Gioie & speranze dal Concilio Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/category/rubriche/gioie-speranze-dal-concilio/ Settimanale di informazione regionale Mon, 26 Aug 2024 12:32:17 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Gioie & speranze dal Concilio Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/category/rubriche/gioie-speranze-dal-concilio/ 32 32 La Rivelazione è evoluzione. Scienza e fede in dialogo https://www.lavoce.it/la-rivelazione-e-evoluzione-scienza-e-fede-in-dialogo/ Fri, 18 Jun 2021 10:54:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61071

Dei Verbum, n. 17: “La parola di Dio, che è potenza divina per la salvezza di chiunque crede, si presenta e manifesta la sua forza in modo eminente degli scritti del Nuovo Testamento. Quando infatti venne la pienezza del tempo, il Verbo si fece carne ed abitò tra noi, pieno di grazia e di verità.

Cristo stabilì il Regno di Dio sulla terra

Cristo stabilì il Regno di Dio sulla terra, manifestò con opere e parole il Padre suo e Se stesso e portò a compimento l’opera sua con la morte, la risurrezione e la gloriosa ascensione, e l’invio dello Spirito Santo. Sollevato in alto attira tutti a Sé, Lui che solo ha parole di vita eterna. Ma questo mistero non fu palesato alle altre generazioni, come adesso è stato svelato ai santi Apostoli suoi e ai Profeti nello Spirito Santo, affinché predicassero l’Evangelo, suscitassero la fede in Gesù Cristo e Signore, e congregassero la Chiesa. Di tutto ciò, gli scritti del Nuovo Testamento sono testimonianza perenne e divina”.

La Parola e la natura

Lo sguardo che rivolgiamo sul mondo, vede grandi miserie e sforzi immani per contrastare la deriva fatale: le emissioni nell’atmosfera, lo scempio dei mari, l’invasione della plastica... “Chi crede in Cristo ha tra le mani, anzi, nel cuore e sulle labbra una parola che, essendo di Dio, ha la stessa potenza manifestatasi al principio, quando il creatore “parlò e tutto fu fatto”; ha la medesima efficacia salvifica delle parole di grazia che uscivano dalla bocca del salvatore quando diceva “sii guarito”, e “i tuoi peccati sono perdonati” (Pietro Bovati, biblista). “Il Nuovo Testamento costituisce il vertice dei libri sacri e li illumina tutti. Questo, ovviamente, perché esso ci parla direttamente di Gesù Cristo, che è il centro e il vertice di tutta la rivelazione di Dio agli uomini: è lui, infatti, la parola di Dio dall’eternità per l’umanità. San Girolamo diceva: l’ignoranza delle Scritture, è ignoranza di Cristo” (card. Giuseppe Betori). Nei primi capitoli della Genesi, troviamo il “mito” della creazione, che ci fa intuire la sorgente dell’infinito fiume della storia. Negli ultimi capitoli dell’Apocalisse (“rivelazione”, ), è annunciata la foce misteriosa, la “nuova Gerusalemme”. Possiamo chiamare i due sguardi una profezia a parte ante, e una profezia a parte post. Questo cammino di millenni, gli scienziati lo chiamano “evoluzione”. “Il desiderio di Dio di dare la vita eterna a tutti coloro che cercano la salvezza, lo ha spinto a rivelarsi a Israele, così che esso lo facesse conoscere con maggiore ampiezza alle genti. Cristo ha compiuto e completato la rivelazione di Dio, così da attrarre a sé l’intera umanità, come aveva promesso: ‘Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me’. Anzi, mediante Cristo e il suo Spirito, il Padre continua a condurre la storia verso di sé” (Franco Manzi, biblista). Teilhard De Chardin, prete, teologo, filosofo, scienziato, descrive in maniera suggestiva, poetica e scientifica, questo progredire della vita verso il Padre: dalla materia agli animali, all’uomo (il pensiero riflesso), fino a Gesù Cristo (“centro e vertice”, dice il Concilio; “Punto Omega”, dice Teilhard).

La fede e la scienza, dialogo possibile

E se invece del sospetto e del rifiuto da parte del Sant’Uffizio dell’epoca, ci fosse stato ascolto e accoglienza (come poi, grazie a Dio, ha fatto il Concilio, e il card. Casaroli, e lo stesso papa Paolo VI, e papa Benedetto), il dialogo fede-scienza avrebbe avuto un’altra storia. Peccato! Ma possiamo sempre riparare...]]>

Dei Verbum, n. 17: “La parola di Dio, che è potenza divina per la salvezza di chiunque crede, si presenta e manifesta la sua forza in modo eminente degli scritti del Nuovo Testamento. Quando infatti venne la pienezza del tempo, il Verbo si fece carne ed abitò tra noi, pieno di grazia e di verità.

Cristo stabilì il Regno di Dio sulla terra

Cristo stabilì il Regno di Dio sulla terra, manifestò con opere e parole il Padre suo e Se stesso e portò a compimento l’opera sua con la morte, la risurrezione e la gloriosa ascensione, e l’invio dello Spirito Santo. Sollevato in alto attira tutti a Sé, Lui che solo ha parole di vita eterna. Ma questo mistero non fu palesato alle altre generazioni, come adesso è stato svelato ai santi Apostoli suoi e ai Profeti nello Spirito Santo, affinché predicassero l’Evangelo, suscitassero la fede in Gesù Cristo e Signore, e congregassero la Chiesa. Di tutto ciò, gli scritti del Nuovo Testamento sono testimonianza perenne e divina”.

La Parola e la natura

Lo sguardo che rivolgiamo sul mondo, vede grandi miserie e sforzi immani per contrastare la deriva fatale: le emissioni nell’atmosfera, lo scempio dei mari, l’invasione della plastica... “Chi crede in Cristo ha tra le mani, anzi, nel cuore e sulle labbra una parola che, essendo di Dio, ha la stessa potenza manifestatasi al principio, quando il creatore “parlò e tutto fu fatto”; ha la medesima efficacia salvifica delle parole di grazia che uscivano dalla bocca del salvatore quando diceva “sii guarito”, e “i tuoi peccati sono perdonati” (Pietro Bovati, biblista). “Il Nuovo Testamento costituisce il vertice dei libri sacri e li illumina tutti. Questo, ovviamente, perché esso ci parla direttamente di Gesù Cristo, che è il centro e il vertice di tutta la rivelazione di Dio agli uomini: è lui, infatti, la parola di Dio dall’eternità per l’umanità. San Girolamo diceva: l’ignoranza delle Scritture, è ignoranza di Cristo” (card. Giuseppe Betori). Nei primi capitoli della Genesi, troviamo il “mito” della creazione, che ci fa intuire la sorgente dell’infinito fiume della storia. Negli ultimi capitoli dell’Apocalisse (“rivelazione”, ), è annunciata la foce misteriosa, la “nuova Gerusalemme”. Possiamo chiamare i due sguardi una profezia a parte ante, e una profezia a parte post. Questo cammino di millenni, gli scienziati lo chiamano “evoluzione”. “Il desiderio di Dio di dare la vita eterna a tutti coloro che cercano la salvezza, lo ha spinto a rivelarsi a Israele, così che esso lo facesse conoscere con maggiore ampiezza alle genti. Cristo ha compiuto e completato la rivelazione di Dio, così da attrarre a sé l’intera umanità, come aveva promesso: ‘Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me’. Anzi, mediante Cristo e il suo Spirito, il Padre continua a condurre la storia verso di sé” (Franco Manzi, biblista). Teilhard De Chardin, prete, teologo, filosofo, scienziato, descrive in maniera suggestiva, poetica e scientifica, questo progredire della vita verso il Padre: dalla materia agli animali, all’uomo (il pensiero riflesso), fino a Gesù Cristo (“centro e vertice”, dice il Concilio; “Punto Omega”, dice Teilhard).

