A che serve lo Stato? Se ce lo chiediamo oggi, siamo pronti a rispondere indicando una quantità di servizi, dall’istruzione alla sanità ai trasporti all’assistenza agli anziani e molto altro. Ma duecento anni fa (l’altro ieri, di fronte alla storia) nessuno avrebbe esitato a dire che i compiti dello Stato erano essenzialmente due: la difesa del territorio e della popolazione dai nemici esterni (inclusa, si capisce, la promozione della pace con i trattati); e, all’interno, la difesa dei cittadini onesti dai delinquenti. I nuovi compiti si sono aggiunti a quelli antichi, ma questi naturalmente sono rimasti. Ma come funziona veramente la difesa degli onesti dai malfattori? Le statistiche sono impietose.
In Italia, solo per i reati di furto, rapina, estorsione e truffa, si registrano ogni anno non meno di un milione di denunce; poi ci sono tutti gli altri (e anche tantissimi non denunciati e non calcolati). I detenuti in carcere, da quelli che sono in attesa di giudizio a quelli che scontano condanne di lunga durata, sono quasi 60.000. Pochi? Troppi?
Ci sono filoni della politica (più di uno, non sto a dire quali) che vorrebbero più condanne, e condanne più gravi; inseriscono nuovi reati nel codice e aumentano le pene di quelli che già ci sono. Ma sono comunque troppi, perché le celle sono sovraffollate, ben oltre il massimo consentito dal senso comune e dalle convenzioni internazionali. Per questa ragione la Corte europea dei diritti umani dichiara l’Italia colpevole di trattamento inumano e degradante verso i detenuti.
Se un carcerato fa causa denunciando di essere stato tenuto in quelle condizioni, deve essere risarcito con uno sconto di pena o con una somma di denaro. Per evitare queste denunce, il legislatore italiano ha ideato rimedi come le (cosiddette) pene alternative e i benefici per buona condotta, l’invenzione dell’anno di nove mesi (non stupitevi) per tutti quelli che non si sono comportati proprio male, e così via.
Con una mano si aggravano le pene e con l’altra si alleggeriscono anche di più. In questi giorni si sta discutendo di un nuovo sconto, sempre per lo stesso motivo. Forse invece di buttare i soldi nel superbonus se ne dovevano investire un po’ nelle carceri: per rispettare la dignità umana dei detenuti oltre che per rendere un po’ più efficace il sistema penale a protezione degli onesti.