Un incontro formativo e spirituale. Questo voleva essere, ed è stato, la giornata per i volontari che operano in Caritas e più in generale nelle opere di carità presenti in diocesi.
Sabato mattina al Centro Mater Gratiae erano almeno in duecento ad ascoltare Ernesto Olivero, il fondatore del Sermig di Torino. Avrebbero dovuto essere più numerosi ma il ponte festivo e iniziative concomitanti non hanno favorito la presenza.
Chi ha partecipato, però, (volontari, sacerdoti e diaconi permanenti e la comunità dei Frati minori di Farneto) ha fatto scorta di entusiasmo per una testimonianza, quella di Olivero, radicata nel Vangelo ma anche, e proprio per questo, carica di concretezza, come è emerso in modo particolare con le domande dei presenti: da come fare a coinvolgere i giovani o a far quadrare i conti ma anche domande più personali, ovvero come ha conciliato la vita familiare (sposato e ha tre figli e sette nipoti) con il suo impegno nel Sermig.
Chi è Ernesto Olivero
Ernesto Olivero, 79 anni, ha trascorso la mattinata a Perugia senza sottrarsi all’incontro e al dialogo, raccontando sì della sua esperienza ma sempre con lo sguardo al futuro, fedele all’idea che nel 1964, insieme alla moglie Maria e ad un gruppo di giovani come lui, lo spinge a fondare il Sermig: sconfiggere la fame con opere di giustizia, a promuovere sviluppo, a vivere la solidarietà verso i più poveri.
Le parole di Bassetti
“Ernesto ha incontrato Gesù sin da bambino e ha un sogno – ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti aprendo l’incontro – , quello di abbattere la fame e l’ingiustizia nel mondo stando nella Chiesa.
Ha realizzato dei progetti umanitari con l’aiuto di molte persone, soprattutto giovani, in diverse parti del mondo, dando vita ad altri due Arsenali della Pace in Brasile e in Giordania. Ernesto ha creato queste opere di carità, che noi potremmo dire che sono dei patrimoni, ma lui non possiede nulla.
L’unica proprietà che ha è una corona del Rosario, che è molto logora nel recitare diciassette rosari al giorno e in questa sua preghiera ci siamo tutti noi. Stare continuamente in colloquio con Dio è la riprova di quello che concretamente egli testimonia”.
“Ernesto è un uomo che non va canonizzato in vita – ha proseguito Bassetti –, è ancora una creatura che cammina come noi, ma è entrata nella logica cristiana di don Primo Mazzolari: ‘Quando da Dio hai ricevuto tutto non si può dare solo qualcosa’. Ernesto è un esempio di questo donarsi all’altro, come lo sono stati Madre Teresa di Calcutta, il nostro venerabile Vittorio Trancanelli e altre figure di santità”.
La testimonianza di Olivero
“Oggi c’è una fame incredibile di Dio e i cristiani devono riconquistare la loro credibilità – ha affermato Olivero –. Oggi la gente ha paura di essere ingannata e bisogna riconquistarla con il silenzio e con i fatti concreti. I fatti devono parlare, altrimenti tutti gli scandali che ci sono stati impediscono alle persone di pensare che Dio le aspetta per un appuntamento speciale”.
Parlando di come devono essere realizzate e portate avanti le opere della Chiesa, Olivero ha detto che “devono avere bilanci trasparenti e credibili agli occhi della gente. Queste opere devono sapere di Dio e non sapere degli uomini”, ed ha raccontato anche del bilancio finanziario del Sermig- Arsenale della Pace, in cui trovano quotidianamente ospitalità più di 3.500 persone nelle sedi di Torino, del Brasile e del Giordania.
“Oggi siamo in uno dei momenti più drammatici della storia – ha evidenziato Olivero –, perché le cose che diciamo come cristiani, per essere vere, dobbiamo noi crederci per primi, dimostrando di viverle senza chiacchiere”.
Prima dell’intervento di Olivero sono intervenuti padre Giulio Michelini (Ofm), preside dell’Istituto Teologico di Assisi, che ha offerto una meditazione sul messaggio della “carità del Risorto” che il tempo di Pasqua trasmette ai cristiani, e il diacono Giancarlo Pecetti, direttore della Caritas diocesana, che ha presentato le opere realizzate da Olivero attraverso l’Arsenale della Pace.
M. R. V.