La fede e la scienza, dialogo possibile

E se invece del sospetto e del rifiuto da parte del Sant’Uffizio dell’epoca, ci fosse stato ascolto e accoglienza (come poi, grazie a Dio, ha fatto il Concilio, e il card. Casaroli, e lo stesso papa Paolo VI, e papa Benedetto), il dialogo fede-scienza avrebbe avuto un’altra storia. Peccato! Ma possiamo sempre riparare...]]>
La “traduzione” della Parola: con il dizionario dello Spirito. https://www.lavoce.it/la-traduzione-della-parola-con-il-dizionario-dello-spirito/ Fri, 21 May 2021 10:52:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60746

Dei Verbum, n. 13: “Nella sacra Scrittura, restando sempre intatta la verità e la santità di Dio, si manifesta la mirabile condiscendenza dell’eterna Sapienza, affinché possiamo apprendere l’ineffabile benignità di Dio e quanto Egli, sollecito e provvido nei riguardi della nostra natura, abbia contemperato il suo parlare. Le parole di Dio infatti espresse con lingue umane, si son fatte simili al parlare dell’uomo, come già il Verbo dell’eterno Padre, avendo assunto le debolezze della umana natura, si fece simile all’uomo”. È lo stesso stupore del Natale, allora: Dio si è fatto come noi - canta la liturgia - perché noi potessimo diventare come lui! Dio parla le nostre parole perché noi potessimo imparare a parlare le sue. E così, tra tutte le parole che gli uomini parlano e ascoltano - quelle quotidiane, e quelle dei “maestri” -, può trovare spazio quella che viene dal Cielo. È la risposta alla preghiera del Salmo: “mostraci il tuo volto, Signore!”. È come il passaggio di Dio nella vita del profeta Elia, quando, rifugiato nella grotta, sentì il fragore del vento e dell’uragano, e alla fine “il sussurro di una brezza leggera” (o “un sottile suono di silenzio”, come alcuni traducono in 1Re 19,9 ss). È il desiderio espresso nella poesia di Mario Luzi (1914-2005):
“Non startene nascosto nella tua onnipresenza. Mostrati, vorrebbero dirgli, ma non osano. Il roveto in fiamme lo rivela, però è anche il suo impenetrabile nascondiglio. E poi l’incarnazione si ripara dalla sua eternità sotto una gronda umana, scende nel più tenero grembo verso l’uomo, nell’uomo… sì, ma il figlio dell’uomo in cui deflagra lo manifesta e lo cela… così avanzano nella loro storia”.
“Questo processo di traduzione del messaggio divino in umano giunge fino al punto di far sì che le parole dette da Dio all’autore ispirato possono legittimamente arrivare all’uomo in veste di parole dell’uomo (ebraico, aramaico e greco) e proporzionatamente tramite le lingue attuali dell’uomo; quel che Dio non ha disdegnato di fare, non possiamo sottovalutarlo noi” (Paolo Martuccelli, teologo). Quando si parla di “traduzione”, sappiamo bene che non è una questione solo linguistica, di termini, ma di concetti e di messaggio. Se è vero che Gesù promette di rimanere con noi tutti i giorni fino alla fine dei tempi; e dona lo Spirito alla Chiesa perché le ricordi e le insegni ogni cosa, allora si può parlare di “aggiornamento” - un termine così caro a Papa Giovanni, e al Concilio, che è stato accolto in italiano così come nelle altre lingue. Un po’ come le indicazioni sugli spartiti di musica. Quanti esempi di questo procedimento! Che non è il “relativismo” da cui ci mette in guardia Papa Benedetto, come se non ci fosse più una “stella polare” nella rivelazione. È invece l’unico modo perché la Parola del Cielo si immerga nella nostra terra, nella storia concreta che ogni generazione sta vivendo. Esempio: il mito della creazione era interpretato come dominio dell’uomo sulla natura; la traduzione per il nostro oggi la offre la Laudato si’ del Papa. Le differenze delle culture (e delle religioni) sono diventate “ponti, e non muri” nell’enciclica Fratelli tutti. Parleremo “lingue nuove”! “Luce ai miei passi è la tua parola, Signore” canta il Salmo. La luce è dono suo, i passi sono la nostra stupenda fatica quotidiana: mai da soli!]]>

Dei Verbum, n. 13: “Nella sacra Scrittura, restando sempre intatta la verità e la santità di Dio, si manifesta la mirabile condiscendenza dell’eterna Sapienza, affinché possiamo apprendere l’ineffabile benignità di Dio e quanto Egli, sollecito e provvido nei riguardi della nostra natura, abbia contemperato il suo parlare. Le parole di Dio infatti espresse con lingue umane, si son fatte simili al parlare dell’uomo, come già il Verbo dell’eterno Padre, avendo assunto le debolezze della umana natura, si fece simile all’uomo”. È lo stesso stupore del Natale, allora: Dio si è fatto come noi - canta la liturgia - perché noi potessimo diventare come lui! Dio parla le nostre parole perché noi potessimo imparare a parlare le sue. E così, tra tutte le parole che gli uomini parlano e ascoltano - quelle quotidiane, e quelle dei “maestri” -, può trovare spazio quella che viene dal Cielo. È la risposta alla preghiera del Salmo: “mostraci il tuo volto, Signore!”. È come il passaggio di Dio nella vita del profeta Elia, quando, rifugiato nella grotta, sentì il fragore del vento e dell’uragano, e alla fine “il sussurro di una brezza leggera” (o “un sottile suono di silenzio”, come alcuni traducono in 1Re 19,9 ss). È il desiderio espresso nella poesia di Mario Luzi (1914-2005):
“Non startene nascosto nella tua onnipresenza. Mostrati, vorrebbero dirgli, ma non osano. Il roveto in fiamme lo rivela, però è anche il suo impenetrabile nascondiglio. E poi l’incarnazione si ripara dalla sua eternità sotto una gronda umana, scende nel più tenero grembo verso l’uomo, nell’uomo… sì, ma il figlio dell’uomo in cui deflagra lo manifesta e lo cela… così avanzano nella loro storia”.
“Questo processo di traduzione del messaggio divino in umano giunge fino al punto di far sì che le parole dette da Dio all’autore ispirato possono legittimamente arrivare all’uomo in veste di parole dell’uomo (ebraico, aramaico e greco) e proporzionatamente tramite le lingue attuali dell’uomo; quel che Dio non ha disdegnato di fare, non possiamo sottovalutarlo noi” (Paolo Martuccelli, teologo). Quando si parla di “traduzione”, sappiamo bene che non è una questione solo linguistica, di termini, ma di concetti e di messaggio. Se è vero che Gesù promette di rimanere con noi tutti i giorni fino alla fine dei tempi; e dona lo Spirito alla Chiesa perché le ricordi e le insegni ogni cosa, allora si può parlare di “aggiornamento” - un termine così caro a Papa Giovanni, e al Concilio, che è stato accolto in italiano così come nelle altre lingue. Un po’ come le indicazioni sugli spartiti di musica. Quanti esempi di questo procedimento! Che non è il “relativismo” da cui ci mette in guardia Papa Benedetto, come se non ci fosse più una “stella polare” nella rivelazione. È invece l’unico modo perché la Parola del Cielo si immerga nella nostra terra, nella storia concreta che ogni generazione sta vivendo. Esempio: il mito della creazione era interpretato come dominio dell’uomo sulla natura; la traduzione per il nostro oggi la offre la Laudato si’ del Papa. Le differenze delle culture (e delle religioni) sono diventate “ponti, e non muri” nell’enciclica Fratelli tutti. Parleremo “lingue nuove”! “Luce ai miei passi è la tua parola, Signore” canta il Salmo. La luce è dono suo, i passi sono la nostra stupenda fatica quotidiana: mai da soli!]]>
In cima alla piramide, la Parola https://www.lavoce.it/in-cima-alla-piramide-la-parola/ Fri, 23 Apr 2021 14:16:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60284

