Nelle vie e nelle piazze delle nostre città stanno tornando gli addobbi e le luci colorate tipiche delle festività natalizie, i negozi rinnovano le loro esposizioni e tutto il rituale festaiolo sembra ripetersi, con rinnovata fantasia, secondo tradizione.
Non mancheranno i regali né l’augurio di buon Natale o quello più laico di buone feste. Ma questo sfarzo di luci e di addobbi, questa atmosfera di festa appare quasi una forzatura, infatti forte è il contrasto con il clima di crisi che si respira in tutti gli ambienti. Sembriamo quasi rassegnati a questa depressione che doveva passare e invece non passa, anzi c’è chi dice che proprio non si risolverà e che dovremmo abituarci a vivere in maniera più sobria e rinunciare a molte cose.E questo non è un male, se si pensa allo scandalo degli sprechi, che si verificano a causa delle cattive abitudini cui il consumismo ci ha assuefatti, facendoci spesso dimenticare la povertà autentica di tanti che soffrono silenziosamente. Ma almeno il Festeggiato sarà ricordato? Molti non sanno proprio che si festeggia la nascita del Signore, il Figlio di Dio che nel grembo di Maria di Nazareth assume la nostra umanità e diventa uno di noi, uno come noi, capace di intessere le relazioni umane, di sperimentare la durezza del lavoro, la sofferenza per le delusioni e i tradimenti. E proprio perché totalmente uomo, il Cristo non si è sottratto alla morte, ma è passato, attraverso di essa, nel regno delle tenebre per ridare vita ai morti: da Adamo fino all’ultimo vivente che scenderà in quel regno.
Questo prodigio di salvezza è possibile solo a Lui, perché non solo uomo ma anche Dio, che – unico – ha liberato tutti i prigionieri del regno della morte e li ha riportati nel giardino a passeggiare e dialogare con Dio Padre, come era nel disegno iniziale. Riusciranno i Pastori (vescovi, preti e diaconi) a catturare in questo Natale l’attenzione dei fedeli tanto distratti, stornati o avviliti, e a condurli allo stupore della notte santa? Un tempo si aspettava quel mistero meraviglioso nell’intimità degli affetti, nella gioia dello stare insieme, uniti dalla speranza che ci arrivava in dono e che riscaldava i cuori. Una società sempre più laica, che in nome di questa laicità – un concetto spesso assai fumoso – ha sfrattato anche dalle scuole il presepe, saprà recuperare la vera memoria del Natale? Dalle pagine del nostro settimanale auguro a tutti i lettori un Natale santo, illuminato dalla divina luce della povera capanna. Il Bambino Gesù, Figlio di Maria e di Dio, porti pace ed esultanza in ogni cuore.