di Daris Giancarlini
Si è scritto molto, e giustamente, sul gesto di generosità di quella persona che, in un paese del Padovano, ha pagato bollette di agenzia per gas e luce a un padre di famiglia con quattro figli incontrato per caso in un ufficio della locale l’energia.
Chiedeva inutilmente all’impiegato, questo padre, almeno di poter rateizzare i 600 euro che avrebbe dovuto tirare fuori, per non passare il prossimo Natale al gelo e al buio. Il ‘buon samaritano’ in fila dietro di lui ha ascoltato il ‘no’ alla richiesta dell’uomo, ha messo mano al portafoglio e ha pensato lui a saldare il conto. Merita o no un commento, questo gesto?
Certo che lo merita. Ma la notizia, a mio avviso, è un’altra. E cioè che il benefattore ha voluto restare anonimo. Niente foto, niente autoincensazioni sui social media: niente. Da non credere, in questa epoca iper-mediatica in cui anche mangiare un semplice piatto di spaghetti al sugo viene documentato con immagini a raffica e commentato come se equivalesse a scalare l’Everest.
Il benefattore del Padovano ha colto, probabilmente, un punto fondamentale: che la generosità è tale se silente e anonima. Altrimenti è sbruffonaggine e vacuo pavoneggiamento. A spese e a danno, prima di tutto, di chi quella carità la riceve, restandone però offeso.