di don Saulo Scarabattoli

Dei Verbum, 10 : “La sacra Tradizione e la sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio affidato alla Chiesa, e nell’adesione ad esso tutto il popolo santo, unito ai suoi Pastori persevera assiduamente nell’insegnamento degli Apostoli e nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nelle orazioni, in modo che, nel ritenere, praticare e professare la fede trasmessa, concordino i Presuli e i fedeli.

L’ufficio poi d’interpretare autenticamente la Parola di Dio scritta o trasmessa è affidato al solo Magistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata in nome di Gesù Cristo. Il quale Magistero però non è superiore alla parola di Dio ma ad essa serve...

È chiaro dunque che la sacra Tradizione, la sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti da non potere indipendentemente sussistere, e tutti insieme secondo il proprio modo, sotto l’azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime”.

Invece del mio piccolo commento, oggi ne propongo tre grandi.

Cettina Militello

Cettina Militello, una teologa, donna! “La nostalgia della comunità cristiana delle origini ci accompagna da sempre. C’è mai stato un tempo di assoluta fraternità, di sinergia profonda, di piena comunione tra i membri della comunità? Forse, pienamente, mai... eppure la nostalgia di una comunità veramente autenticamente tale ha attraversato la Chiesa di ogni tempo, ed è giunta sino a noi. La posta in gioco è quella dell’adesione alla parola di Dio, la cui intelligenza è a tutti noi affidata: non monopolio di alcuni, ma bene comune di tutti”.

Card. Carlo Maria Martini

Card. Carlo Maria Martini: “Questa perla conciliare riecheggia lo stile biblico di alcuni discorsi dei padri conciliari, tra i quali acquistò un valore esemplare quello del cardinale Lercaro sulla povertà. La figura del vescovo è qui presentata come quella di un servitore della Parola. Durante la consacrazione, gli viene messo sul capo il libro dei Vangeli. È un simbolo liturgico molto bello ed evocativo. Egli è sottoposto a esso in ogni senso; la sua parola deve far risuonare il Vangelo e ogni suo gesto deve essere una realizzazione del Vangelo”.

Hans Küng

Hans Küng: “Se questo Concilio non ci fosse stato, teologia e spiritualità della Bibbia continuerebbero nella Chiesa cattolica ad essere trascurate nella predicazione, nella teologia di scuola e nella pietà privata. Il Vaticano II ha riconosciuto l’importanza preminente della Bibbia. Il magistero non sta al di sopra della parola di Dio bensì deve porsi al suo servizio...

Se questo Concilio non ci fosse stato, la Chiesa continuerebbe a essere compresa come un impero romano soprannaturale, con al vertice il Papa, come sovrano assoluto, sotto di lui l’aristocrazia dei vescovi e dei preti, e infine, in funzione passiva, il popolo suddito dei fedeli... Il Concilio Vaticano II critica quest’immagine di Chiesa e comprende la Chiesa di nuovo non come piramide gerarchica, bensì come comunità di fede. I detentori degli uffici stanno non sopra, ma dentro il popolo di Dio; non come suoi padroni ma come i suoi servitori. Il sacerdozio universale dei fedeli va tenuto in grande considerazione. I vescovi devono riscoprire, senza pregiudizio del primato papale, una comune, collegiale responsabilità per la guida dell’intera Chiesa - per questo l’istituzione di un Sinodo dei vescovi...” (detto nel 2005).

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di don Saulo Scarabattoli

Dei Verbum, 10 : “La sacra Tradizione e la sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio affidato alla Chiesa, e nell’adesione ad esso tutto il popolo santo, unito ai suoi Pastori persevera assiduamente nell’insegnamento degli Apostoli e nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nelle orazioni, in modo che, nel ritenere, praticare e professare la fede trasmessa, concordino i Presuli e i fedeli.

L’ufficio poi d’interpretare autenticamente la Parola di Dio scritta o trasmessa è affidato al solo Magistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata in nome di Gesù Cristo. Il quale Magistero però non è superiore alla parola di Dio ma ad essa serve...

È chiaro dunque che la sacra Tradizione, la sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti da non potere indipendentemente sussistere, e tutti insieme secondo il proprio modo, sotto l’azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime”.

Invece del mio piccolo commento, oggi ne propongo tre grandi.

Cettina Militello

Cettina Militello, una teologa, donna! “La nostalgia della comunità cristiana delle origini ci accompagna da sempre. C’è mai stato un tempo di assoluta fraternità, di sinergia profonda, di piena comunione tra i membri della comunità? Forse, pienamente, mai... eppure la nostalgia di una comunità veramente autenticamente tale ha attraversato la Chiesa di ogni tempo, ed è giunta sino a noi. La posta in gioco è quella dell’adesione alla parola di Dio, la cui intelligenza è a tutti noi affidata: non monopolio di alcuni, ma bene comune di tutti”.

Card. Carlo Maria Martini

Card. Carlo Maria Martini: “Questa perla conciliare riecheggia lo stile biblico di alcuni discorsi dei padri conciliari, tra i quali acquistò un valore esemplare quello del cardinale Lercaro sulla povertà. La figura del vescovo è qui presentata come quella di un servitore della Parola. Durante la consacrazione, gli viene messo sul capo il libro dei Vangeli. È un simbolo liturgico molto bello ed evocativo. Egli è sottoposto a esso in ogni senso; la sua parola deve far risuonare il Vangelo e ogni suo gesto deve essere una realizzazione del Vangelo”.

Hans Küng

Hans Küng: “Se questo Concilio non ci fosse stato, teologia e spiritualità della Bibbia continuerebbero nella Chiesa cattolica ad essere trascurate nella predicazione, nella teologia di scuola e nella pietà privata. Il Vaticano II ha riconosciuto l’importanza preminente della Bibbia. Il magistero non sta al di sopra della parola di Dio bensì deve porsi al suo servizio...

