settore fino al 2022, sterilizzando i tagli previsti in passato; abbiamo stanziato 20 mln di euro per la promozione della lettura nelle scuole di ogni ordine e grado, comprese le paritarie; abbiamo prorogato le agevolazioni postali per la spedizione dei giornali; abbiamo dato sostegno alle edicole. Anche con il DL Cura Italia abbiamo dato un segnale di attenzione al settore con il raddoppio del credito di imposta per le edicole e l’estensione del beneficio anche ai distributori che raggiungono i piccoli comuni. Abbiamo rivisto il credito di imposta per le imprese che investono in pubblicità sui giornali, indirizzandolo al 30% dell'investimento complessivo e non più sulla parte incrementale. Stiamo lavorando per migliorare ulteriormente le misure a sostegno dell’intera filiera”.
Prima del coronavirus lei era impegnato in una riforma completa del settore informativo, una riforma 5.0 . Cambieranno i programmi di rinnovamento del settore?
“Non vi è dubbio che questa emergenza provocherà dei cambiamenti. Lo sta già facendo. Però le ragioni di una riforma che io ho chiamato Editoria 5.0 rimangono tutte e nonostante l’oggettivo rallentamento imposto dall’emergenza stiamo continuando lavorarci. Quando questa emergenza finirà dovremo farci trovare pronti a rilanciare questo settore che è strategico per la qualità stessa della nostra democrazia”.
Da tanti viene ribadito il ruolo indispensabile dei giornalisti delle grandi testate, si parla meno del lavoro prezioso di chi opera nelle realtà locali. Lo rileva anche lei? Come si può intervenire?
“Il lavoro della e nella informazione è preziosissimo ovunque. Io vedo che il professionista dell’informazione anche a livello locale esprime un valore aggiunto ed è punto di riferimento per i lettori e le comunità a cui si rivolge con il proprio lavoro. Il recupero della autorevolezza della stampa che sta accompagnando questa emergenza sarà indubbiamente utile anche per valorizzare questo segmento della filiera ad emergenza finita”.
Chiara Genisio]]>

Il Sottosegretario Andrea Martella, a fine 2019, come titolare della delega governativo all’Editoria, ha partecipato a Roma al congresso dei settimanali cattolici italiani (Fisc), in quell’occasione li ha definiti una “realtà significativa” che “rappresentano o sono la testimonianza di un’editoria di prossimità”. Vale ancora oggi questo giudizio?
“Ricordo perfettamente e, oggi più che mai, vedo conferme della straordinaria funzione di testimonianza dei giornali cattolici. In questa emergenza si sta manifestando con forza una domanda di buona informazione da parte dei cittadini e la vostra realtà costituisce un segmento prezioso di quella rete informativa che sta accompagnando gli italiani in questi giorni difficili con il valore della prossimità e la ricchezza del pluralismo. Voci importanti che fanno sentire tante persone meno sole”.
L’emergenza ha invaso anche le redazioni dei settimanali diocesani, l’impegno è massimo per garantire un servizio puntuale, sia con i giornali di carta che con le edizioni online e via social. Ma per arrivare ai lettori e agli abbonati serve che la filiera dalla tipografia, alle edicole e alla consegna postale possa funzionare. Si riuscirà a mantenere attivo tutto questo?
«È stato un impegno assunto dal governo con convinzione, fin dall’inizio dell’emergenza. In tutti i Dpcm che si sono susseguiti, le attività della filiera dell'informazione sono state preservate dalle restrizioni. La stampa è sempre un bene pubblico essenziale, a maggior ragione in circostanze emergenziali. Mentre per necessità si restringono gli spazi di movimento dei cittadini, è la stampa ad offrire margini di vera libertà”.
Numerose testate diocesane, come anve il quotidiano Avvenire, stanno offrendo gratuitamente l’edizione digitale, come valuta questa scelta?
“Sono scelte molto apprezzabili che denotano attenzione verso i cittadini, proprio per le ragioni prima richiamate. Vedo che tantissime testate stanno adottando iniziative per avvicinare i lettori, anche con politiche di forte scontistica. È cresciuta la domanda di informazione ed è bene che i prodotti editoriali rispondano con professionalità e qualità a questa sfida. Noto con piacere che questo sta accadendo ed è un aspetto importante anche per il contrasto alle fake news”.
L’informazione oggi più che mai e un bene pubblico, lo ha ribadito più volte. Che cosa sta mettendo in campo il governo per salvaguardare questo “bene”? Ci sono interventi diretti per la stampa locale come i settimanali diocesani?
“Prima di questa emergenza, con la legge di bilancio abbiamo messo in sicurezza il settore fino al 2022, sterilizzando i tagli previsti in passato; abbiamo stanziato 20 mln di euro per la promozione della lettura nelle scuole di ogni ordine e grado, comprese le paritarie; abbiamo prorogato le agevolazioni postali per la spedizione dei giornali; abbiamo dato sostegno alle edicole. Anche con il DL Cura Italia abbiamo dato un segnale di attenzione al settore con il raddoppio del credito di imposta per le edicole e l’estensione del beneficio anche ai distributori che raggiungono i piccoli comuni. Abbiamo rivisto il credito di imposta per le imprese che investono in pubblicità sui giornali, indirizzandolo al 30% dell'investimento complessivo e non più sulla parte incrementale. Stiamo lavorando per migliorare ulteriormente le misure a sostegno dell’intera filiera”.
Prima del coronavirus lei era impegnato in una riforma completa del settore informativo, una riforma 5.0 . Cambieranno i programmi di rinnovamento del settore?
“Non vi è dubbio che questa emergenza provocherà dei cambiamenti. Lo sta già facendo. Però le ragioni di una riforma che io ho chiamato Editoria 5.0 rimangono tutte e nonostante l’oggettivo rallentamento imposto dall’emergenza stiamo continuando lavorarci. Quando questa emergenza finirà dovremo farci trovare pronti a rilanciare questo settore che è strategico per la qualità stessa della nostra democrazia”.
Da tanti viene ribadito il ruolo indispensabile dei giornalisti delle grandi testate, si parla meno del lavoro prezioso di chi opera nelle realtà locali. Lo rileva anche lei? Come si può intervenire?
“Il lavoro della e nella informazione è preziosissimo ovunque. Io vedo che il professionista dell’informazione anche a livello locale esprime un valore aggiunto ed è punto di riferimento per i lettori e le comunità a cui si rivolge con il proprio lavoro. Il recupero della autorevolezza della stampa che sta accompagnando questa emergenza sarà indubbiamente utile anche per valorizzare questo segmento della filiera ad emergenza finita”.
Chiara Genisio]]>
“No tagli, no bavagli”, la mobilitazione dei giornalisti umbri https://www.lavoce.it/tagli-bavagli-giornalisti-umbri/ Fri, 08 Mar 2019 08:54:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54151 tagli

È partita dall’Umbria, con la campagna nazionale “No tagli, no bavagli”, la mobilitazione dei giornalisti italiani per la tutela della libertà dell’informazione, senza la quale anche la democrazia è in pericolo. Una mobilitazione promossa dalla Fnsi, il sindacato nazionale dei giornalisti, preoccupato per gli annunciati tagli dei contributi statali per giornali, radio e televisioni.

Tagli, che in un settore in crisi come quello della editoria, provocheranno il ridimensionamento e la chiusura di quotidiani, periodici e di tante emittenti radiotelevisive locali. Con la perdita di migliaia di posti di lavoro, e con il rischio dei “bavagli” per creare informazione meno indipendente economicamente, e quindi meno pluralistica e meno libera. Anche per il proliferare di “querele temerarie”, con richieste di risarcimenti perfino di milioni di euro a giornalisti “scomodi”.

Querele che poi, nel 90 per cento dei casi, vengono ritenute infondate dall’autorità giudiziaria. È però una forma di intimidazione che si aggiunge alle minacce e violenze anche fisiche, per le quali oggi ci sono più di 200 giornalisti italiani che hanno bisogno di una protezione della polizia, 21 dei quali “sotto scorta” 24 ore su 24.

A Perugia venerdì scorso si è svolta una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti. Il presidente dell’Associazione stampa umbra, Marco Baruffi, ha sottolineato l’importanza di questa mobilitazione, cominciata proprio in Umbria in momenti in cui si registra il diffondersi di un “clima di ostilità nei confronti dei giornalisti, che mette a repentaglio la loro funzione di controllo del potere”.

Questa campagna per salvaguardare il valore cruciale della informazione per la democrazia - ha detto Lorusso - è la risposta alle misure messe in campo e annunciate dal Governo, che colpiranno soprattutto le testate più piccole. La riduzione del 10 per cento dei fondi per l’editoria, e il loro azzeramento previsto per il prossimo anno, porteranno alla chiusura di tanti giornali sul territorio.

“E quando si riduce il pluralismo dell’informazione - ha denunciato - si comincia a ridurre anche la democrazia”. Bisogna “fermare questa deriva - ha aggiunto il presidente Giulietti - per la quale l’Italia è sotto osservazione del Consiglio europeo insieme ad altri Paesi con regimi autoritari”. È a rischio la sopravvivenza di voci diverse - e ha citato testate come Avvenire , Il Manifesto e Radio radicale - perché “evidentemente in Italia le differenze non sono più gradite”.

Il sottosegretario Crimi ha annunciato la convocazione degli stati generali dell’editoria. Ma prima - ha proseguito Giulietti - “Governo e Parlamento fermino questi tagli, e ci presentino una proposta di riforma dei provvedimenti per l’editoria sulla quale discutere”.

Enzo Ferrini

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tagli

È partita dall’Umbria, con la campagna nazionale “No tagli, no bavagli”, la mobilitazione dei giornalisti italiani per la tutela della libertà dell’informazione, senza la quale anche la democrazia è in pericolo. Una mobilitazione promossa dalla Fnsi, il sindacato nazionale dei giornalisti, preoccupato per gli annunciati tagli dei contributi statali per giornali, radio e televisioni.

Tagli, che in un settore in crisi come quello della editoria, provocheranno il ridimensionamento e la chiusura di quotidiani, periodici e di tante emittenti radiotelevisive locali. Con la perdita di migliaia di posti di lavoro, e con il rischio dei “bavagli” per creare informazione meno indipendente economicamente, e quindi meno pluralistica e meno libera. Anche per il proliferare di “querele temerarie”, con richieste di risarcimenti perfino di milioni di euro a giornalisti “scomodi”.

Querele che poi, nel 90 per cento dei casi, vengono ritenute infondate dall’autorità giudiziaria. È però una forma di intimidazione che si aggiunge alle minacce e violenze anche fisiche, per le quali oggi ci sono più di 200 giornalisti italiani che hanno bisogno di una protezione della polizia, 21 dei quali “sotto scorta” 24 ore su 24.

A Perugia venerdì scorso si è svolta una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti. Il presidente dell’Associazione stampa umbra, Marco Baruffi, ha sottolineato l’importanza di questa mobilitazione, cominciata proprio in Umbria in momenti in cui si registra il diffondersi di un “clima di ostilità nei confronti dei giornalisti, che mette a repentaglio la loro funzione di controllo del potere”.

Questa campagna per salvaguardare il valore cruciale della informazione per la democrazia - ha detto Lorusso - è la risposta alle misure messe in campo e annunciate dal Governo, che colpiranno soprattutto le testate più piccole. La riduzione del 10 per cento dei fondi per l’editoria, e il loro azzeramento previsto per il prossimo anno, porteranno alla chiusura di tanti giornali sul territorio.

“E quando si riduce il pluralismo dell’informazione - ha denunciato - si comincia a ridurre anche la democrazia”. Bisogna “fermare questa deriva - ha aggiunto il presidente Giulietti - per la quale l’Italia è sotto osservazione del Consiglio europeo insieme ad altri Paesi con regimi autoritari”. È a rischio la sopravvivenza di voci diverse - e ha citato testate come Avvenire , Il Manifesto e Radio radicale - perché “evidentemente in Italia le differenze non sono più gradite”.

