42 milioni e mezzo di euro erano stati messi a disposizione tra il 2010 e il 2012 – nell’ambito dei programmi per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia – per i lavori di ammodernamento all’aeroporto “San Francesco d’Assisi”, dei quali 27 milioni provenivano dal Governo e 12 dalla Regione. Adesso questo scalo, che in un mondo globalizzato è fondamentale per non tagliare fuori l’Umbria dai flussi turistici e dai mercati internazionali, sta attraversando un momento di grande difficoltà, che rischia di bloccare la positiva crescita degli ultimi anni. Rendendo così anche inutili i lavori di potenziamento e quei 42 milioni spesi.
Ryanair ha cancellato quattro destinazioni: gli aeroporti internazionali di Düsseldorf e Barcellona, dai quali si poteva proseguire il viaggio in tutti i Continenti, e gli scali italiani di Cagliari e Brindisi, anche questi importanti non solo per il turismo ma anche per i collegamenti interni di una regione dove non passano autostrade e treni ad alta velocità. La compagnia low cost ha motivato la sua scelta con la decisione del Governo di aumentare di 2,50 euro le tasse su ogni biglietto aereo, costringendola così a tagliare in Italia i voli meno frequentati.
“È assurdo – ha commentato la parlamentare di Scelta civica, Adriana Galgano – che il Governo aumenti le tasse aeroportuali per finanziare il Fondo per i lavoratori Alitalia, provocando così una riduzione di voli e di posti di lavoro”.
Non solo Ryanair ma anche Alitalia ha annunciato la riduzione da tre a uno, fino al 10 aprile, dei collegamenti giornalieri con Roma Fiumicino (da dove è possibile proseguire per le destinazioni Alitalia di tutto il mondo) e la sospensione del servizio dall’11 aprile.
Per lo scalo umbro significa perdere i 45.000 passeggeri annuali assicurati dalle quattro destinazioni cancellate da Ryanair e i 40.000 dei voli Perugia-Fiumicino. Arrestando così la fase di crescita che aveva visto passare il movimento passeggeri annuale da meno dei 200.000 del 2013 ai 275.000 del 2015. Con il dimezzamento del deficit della società Sase che gestisce lo scalo: un milione e mezzo nel 2013 e 850.000 euro nel 2015.
La soppressione dei voli delle due importanti compagnie scompaginano i piani della Sase, che preveevano di raggiungere i 326.000 passeggeri nel 2016 e i 370.000 nel 2017, con il conseguente pareggio di bilancio. La Sase poi in questo momento si trova anche senza presidente dopo le recenti dimissioni di Mario Fagotti, presentate per motivi personali prima dell’annuncio della riduzione dei voli da parte di Alitalia e Ryanair. I soci maggiori della Sase sono la Camera di commercio di Perugia con il 35% delle azioni, la Regione attraverso Sviluppumbria (33%) e il Comune di Perugia (12%).
Per il 29 aprile è in programma l’assemblea dei soci, che dovrà occuparsi del bando per la scelta del nuovo presidente e discutere della auspicata apertura a capitali privati per rilanciare una infrastruttura fondamentale per l’economia umbra.
A questo proposito Roberto Laurenzi, presidente dell’associazione privata Umbria Futuro, costituitasi da pochi mesi, ha annunciato ufficialmente sabato scorso in un convegno ad Assisi che sta lavorando a un progetto per costituire un soggetto privato – quindi alternativo alla Sase – per la gestione dell’aeroporto. Un progetto da proporre alla Regione in un incontro già programmato. “Ci sono – ha detto – investitori privati interessati perché convinti delle potenzialità dello scalo e della possibilità di ricavarne utili a medio-lungo termine”.
Intanto anche Regione e Governo si stanno dando da fare: la presidente Catiuscia Marini ha chiesto un incontro all’amministratore delegato di Alitalia Cramer Ball, mentre il ministro dei trasporti Graziano Del Rio per il 7 aprile ha convocato i dirigenti Ryanair. Sono quindi giorni decisivi per non sprecare i 42 milioni di euro con i quali abbiamo festeggiato l’Unità d’Italia, e soprattuto per non cancellare l’Umbria dall’agenda di milioni di persone che si spostano continuamente nel mondo per lavoro, affari e turismo.
Cancellare quei voli “cancella” l’Umbria
Erano stati spesi 42 milioni di euro per ammodernare l’aeroporto
AUTORE:
Enzo Ferrini