Se questo Concilio non ci fosse stato, la Chiesa continuerebbe a essere compresa come un impero romano soprannaturale, con al vertice il Papa, come sovrano assoluto, sotto di lui l’aristocrazia dei vescovi e dei preti, e infine, in funzione passiva, il popolo suddito dei fedeli... Il Concilio Vaticano II critica quest’immagine di Chiesa e comprende la Chiesa di nuovo non come piramide gerarchica, bensì come comunità di fede. I detentori degli uffici stanno non sopra, ma dentro il popolo di Dio; non come suoi padroni ma come i suoi servitori. Il sacerdozio universale dei fedeli va tenuto in grande considerazione. I vescovi devono riscoprire, senza pregiudizio del primato papale, una comune, collegiale responsabilità per la guida dell’intera Chiesa - per questo l’istituzione di un Sinodo dei vescovi...” (detto nel 2005).

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Gli apostoli e i loro successori https://www.lavoce.it/gli-apostoli-e-i-loro-successori/ Mon, 22 Mar 2021 14:04:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59620

di don Saulo Scarabattoli

Dei Verbum, 7/b: missionari del Vangelo. “Gli apostoli, affinché l’Evangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, lasciarono come loro successori i Vescovi, ad essi affidando il loro proprio posto di maestri. Questa sacra Tradizione dunque e la Scrittura sacra dell’uno e dell’altro Testamento, sono come uno specchio, nel quale la Chiesa, pellegrina in terra, contempla Dio, dal quale tutto riceve, finché giunga a vederlo faccia a faccia, com’Egli è.”

Come uno specchio

“Sono come uno specchio”. San Paolo parla di un “antico specchio”: “Ora la nostra visione è confusa, come in un antico specchio” (1Cor 13), forse era solo un pezzo di metallo lucidato. Come potremmo pretendere di sapere tutto di Dio infinito, solo leggendo la Bibbia - che pure è preziosissima! Come potremo decifrare precisi i lineamenti del suo Volto?

Come una luce

Sono come una luce: “La tua parola, Signore, è luce ai miei passi”. La parola, però, è affidata a un suono passeggero... una voce. Già sant’Agostino affermava che la voce passa, la Parola resta (il Battista, e poi Gesù). La Scrittura poi ne raccoglie appena un’eco, non può essere una pietra fredda e immobile, una specie di lava solidificava dopo una eruzione. La luce è sempre la stessa, ma può illuminare tanti cammini differenti, tanti quanti sono gli uomini che camminano.

Come acqua

Sono come acqua: “Come la pioggia o la neve...”. L’acqua è sempre la stessa, ma fa germogliare fiori diversi.

Le diversità dei cammini dopo il Concilio

Ecco allora le diversità dei cammini anche nella Chiesa. La Chiesa di prima del Concilio Vaticano II è profondamente diversa da quella che è fiorita dopo.

Anche riguardo alla Bibbia, sappiamo tutti che prima il libro era come sigillato, e la chiave la tenevano gelosamente solo i “capi” - una specie di tesoro prezioso, ma racchiuso in una cassaforte (così dice Papa Francesco). Proprio con questo documento che stiamo leggendo, la cassaforte è stata aperta, e il tesoro è a disposizione di tutti.

E soprattutto, se il Signore fa sorgere il suo sole sui giusti e sugli ingiusti, quanto più farà festa quando questo suo Sole illuminerà i diversi cuori degli uomini, quelli che sinceramente cercano Dio, e la giustizia, anche per strade diverse: le vie delle genti, e quelle delle religioni non cristiane. E perfino le vie misteriose della coscienza di ognuno (la coscienza, il “maestro universale”).

Ecco allora le esperienze ecumeniche, per esempio la comunità di Taizé, o quella di Bose fondata da Enzo Bianchi (in questo momento doloroso, e anche “misterioso”), ma anche consonanze tra religioni diverse.

Donne diverse leggono la Fratelli tutti: vengono dall’islam, da buddhismo, dall’induismo, dall’ ebraismo, dalla Riforma, dal cattolicesimo: un arcobaleno! Il Papa ad Abu Dhabi, e in Iraq, in dialogo con i musulmani. Mi è capitato di leggere, su Rocca, un articolo che racconta qualcosa delle esperienze di “sorella Maria” di Campello. Forse qualcuno ne ha sentito parlare. Una rete di relazioni in nome di Dio, con tante esperienze diverse, preti una volta ai margini (don Ernesto Buonaiuti, don Primo Mazzolari, don Giovanni Vannucci), e perfino con Gandhi.

Scrive: “Dobbiamo aderire alla fede di tutti. Non siamo noi soli in possesso della verità; attraverso i libri sacri dei vari popoli, può venircene un raggio”.

Un Dio che parla tutte le lingue degli uomini.

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di don Saulo Scarabattoli

Dei Verbum, 7/b: missionari del Vangelo. “Gli apostoli, affinché l’Evangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, lasciarono come loro successori i Vescovi, ad essi affidando il loro proprio posto di maestri. Questa sacra Tradizione dunque e la Scrittura sacra dell’uno e dell’altro Testamento, sono come uno specchio, nel quale la Chiesa, pellegrina in terra, contempla Dio, dal quale tutto riceve, finché giunga a vederlo faccia a faccia, com’Egli è.”

Come uno specchio

“Sono come uno specchio”. San Paolo parla di un “antico specchio”: “Ora la nostra visione è confusa, come in un antico specchio” (1Cor 13), forse era solo un pezzo di metallo lucidato. Come potremmo pretendere di sapere tutto di Dio infinito, solo leggendo la Bibbia - che pure è preziosissima! Come potremo decifrare precisi i lineamenti del suo Volto?

Come una luce

Sono come una luce: “La tua parola, Signore, è luce ai miei passi”. La parola, però, è affidata a un suono passeggero... una voce. Già sant’Agostino affermava che la voce passa, la Parola resta (il Battista, e poi Gesù). La Scrittura poi ne raccoglie appena un’eco, non può essere una pietra fredda e immobile, una specie di lava solidificava dopo una eruzione. La luce è sempre la stessa, ma può illuminare tanti cammini differenti, tanti quanti sono gli uomini che camminano.

Come acqua

Sono come acqua: “Come la pioggia o la neve...”. L’acqua è sempre la stessa, ma fa germogliare fiori diversi.

Le diversità dei cammini dopo il Concilio

Ecco allora le diversità dei cammini anche nella Chiesa. La Chiesa di prima del Concilio Vaticano II è profondamente diversa da quella che è fiorita dopo.

Anche riguardo alla Bibbia, sappiamo tutti che prima il libro era come sigillato, e la chiave la tenevano gelosamente solo i “capi” - una specie di tesoro prezioso, ma racchiuso in una cassaforte (così dice Papa Francesco). Proprio con questo documento che stiamo leggendo, la cassaforte è stata aperta, e il tesoro è a disposizione di tutti.

E soprattutto, se il Signore fa sorgere il suo sole sui giusti e sugli ingiusti, quanto più farà festa quando questo suo Sole illuminerà i diversi cuori degli uomini, quelli che sinceramente cercano Dio, e la giustizia, anche per strade diverse: le vie delle genti, e quelle delle religioni non cristiane. E perfino le vie misteriose della coscienza di ognuno (la coscienza, il “maestro universale”).