Il sottosegretario Crimi ha annunciato la convocazione degli stati generali dell’editoria. Ma prima - ha proseguito Giulietti - “Governo e Parlamento fermino questi tagli, e ci presentino una proposta di riforma dei provvedimenti per l’editoria sulla quale discutere”.

Enzo Ferrini

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San Francesco di Sales. Bassetti risponde ai giornalisti: “Tutti i credenti hanno diritto a un luogo di culto” https://www.lavoce.it/bassetti-giornalisti-culto/ Thu, 31 Jan 2019 11:53:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53918 chiese orientali

"Tante conflittualità dipendono proprio dal modo sbagliato di comunicare. Non si pensa che si può uccidere una persona con le parole sbagliate". Lo ha detto l'arcivescovo di Perugia e presidente della Cei card. Gualtiero Bassetti all'incontro con i giornalisti in occasione della festa del loro patrono, San Francesco di Sales.

Un uso responsabile delle forme di comunicazione

"Di fronte a questo rischio - ha continuato il cardinale - Papa Francesco richiama gli operatori dell'informazione ad un uso responsabile anche della rete, consapevoli del fatto che le relazioni solo virtuali non sono sufficienti a colmare il bisogno di comunione della persona umana. Anzi, se ci si rifugia soltanto nei mezzi virtuali si possono creare delle terribili solitudini".

Il caso Sea Watch

Bassetti poi, sollecitato dalle domande dei presenti, è tornato a parlare anche del caso Sea Watch. “Ringraziamo Dio per lo sbarco, ma la lentezza dell’Europa fa veramente impressione. Che un gigante come l’Europa, dove ci sono nazioni che hanno il maggior benessere del mondo, debba tergiversare tanto per accogliere 47 poveracci di cui 11 bambini, è una sofferenza immensa”. La soluzione allora potrebbe essere un ritorno del mondo cattolico all’azione politica? “Non riguarda il magistero, ma credo sarebbe prematuro. Noi abbiamo il compito di educare i giovani alla politica, che è pura espressione di amore per servire una comunità”. “Ecco perché vado a parlare di dottrina sociale della Chiesa, di Sturzo e di De Gasperi, di associazioni cattoliche – ha sottolineato Bassetti – camminiamo insieme e stiamo uniti, non in vista di un partito, che ora prenderebbe lo 0,8%. Prepariamoci bene”.

Integrazione religiosa

A chi gli ha chiesto qual è la posizione della Chiesa in merito alle ripetute polemiche sulla moschea di Umbertide, il cardinale ha risposto così: “Non entro nel merito delle polemiche sulle moschee perché il discorso è complesso, però io dico: tutti i credenti hanno diritto a un luogo di culto, tutti i credenti hanno diritto a ritrovarsi insieme e credo che noi più favoriamo questo, e meno corriamo il rischio del terrorismo perché si vigilano meglio le persone insieme che le persone isolate che fanno una vita nascosta. Quindi io sono favorevole al fatto che abbiano luoghi di culto, anche perché si tratta di membri di una religione monoteistica come il cristianesimo e l’ebraismo. Naturalmente regolati anche da quelle che sono le leggi italiane. Dico questo non solo come diritto di fondo, perché in quanto esseri umani hanno diritto a professare la propria religione, ma anche come motivo di sicurezza, perché così anche chi ha il compito di vigilare, lo fa meglio se le persone sono aggregate e non rischiano di diventare delle sette disperse”.

Fede e politica

Un'altra domanda ha riguardato l'impegno politico dei cattolici. "La Chiesa ha il compito di educare alla politica, ecco perché cerco di esortare, anche attraverso le associazioni cattoliche, a camminare insieme". Un partito cattolico? "Non è una cosa che riguarda direttamente me, i vescovi e i sacerdoti e poi penso sarebbe prematuro. Prepariamoci invece, facciamo innamorare i giovani della politica, facciamogli capire che è la forma più bella di volontariato perché è una pura espressione di amore".  ]]>
chiese orientali

"Tante conflittualità dipendono proprio dal modo sbagliato di comunicare. Non si pensa che si può uccidere una persona con le parole sbagliate". Lo ha detto l'arcivescovo di Perugia e presidente della Cei card. Gualtiero Bassetti all'incontro con i giornalisti in occasione della festa del loro patrono, San Francesco di Sales.

Un uso responsabile delle forme di comunicazione

"Di fronte a questo rischio - ha continuato il cardinale - Papa Francesco richiama gli operatori dell'informazione ad un uso responsabile anche della rete, consapevoli del fatto che le relazioni solo virtuali non sono sufficienti a colmare il bisogno di comunione della persona umana. Anzi, se ci si rifugia soltanto nei mezzi virtuali si possono creare delle terribili solitudini".

Il caso Sea Watch

Bassetti poi, sollecitato dalle domande dei presenti, è tornato a parlare anche del caso Sea Watch. “Ringraziamo Dio per lo sbarco, ma la lentezza dell’Europa fa veramente impressione. Che un gigante come l’Europa, dove ci sono nazioni che hanno il maggior benessere del mondo, debba tergiversare tanto per accogliere 47 poveracci di cui 11 bambini, è una sofferenza immensa”. La soluzione allora potrebbe essere un ritorno del mondo cattolico all’azione politica? “Non riguarda il magistero, ma credo sarebbe prematuro. Noi abbiamo il compito di educare i giovani alla politica, che è pura espressione di amore per servire una comunità”. “Ecco perché vado a parlare di dottrina sociale della Chiesa, di Sturzo e di De Gasperi, di associazioni cattoliche – ha sottolineato Bassetti – camminiamo insieme e stiamo uniti, non in vista di un partito, che ora prenderebbe lo 0,8%. Prepariamoci bene”.

Integrazione religiosa

A chi gli ha chiesto qual è la posizione della Chiesa in merito alle ripetute polemiche sulla moschea di Umbertide, il cardinale ha risposto così: “Non entro nel merito delle polemiche sulle moschee perché il discorso è complesso, però io dico: tutti i credenti hanno diritto a un luogo di culto, tutti i credenti hanno diritto a ritrovarsi insieme e credo che noi più favoriamo questo, e meno corriamo il rischio del terrorismo perché si vigilano meglio le persone insieme che le persone isolate che fanno una vita nascosta. Quindi io sono favorevole al fatto che abbiano luoghi di culto, anche perché si tratta di membri di una religione monoteistica come il cristianesimo e l’ebraismo. Naturalmente regolati anche da quelle che sono le leggi italiane. Dico questo non solo come diritto di fondo, perché in quanto esseri umani hanno diritto a professare la propria religione, ma anche come motivo di sicurezza, perché così anche chi ha il compito di vigilare, lo fa meglio se le persone sono aggregate e non rischiano di diventare delle sette disperse”.

Fede e politica

Un'altra domanda ha riguardato l'impegno politico dei cattolici. "La Chiesa ha il compito di educare alla politica, ecco perché cerco di esortare, anche attraverso le associazioni cattoliche, a camminare insieme". Un partito cattolico? "Non è una cosa che riguarda direttamente me, i vescovi e i sacerdoti e poi penso sarebbe prematuro. Prepariamoci invece, facciamo innamorare i giovani della politica, facciamogli capire che è la forma più bella di volontariato perché è una pura espressione di amore".  ]]>
Tagli al fondo per il pluralismo dell’informazione. Condividiamo l’appello Fisc https://www.lavoce.it/tagli-pluralismo-fisc-appello/ Fri, 21 Dec 2018 15:34:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53731 tagli

Con rammarico dobbiamo constatare che il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non ha ritenuto di prendere in considerazione il nostro appello di un ripensamento sui tagli indiscriminati al Fondo per il Pluralismo e l’innovazione tecnologica.
Riteniamo che il Governo e lo Stato debbano essere parte attiva e vigile per la promozione e  la tutela del fondamentale diritto ad un informazione plurale, in coerenza con l’art.21 della Costituzione, e non mortificare il pluralismo con tagli pesanti e repentini.
Chiediamo dunque che a breve  sia avviato un Tavolo di confronto con tutte le categorie impegnate nella filiera editoriale dell’informazione per ricercare, a partire dalla Legislazione attuale, ogni possibile miglioramento sul terreno del rigore, della trasparenza e dell’innovazione.
FISC- Federazione Italiana Settimanali cattolica
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tagli

Con rammarico dobbiamo constatare che il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non ha ritenuto di prendere in considerazione il nostro appello di un ripensamento sui tagli indiscriminati al Fondo per il Pluralismo e l’innovazione tecnologica.
Riteniamo che il Governo e lo Stato debbano essere parte attiva e vigile per la promozione e  la tutela del fondamentale diritto ad un informazione plurale, in coerenza con l’art.21 della Costituzione, e non mortificare il pluralismo con tagli pesanti e repentini.
Chiediamo dunque che a breve  sia avviato un Tavolo di confronto con tutte le categorie impegnate nella filiera editoriale dell’informazione per ricercare, a partire dalla Legislazione attuale, ogni possibile miglioramento sul terreno del rigore, della trasparenza e dell’innovazione.
FISC- Federazione Italiana Settimanali cattolica
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Tagli editoria: Alleanza Cooperative, File, Fisc e Uspi fanno appello a Conte. https://www.lavoce.it/tagli-editoria-alleanza-cooperative-file-fisc-e-uspi-fanno-appello-a-conte/ Mon, 17 Dec 2018 12:49:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53667

Alleanza delle Cooperative, File, Fisc e Uspi hanno deciso di scrivere un appello al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Questo il testo dell'appello. “Chiediamo al Presidente del Consiglio un ripensamento urgente del Governo rispetto ai tagli indiscriminati di risorse del Fondo per il Pluralismo e l’innovazione dell’informazione. I tagli sono previsti in un emendamento all’interno della Legge di Bilancio in discussione e approvazione al Senato. I tagli annunciati avranno effetto dal 2019, con ripercussioni pesantissime su diversi giornali cooperativi e delle altre realtà no profit, e su tutto l’indotto. Crediamo che il Governo e lo Stato debbano invece essere parte attiva e vigile per la promozione e la tutela del fondamentale diritto ad un informazione plurale, in coerenza con l’art.21 della Costituzione, e non mortificare il pluralismo con tagli così pesanti e repentini. Chiediamo dunque che venga ritirato l’emendamento riferito ai tagli all’editoria e che venga avviato con urgenza un Tavolo di confronto con tutte le categorie impegnate nella filiera editoriale dell’informazione per ricercare, a partire dalla Legislazione attuale, ogni possibile miglioramento sul terreno del rigore, della trasparenza e dell’’innovazione. Confidiamo nell’impegno del Presidente del Consiglio di rinviare i tempi di applicazione di ipotesi di tagli dei Fondi al 2020 per creare le condizioni rapide per un confronto serrato sul merito dei cambiamenti da proporre alla attuale Legge che potrebbe vederci tutti, parte pubblica, cooperative, privati, impegnati per costruire nel 2019 soluzioni adeguate ed innovative di sostegno all’intera filiera editoriale. Siamo per un sostegno al pluralismo chiaro e trasparente, ma occorre un lavoro serio e di insieme per evitare conseguenze disastrose sul settore”.]]>

