“Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro”. Molte volte questa affermazione di Gesù è stata letta come una “gara” a eccellere nei confronti degli altri. Questo però non è ciò che Cristo ci ha voluto insegnare. La parola “perfezione” indica qualcosa di compiuto, portato a termine. Siate compiuti – ci dice Gesù -, portate a termine la vostra vita donandovi agli altri, amando gli altri, così come siete, cercando sempre di migliorare e superare il vostro peccato, ma restando voi stessi, coltivando i vostri carismi e aiutando gli altri a far fruttificare i loro.
Su questo argomento hanno riflettuto i giovani e adulti che hanno partecipato all’incontro della Scuola della Parola sabato scorso. La serata è iniziata con un momento di preghiera in cui, oltre alla lettura della Parola scritta, i partecipanti, si sono fatti interrogare anche dalla “Parola fatta carne”, guidati dall’esempio di alcuni santi e beati che hanno saputo vivere la loro vita in pienezza amando Dio e amando gli altri fino alla fine. Sono stati presentati e letti testi di Shahbaz Bhatti, Madre Teresa di Calcutta, Vittorio Trancanelli e Piergiorgio Frassati.
I giovani poi hanno affrontato il tema dell’amore analizzando la parabola del “padre misericordioso”, evidenziando come l’amore di Dio per noi è come quello del padre della parabola: Egli non si cura del nostro passato e delle nostre debolezze ma è sempre pronto ad accogliere e a perdonare.
Gli adulti hanno meditato e approfondito – aiutati dalla catechesi e testimonianza di Guido Morichetti, e di una coppia di Acquasparta, Francesca e Giampiero – il tema dell’amore come può e deve essere vissuto, con le nostre ferite e le nostre fragilità; proprio queste imperfezioni ci rendono unici e capaci di portare a compimento la nostra vita. L’amore è perciò un esercizio quotidiano, non un assoluto conquistato per sempre. L’amore si costruisce ogni giorno e ci costruisce ogni giorno.
Un esercizio quotidiano, dunque, al quale dobbiamo attendere, vincendo anche tentazioni molto forti, ormai pesantemente radicate nei nostri comportamenti. In particolare la tentazione del “buttare via”. Forse siamo talmente presi dal consumismo – che ci fa buttare via gli oggetti senza neanche pensarci o perdere tempo a ripararli, per passare ad averne altri – da non accorgerci neppure che questo atteggiamento ha contagiato perfino le relazioni umane e il nostro modo di amare.
Riempendo le nostre imperfezioni con la fede nell’amore di Cristo, possiamo diventare “pezzi unici”, capaci di risplendere della vera Bellezza alla quale siamo chiamati, cioè quella di “risplendere nel mondo come figli di Dio”.