Ecco allora le esperienze ecumeniche, per esempio la comunità di Taizé, o quella di Bose fondata da Enzo Bianchi (in questo momento doloroso, e anche “misterioso”), ma anche consonanze tra religioni diverse.

Donne diverse leggono la Fratelli tutti: vengono dall’islam, da buddhismo, dall’induismo, dall’ ebraismo, dalla Riforma, dal cattolicesimo: un arcobaleno! Il Papa ad Abu Dhabi, e in Iraq, in dialogo con i musulmani. Mi è capitato di leggere, su Rocca, un articolo che racconta qualcosa delle esperienze di “sorella Maria” di Campello. Forse qualcuno ne ha sentito parlare. Una rete di relazioni in nome di Dio, con tante esperienze diverse, preti una volta ai margini (don Ernesto Buonaiuti, don Primo Mazzolari, don Giovanni Vannucci), e perfino con Gandhi.

Scrive: “Dobbiamo aderire alla fede di tutti. Non siamo noi soli in possesso della verità; attraverso i libri sacri dei vari popoli, può venircene un raggio”.

Un Dio che parla tutte le lingue degli uomini.

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Antica sorgente contro la sete https://www.lavoce.it/antica-sorgente-contro-la-sete/ Fri, 12 Mar 2021 11:35:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59508

di don Saulo Scarabattoli

Dei Verbum, capitolo II, la trasmissione della divina rivelazione. Numero 7/a: gli apostoli e i loro successori, missionari del Vangelo.

“Dio, con somma benignità, dispose che quanto egli aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti, rimanesse per sempre integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni.

Perciò Cristo Signore, nel quale trova compimento tutta intera la rivelazione del sommo Dio, ordinò agli apostoli che il Vangelo, prima trasmesso per mezzo dei profeti e da Lui adempiuto e promulgato di persona, come la fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale, lo predicassero a tutti, comunicando i doni divini.

Ciò venne fedelmente eseguito, tanto dagli apostoli, i quali nella predicazione orale, con gli esempi e le istituzioni trasmisero sia ciò che avevano ricevuto dalle labbra, dalla frequentazione e dalle opere di Cristo, sia ciò che avevano imparato per suggerimento dello Spirito santo, quanto da quegli apostoli e da uomini della loro cerchia, i quali, per ispirazione dello Spirito santo, misero in scritto l’annunzio della salvezza”.

“Chi vede me vede il Padre” ha attestato Gesù stesso. Dio dunque parla il linguaggio dell’uomo, dialoga con noi, e ci dice, in Gesù, che è Padre, Abbà. E che noi, in Gesù, siamo chiamati a essere suoi figli e fratelli tra noi. Sta tutto qui il Vangelo di Gesù.

Il Concilio, in fin dei conti, altro non intende dire. Perché questa è la bella e buona notizia di cui la Chiesa vive e che è chiamata a testimoniare all’uomo che, oggi come sempre, “è in cerca di Dio perché Dio lo ha cercato per primo” (Pietro Coda).

“Siamo proprio come gli assetati che bevono a una fonte. La parola del Signore offre molti aspetti diversi, come numerose sono le prospettive di coloro che la studiano. Il Signore ha colorato la sua parola di bellezze svariate, perché coloro che la scrutano possano contemplare ciò che preferiscono. Ha nascosto nella sua parola tutti i tesori, perché ciascuno di noi trovi una ricchezza in ciò che contempla.

La sua parola è un albero di vita che, da ogni parte, ti porge dei frutti benedetti. Essa è come quella roccia aperta nel deserto, che divenne per ogni uomo, da ogni parte, una bevanda spirituale. Essi mangiarono, dice l’apostolo, un cibo spirituale e bevvero una bevanda spirituale” (Efrem Siro, diacono a Edessa in Turchia; 306-373).

Ma come questa antica sorgente può dissetare la nostra sete di oggi; come ha potuto dissetare la sete di tutti quelli che hanno cercato Dio nei secoli; e come potrà dissetare le future generazioni, fino alla fine dei tempi?

“Invierò il mio Spirito - promette Gesù - che vi insegnerà ogni cosa”. Proprio la presenza di questo Spirito custodirà la purezza di questa “acqua viva” dal rischio di inquinamento - come un corso d’acqua che, lungo il cammino potrebbe raccogliere detriti di ogni genere: le eresie antiche, per esempio, ma anche le eresie moderne (il Papa le richiama, gnosticismo e pelagianesimo, anche nella vita dei cristiani di oggi).

E la tristezza di Dio Padre, quando vede noi, suoi figli, scavarci cisterne di acqua inquinata, e non accorgerci della sorgente di acqua pura. “Se tu conoscessi il dono di Dio - dice Gesù alla donna samaritana incontrata nei pressi del pozzo di Giacobbe - , chiederesti a me, e io ti darei acqua viva”. Per favore, Signore, dacci quest’acqua!

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di don Saulo Scarabattoli

Dei Verbum, capitolo II, la trasmissione della divina rivelazione. Numero 7/a: gli apostoli e i loro successori, missionari del Vangelo.

“Dio, con somma benignità, dispose che quanto egli aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti, rimanesse per sempre integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni.

Perciò Cristo Signore, nel quale trova compimento tutta intera la rivelazione del sommo Dio, ordinò agli apostoli che il Vangelo, prima trasmesso per mezzo dei profeti e da Lui adempiuto e promulgato di persona, come la fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale, lo predicassero a tutti, comunicando i doni divini.

Ciò venne fedelmente eseguito, tanto dagli apostoli, i quali nella predicazione orale, con gli esempi e le istituzioni trasmisero sia ciò che avevano ricevuto dalle labbra, dalla frequentazione e dalle opere di Cristo, sia ciò che avevano imparato per suggerimento dello Spirito santo, quanto da quegli apostoli e da uomini della loro cerchia, i quali, per ispirazione dello Spirito santo, misero in scritto l’annunzio della salvezza”.

“Chi vede me vede il Padre” ha attestato Gesù stesso. Dio dunque parla il linguaggio dell’uomo, dialoga con noi, e ci dice, in Gesù, che è Padre, Abbà. E che noi, in Gesù, siamo chiamati a essere suoi figli e fratelli tra noi. Sta tutto qui il Vangelo di Gesù.

Il Concilio, in fin dei conti, altro non intende dire. Perché questa è la bella e buona notizia di cui la Chiesa vive e che è chiamata a testimoniare all’uomo che, oggi come sempre, “è in cerca di Dio perché Dio lo ha cercato per primo” (Pietro Coda).

“Siamo proprio come gli assetati che bevono a una fonte. La parola del Signore offre molti aspetti diversi, come numerose sono le prospettive di coloro che la studiano. Il Signore ha colorato la sua parola di bellezze svariate, perché coloro che la scrutano possano contemplare ciò che preferiscono. Ha nascosto nella sua parola tutti i tesori, perché ciascuno di noi trovi una ricchezza in ciò che contempla.

La sua parola è un albero di vita che, da ogni parte, ti porge dei frutti benedetti. Essa è come quella roccia aperta nel deserto, che divenne per ogni uomo, da ogni parte, una bevanda spirituale. Essi mangiarono, dice l’apostolo, un cibo spirituale e bevvero una bevanda spirituale” (Efrem Siro, diacono a Edessa in Turchia; 306-373).