Alleanza delle Cooperative, File, Fisc e Uspi hanno deciso di scrivere un appello al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Questo il testo dell'appello. “Chiediamo al Presidente del Consiglio un ripensamento urgente del Governo rispetto ai tagli indiscriminati di risorse del Fondo per il Pluralismo e l’innovazione dell’informazione. I tagli sono previsti in un emendamento all’interno della Legge di Bilancio in discussione e approvazione al Senato. I tagli annunciati avranno effetto dal 2019, con ripercussioni pesantissime su diversi giornali cooperativi e delle altre realtà no profit, e su tutto l’indotto. Crediamo che il Governo e lo Stato debbano invece essere parte attiva e vigile per la promozione e la tutela del fondamentale diritto ad un informazione plurale, in coerenza con l’art.21 della Costituzione, e non mortificare il pluralismo con tagli così pesanti e repentini. Chiediamo dunque che venga ritirato l’emendamento riferito ai tagli all’editoria e che venga avviato con urgenza un Tavolo di confronto con tutte le categorie impegnate nella filiera editoriale dell’informazione per ricercare, a partire dalla Legislazione attuale, ogni possibile miglioramento sul terreno del rigore, della trasparenza e dell’’innovazione. Confidiamo nell’impegno del Presidente del Consiglio di rinviare i tempi di applicazione di ipotesi di tagli dei Fondi al 2020 per creare le condizioni rapide per un confronto serrato sul merito dei cambiamenti da proporre alla attuale Legge che potrebbe vederci tutti, parte pubblica, cooperative, privati, impegnati per costruire nel 2019 soluzioni adeguate ed innovative di sostegno all’intera filiera editoriale. Siamo per un sostegno al pluralismo chiaro e trasparente, ma occorre un lavoro serio e di insieme per evitare conseguenze disastrose sul settore”.]]>
Elezioni europee tra fake news e interferenze https://www.lavoce.it/elezioni-europee-fake-news-privacy/ Wed, 12 Dec 2018 12:00:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53622 umani

"Lo spirito del regolamento è permettere alle persone di esercitare le proprie idee e tendenze in maniera libera e corretta. Evitando anche discriminazioni, in positivo o in negativo, nel diritto di professare la propria fede". Parola di Giovanni Buttarelli, garante europeo per la protezione dei dati personali, che fa il punto sull'attuazione del Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali (Gdpr) alla luce delle sfide attuali e sulle implicazioni per la Chiesa cattolica.

Con il nuovo regolamento, cosa cambia per la Chiesa?

La Chiesa cattolica, come altre istituzioni europee, non può che beneficiare del Gdpr che soddisfa tre esigenze. Anzitutto, l'armonizzazione delle regole nel contesto dell'Unione europea; poi l'evoluzione in rapporto alle nuove tecnologie, che può offrire soluzioni rivolte al futuro e non soltanto agli archivi cartacei del passato; quindi la persona al centro della tutela, in particolare la dignità che è oggetto di disciplina specifica. Chi più della Chiesa cattolica può beneficiare di questo? Il regolamento contiene per la prima volta un riferimento alle confessioni religiose, che possono avere discipline parallele di cui viene valutata la conformità rispetto al quadro normativo civile.

L'attenzione alla privacy della Chiesa tedesca

In Germania, la Chiesa ha recepito la normativa in maniera rigida. A Friburgo, ad esempio, i fedeli vengono informati sui servizi in streaming dalla cattedrale e hanno l’opportunità di partecipare alle liturgie dalle navate laterali e dai banchi posteriori centrali che non rientrano nell’arco di ripresa delle telecamere. È un eccesso di scrupolo o sono necessari accorgimenti così accurati anche nelle celebrazioni? La Germania ha un'attenzione rigorosa sul tema dei dati personali, che deriva storicamente anche da forme di spionaggio della Germania dell'Est. Non è detto che questa soluzione debba essere oggetto di una regolamentazione, potrebbe essere anche semplicemente tenuta presente nel quadro delle buone pratiche.

Cosa cambia nelle parrocchie?

Sul piano generale, il diritto di professare una confessione religiosa si collega alla libertà di espressione, che comprende anche il diritto di non manifestare all'esterno questo tipo di adesione. Lo Stato italiano è un contesto in cui c'è meno problematicità ad esternare la propria partecipazione alla Chiesa cattolica, mentre altrove questo aspetto potrebbe essere oggetto di diversa sensibilità. Non bisogna pensare che la radicalizzazione di forme di tutela di questo tipo sia la prospettiva. Basta avvertire gli utenti che una certa funzione religiosa viene registrata o va in streaming, perché possano regolarsi come meglio credano. Cosa cambia a livello di prassi nelle parrocchie o nelle scuole? In tanti istituti ci si preoccupa, ad esempio, del trattamento delle foto dei bambini... Sono leggende metropolitane che resistono da decenni. Si tratta di preoccupazioni che non trovano riscontro nel contesto normativo. L'Autorità italiana ha dovuto ricordare più volte che la disciplina delle foto scolastiche non è frustrata dal Regolamento, perché la socializzazione all'interno di una comunità scolastica fa parte del diritto di formazione della personalità. Chi non vuole partecipare a una foto di classe, perderà un'occasione importante. L'idea che le foto di classe o le rappresentazioni natalizie dei bambini debbano passare per l'Ufficio complicazione affari semplici fa sorridere.

Qual è lo stato d’adozione del Gdpr in Europa?

Quasi tutti i Paesi si sono dotati di un primo step di norme. Sette sono in dirittura di arrivo, le norme sono state adottate ma non sono ancora operative. Il bilancio è tendenzialmente soddisfacente, ma non ottimale. Ogni Paese ha evidenziato situazioni critiche: la Germania per quanto riguarda il consenso, la Spagna per l'attività di propaganda dei partiti politici, la Romania per l'accesso alle fonti dei giornalisti, etc. Queste norme saranno oggetto di uno scrutinio europeo per indirizzare gli Stati membri a fare di più. Il successo di questa normativa europea è parlare al resto del mondo con una sola voce. C'è il rischio di una burocratizzazione della normativa? Sì, assistiamo in parte a una esasperazione delle garanzie formali anche nell'esercizio dei diritti. In alcuni contesti, non si guarda alla sostanza delle garanzie ma al principio di difendersi da eventuali controversie.

Privacy sui social

Dopo il caso Cambridge Analytica, si è innalzato il livello di guardia in tema di privacy sui social? Cambridge Analytica ha scosso le coscienze. È il picco di un iceberg, niente sarà più uguale a prima. Adesso si completeranno le procedure sanzionatorie e si darà un messaggio forte e chiaro. Alcuni social network, in particolare Facebook, hanno risentito non tanto nelle quotazioni in borsa o nel numero di utenti che sono calati, ma nella decrescita sensibile del tasso di fiducia che è essenziale per lo sviluppo di queste piattaforme.

Il tema privacy alle prossime elezioni europee

Che attenzione ci sarà per la privacy dei cittadini e per garantire la non interferenza di altri Paesi nelle prossime elezioni europee? Nel 2019 avremo elezioni in 13 Stati membri, oltre a quelle europee. La preoccupazione che fake news, manipolazioni online e uso non trasparente di algoritmi e sistemi di profilazione portino a influire sul principio della parità delle armi è molto alta. Prima di febbraio verrà varata una nuova normativa che, rinforzando quella già esistente, porterà le autorità nazionali a collaborare di più con l'autorità europea affinché si elimini anche il mero dubbio di un'influenza non corretta nell'uso dei social per l'informazione. Non possiamo ritornare alle tribune politiche, ma tutti coloro che utilizzano lo smartphone per comunicare o fruiscono di sistemi di messaggistica istantanea pseudo-gratuita non possono essere oggetto di una profilazione basata sul monitoraggio occulto di tutte le loro parole per fornire messaggi mirati. Così come è stato nel caso della Brexit o delle ultime elezioni statunitensi. La prossima tornata elettorale è vitale per il futuro dell'Europa e non possono esserci dubbi sulla correttezza dello svolgimento. C'è chi teme che la quantità enorme di dati sensibili immagazzinata dai colossi del web sia il vero business e che, in prospettiva, l'influenza di queste aziende potrebbe essere superiore a quella degli Stati.

Il potere di chi raccoglie informazioni e dati

Già oggi buona parte dei membri del cosiddetto Gafa group (Google, Apple, Facebook e Amazon) hanno la possibilità di esercitare un potere superiore a quello statuale. Il tasso di informazioni in loro possesso e il livello di penetrazione nella vita privata delle persone è superiore a quello di tanti servizi segreti messi assieme su scala mondiale. Non a caso alcuni Paesi europei hanno deciso di nominare un "ambasciatore" nella Silicon Valley, quasi a riconoscerla come uno Stato industriale ad alta evoluzione. Il bilanciamento di interessi di cui ora si discute avrà ancora più un valore strategico in futuro quando, a partire dal 2020, la Cina potrebbe accedere su scala mondiale. È possibile che questo fenomeno sia ritardato da problematiche di linguaggio, ma le potenzialità di quel mercato sono tali da sparigliare le carte in tavola. Putin ha detto che chi avrà a breve la possibilità di gestire l'informazione e processarla avrà vinto. Le aziende più ricche sono quelle che hanno come obiettivo la raccolta di informazioni, che oggi si accumulano per scopi che verranno fuori domani. Conservare informazioni diventa strategico per il futuro, quando qualsiasi istituzione pubblica o privata potrà dipendere da altri soggetti per raggiungere una certa fetta di mercato o un determinato target di persone. Dobbiamo affrontare il problema del divedendo digitale e l'asimmetria sul piano dei rapporti civili e commerciali che al momento è fortemente sbilanciato. L'abuso di posizione dominante è più che evidente. Con l'arresto del direttore finanziario di Huawei, si palesa il rischio che i grandi produttori di tecnologia possano carpire dati sensibili degli utenti attraverso i sistemi operativi e le App. La circostanza che alcuni apparecchi possano essere stati progettati per raccogliere i dati degli utenti desta grande preoccupazione. Al di là delle sanzioni per eventuali rapporti con l'Iran, il problema centrale è il principio della confidenzialità e integrità delle comunicazioni. Queste compagnie devono chiarire subito che nulla è stato fatto per permettere un'intercettazione delle comunicazioni di chiunque sia in possesso dei loro device. Agli inizi dell'amministrazione Clinton, fu proposto dai servizi di intelligence americana il cosiddetto "Clipper chip" che portava a questo tipo di soluzioni per i computer portatili. Il sistema fu rigettato perché considerato incompatibile con una democrazia.

Riccardo Benotti

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umani

"Lo spirito del regolamento è permettere alle persone di esercitare le proprie idee e tendenze in maniera libera e corretta. Evitando anche discriminazioni, in positivo o in negativo, nel diritto di professare la propria fede". Parola di Giovanni Buttarelli, garante europeo per la protezione dei dati personali, che fa il punto sull'attuazione del Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali (Gdpr) alla luce delle sfide attuali e sulle implicazioni per la Chiesa cattolica.

Con il nuovo regolamento, cosa cambia per la Chiesa?

La Chiesa cattolica, come altre istituzioni europee, non può che beneficiare del Gdpr che soddisfa tre esigenze. Anzitutto, l'armonizzazione delle regole nel contesto dell'Unione europea; poi l'evoluzione in rapporto alle nuove tecnologie, che può offrire soluzioni rivolte al futuro e non soltanto agli archivi cartacei del passato; quindi la persona al centro della tutela, in particolare la dignità che è oggetto di disciplina specifica. Chi più della Chiesa cattolica può beneficiare di questo? Il regolamento contiene per la prima volta un riferimento alle confessioni religiose, che possono avere discipline parallele di cui viene valutata la conformità rispetto al quadro normativo civile.

