I giornali italiani hanno dato nuovamente spazio al caso Regeni, criticando anche la giustizia italiana perché non ne viene a capo. Giulio Regeni, giovane studioso di livello postlaurea, è stato rapito, torturato e ucciso in Egitto fra il gennaio e il febbraio del 2016, in circostanze misteriose.
Le complesse indagini condotte dalla magistratura italiana fanno ritenere, con ragionevole certezza, che il delitto sia stato commesso da agenti della polizia politica egiziana, forse perché il giovane era in contatto con gruppi di opposizione. Presso il Tribunale di Roma è stato avviato un processo con imputati quattro agenti egiziani, i cui nomi sono stati indicati da un testimone. Ma il processo non può andare avanti perché dei quattro imputati si sanno solo i nomi (ammesso che siano i loro nomi veri), ma non gli indirizzi, quindi non vi è modo per convocarli alle udienze.
In questi giorni la Cassazione ha confermato che, in queste condizioni, il processo non si può fare. Questa decisione ha suscitato accese proteste contro la magistratura. Ma che possono fare i giudici?
Se c’è una regola procedurale riconosciuta e osservata in tutto il mondo è quella che non si può processare un imputato se non lo si è messo in grado di difendersi. Per molto meno, i francesi (non gli egiziani) hanno tratto il pretesto per dare asilo per decenni a Cesare Battisti e altri che, come lui, erano stati condannati in Italia a pene gravissime per delitti di sangue.
Il caso Regeni deve trovare il suo sbocco sul piano politico, non su quello giudiziario. È sotto gli occhi di tutti che il Governo egiziano protegge gli autori del crimine – non importa che siano quei quattro o altri – , e perciò indirettamente riconosce che essi agivano nell’ambito del loro ufficio. Quindi il Governo egiziano è responsabile, quanto meno moralmente, della morte di Giulio Regeni. Il Governo italiano dovrebbe contestarglielo, non come sospetto, ma come certezza acquisita; e dovrebbe chiederne ragione. Lo sbocco del caso Regeni dovrebbe essere questo, e non il processo a quattro fantasmi senza volto.