Ma come questa antica sorgente può dissetare la nostra sete di oggi; come ha potuto dissetare la sete di tutti quelli che hanno cercato Dio nei secoli; e come potrà dissetare le future generazioni, fino alla fine dei tempi?

“Invierò il mio Spirito - promette Gesù - che vi insegnerà ogni cosa”. Proprio la presenza di questo Spirito custodirà la purezza di questa “acqua viva” dal rischio di inquinamento - come un corso d’acqua che, lungo il cammino potrebbe raccogliere detriti di ogni genere: le eresie antiche, per esempio, ma anche le eresie moderne (il Papa le richiama, gnosticismo e pelagianesimo, anche nella vita dei cristiani di oggi).

E la tristezza di Dio Padre, quando vede noi, suoi figli, scavarci cisterne di acqua inquinata, e non accorgerci della sorgente di acqua pura. “Se tu conoscessi il dono di Dio - dice Gesù alla donna samaritana incontrata nei pressi del pozzo di Giacobbe - , chiederesti a me, e io ti darei acqua viva”. Per favore, Signore, dacci quest’acqua!

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La Verità, le verità, la relazione https://www.lavoce.it/verita-relazione/ Thu, 04 Mar 2021 10:05:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59446

di don Saulo Scarabattoli

Dei Verbum, n. 6 - Le verità rivelate. “Con la divina rivelazione Dio volle manifestare e comunicare Se stesso e i decreti eterni della sua volontà riguardo alla salvezza degli uomini, per renderli cioè partecipi di quei beni divini, che trascendono la comprensione della mente umana.

Il sacro Sinodo professa che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale dell’umana ragione dalle cose create; insegna inoltre che va attribuito alla rivelazione divina il fatto che, tutto ciò che nelle cose divine non è di per sé impervio alla umana ragione, possa, anche nel presente stato del genere umano, essere conosciuto da tutti speditamente, con ferma certezza e senza mescolanza d’errore”.

Oggi invece di “parlare” io, mi piacerebbe “ascoltare”: ecco allora un teologo dei nostri giorni, e un antico Padre della Chiesa.

“Molte tradizioni religiose pongono l’uomo in relazione a colui che le nostre umane lingue designano con il nome di Dio, ma solo il cristianesimo confessa un Dio che vuole dare accesso alla propria intimità; e ciò è possibile solamente se gli uomini acconsentono a lasciarsi raggiungere nel loro spazio interiore e si dispongono a incontrare colui che, pur essendo di un’abissale profondità, si rende prossimo di ciascuno di loro, infinitamente più prossimo rispetto a quanto un essere umano possa esserlo di se stesso... Ora Dio non ha nulla da dirci rispetto ciò che l’ingegno umano potrebbe un giorno scoprire da se stesso. Egli non ha che una sola cosa da offrirci: Lui stesso, come nostro fine ultimo.”

(Christoph Theobald)

Solo quando l’uomo si fida di Dio, solo quando ha stabilito una relazione di amore con lui, solo allora può accogliere, con la ragione le cose che lui insegna, rivelando se stesso; e queste verità, sono via al cielo.

Ecco allora la nostra gratitudine, che possiamo manifestare nella vita e nella preghiera. E la preghiera più intensa per entrare in rapporto con lui, ce l’ha rivelata Gesù stesso.

San Cipriano (vescovo, martire nel 258) medita su questa preghiera del Padre nostro.

“I precetti del Vangelo sono certo insegnamenti divini, fondamenti su cui si edifica la speranza, sostegni che rafforzano la fede, alimenti che ristorano il cuore, timori che dirigono il cammino, aiuti per ottenere la salvezza. Istruiscono le menti docili dei credenti qui in terra e li conducono al regno dei cieli. Dio volle che molte cose fossero dette e ascoltate per mezzo dei profeti, i suoi servi. Ma immensamente più sublimi sono le realtà che comunica attraverso suo Figlio. Più incomparabili le cose che la parola di Dio, pur già presente nei profeti, proclama ora con la propria voce, e cioè non più comandando che gli si prepari la via, ma venendo gli stesso, aprendoci e mostrandoci il cammino da seguire. Così, mentre prima eravamo erranti, sconsiderati e ciechi nelle tenebre della morte, ora, illuminati dalla luce della grazia, possiamo battere la via della vita con la guida e l’aiuto del Signore. Egli fra gli altri salutari suoi ammonimenti e divini precetti, diede anche la norma della preghiera... Colui che ha dato la vita, ha insegnato anche a pregare”.

Le verità che sono insegnate all’umanità, e che la nostra ragione accetta, sono alla fine “via al Cielo”.

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di don Saulo Scarabattoli

Dei Verbum, n. 6 - Le verità rivelate. “Con la divina rivelazione Dio volle manifestare e comunicare Se stesso e i decreti eterni della sua volontà riguardo alla salvezza degli uomini, per renderli cioè partecipi di quei beni divini, che trascendono la comprensione della mente umana.

Il sacro Sinodo professa che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale dell’umana ragione dalle cose create; insegna inoltre che va attribuito alla rivelazione divina il fatto che, tutto ciò che nelle cose divine non è di per sé impervio alla umana ragione, possa, anche nel presente stato del genere umano, essere conosciuto da tutti speditamente, con ferma certezza e senza mescolanza d’errore”.

Oggi invece di “parlare” io, mi piacerebbe “ascoltare”: ecco allora un teologo dei nostri giorni, e un antico Padre della Chiesa.

“Molte tradizioni religiose pongono l’uomo in relazione a colui che le nostre umane lingue designano con il nome di Dio, ma solo il cristianesimo confessa un Dio che vuole dare accesso alla propria intimità; e ciò è possibile solamente se gli uomini acconsentono a lasciarsi raggiungere nel loro spazio interiore e si dispongono a incontrare colui che, pur essendo di un’abissale profondità, si rende prossimo di ciascuno di loro, infinitamente più prossimo rispetto a quanto un essere umano possa esserlo di se stesso... Ora Dio non ha nulla da dirci rispetto ciò che l’ingegno umano potrebbe un giorno scoprire da se stesso. Egli non ha che una sola cosa da offrirci: Lui stesso, come nostro fine ultimo.”

(Christoph Theobald)

Solo quando l’uomo si fida di Dio, solo quando ha stabilito una relazione di amore con lui, solo allora può accogliere, con la ragione le cose che lui insegna, rivelando se stesso; e queste verità, sono via al cielo.

Ecco allora la nostra gratitudine, che possiamo manifestare nella vita e nella preghiera. E la preghiera più intensa per entrare in rapporto con lui, ce l’ha rivelata Gesù stesso.

San Cipriano (vescovo, martire nel 258) medita su questa preghiera del Padre nostro.