L'attenzione alla privacy della Chiesa tedesca

In Germania, la Chiesa ha recepito la normativa in maniera rigida. A Friburgo, ad esempio, i fedeli vengono informati sui servizi in streaming dalla cattedrale e hanno l’opportunità di partecipare alle liturgie dalle navate laterali e dai banchi posteriori centrali che non rientrano nell’arco di ripresa delle telecamere. È un eccesso di scrupolo o sono necessari accorgimenti così accurati anche nelle celebrazioni? La Germania ha un'attenzione rigorosa sul tema dei dati personali, che deriva storicamente anche da forme di spionaggio della Germania dell'Est. Non è detto che questa soluzione debba essere oggetto di una regolamentazione, potrebbe essere anche semplicemente tenuta presente nel quadro delle buone pratiche.

Cosa cambia nelle parrocchie?

Sul piano generale, il diritto di professare una confessione religiosa si collega alla libertà di espressione, che comprende anche il diritto di non manifestare all'esterno questo tipo di adesione. Lo Stato italiano è un contesto in cui c'è meno problematicità ad esternare la propria partecipazione alla Chiesa cattolica, mentre altrove questo aspetto potrebbe essere oggetto di diversa sensibilità. Non bisogna pensare che la radicalizzazione di forme di tutela di questo tipo sia la prospettiva. Basta avvertire gli utenti che una certa funzione religiosa viene registrata o va in streaming, perché possano regolarsi come meglio credano. Cosa cambia a livello di prassi nelle parrocchie o nelle scuole? In tanti istituti ci si preoccupa, ad esempio, del trattamento delle foto dei bambini... Sono leggende metropolitane che resistono da decenni. Si tratta di preoccupazioni che non trovano riscontro nel contesto normativo. L'Autorità italiana ha dovuto ricordare più volte che la disciplina delle foto scolastiche non è frustrata dal Regolamento, perché la socializzazione all'interno di una comunità scolastica fa parte del diritto di formazione della personalità. Chi non vuole partecipare a una foto di classe, perderà un'occasione importante. L'idea che le foto di classe o le rappresentazioni natalizie dei bambini debbano passare per l'Ufficio complicazione affari semplici fa sorridere.

Qual è lo stato d’adozione del Gdpr in Europa?

Quasi tutti i Paesi si sono dotati di un primo step di norme. Sette sono in dirittura di arrivo, le norme sono state adottate ma non sono ancora operative. Il bilancio è tendenzialmente soddisfacente, ma non ottimale. Ogni Paese ha evidenziato situazioni critiche: la Germania per quanto riguarda il consenso, la Spagna per l'attività di propaganda dei partiti politici, la Romania per l'accesso alle fonti dei giornalisti, etc. Queste norme saranno oggetto di uno scrutinio europeo per indirizzare gli Stati membri a fare di più. Il successo di questa normativa europea è parlare al resto del mondo con una sola voce. C'è il rischio di una burocratizzazione della normativa? Sì, assistiamo in parte a una esasperazione delle garanzie formali anche nell'esercizio dei diritti. In alcuni contesti, non si guarda alla sostanza delle garanzie ma al principio di difendersi da eventuali controversie.

Privacy sui social

Dopo il caso Cambridge Analytica, si è innalzato il livello di guardia in tema di privacy sui social? Cambridge Analytica ha scosso le coscienze. È il picco di un iceberg, niente sarà più uguale a prima. Adesso si completeranno le procedure sanzionatorie e si darà un messaggio forte e chiaro. Alcuni social network, in particolare Facebook, hanno risentito non tanto nelle quotazioni in borsa o nel numero di utenti che sono calati, ma nella decrescita sensibile del tasso di fiducia che è essenziale per lo sviluppo di queste piattaforme.

Il tema privacy alle prossime elezioni europee

Che attenzione ci sarà per la privacy dei cittadini e per garantire la non interferenza di altri Paesi nelle prossime elezioni europee? Nel 2019 avremo elezioni in 13 Stati membri, oltre a quelle europee. La preoccupazione che fake news, manipolazioni online e uso non trasparente di algoritmi e sistemi di profilazione portino a influire sul principio della parità delle armi è molto alta. Prima di febbraio verrà varata una nuova normativa che, rinforzando quella già esistente, porterà le autorità nazionali a collaborare di più con l'autorità europea affinché si elimini anche il mero dubbio di un'influenza non corretta nell'uso dei social per l'informazione. Non possiamo ritornare alle tribune politiche, ma tutti coloro che utilizzano lo smartphone per comunicare o fruiscono di sistemi di messaggistica istantanea pseudo-gratuita non possono essere oggetto di una profilazione basata sul monitoraggio occulto di tutte le loro parole per fornire messaggi mirati. Così come è stato nel caso della Brexit o delle ultime elezioni statunitensi. La prossima tornata elettorale è vitale per il futuro dell'Europa e non possono esserci dubbi sulla correttezza dello svolgimento. C'è chi teme che la quantità enorme di dati sensibili immagazzinata dai colossi del web sia il vero business e che, in prospettiva, l'influenza di queste aziende potrebbe essere superiore a quella degli Stati.

Il potere di chi raccoglie informazioni e dati

Già oggi buona parte dei membri del cosiddetto Gafa group (Google, Apple, Facebook e Amazon) hanno la possibilità di esercitare un potere superiore a quello statuale. Il tasso di informazioni in loro possesso e il livello di penetrazione nella vita privata delle persone è superiore a quello di tanti servizi segreti messi assieme su scala mondiale. Non a caso alcuni Paesi europei hanno deciso di nominare un "ambasciatore" nella Silicon Valley, quasi a riconoscerla come uno Stato industriale ad alta evoluzione. Il bilanciamento di interessi di cui ora si discute avrà ancora più un valore strategico in futuro quando, a partire dal 2020, la Cina potrebbe accedere su scala mondiale. È possibile che questo fenomeno sia ritardato da problematiche di linguaggio, ma le potenzialità di quel mercato sono tali da sparigliare le carte in tavola. Putin ha detto che chi avrà a breve la possibilità di gestire l'informazione e processarla avrà vinto. Le aziende più ricche sono quelle che hanno come obiettivo la raccolta di informazioni, che oggi si accumulano per scopi che verranno fuori domani. Conservare informazioni diventa strategico per il futuro, quando qualsiasi istituzione pubblica o privata potrà dipendere da altri soggetti per raggiungere una certa fetta di mercato o un determinato target di persone. Dobbiamo affrontare il problema del divedendo digitale e l'asimmetria sul piano dei rapporti civili e commerciali che al momento è fortemente sbilanciato. L'abuso di posizione dominante è più che evidente. Con l'arresto del direttore finanziario di Huawei, si palesa il rischio che i grandi produttori di tecnologia possano carpire dati sensibili degli utenti attraverso i sistemi operativi e le App. La circostanza che alcuni apparecchi possano essere stati progettati per raccogliere i dati degli utenti desta grande preoccupazione. Al di là delle sanzioni per eventuali rapporti con l'Iran, il problema centrale è il principio della confidenzialità e integrità delle comunicazioni. Queste compagnie devono chiarire subito che nulla è stato fatto per permettere un'intercettazione delle comunicazioni di chiunque sia in possesso dei loro device. Agli inizi dell'amministrazione Clinton, fu proposto dai servizi di intelligence americana il cosiddetto "Clipper chip" che portava a questo tipo di soluzioni per i computer portatili. Il sistema fu rigettato perché considerato incompatibile con una democrazia.

Riccardo Benotti

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A soffrire saranno solo i giornali piccoli https://www.lavoce.it/tagli-giornali-piccoli/ Mon, 29 Oct 2018 15:05:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53242 tagli

“Sono fiducioso che ci possa essere ancora un dialogo con il Governo. Mi rifiuto di credere che sia serio da parte della politica agire in maniera emotiva, senza entrare nel merito delle questioni. Mi auguro si tratti soltanto di annunci. L’azzeramento del Fondo per il pluralismo non toccherà i grandi giornali, ma quelli piccoli. È più facile fare la battaglia parlando di tagli all’editoria, ma in realtà verranno tagliati soltanto i giornali del territorio”.

Così don Adriano Bianchi, direttore della Voce del popolo di Brescia e presidente della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), all’indomani della conferma pubblica da parte di Vito Crimi, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’informazione e all’editoria, che durante la festa del Movimento 5 stelle al Circo massimo ha ribadito che “con la prossima legge di bilancio partirà la progressiva abolizione del finanziamento pubblico ai giornali”.

Qual è la situazione dei settimanali diocesani?

“Parliamo di circa 180 testate con caratteristiche, storie e dimensioni diverse. Ci sono giornali che hanno la consistenza di aziende editoriali, e sono quelli che in questi anni hanno ricevuto i contributi da parte dello Stato grazie alla legge sulla riforma dell’editoria. Si sono attrezzate con l’assunzione di giornalisti a tempo indeterminato e strutture adeguate.

Altri, soprattutto al Centro e al Sud, fanno invece più affidamento sul volontariato, pur mantenendo l’ispirazione dei valori cattolici al servizio del territorio”.

Chi soffrirà maggiormente l’annunciato azzeramento dei contributi?

“L’impatto sarebbe gravissimo. Le realtà editoriali più grandi e storicamente radicate subirebbero un danno molto serio. Come Fisc abbiamo seguito un percorso di trasparenza per ricevere i contributi, con una rendicontazione estremamente precisa e una trasformazione a livello aziendale secondo i parametri previsti dalla legge. Lo scorso anno abbiamo chiuso anche un accordo con l’Fnsi che estende alcune tutele del contratto Aeranti-Corallo anche ai giornalisti delle realtà diocesane. La legge ci ha spinto in questa direzione. La mancanza del sostegno, in un contesto di crisi della carta stampata, impatterà in maniera importante. Molte realtà non sopravviveranno”.

Anche i settimanali diocesani stanno risentendo della crisi dell’editoria?

“Certamente, anche se forse meno rispetto alle grandi testate. I giornali del territorio raccontano le cose del territorio che altri non dicono. La crisi della carta stampata la si avverte, ma in misura ridotta. Inoltre, quasi tutti i nostri settimanali hanno una presenza online e sui social network. Stanno vivendo la trasformazione anche dal punto di vista della digitalizzazione.

L’erosione sulla carta è innegabile, anche se meno evidente. Le difficoltà economiche ci sono soprattutto dove le realtà editoriali hanno una certa consistenza. La sopravvivenza dei giornali è però sulle spalle della carta stampata, che è ancora l’unica fonte di reddito grazie alla pubblicità e alle copie vendute. L’online non offre risorse sufficienti per mantenere una informazione di qualità”.

Perché andrebbero tutelate queste realtà editoriali?

“Il Fondo per il pluralismo garantisce che nel Paese ci siano voci diverse, anche quelle che esprimono i territori, le minoranze, le realtà più piccole.

Fonti di informazione veramente legate ai cittadini, che raccontano quell’Italia che le persone vivono quotidianamente. Eppure il disegno del Governo sembra chiaro.

Si è scatenata una tempesta. Capisco la necessità politica di esprimere una posizione che rispecchi il programma elettorale, ma mi auguro che nel merito della questione ci sia buon senso ed equità, al fine di non disperdere un patrimonio del genere.

Può essere legittimo che si abbia un’idea diversa rispetto al Governo precedente, ma non si aprano le porte a un impoverimento del dibattito e del pluralismo nel Paese”.

Riccardo Benotti

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tagli

“Sono fiducioso che ci possa essere ancora un dialogo con il Governo. Mi rifiuto di credere che sia serio da parte della politica agire in maniera emotiva, senza entrare nel merito delle questioni. Mi auguro si tratti soltanto di annunci. L’azzeramento del Fondo per il pluralismo non toccherà i grandi giornali, ma quelli piccoli. È più facile fare la battaglia parlando di tagli all’editoria, ma in realtà verranno tagliati soltanto i giornali del territorio”.

Così don Adriano Bianchi, direttore della Voce del popolo di Brescia e presidente della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), all’indomani della conferma pubblica da parte di Vito Crimi, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’informazione e all’editoria, che durante la festa del Movimento 5 stelle al Circo massimo ha ribadito che “con la prossima legge di bilancio partirà la progressiva abolizione del finanziamento pubblico ai giornali”.

