di Angelo M. Fanucci
17 dicembre 2019, genetliaco di Papa Francesco. Messaggi augurali da tutto il mondo. Grazie grazie, auguri auguri! “Tra le rose e le viole, / qualche giglio ci sta bene…”. Ma Francesco, a formulare l’augurio migliore a se stesso, ci ha pensato lui, e nella strofetta ha sostituito “cardo” a “giglio”: una decisione tutt’altro che edulcorante. Il cardo, raro, aspro nella sua montana solitudine, ha portato all’abolizione del segreto pontificio per i processi canonici relativi ad abuso sessuale sui minori, violenza sessuale e pedopornografia.
Scrive l’ Osservatore Romano: “È un segno di apertura, di disponibilità, di trasparenza, di collaborazione con le autorità civili”. Scrive Tornielli su La Stampa: “D’ora in avanti quel certo tipo di documenti (giacenti nei dicasteri vaticani e negli archivi delle varie diocesi) potranno essere consegnati ai magistrati inquirenti dei paesi rispettivi”. E Scicluna, ancora su La Stampa: “Viene così facilitata le possibilità di salvaguardare la comunità e di dire l’esito di una sentenza”.
Ma io non sono un giornalista, sono un prete bislacco, e la mia mente, spesso intorpidita dalla vecchiaia, di fronte a notizie del genere si ringaluzzisce e sogna. Sogna un Chiesa trasparente come un casa di cristallo.
Quante volte, sulla scia di san Paolo (Ef 5,27), abbiamo pregato per una Chiesa “senza macchia e senza ruga”, pur sapendo che la nostra santa Madre Chiesa lo sarà davvero, senza macchia e senza ruga, solo alla fine dei tempi. Oggi credo che dovremmo pregare con altrettanto fervore per una Chiesa senza schermi oscuranti e senza lampadine bolse, fulminate dalla notte dei tempi e mai sostituite.
Il famoso si non caste, saltem caute di san Bernardo (“se non riuscite a comportarvi da persone caste, fatelo almeno da persone caute”) fino a che punto è un imperativo saggio, fino a che punto si trasforma invece in un piccola, atroce furbizia indegna della Sposa di Cristo?
Una Chiesa trasparente. In questa direzione la notizia del decreto di dimissione dallo stato clericale per l’ex cardinale Theodore E. McCarrick, da una parte, è molto triste, in quanto conferma l’insinuazione che un certa prassi di Chiesa a volte porta sul moggio fiaccole che non fanno luce, ma fumo tossico. D’altra parte, ci si chiede quali altre prassi di Chiesa debbano essere rese impraticabili nella Chiesa, con metodi altrettanto severi.
Quelle che opprimono i poveri, certamente. E poi? La parola ai nostri giuristi. Con la speranza che abbiano letto il Vangelo. Per quel che mi riguarda, non vorrei essere nei loro panni.