“I precetti del Vangelo sono certo insegnamenti divini, fondamenti su cui si edifica la speranza, sostegni che rafforzano la fede, alimenti che ristorano il cuore, timori che dirigono il cammino, aiuti per ottenere la salvezza. Istruiscono le menti docili dei credenti qui in terra e li conducono al regno dei cieli. Dio volle che molte cose fossero dette e ascoltate per mezzo dei profeti, i suoi servi. Ma immensamente più sublimi sono le realtà che comunica attraverso suo Figlio. Più incomparabili le cose che la parola di Dio, pur già presente nei profeti, proclama ora con la propria voce, e cioè non più comandando che gli si prepari la via, ma venendo gli stesso, aprendoci e mostrandoci il cammino da seguire. Così, mentre prima eravamo erranti, sconsiderati e ciechi nelle tenebre della morte, ora, illuminati dalla luce della grazia, possiamo battere la via della vita con la guida e l’aiuto del Signore. Egli fra gli altri salutari suoi ammonimenti e divini precetti, diede anche la norma della preghiera... Colui che ha dato la vita, ha insegnato anche a pregare”.

Le verità che sono insegnate all’umanità, e che la nostra ragione accetta, sono alla fine “via al Cielo”.

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Per quale porta entra la Parola? https://www.lavoce.it/per-quale-porta-entra-la-parola/ Thu, 25 Feb 2021 20:18:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59355

di don Saulo Scarabattoli

Dei Verbum, 5: accogliere la rivelazione con fede. “A Dio che rivela è dovuta l’obbedienza della fede, con la quale l’uomo si abbandona a Dio tutto intero liberamente, prestandogli il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà e acconsentendo volontariamente alla rivelazione data da Lui. Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre, e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità. Affinché poi l’intelligenza della rivelazione diventi sempre più profonda, lo stesso Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni”. “Credere significa avere lo stesso pensiero, provare gli stessi sentimenti di Cristo; significa essere in dialogo d’amore con il Padre e vedere le realtà del mondo secondo la prospettiva del Figlio unigenito; significa amare i fratelli come li ama Gesù” (Ezio Luca Boris, in Perle del Concilio, pag. 26).

Quindi, il primo sentimento di chi ha la grazia e la gioia di credere - cioè di fidarsi di Dio come un figlio si fida di suo papà e della sua mamma - è lo stupore e la gratitudine.

Credere, infatti, è prima di tutto fidarsi di una persona; e solo allora potrò fidarmi anche delle cose che mi dice e degli insegnamenti che mi dona.

Si racconta di quella volta che scoppiò un incendio in un palazzo. Il figlio, da una finestra avvolta dal fumo, sa che per salvarsi deve gettarsi nel vuoto. In basso lo chiama suo papà. “Io non ti vedo!”, piange il bambino. “Ma io ti vedo: fidati!”.

Così è la fede.

Abramo. La sua fede è una storia di fiducia: “Esci dalla tua terra, e va’ verso un paese che io ti indicherò”... Dove? Lo scoprirà solo cammin facendo (“camminando s’apre cammino” dice un proverbio sudamericano).

E verrà anche la “prova” del figlio Isacco. La richiesta assurda di offrirlo in sacrificio: sappiamo che è per insegnare al suo popolo che il Dio della promessa rifiuta il crudele uso dei sacrifici umani.

Ma anche in quel racconto, Abramo si fida - si “affida”: Dio provvederà la vittima per il sacrifico, figlio mio, dice.

Charles de Foucauld contempla Gesù morente sulla croce, e percepisce come un flebile soffio, “Padre mio, io mi abbandono a te... con una confidenza infinita, poiché tu sei il Padre mio”. Questa è la fede! Un dono prezioso.

E chi dice di non aver ricevuto questo dono?

Sarà capitato anche a voi incontrare persone che dicono di non riuscire a fidarsi di Dio - spesso davanti al mistero del dolore, di una persona o di un popolo (la giornata della Memoria della Shoah, o la giornata del ricordo delle foibe).

Alcuni vorrebbero fidarsi, ma non non ci riescono. Indro Montanelli scriveva che avrebbe chiesto conto a Dio della sua non-fede!

Altri “cercano e non trovano”, vedi la dolorosa testimonianza di un altro giornalista, Ricciardetto.

A lui - e a tanti come lui - ha risposto, con la sua testimonianza luminosa Carlo Carretto: “Ho cercato e ho trovato”, un augurio è una speranza per tutti.

Diceva: la fede è come una traversata di un lago. Dio dona a tutti una barca, e i remi; il nostro compito è remare.

Buona traversata a tutti.

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di don Saulo Scarabattoli

Dei Verbum, 5: accogliere la rivelazione con fede. “A Dio che rivela è dovuta l’obbedienza della fede, con la quale l’uomo si abbandona a Dio tutto intero liberamente, prestandogli il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà e acconsentendo volontariamente alla rivelazione data da Lui. Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre, e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità. Affinché poi l’intelligenza della rivelazione diventi sempre più profonda, lo stesso Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni”. “Credere significa avere lo stesso pensiero, provare gli stessi sentimenti di Cristo; significa essere in dialogo d’amore con il Padre e vedere le realtà del mondo secondo la prospettiva del Figlio unigenito; significa amare i fratelli come li ama Gesù” (Ezio Luca Boris, in Perle del Concilio, pag. 26).

Quindi, il primo sentimento di chi ha la grazia e la gioia di credere - cioè di fidarsi di Dio come un figlio si fida di suo papà e della sua mamma - è lo stupore e la gratitudine.

Credere, infatti, è prima di tutto fidarsi di una persona; e solo allora potrò fidarmi anche delle cose che mi dice e degli insegnamenti che mi dona.

Si racconta di quella volta che scoppiò un incendio in un palazzo. Il figlio, da una finestra avvolta dal fumo, sa che per salvarsi deve gettarsi nel vuoto. In basso lo chiama suo papà. “Io non ti vedo!”, piange il bambino. “Ma io ti vedo: fidati!”.

Così è la fede.

Abramo. La sua fede è una storia di fiducia: “Esci dalla tua terra, e va’ verso un paese che io ti indicherò”... Dove? Lo scoprirà solo cammin facendo (“camminando s’apre cammino” dice un proverbio sudamericano).

E verrà anche la “prova” del figlio Isacco. La richiesta assurda di offrirlo in sacrificio: sappiamo che è per insegnare al suo popolo che il Dio della promessa rifiuta il crudele uso dei sacrifici umani.

Ma anche in quel racconto, Abramo si fida - si “affida”: Dio provvederà la vittima per il sacrifico, figlio mio, dice.

Charles de Foucauld contempla Gesù morente sulla croce, e percepisce come un flebile soffio, “Padre mio, io mi abbandono a te... con una confidenza infinita, poiché tu sei il Padre mio”. Questa è la fede! Un dono prezioso.

E chi dice di non aver ricevuto questo dono?

Sarà capitato anche a voi incontrare persone che dicono di non riuscire a fidarsi di Dio - spesso davanti al mistero del dolore, di una persona o di un popolo (la giornata della Memoria della Shoah, o la giornata del ricordo delle foibe).

Alcuni vorrebbero fidarsi, ma non non ci riescono. Indro Montanelli scriveva che avrebbe chiesto conto a Dio della sua non-fede!

Altri “cercano e non trovano”, vedi la dolorosa testimonianza di un altro giornalista, Ricciardetto.

A lui - e a tanti come lui - ha risposto, con la sua testimonianza luminosa Carlo Carretto: “Ho cercato e ho trovato”, un augurio è una speranza per tutti.