Qual è la situazione dei settimanali diocesani?

“Parliamo di circa 180 testate con caratteristiche, storie e dimensioni diverse. Ci sono giornali che hanno la consistenza di aziende editoriali, e sono quelli che in questi anni hanno ricevuto i contributi da parte dello Stato grazie alla legge sulla riforma dell’editoria. Si sono attrezzate con l’assunzione di giornalisti a tempo indeterminato e strutture adeguate.

Altri, soprattutto al Centro e al Sud, fanno invece più affidamento sul volontariato, pur mantenendo l’ispirazione dei valori cattolici al servizio del territorio”.

Chi soffrirà maggiormente l’annunciato azzeramento dei contributi?

“L’impatto sarebbe gravissimo. Le realtà editoriali più grandi e storicamente radicate subirebbero un danno molto serio. Come Fisc abbiamo seguito un percorso di trasparenza per ricevere i contributi, con una rendicontazione estremamente precisa e una trasformazione a livello aziendale secondo i parametri previsti dalla legge. Lo scorso anno abbiamo chiuso anche un accordo con l’Fnsi che estende alcune tutele del contratto Aeranti-Corallo anche ai giornalisti delle realtà diocesane. La legge ci ha spinto in questa direzione. La mancanza del sostegno, in un contesto di crisi della carta stampata, impatterà in maniera importante. Molte realtà non sopravviveranno”.

Anche i settimanali diocesani stanno risentendo della crisi dell’editoria?

“Certamente, anche se forse meno rispetto alle grandi testate. I giornali del territorio raccontano le cose del territorio che altri non dicono. La crisi della carta stampata la si avverte, ma in misura ridotta. Inoltre, quasi tutti i nostri settimanali hanno una presenza online e sui social network. Stanno vivendo la trasformazione anche dal punto di vista della digitalizzazione.

L’erosione sulla carta è innegabile, anche se meno evidente. Le difficoltà economiche ci sono soprattutto dove le realtà editoriali hanno una certa consistenza. La sopravvivenza dei giornali è però sulle spalle della carta stampata, che è ancora l’unica fonte di reddito grazie alla pubblicità e alle copie vendute. L’online non offre risorse sufficienti per mantenere una informazione di qualità”.

Perché andrebbero tutelate queste realtà editoriali?

“Il Fondo per il pluralismo garantisce che nel Paese ci siano voci diverse, anche quelle che esprimono i territori, le minoranze, le realtà più piccole.

Fonti di informazione veramente legate ai cittadini, che raccontano quell’Italia che le persone vivono quotidianamente. Eppure il disegno del Governo sembra chiaro.

Si è scatenata una tempesta. Capisco la necessità politica di esprimere una posizione che rispecchi il programma elettorale, ma mi auguro che nel merito della questione ci sia buon senso ed equità, al fine di non disperdere un patrimonio del genere.

Può essere legittimo che si abbia un’idea diversa rispetto al Governo precedente, ma non si aprano le porte a un impoverimento del dibattito e del pluralismo nel Paese”.

Riccardo Benotti

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Papa Francesco alla stampa locale: voce libera e responsabile https://www.lavoce.it/papa-francesco-alla-stampa-locale-voce-libera-e-responsabile/ Sat, 16 Dec 2017 13:01:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50847

"La vostra voce, libera e responsabile, è fondamentale per la crescita di qualunque società che voglia dirsi democratica, perché sia assicurato il continuo scambio delle idee e un proficuo dibattito basato su dati reali e correttamente riportati". Lo ha detto Papa Francesco nel discorso rivolto questa mattina, ai Membri dell’Unione Stampa Periodica Italiana (U.S.P.I.) e della Federazione Italiana Settimanali Cattolici (F.I.S.C.). L'udienza tenuta nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, si è conclusa con un momento inaspettato: Papa Francesco ha salutato uno ad uno i partecipanti all'udienza, tra questi anche il direttore de La Voce Maria Rita Valli e il direttore della Gazzetta di Foligno Enrico Presilla. Pubblichiamo di seguito ampi passaggi del discorso che il Papa ha rivolto ai presenti all’incontro (sul sito news.va il testo integrale). Nel video il passaggio in cui papa Francesco ha parlato “a braccio”. https://www.youtube.com/watch?v=3MYetmwd7XU&pbjreload=10 Discorso del Santo Padre Cari fratelli e sorelle, do il mio benvenuto a voi, rappresentanti delle circa tremila testate giornalistiche edite o trasmesse, sia in forma cartacea sia in quella digitale, da medie e piccole imprese editoriali e da enti e associazioni no-profit, e ringrazio don Giorgio Zucchelli per le cortesi parole rivoltemi a nome vostro. Voi avete un compito, o meglio una missione, tra le più importanti nel mondo di oggi: quella di informare correttamente, di offrire a tutti una versione dei fatti il più possibile aderente alla realtà. Siete chiamati a rendere accessibili a un vasto pubblico problematiche complesse, in modo da operare una mediazione tra le conoscenze a disposizione degli specialisti e la concreta possibilità di una loro ampia divulgazione. Nel nostro tempo, spesso dominato dall’ansia della velocità, dalla spinta al sensazionalismo a scapito della precisione e della completezza, dall’emotività surriscaldata ad arte al posto della riflessione ponderata, si avverte in modo pressante la necessità di un’informazione affidabile, con dati e notizie verificati, che non punti a stupire e a emozionare, ma piuttosto si prefigga di far crescere nei lettori un sano senso critico, che permetta loro di farsi adeguate domande e raggiungere conclusioni motivate. In questo modo si eviterà di essere costantemente in balia di facili slogan o di estemporanee campagne d’informazione, che lasciano trasparire l’intento di manipolare la realtà, le opinioni e le persone stesse, producendo spesso inutili “polveroni mediatici”. A queste esigenze la media e piccola editoria può rispondere più facilmente. I settimanali diocesani iscritti alla Federazione Italiana Settimanali Cattolici (FISC), di cui ricorre in questi giorni il 50° anniversario, possono rivelarsi utili strumenti di evangelizzazione, uno spazio nel quale la vita diocesana può validamente esprimersi e le varie componenti ecclesiali possono facilmente dialogare e comunicare. Lavorare nel settimanale diocesano significa “sentire” in modo particolare con la Chiesa locale, vivere la prossimità alla gente della città e dei paesi, e soprattutto leggere gli avvenimenti alla luce del Vangelo e del magistero della Chiesa. Questi elementi sono la “bussola” del suo modo peculiare di fare giornalismo, di raccontare notizie ed esporre opinioni. Per tutti questi motivi è dunque auspicabile che non venga meno l’impegno da parte di tutti per assicurare l’esistenza e la vitalità a questi periodici, e che vengano tutelati il lavoro e la dignità del suo compenso per tutti coloro che vi prestano la loro opera. A conclusione di questo nostro incontro vorrei incoraggiare tutti voi, membri dell’USPI e della FISC, a continuare con impegno e fiducia il vostro lavoro; e invito la società civile e le sue istituzioni a fare il possibile perché la media e piccola editoria possa svolgere il suo insostituibile compito, a presidio di un autentico pluralismo e dando voce alla ricchezza delle diverse comunità locali e dei loro territori. A voi qui presenti e alle vostre famiglie, come a tutti coloro che prestano servizio nell’ambito delle vostre testate, imparto di cuore la mia benedizione e rivolgo il mio augurio per il Natale ormai vicino. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!  ]]>

"La vostra voce, libera e responsabile, è fondamentale per la crescita di qualunque società che voglia dirsi democratica, perché sia assicurato il continuo scambio delle idee e un proficuo dibattito basato su dati reali e correttamente riportati". Lo ha detto Papa Francesco nel discorso rivolto questa mattina, ai Membri dell’Unione Stampa Periodica Italiana (U.S.P.I.) e della Federazione Italiana Settimanali Cattolici (F.I.S.C.). L'udienza tenuta nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, si è conclusa con un momento inaspettato: Papa Francesco ha salutato uno ad uno i partecipanti all'udienza, tra questi anche il direttore de La Voce Maria Rita Valli e il direttore della Gazzetta di Foligno Enrico Presilla. Pubblichiamo di seguito ampi passaggi del discorso che il Papa ha rivolto ai presenti all’incontro (sul sito news.va il testo integrale). Nel video il passaggio in cui papa Francesco ha parlato “a braccio”. https://www.youtube.com/watch?v=3MYetmwd7XU&pbjreload=10 Discorso del Santo Padre Cari fratelli e sorelle, do il mio benvenuto a voi, rappresentanti delle circa tremila testate giornalistiche edite o trasmesse, sia in forma cartacea sia in quella digitale, da medie e piccole imprese editoriali e da enti e associazioni no-profit, e ringrazio don Giorgio Zucchelli per le cortesi parole rivoltemi a nome vostro. Voi avete un compito, o meglio una missione, tra le più importanti nel mondo di oggi: quella di informare correttamente, di offrire a tutti una versione dei fatti il più possibile aderente alla realtà. Siete chiamati a rendere accessibili a un vasto pubblico problematiche complesse, in modo da operare una mediazione tra le conoscenze a disposizione degli specialisti e la concreta possibilità di una loro ampia divulgazione. Nel nostro tempo, spesso dominato dall’ansia della velocità, dalla spinta al sensazionalismo a scapito della precisione e della completezza, dall’emotività surriscaldata ad arte al posto della riflessione ponderata, si avverte in modo pressante la necessità di un’informazione affidabile, con dati e notizie verificati, che non punti a stupire e a emozionare, ma piuttosto si prefigga di far crescere nei lettori un sano senso critico, che permetta loro di farsi adeguate domande e raggiungere conclusioni motivate. In questo modo si eviterà di essere costantemente in balia di facili slogan o di estemporanee campagne d’informazione, che lasciano trasparire l’intento di manipolare la realtà, le opinioni e le persone stesse, producendo spesso inutili “polveroni mediatici”. A queste esigenze la media e piccola editoria può rispondere più facilmente. I settimanali diocesani iscritti alla Federazione Italiana Settimanali Cattolici (FISC), di cui ricorre in questi giorni il 50° anniversario, possono rivelarsi utili strumenti di evangelizzazione, uno spazio nel quale la vita diocesana può validamente esprimersi e le varie componenti ecclesiali possono facilmente dialogare e comunicare. Lavorare nel settimanale diocesano significa “sentire” in modo particolare con la Chiesa locale, vivere la prossimità alla gente della città e dei paesi, e soprattutto leggere gli avvenimenti alla luce del Vangelo e del magistero della Chiesa. Questi elementi sono la “bussola” del suo modo peculiare di fare giornalismo, di raccontare notizie ed esporre opinioni. Per tutti questi motivi è dunque auspicabile che non venga meno l’impegno da parte di tutti per assicurare l’esistenza e la vitalità a questi periodici, e che vengano tutelati il lavoro e la dignità del suo compenso per tutti coloro che vi prestano la loro opera. A conclusione di questo nostro incontro vorrei incoraggiare tutti voi, membri dell’USPI e della FISC, a continuare con impegno e fiducia il vostro lavoro; e invito la società civile e le sue istituzioni a fare il possibile perché la media e piccola editoria possa svolgere il suo insostituibile compito, a presidio di un autentico pluralismo e dando voce alla ricchezza delle diverse comunità locali e dei loro territori. A voi qui presenti e alle vostre famiglie, come a tutti coloro che prestano servizio nell’ambito delle vostre testate, imparto di cuore la mia benedizione e rivolgo il mio augurio per il Natale ormai vicino. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!  ]]>
Il diabete: prima lo scopri, meglio è https://www.lavoce.it/diabete-lo-scopri-meglio/ Sun, 19 Nov 2017 16:00:26 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50621

