Carcere. Il portavoce dei Garanti: è piena emergenza umanitaria

“Il carcere è al collasso. Siamo in piena emergenza umanitaria, sia sulle problematiche carcerarie degli adulti sia sul tema della giustizia minorile”. L’allarme arriva dal portavoce dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale, Samuele Ciambriello.

Da settimane si susseguono accesi dibattiti politici e sociali ma sui quali la politica, purtroppo non dà risposte concrete. In uno sforzo di sintesi e di chiarezza il Garante elenca: oltre i suicidi anche le forme di autolesionismo, la mancanza di figure di ascolto come psicologi, assistenti sociali, psichiatri, mediatori linguistici, carenza di opportunità lavorative e professionalizzanti.

Il decreto “Carcere sicuro” è una scatola vuota

“Il decreto legge sul carcere – prosegue il Garante – varato dal Governo e comunicato con il nome di ‘Carcere sicuro’, in vigore dal 4 luglio 2024, è una vera e propria scatola vuota, non in grado di porre un argine immediato alle drammatiche condizioni in cui versano gli istituti di pena italiani”.

Il sovraffollamento è pari al 130%

Preoccupante l’indice di sovraffollamento che, ad oggi, è arrivato a essere pari al 130%. Ci sono 7.027 persone detenute che devono scontare meno di un anno di carcere. Dati allarmanti, conseguenti anche a scelte di politica penale che, in un’ottica puramente repressiva e securitaria, hanno portato all’introduzione di nuove fattispecie di reato, all’innalzamento della durata di pene detentive per alcune fattispecie di reato, all’inasprimento dell’applicazione di misure cautelari, anche per reati di lieve entità. Le misure previste promuovono una politica tutta ‘ordine e disciplina’ con conseguenze drammatiche: sottrazione di risorse a discapito delle esigenze dell’area educativa, del trattamento o dell’Ufficio esecuzione penale esterna, e introducendo modifiche all’istituto della liberazione anticipata.

Continuano decessi e tentativi di suicidio

Se non bastano gli allarmi, restano i numeri a fotografare la sostanziale indifferenza della politica. Al macabro quadro che emerge vanno aggiunti una cinquantina di decessi di reclusi, le cui cause sono ancora da accertare, e i tentati suicidi che sono stati 1.022; in diverse centinaia di casi è stato solo l’immediato intervento degli agenti a scongiurare altre vittime. 

… tentativi di fuga e aggressioni ai poliziotti

Nello stesso periodo le evasioni e i tentativi di fuga sono aumentati del 700% mentre le aggressioni ai poliziotti hanno raggiunto quota 1.950. Il numero degli agenti di polizia penitenziaria è fortemente sotto organico, considerando la condizione di estremo disagio della categoria, che ha portato al suicidio di 7 addetti alla sicurezza nei 192 istituti di pena italiani. L’emergenza dunque si aggrava con l’aumento dei casi di autolesionismo e il dilagare di fenomeni di violenza e di tortura che si consumano nelle carceri italiane.

Un po’ di percentuali

Il 64% delle persone che si sono tolte la vita negli ultimi due anni aveva commesso reati contro il patrimonio; il 60% dei suicidi si è verificato nei primi sei mesi di detenzione; il 40% degli stessi si è consumato oltre i primi sei mesi, con una percentuale elevata nell’ultimo periodo di detenzione e l’interessamento di molti detenuti senza fissa dimora.

Carenza di personale

La situazione di promiscuità e difficile convivenza tra detenuti con storie diverse alle spalle fa poi il paio con la cronica mancanza di personale. Se si vuole il carcere come luogo di riscatto, rieducazione e speranza, bisognerà favorire la formazione e il lavoro intramurario, investire in importanti opere di ristrutturazione degli istituti penitenziari per migliorare le condizioni di abitabilità e igienico-sanitarie degli ambienti, assumere più personale esperto nel prevenire e gestire il disagio psicologico troppo diffuso in carcere.

Luca Verdolini

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