Diceva: la fede è come una traversata di un lago. Dio dona a tutti una barca, e i remi; il nostro compito è remare.

Buona traversata a tutti.

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Il Figlio, volto del Padre https://www.lavoce.it/il-figlio-volto-del-padre-dei-verbum-4/ Thu, 18 Feb 2021 19:22:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59284

Dei Verbum, n. 4/b: Cristo completa la rivelazione: “Cristo, vedendo il quale si vede anche il Padre, col fatto stesso della sua presenza e con la manifestazione di Sé, con le parole con le opere, con i segni e con i miracoli, e specialmente con la sua morte la sua risurrezione di tra i morti, e infine con l’invio dello Spirito Santo, compie e completa la rivelazione e la corrobora con la testimonianza divina, che cioè Dio è con noi per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte, e risuscitarci per la vita eterna. L’economia cristiana dunque, in quanto è alleanza nuova e definitiva, non passerà mai e non è da aspettarsi alcun’altra rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo”. Scrive il card. Gianfranco Ravasi, ricordando la Storia di Cristo (1921) di Giovanni Papini - un convertito esuberante! -: la convinzione è costante, il “dolce fratello quotidiano” Gesù ci è assolutamente necessario perché l’intelligenza da sola, non ci salva; il progresso tecnico non significa automaticamente civiltà e umanità, un vago teismo ignora il fuoco dell’evangelo. “Tutti hanno bisogno di te, anche quelli che non lo sanno, e quelli che non lo sanno assai più di quelli che lo sanno... Quanto è grande, immisurabilmente grande il bisogno che c’è di lui!”. Lui è “l’uomo che nasconde Dio nella sua scorza di carne, il Dio che ha ravvolto la sua divinità nel fango di Adamo...”. E così tutta la vita di Gesù di Nazareth (“dall’umiltà della nascita alla carità della croce”, come prega san Francesco d’Assisi), è il desiderio urgente di rivelare agli uomini il cuore di Dio Padre.

Tutto quello che si vede, di Gesù, diventa allora segno dell’invisibile.

E perché l’uomo abbia la capacità di leggere questi suoi segni, Gesù ha promesso un altro “Consolatore”, il suo Santo spirito, per guidarci alla verità tutta intera. Tutta intera, la grande storia della Chiesa - ma anche la nostra piccola storia personale - diventa così il luogo dove si manifesta il progetto d’amore del Padre. Se la percorriamo, anche solo con uno sguardo rapido, come dall’alto, possiamo intravedere il filo d’oro della presenza dello Spirito, pur intrecciato con i fili anche poveri delle vicende umane e della fragilità degli uomini di chiesa.

I Pontefici del secolo scorso:

Papa Giovanni e il Concilio, il vento impetuoso e primaverile. Papa Paolo VI, l’entusiasmo dentro le nuove forme. Il breve sorriso di Papa Giovanni Paolo I. La lunga stagione di Giovanni Paolo II. Papa Benedetto, il teologo (con il gesto coraggioso della rinuncia). E finalmente Papa Francesco, venuto dai confini del mondo, con la sorpresa, già quella prima sera, del saluto e della benedizione chiesta alla folla di piazza San Pietro. E le sue lettere, immerse nella gioia: Evangelii gaudium, Amoris laetitia, Gaudete et exsultate, Laudato si’, Fratelli tutti, Patris corde... Si realizza così la promessa di Gesù: “Lo Spirito vi guiderà alla verità tutta intera”.

Non abbiamo bisogno di altro!

Ogni tanto si sente dire di apparizioni e messaggi da parte della Madonna. Ammesso che si tratti di fatti reali, sono rivelazioni solo private, che non aggiungeranno niente alla rivelazione del cuore di Dio. Ci basta Gesù e il suo Vangelo! don Saulo Scarabattoli]]>

Dei Verbum, n. 4/b: Cristo completa la rivelazione: “Cristo, vedendo il quale si vede anche il Padre, col fatto stesso della sua presenza e con la manifestazione di Sé, con le parole con le opere, con i segni e con i miracoli, e specialmente con la sua morte la sua risurrezione di tra i morti, e infine con l’invio dello Spirito Santo, compie e completa la rivelazione e la corrobora con la testimonianza divina, che cioè Dio è con noi per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte, e risuscitarci per la vita eterna. L’economia cristiana dunque, in quanto è alleanza nuova e definitiva, non passerà mai e non è da aspettarsi alcun’altra rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo”. Scrive il card. Gianfranco Ravasi, ricordando la Storia di Cristo (1921) di Giovanni Papini - un convertito esuberante! -: la convinzione è costante, il “dolce fratello quotidiano” Gesù ci è assolutamente necessario perché l’intelligenza da sola, non ci salva; il progresso tecnico non significa automaticamente civiltà e umanità, un vago teismo ignora il fuoco dell’evangelo. “Tutti hanno bisogno di te, anche quelli che non lo sanno, e quelli che non lo sanno assai più di quelli che lo sanno... Quanto è grande, immisurabilmente grande il bisogno che c’è di lui!”. Lui è “l’uomo che nasconde Dio nella sua scorza di carne, il Dio che ha ravvolto la sua divinità nel fango di Adamo...”. E così tutta la vita di Gesù di Nazareth (“dall’umiltà della nascita alla carità della croce”, come prega san Francesco d’Assisi), è il desiderio urgente di rivelare agli uomini il cuore di Dio Padre.

Tutto quello che si vede, di Gesù, diventa allora segno dell’invisibile.

E perché l’uomo abbia la capacità di leggere questi suoi segni, Gesù ha promesso un altro “Consolatore”, il suo Santo spirito, per guidarci alla verità tutta intera. Tutta intera, la grande storia della Chiesa - ma anche la nostra piccola storia personale - diventa così il luogo dove si manifesta il progetto d’amore del Padre. Se la percorriamo, anche solo con uno sguardo rapido, come dall’alto, possiamo intravedere il filo d’oro della presenza dello Spirito, pur intrecciato con i fili anche poveri delle vicende umane e della fragilità degli uomini di chiesa.

I Pontefici del secolo scorso:

Papa Giovanni e il Concilio, il vento impetuoso e primaverile. Papa Paolo VI, l’entusiasmo dentro le nuove forme. Il breve sorriso di Papa Giovanni Paolo I. La lunga stagione di Giovanni Paolo II. Papa Benedetto, il teologo (con il gesto coraggioso della rinuncia). E finalmente Papa Francesco, venuto dai confini del mondo, con la sorpresa, già quella prima sera, del saluto e della benedizione chiesta alla folla di piazza San Pietro. E le sue lettere, immerse nella gioia: Evangelii gaudium, Amoris laetitia, Gaudete et exsultate, Laudato si’, Fratelli tutti, Patris corde... Si realizza così la promessa di Gesù: “Lo Spirito vi guiderà alla verità tutta intera”.

Non abbiamo bisogno di altro!

Ogni tanto si sente dire di apparizioni e messaggi da parte della Madonna. Ammesso che si tratti di fatti reali, sono rivelazioni solo private, che non aggiungeranno niente alla rivelazione del cuore di Dio. Ci basta Gesù e il suo Vangelo! don Saulo Scarabattoli]]>