La campagna di screening gratuito del diabete in molte farmacie, valida fino al 20 novembre, “è di particolare importanza per sensibilizzare un maggior numero di persone sulla gravità della malattia, bloccare la crescita del numero delle persone affette e a rischio, migliorare la qualità della vita e l’intervento sanitario” ha sottolineato la presidente della Regione, Catiuscia Marini, intervenendo nei giorni scorsi alla presentazione del “DiaDay” a palazzo Donini a Perugia. Questa prima campagna nazionale di prevenzione del diabete in farmacia è promossa da Federfarma (Federazione nazionale unitaria dei titolari di farmacia), con il patrocinio del ministero della Salute e la collaborazione dei medici diabetologi e dei medici di medicina generale. In Umbria 121 farmacie hanno aderito all’iniziativa (7.600 a livello nazionale): lì si potrà effettuare gratuitamente la misurazione della glicemia e, compilando un questionario con informazioni di carattere generale e il risultato del test, si otterrà un punteggio indicativo del grado di rischio che si ha di sviluppare il diabete. Leggi l'articolo completo su La Voce del 17 novembre o sull'edizione digitale.]]>

La campagna di screening gratuito del diabete in molte farmacie, valida fino al 20 novembre, “è di particolare importanza per sensibilizzare un maggior numero di persone sulla gravità della malattia, bloccare la crescita del numero delle persone affette e a rischio, migliorare la qualità della vita e l’intervento sanitario” ha sottolineato la presidente della Regione, Catiuscia Marini, intervenendo nei giorni scorsi alla presentazione del “DiaDay” a palazzo Donini a Perugia. Questa prima campagna nazionale di prevenzione del diabete in farmacia è promossa da Federfarma (Federazione nazionale unitaria dei titolari di farmacia), con il patrocinio del ministero della Salute e la collaborazione dei medici diabetologi e dei medici di medicina generale. In Umbria 121 farmacie hanno aderito all’iniziativa (7.600 a livello nazionale): lì si potrà effettuare gratuitamente la misurazione della glicemia e, compilando un questionario con informazioni di carattere generale e il risultato del test, si otterrà un punteggio indicativo del grado di rischio che si ha di sviluppare il diabete. Leggi l'articolo completo su La Voce del 17 novembre o sull'edizione digitale.]]>
Come riconoscere le false notizie https://www.lavoce.it/riconoscere-le-false-notizie/ Sat, 11 Nov 2017 13:00:50 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50507

“Il fenomeno delle fake news ha radici strutturali e non va sottovalutato: danneggia la collettività e la qualità del dibattito pubblico, che è parte della qualità della democrazia. L’educazione delle nuove generazioni è la prima soluzione di lungo termine a questa questione”. A dirlo è la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli , che lo scorso 31 ottobre, insieme alla presidente della Camera Laura Boldrini, ha presentato a Roma al liceo Visconti il decalogo # BastaBufale : una sorta di “cassetta degli attrezzi” per permettere ai ragazzi di difendersi dalle false notizie che circolano in Rete. Per Fedeli, “fornire alle nostre giovani e ai nostri giovani conoscenze e competenze, strumenti e chiavi di lettura della realtà vuol dire porre le basi della loro cittadinanza, che vogliamo attiva e responsabile”. Le fa eco Boldrini : “Le fake news non sono goliardate, ma un pericolo per la nostra società”. Basta pensare a quelle sui vaccini, sulle cure mediche improvvisate o alle truffe online. La disinformazione, avverte la Presidente della Camera, “inquina il dibattito democratico, alterando l’opinione pubblica e violando il diritto delle persone a una corretta informazione. Per questa ragione è necessario che le istituzioni intervengano e mettano in campo misure e politiche per un uso responsabile econsapevole del Web”. Per ora i punti del ‘decalogo’ sono otto perché i due mancanti saranno stilati direttamente da studentesse e studenti attraverso uno strumento di scrittura cooperativa che il Miur metterà a disposizione delle scuole sul proprio sito. L’idea dà seguito all’accordo lanciato lo scorso maggio a Montecitorio fra Camera dei deputati e Ministero. Rivolto alle scuole secondarie di I e II grado per un totale di oltre 4,2 milioni di studenti, fa parte di un più ampio pacchetto di azioni per l’educazione civica digitale che il Miur sta mettendo in campo nell’ambito del potenziamento dell’offerta formativa previsto dalla legge 107/2015 (Buona scuola). Del progetto sono partner Rai, Federazione degli editori (Fieg), Confindustria e attori strategici come Facebook e Google, le piattaforme su cui circolano le fake news. “Molte luci e qualche ombra” è però il commento di Vania De Luca , vaticanista di Rainews24 e presidente nazionale dell’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi). La definisce“una buona iniziativa, perché stimola l’analisi e la riflessione e tenta di offrire strumenti di verifica molto pratici per difendersi da tranelli”, ma allo stesso tempo si tratta di “‘attrezzi’ che fanno parte del background dei comunicatori di professione, segno di quella disintermediazione che ha toccato anche il nostro ambito dell’informazione”. Attenzione quindi, avverte, “a non caricare i ragazzi di eccessive richieste e responsabilità. Il decalogo pone il problema, è una buona base, ma da solo non basta. Occorre anche l’accompagnamento di esperti”.

Il decalogo contro le fake mews letto punto per punto con Vania De Luca

1. Condividi solo notizie che hai verificato Premessa importante, perché è un invito alla responsabilizzazione. I ragazzi devono sapere che condivisione fa rima con diffusione, e valutarne le conseguenze. 2. Usa gli strumenti di internet per verificare le notizie La verifica della notizia e delle fonti fa parte del bagaglio deontologico di un giornalista di professione; quella attraverso internet è una possibile strada, ma nei limiti dello strumento utilizzato. Chiare le indicazioni su cui procedere: motori di ricerca, siti di testate autorevoli, siti anti-bufale. 3. Chiedi le fonti e le prove È come dire: fidati solo delle fonti istituzionali e certificate, di soggetti informatori forti e autorevoli. 4. Chiedi aiuto a una persona esperta o a un ente davvero competente Mi sembra un po’ vaga nella formulazione. Qui si rivolge agli studenti una richiesta non da poco. È come dire loro: “Attrezzati per un’autoverifica delle fonti e della veridicità della notizia”, ma chi è la persona esperta o l’ente davvero competente? Si tratta di soggetti da individuare nelle scuole? Un filtro potrebbero essere docenti formati ad hoc, oppure si potrebbe pensare alla consulenza esterna di un giornalista. Diversamente, mi sembra si rimanga sul piano teorico. 5. Ricorda che anche internet e i social network sono manipolabili Qui si accende una spia luminosa, un valido avvertimento a non fidarsi. 6. Riconosci i vari tipi e gli stili delle notizie false Detto così, mi sembra si chieda troppo a dei ragazzi. Chi falsifica o manipola le news è talmente abile che a volte noi stessi, comunicatori di professione, facciamo fatica a distinguere. Non sempre i titoli o i toni usati sono urlati, allarmistici, poco credibili. L’avvertimento non basta se non è accompagnato dalla proposta di un percorso formativo che aiuti a riconoscere e smascherare bufale, diffusori di cattive notizie, provocatori seriali. 7. Hai un potere enorme, usalo bene Clic, “like” o condivisioni non sono neutri, innocui, hanno un peso e possono avere conseguenze serie. È un altro invito alla responsabilizzazione. 8. Dai il buon esempio: non lamentarti del buio ma accendi la luce Un invito a ispirarsi allo stile di chi fa buon giornalismo, si dice - ma attenzione: va bene diffondere buone notizie, però non siamo tutti giornalisti, né dobbiamo per forza diventarlo.  ]]>

“Il fenomeno delle fake news ha radici strutturali e non va sottovalutato: danneggia la collettività e la qualità del dibattito pubblico, che è parte della qualità della democrazia. L’educazione delle nuove generazioni è la prima soluzione di lungo termine a questa questione”. A dirlo è la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli , che lo scorso 31 ottobre, insieme alla presidente della Camera Laura Boldrini, ha presentato a Roma al liceo Visconti il decalogo # BastaBufale : una sorta di “cassetta degli attrezzi” per permettere ai ragazzi di difendersi dalle false notizie che circolano in Rete. Per Fedeli, “fornire alle nostre giovani e ai nostri giovani conoscenze e competenze, strumenti e chiavi di lettura della realtà vuol dire porre le basi della loro cittadinanza, che vogliamo attiva e responsabile”. Le fa eco Boldrini : “Le fake news non sono goliardate, ma un pericolo per la nostra società”. Basta pensare a quelle sui vaccini, sulle cure mediche improvvisate o alle truffe online. La disinformazione, avverte la Presidente della Camera, “inquina il dibattito democratico, alterando l’opinione pubblica e violando il diritto delle persone a una corretta informazione. Per questa ragione è necessario che le istituzioni intervengano e mettano in campo misure e politiche per un uso responsabile econsapevole del Web”. Per ora i punti del ‘decalogo’ sono otto perché i due mancanti saranno stilati direttamente da studentesse e studenti attraverso uno strumento di scrittura cooperativa che il Miur metterà a disposizione delle scuole sul proprio sito. L’idea dà seguito all’accordo lanciato lo scorso maggio a Montecitorio fra Camera dei deputati e Ministero. Rivolto alle scuole secondarie di I e II grado per un totale di oltre 4,2 milioni di studenti, fa parte di un più ampio pacchetto di azioni per l’educazione civica digitale che il Miur sta mettendo in campo nell’ambito del potenziamento dell’offerta formativa previsto dalla legge 107/2015 (Buona scuola). Del progetto sono partner Rai, Federazione degli editori (Fieg), Confindustria e attori strategici come Facebook e Google, le piattaforme su cui circolano le fake news. “Molte luci e qualche ombra” è però il commento di Vania De Luca , vaticanista di Rainews24 e presidente nazionale dell’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi). La definisce“una buona iniziativa, perché stimola l’analisi e la riflessione e tenta di offrire strumenti di verifica molto pratici per difendersi da tranelli”, ma allo stesso tempo si tratta di “‘attrezzi’ che fanno parte del background dei comunicatori di professione, segno di quella disintermediazione che ha toccato anche il nostro ambito dell’informazione”. Attenzione quindi, avverte, “a non caricare i ragazzi di eccessive richieste e responsabilità. Il decalogo pone il problema, è una buona base, ma da solo non basta. Occorre anche l’accompagnamento di esperti”.

Il decalogo contro le fake mews letto punto per punto con Vania De Luca

1. Condividi solo notizie che hai verificato Premessa importante, perché è un invito alla responsabilizzazione. I ragazzi devono sapere che condivisione fa rima con diffusione, e valutarne le conseguenze. 2. Usa gli strumenti di internet per verificare le notizie La verifica della notizia e delle fonti fa parte del bagaglio deontologico di un giornalista di professione; quella attraverso internet è una possibile strada, ma nei limiti dello strumento utilizzato. Chiare le indicazioni su cui procedere: motori di ricerca, siti di testate autorevoli, siti anti-bufale. 3. Chiedi le fonti e le prove È come dire: fidati solo delle fonti istituzionali e certificate, di soggetti informatori forti e autorevoli. 4. Chiedi aiuto a una persona esperta o a un ente davvero competente Mi sembra un po’ vaga nella formulazione. Qui si rivolge agli studenti una richiesta non da poco. È come dire loro: “Attrezzati per un’autoverifica delle fonti e della veridicità della notizia”, ma chi è la persona esperta o l’ente davvero competente? Si tratta di soggetti da individuare nelle scuole? Un filtro potrebbero essere docenti formati ad hoc, oppure si potrebbe pensare alla consulenza esterna di un giornalista. Diversamente, mi sembra si rimanga sul piano teorico. 5. Ricorda che anche internet e i social network sono manipolabili Qui si accende una spia luminosa, un valido avvertimento a non fidarsi. 6. Riconosci i vari tipi e gli stili delle notizie false Detto così, mi sembra si chieda troppo a dei ragazzi. Chi falsifica o manipola le news è talmente abile che a volte noi stessi, comunicatori di professione, facciamo fatica a distinguere. Non sempre i titoli o i toni usati sono urlati, allarmistici, poco credibili. L’avvertimento non basta se non è accompagnato dalla proposta di un percorso formativo che aiuti a riconoscere e smascherare bufale, diffusori di cattive notizie, provocatori seriali. 7. Hai un potere enorme, usalo bene Clic, “like” o condivisioni non sono neutri, innocui, hanno un peso e possono avere conseguenze serie. È un altro invito alla responsabilizzazione. 8. Dai il buon esempio: non lamentarti del buio ma accendi la luce Un invito a ispirarsi allo stile di chi fa buon giornalismo, si dice - ma attenzione: va bene diffondere buone notizie, però non siamo tutti giornalisti, né dobbiamo per forza diventarlo.  ]]>
E la legge sul gioco d’azzardo? https://www.lavoce.it/la-legge-sul-gioco-dazzardo/ Fri, 10 Nov 2017 13:30:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50504

Entro il 31 ottobre 2017 il ministero dell’Economia e delle finanze avrebbe dovuto tradurre in un decreto ministeriale l’intesa raggiunta il 7 settembre scorso in seno alla Conferenza unificata Stato- Regioni, sul riordino del settore azzardo. Ma non c’è traccia del decreto. Inoltre, nel decreto legge 16 ottobre 2017, n. 148, “Disposizioni urgenti in materia finanziaria e per esigenze indifferibili”, l’articolo 20 prevede che l’Agenzia delle dogane e dei monopoli provveda ad autorizzare la prosecuzione del rapporto concessorio in essere relativo alla raccolta, anche a distanza, delle lotterie nazionali a estrazione istantanea, in modo da assicurare nuove e maggiori entrate al bilancio dello Stato. E ancora: nella legge di bilancio in discussione, l’articolo 90 aumenta il corrispettivo per le concessioni in materia di Bingo (200 sale), attualmente in proroga, da 5.000 a 7.500 euro mensili. Con Attilio Simeone , coordinatore del cartello “Insieme contro l’azzardo” costituito in seno alla Consulta nazionale antiusura, cerchiamo di capire come interpretare questi segnali, che non sembrano andare nella direzione della tutela delle persone maggiormente vulnerabili, come vorrebbero le associazioni impegnate nel contrasto all’azzardo. Leggi l'intervista su l'edizione digitale de La Voce]]>

Entro il 31 ottobre 2017 il ministero dell’Economia e delle finanze avrebbe dovuto tradurre in un decreto ministeriale l’intesa raggiunta il 7 settembre scorso in seno alla Conferenza unificata Stato- Regioni, sul riordino del settore azzardo. Ma non c’è traccia del decreto. Inoltre, nel decreto legge 16 ottobre 2017, n. 148, “Disposizioni urgenti in materia finanziaria e per esigenze indifferibili”, l’articolo 20 prevede che l’Agenzia delle dogane e dei monopoli provveda ad autorizzare la prosecuzione del rapporto concessorio in essere relativo alla raccolta, anche a distanza, delle lotterie nazionali a estrazione istantanea, in modo da assicurare nuove e maggiori entrate al bilancio dello Stato. E ancora: nella legge di bilancio in discussione, l’articolo 90 aumenta il corrispettivo per le concessioni in materia di Bingo (200 sale), attualmente in proroga, da 5.000 a 7.500 euro mensili. Con Attilio Simeone , coordinatore del cartello “Insieme contro l’azzardo” costituito in seno alla Consulta nazionale antiusura, cerchiamo di capire come interpretare questi segnali, che non sembrano andare nella direzione della tutela delle persone maggiormente vulnerabili, come vorrebbero le associazioni impegnate nel contrasto all’azzardo. Leggi l'intervista su l'edizione digitale de La Voce]]>
Raccontare in modo corretto l’immigrazione https://www.lavoce.it/raccontare-modo-corretto-limmigrazione/ Sun, 05 Nov 2017 11:00:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50458

È passato piuttosto sotto silenzio, ma è destinato sicuramente a far discutere, il documento pubblicato a fine agosto - che la SantaSede ha redatto come contributo al Global Compact on Migration , il patto globale che le Nazioni Unite intendono proporre per gestire il fenomeno delle migrazioni. La Dichiarazione Onu di New York per i rifugiati e i migranti (settembre 2016) ha avviato un processo che darà luogo a una Conferenza intergovernativa (ottobre 2018), la quale dovrebbe pervenire a un accordo sulle politiche globali e nazionali per i prossimi decenni. Il documento vaticano si intitola Rispondere alle sfide dei migranti e rifugiati: venti punti di azione . Curiosamente, non si trova sul sito ufficiale del nuovo Dicastero per lo sviluppo umano integrale, che lo ha promulgato (si può invece reperire in questo sito). Il medesimo dicastero ne ha presentato contemporaneamente un altro, indirizzato non ai Governi, ma alle comunità cristiane: Rispondere alle sfide dei migranti e rifugiati: venti punti di azione pastorale . Le proposte contenute nel primo testo e declinate pastoralmente nel secondo si ispirano alla centralità della persona e al rispetto dei diritti e della dignità dei migranti. Riprendendo i quattro verbi dettati da Papa Francesco:accogliere , proteggere , promuovere e integrare , offrono ai Governi e alle Chiese alcune indicazioni e linee di azione la cui efficacia – si afferma – è suffragata dall’esperienza. Non è questo il luogo per un’illustrazione puntuale del documento, cuiLa Voce dedicherà spazio nei prossimi numeri. C’è però inentrambi i testi una sottolineatura degna di essere ripresa in questa sede, laddove si presenta l’esigenza di “una narrativa positiva della solidarietà verso i migranti”. Si riconosce, infatti, che una tale visione da parte della gente è essenziale sia per la gestione governativa che per l’azione pastorale. È invece evidente che una parte del problema è proprio lo sguardo sempre più negativo che si sta diffondendo nell’opinione pubblica di molti Paesi, Italia inclusa. Si tratta di un atteggiamento di pregiudiziale rifiuto, cui non interessa discutere come gestire la cosa: “Noi, a questi, non ce li vogliamo!”. Entrano in gioco, di volta in volta, la paura della colonizzazione, dell’islamizzazione, della diffusione di delinquenza e malattie, di deterioramento delle garanzie sociali… Reazioni comprensibili, ma più fondate su una “narrativa negativa” che non sui fatti e sulle cifre. Alcune testate, infatti, si dedicano sistematicamente a raccontare tutto il negativo connesso alla presenza di migranti e rifugiati nel Paese. Non dicono probabilmente bugie, ma c’è un modo di narrare i fatti (e di non riportarne altri di segno diverso) che mira a instillare o a rafforzare nella gente giudizi sommari e approcci semplificatori, tacciando di buonismo – nel migliore dei casi – chi prova a pensarla in maniera diversa. Dinanzi a questi atteggiamenti, nessun Governo (e nessuna parrocchia!) può facilmente “accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. Il nostro giornale collabora da tempo a questa “narrazione positiva”, raccontando ciò che accade di buono e soprattutto aiutando a riflettere sul fenomeno non in base a paure, ma in base ai princìpi cristiani e a una sana ragionevolezza. Qualcuno, anche nella Chiesa, ce lo rimprovera; altri - molti altri, spero – si abboneranno.  ]]>

È passato piuttosto sotto silenzio, ma è destinato sicuramente a far discutere, il documento pubblicato a fine agosto - che la SantaSede ha redatto come contributo al Global Compact on Migration , il patto globale che le Nazioni Unite intendono proporre per gestire il fenomeno delle migrazioni. La Dichiarazione Onu di New York per i rifugiati e i migranti (settembre 2016) ha avviato un processo che darà luogo a una Conferenza intergovernativa (ottobre 2018), la quale dovrebbe pervenire a un accordo sulle politiche globali e nazionali per i prossimi decenni. Il documento vaticano si intitola Rispondere alle sfide dei migranti e rifugiati: venti punti di azione . Curiosamente, non si trova sul sito ufficiale del nuovo Dicastero per lo sviluppo umano integrale, che lo ha promulgato (si può invece reperire in questo sito). Il medesimo dicastero ne ha presentato contemporaneamente un altro, indirizzato non ai Governi, ma alle comunità cristiane: Rispondere alle sfide dei migranti e rifugiati: venti punti di azione pastorale . Le proposte contenute nel primo testo e declinate pastoralmente nel secondo si ispirano alla centralità della persona e al rispetto dei diritti e della dignità dei migranti. Riprendendo i quattro verbi dettati da Papa Francesco:accogliere , proteggere , promuovere e integrare , offrono ai Governi e alle Chiese alcune indicazioni e linee di azione la cui efficacia – si afferma – è suffragata dall’esperienza. Non è questo il luogo per un’illustrazione puntuale del documento, cuiLa Voce dedicherà spazio nei prossimi numeri. C’è però inentrambi i testi una sottolineatura degna di essere ripresa in questa sede, laddove si presenta l’esigenza di “una narrativa positiva della solidarietà verso i migranti”. Si riconosce, infatti, che una tale visione da parte della gente è essenziale sia per la gestione governativa che per l’azione pastorale. È invece evidente che una parte del problema è proprio lo sguardo sempre più negativo che si sta diffondendo nell’opinione pubblica di molti Paesi, Italia inclusa. Si tratta di un atteggiamento di pregiudiziale rifiuto, cui non interessa discutere come gestire la cosa: “Noi, a questi, non ce li vogliamo!”. Entrano in gioco, di volta in volta, la paura della colonizzazione, dell’islamizzazione, della diffusione di delinquenza e malattie, di deterioramento delle garanzie sociali… Reazioni comprensibili, ma più fondate su una “narrativa negativa” che non sui fatti e sulle cifre. Alcune testate, infatti, si dedicano sistematicamente a raccontare tutto il negativo connesso alla presenza di migranti e rifugiati nel Paese. Non dicono probabilmente bugie, ma c’è un modo di narrare i fatti (e di non riportarne altri di segno diverso) che mira a instillare o a rafforzare nella gente giudizi sommari e approcci semplificatori, tacciando di buonismo – nel migliore dei casi – chi prova a pensarla in maniera diversa. Dinanzi a questi atteggiamenti, nessun Governo (e nessuna parrocchia!) può facilmente “accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. Il nostro giornale collabora da tempo a questa “narrazione positiva”, raccontando ciò che accade di buono e soprattutto aiutando a riflettere sul fenomeno non in base a paure, ma in base ai princìpi cristiani e a una sana ragionevolezza. Qualcuno, anche nella Chiesa, ce lo rimprovera; altri - molti altri, spero – si abboneranno.  ]]>
Bassetti: Maria Rita Valli sarà nuovo direttore de “La Voce” https://www.lavoce.it/bassetti-maria-rita-valli-sara-nuovo-direttore-de-la-voce/ Sat, 28 Jan 2017 14:23:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=48365 sfsales2017-16
Il Cardinale Gualtiero Bassetti e Maria Rita Valli (foto A. Coli)

Nel corso dell’incontro molto partecipato con i giornalisti e gli operatori dei media, il cardinale Bassetti ha annunciato la nomina del nuovo direttore responsabile del settimanale cattolico La Voce, la giornalista Maria Rita Valli, per vent’anni al fianco di mons. Elio Bromuri il direttore che ha guidato il settimanale dal 1984 al 2015, e al quale è succeduto Riccardo Liguori, direttore dell’Ufficio stampa diocesano. “È un annuncio inatteso e di cui ringrazio il Cardinale” ha detto Valli, che ha avuto parole di ringraziamento anche il collega Liguori che l’ha preceduta al timone del Settimanale.

Tra le iniziative annunciate dal presule quella dell’incontro con il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, in calendario il prossimo 15 febbraio (ore 21) nella cattedrale di San Lorenzo in Perugia. Baldisseri verrà per presentare il Sinodo dei Vescovi del 2018 che papa Francesco ha voluto dedicare al tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, del quae è già stato pubblicato il documento preparatorio e per il quale è prevista anche una fase di consultazione dei giovani, così come si è fatto per il Sinodo sulla Famiglia.

Occasione di ulteriore riflessione del rapporto “giovani-mondo ecclesiale” sarà la visita a Barbiana, pensata dallo stesso cardinale Bassetti, alla “Scuola” di don Lorenzo Milani nell’anno del cinquantesimo anniversario della morte del sacerdote, “maestro di vita” per tanti ragazzi. ”Mi piacerebbe che poteste anche voi” ha detto Bassetti agli operatori dei media, ricordando con passione ed emozione di aver potuto conoscere personalmente questo grande prete quando era nel seminario di Firenze.

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MENO GIORNALI MENO LIBERI https://www.lavoce.it/meno-giornali-meno-liberi/ Fri, 13 Feb 2015 13:22:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30331 meno-giornali-meno-liberiDuecento testate, 3.000 posti di lavoro di giornalisti, grafici e poligrafici, 300 milioni di copie in meno: se Governo e Parlamento non ripristineranno i contributi per l’editoria 2013 (tagliati retroattivamente a bilanci già chiusi) e 2014 sono questi i numeri del disastro che si abbatterà sull’editoria non profit italiana, con costi per lo Stato più alti del valore del fondo. Nel 2014 chiuse 30 testate storiche, hanno perso la propria occupazione circa 800 giornalisti. Espulsi dal mondo del lavoro anche mille grafici e poligrafici. ACI Comunicazione, Mediacoop, FILE, FISC, FNSI, Articolo 21, SLC-CGIL, ANSO e USPI lanciano oggi la campagna “Meno Giornali = Meno Liberi”.

(Roma, 12 febbraio 2015) – Una palla di giornali malamente accartocciati: è il simbolo della campagna di comunicazione “Meno Giornali = Meno Liberi” lanciata oggi da 9 associazioni e sindacati del settore (Alleanza delle Cooperative Italiane Comunicazione, Mediacoop, Federazione Italiana Liberi Editori, Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Federazione Nazionale Stampa Italiana, Articolo 21, Sindacato Lavoratori Comunicazione CGIL, Associazione Nazionale

Stampa Online, Unione Stampa Periodica Italiana) per salvaguardare il pluralismo dell’informazione e per una riforma urgente dell’editoria.

Il primo atto è una petizione, pubblicata sul sito www.menogiornalimenoliberi.it e su tutti i social network con l’hashtag #menogiornalimenoliberi, con cui si chiede di mettere mano ai tagli immotivati del contributo diretto all’editoria e di avviare subito un Tavolo di confronto sull’indispensabile riforma dell’intero sistema dell’informazione (giornali, radio, tv, internet).

Sono oltre 200 le testate non profit che rischiano di chiudere sul territorio nazionale, lasciando sul campo 3.000 posti di lavoro tra giornalisti, grafici e poligrafici. Quotidiani locali, riviste di idee, periodici di comunità, settimanali cattolici, organi di informazione delle minoranze linguistiche, ma anche giornali nazionali

di opinione.

È questo il mondo messo in crisi dal taglio dei contributi 2013 (dimezzati retroattivamente a bilanci già chiusi) e 2014. Sono 300 milioni di copie distribuite in meno ogni anno, 500mila pagine di informazione che verranno a mancare, con danni gravissimi per l’indotto (tipografie, trasporti, distributori, edicole) e le economie locali. I promotori calcolano che i costi per lo Stato saranno largamente superiori al valore del Fondo per il contributo diretto all’Editoria, individuabile, per il 2015, in circa 90 milioni di euro.

Nel corso dell’ultimo anno hanno chiuso una trentina di testate, tra cui alcune storiche come “Il Salvagente”, e hanno perso la propria occupazione circa 800 giornalisti. Duramente colpita anche la categoria dei grafici e poligrafici, più di mille dei quali sono stati espulsi dal mondo del lavoro.

Il paradosso è che in questo modo le cooperative e le realtà editoriali senza scopo di lucro pagheranno due volte gli abusi che si sono verificati in passato e che giustamente sono stati denunciati a più riprese: prima perché c’erano soggetti che ricevevano indebitamente i contributi, ora perché la battaglia per l’abolizione

dei finanziamenti pubblici portata avanti da alcune forze politiche rischia di farle scomparire per sempre.

I promotori ricordano invece che la Carta fondamentale dei Diritti dell’Unione Europea impegna ogni Paese a promuovere e garantire la libertà di espressione e di informazione, mentre lo Stato italiano è agli ultimi posti in Europa per l’investimento pro capite a sostegno del pluralismo dell’informazione. Un richiamo, quest’ultimo, fatto proprio anche dal Presidente Mattarella, che nel suo discorso di insediamento ha ricordato come garantire la Costituzione significhi

«garantire l’autonomia ed il pluralismo dell’informazione, presidio di democrazia».

«Senza questi giornali – scrivono i promotori nell’appello – l’informazione italiana sarebbe in mano a pochi grandi gruppi editoriali e in molte regioni e comuni rimarrebbe un unico soggetto, monopolista di fatto, dell’informazione locale e regionale. Senza questi giornali, impegnati da sempre a narrare e confrontare con voce indipendente testimonianze e inchieste connesse a specifiche aree di aggregazione sociale e culturale e ad affrontare con coraggio tematiche di particolare rilevanza a livello nazionale, l’informazione italiana perderebbe una parte indispensabile delle proprie esperienze».

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Editoria in allarme. La Fisc al Governo: attenuare i tagli sostenere le voci libere https://www.lavoce.it/editoria-in-allarme-la-fisc-al-governo-attenuare-i-tagli-sostenere-le-voci-libere/ Fri, 26 Sep 2014 12:14:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28174 Settimanali-FiscNon sappiamo se sia stato troppo pessimista il presidente della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), Francesco Zanotti, quando la mattina di giovedì 25 settembre alla Camera dei Deputati, intervenendo all’incontro “Garantire il pluralismo dell’informazione. Appello urgente al Governo e al Parlamento”, ha detto: “La stampa diocesana che rappresento, con le sue 189 testate, sta vivendo un momento veramente difficile. Si naviga a vista, senza sapere cosa accadrà domani. Quasi non ci sono più lacrime per piangere e ci domandiamo se nei confronti della stampa locale in genere, qualcuno voglia la nostra morte”. Il tono con cui ha pronunciato queste parole era accorato ma non disperato. Il fatto di aver indetto un incontro per presentare l’appello al governo, con alcune proposte concrete, denota la volontà di opporsi a una crisi che sta toccando un po’ tutto il mondo dell’informazione: dalle reti televisive alle grandi società editoriali (Rizzoli, Mondadori, Repubblica, Stampa, Sole 24 Ore ecc.) fino alle società editrici più piccole. Se le testate giornalistiche nazionali hanno i loro canali per valutare la situazione e fare le loro proposte (la Fieg, anzitutto), per le testate a diffusione regionale e locale, la rappresentanza è affidata a strutture più snelle. Così l’incontro del 25 settembre è stato promosso da un cartello di organismi e associazioni in cui convergono oltre alla Fisc, la File (Federazione italiana liberi editori), “Alleanza delle Cooperative italiane per la cooperazione” (che fa capo a Confcooperative), “Mediacoop” (nella Legacoop), la Fnsi (sindacato giornalisti), l’Uspi (stampa periodica), fino ad “Articolo21” e altre.

I pesanti dati della crisi odierna. Questo composito mondo della stampa regionale, provinciale, locale, dei piccoli editori di libri e riviste varie, delle giovani cooperative di giornalisti che si cimentano con la comunicazione in rete e con iniziative d’avanguardia (web 2.0), un tempo magari diviso da storia, tradizione e visioni ideologiche antagoniste, oggi è invece accomunato da un destino che sta mettendo a repentaglio la sopravvivenza di giornali e riviste dalla storia lunga e gloriosa, ma con crescenti difficoltà economiche. I dati forniti all’incontro sono allarmanti: meno 22% le vendite in edicola negli ultimi cinque anni, meno 50% la pubblicità, 3000 posti di lavoro persi nelle redazioni delle testate maggiori, 1000 in quelle dei giornali più piccoli e dei territori. “La situazione è gravissima – ha spiegato Zanotti – perché la pubblicità da sola non basta per tenere in piedi i giornali, che pure hanno sempre avuto e oggi ancora di più organici ridotti all’osso, con stipendi magri. Per questo abbiamo ideato questo incontro col quale chiediamo a Governo e Parlamento di rivedere i criteri con i quali vengono distribuiti i sempre più scarsi fondi all’editoria”.

Gli aiuti all’editoria in altri paesi Ue. Dello stesso tenore gli altri interventi. “Negli ultimi dieci anni i contributi pubblici all’editoria sono scesi da 120 a 55 milioni di euro”, ha ricordato Roberto Calari, di “Alleanza cooperative italiane”. “Così non si può proseguire. Dopo i 32 giornali che hanno chiuso negli ultimi due anni altre decine di testate locali rischiano di scomparire – ha proseguito -. Si tratta di giornali radicati nel territorio che sono un elemento essenziale della democrazia e del pluralismo dell’informazione”. “La crisi è di tutto il sistema editoriale – ha affermato Franco Siddi, segretario generale della Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi) – e oltre alla perdita dei posti di lavoro, siamo di fronte a un netto dimagrimento dell’offerta e della qualità”. Caterina Bagnardi, rappresentante della File (quotidiani locali) ha descritto i provvedimenti di sostegno all’editoria in alcuni paesi europei: l’Austria con 500mila euro a testata oltre a una quota variabile in funzione delle copie vendute; Danimarca con fondi fino a un massimo di 2 milioni di euro; la Francia con provvidenze varie; la Germania con fondi erogati dai “lander”; la Gran Bretagna senza alcun aiuto specifico e totale libertà di stampa entro la “Common Law”.

Ridurre i tagli ai giornali non-profit. La richiesta formulata da Zanotti a nome della Fisc parte dal fatto che “negli ultimi due anni abbiamo subito tagli di circa il 60% dei contributi mentre il resto dell’editoria che usufruisce dei contributi sulla legge 250/90 ha subito un taglio di circa il 30% – ha spiegato -. Quindi, per evitare di dover assistere a chiusure di testate, chiediamo che anche nei nostri confronti si porti il ‘taglio’ al 30%, così da lasciare un po’ di respiro ai giornali diocesani”. “La questione – ha aggiunto – non è una battaglia per conservare dei ‘privilegi’, anzi è esattamente il contrario: si tratta di poter usufruire di quel minimo di sostegno che permette di mantenere in vita queste voci libere”. Tre gli “appelli” che sono stati rivolti al Governo: avviare un tavolo di confronto con gli operatori del settore per definire obiettivi e strategie per una vera “riforma dell’editoria” da tempo attesa; accelerare la revisione delle norme sull’emittenza televisiva e radiofonica; provvedere con la prossima legge di stabilità a garantire le risorse adeguate agli strumenti di intervento che la legge già oggi prevede per l’editoria non-profit, cooperativa, di idee e di testimonianza (tra cui rientrano in particolare le testate diocesane).

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